Ho saputo dell'iniziativa solo questo pomeriggio e quindi rispondo all'appello quasi allo scadere del tempo.
Oggi, 12 aprile 2011, su molti blog e social network si parla della scuola italiana. Ognuno porta la propria opinione ed esperienza.
Io non ho figli, non ancora almeno, ma se un giorno ne avrò spero che frequentino una scuola come quella che ho frequentato io.
Nella mia classe delle elementari eravamo solo in 15.
15 bambini ognuno diverso dall'altro. C'era il ragazzino con gli occhi verdi che mi faceva battere forte forte il cuore e che ogni tanto se ne arrivava in aula senza calze o col maglione scucito. Ma c'era anche la mia compagna di banco, una bambolina bionda, tutta volant e fiocchetti rosa, con un guardaroba da principessa.
Eravamo tutti uguali ma tutti diversi. Vedevamo le differenze, eravamo piccoli mica stupidi, ma per noi non avevano importanza. E lo stesso valeva per la maestra ed i nostri genitori.
Ad ogni festa di compleanno venivano invitati tutti ed ogni gita veniva scelta in modo che tutti potessero parteciparvi.
O tutti o nessuno.
La mia era un'orgogliosa scuola pubblica dove non ci mancava mai niente. C'erano i gessetti e la carta igienica, non ce li dovevamo portare da casa o autotassarci. E per le grandi occasioni il bidello Aldo tirava fuori dallo stanzino delle meraviglie un televisore, un videoregistratore, uno stereo e persino un proiettore di diapositive. Certo, quest'ultimo s'incastrava spesso. Ma quale proiettore non lo fa? E' nella natura stessa dei proiettori, no? Una botta qua, un colpetto là, l'immagine al rovescio, gira, riprova, ecco ora funziona.
Sarò naif oppure è il (tanto) tempo passato a rendere i ricordi troppo romantici, ma a noi queste cose bastavano, le lezioni non erano mai noiose ed in cinque anni ho imparato moltissimo ed ho partecipato ad attività che ancora ricordo con piacere.
La maestra Egle c'insegnò la storia, l'italiano, la geografia e la matematica. Ci fece fare l'Iliade a fumetti ed un fotoromanzo dei Promessi sposi. Un'ora alla settimana poi venivamo divisi in gruppi e seguivamo i laboratori d'inglese, scienze e teatro. Io ricordo soprattutto la maestra Bruna che mi regalò l'emozione del ruolo di Colombina e la maestra Anna che ripeteva sempre quanto le mie fossero "domande molto intelligenti", facendomi diventare rossa dall'imbarazzo e la contentezza.
Io sono stata fortunata. Ho avuto il privilegio d'incontrare molte insegnanti piene di passione ed iniziativa. Ma sono sicura che il corpo docente attuale sia ancora ricco di soggetti di questo tipo. Persone che amano il proprio lavoro e che, se messe nelle condizioni adeguate, possono davvero fare la differenza e lasciare ricordi indelebili e doni preziosi agli adulti di domani.
In terza elementare arrivò Fabio, un compagno nuovo con una famiglia complicata alle spalle, un carattere aggressivo e molta difficoltà nel leggere. E con lui arrivò anche Carla, la sua maestra di sostegno. Vorrei che i miei figli, anzi vorrei che i figli di tutti, potessero avere la fortuna d'incontrare un Fabio sulla loro strada e che tutti i Fabio d'Italia potessero esercitare il diritto di essere guidati dalla loro maestra Carla.
Lui imparò a far parte di un gruppo, a smussare i propri spigoli ed anche a leggere. A noi venne insegnato che fermarsi ad aspettare qualcuno non è mai una perdita di tempo e che si può essere tanto orgogliosi anche per le conquiste di qualcun altro.
La mia scuola elementare era (ed è ancora) intitolata a Martin Luther King ed un indimenticabile mattina la maestra Egle ci fece uscire dal portone tutti in fila per leggere la targa: "Sapete chi era questo signore?" ci chiese e poi ci raccontò la sua vita, i suoi ideali ed il suo sacrificio. Il mio petto si riempì d'orgoglio: quel signore era stato forte, coraggioso e giusto, e anche noi eravamo un po' speciali a cominciare il nostro percorso sotto il suo nome.
E' così che vorrei la scuola italiana di adesso. Esattamente come quella che ho fatto io.
Il link dell'iniziativa su facebook.
Hanno detto la loro anche: Lumaca a 1000, Panzallaria, Mammamsterdam e tanti altri.
Oggi, 12 aprile 2011, su molti blog e social network si parla della scuola italiana. Ognuno porta la propria opinione ed esperienza.
Io non ho figli, non ancora almeno, ma se un giorno ne avrò spero che frequentino una scuola come quella che ho frequentato io.
Nella mia classe delle elementari eravamo solo in 15.
15 bambini ognuno diverso dall'altro. C'era il ragazzino con gli occhi verdi che mi faceva battere forte forte il cuore e che ogni tanto se ne arrivava in aula senza calze o col maglione scucito. Ma c'era anche la mia compagna di banco, una bambolina bionda, tutta volant e fiocchetti rosa, con un guardaroba da principessa.
Eravamo tutti uguali ma tutti diversi. Vedevamo le differenze, eravamo piccoli mica stupidi, ma per noi non avevano importanza. E lo stesso valeva per la maestra ed i nostri genitori.
Ad ogni festa di compleanno venivano invitati tutti ed ogni gita veniva scelta in modo che tutti potessero parteciparvi.
O tutti o nessuno.
La mia era un'orgogliosa scuola pubblica dove non ci mancava mai niente. C'erano i gessetti e la carta igienica, non ce li dovevamo portare da casa o autotassarci. E per le grandi occasioni il bidello Aldo tirava fuori dallo stanzino delle meraviglie un televisore, un videoregistratore, uno stereo e persino un proiettore di diapositive. Certo, quest'ultimo s'incastrava spesso. Ma quale proiettore non lo fa? E' nella natura stessa dei proiettori, no? Una botta qua, un colpetto là, l'immagine al rovescio, gira, riprova, ecco ora funziona.
Sarò naif oppure è il (tanto) tempo passato a rendere i ricordi troppo romantici, ma a noi queste cose bastavano, le lezioni non erano mai noiose ed in cinque anni ho imparato moltissimo ed ho partecipato ad attività che ancora ricordo con piacere.
La maestra Egle c'insegnò la storia, l'italiano, la geografia e la matematica. Ci fece fare l'Iliade a fumetti ed un fotoromanzo dei Promessi sposi. Un'ora alla settimana poi venivamo divisi in gruppi e seguivamo i laboratori d'inglese, scienze e teatro. Io ricordo soprattutto la maestra Bruna che mi regalò l'emozione del ruolo di Colombina e la maestra Anna che ripeteva sempre quanto le mie fossero "domande molto intelligenti", facendomi diventare rossa dall'imbarazzo e la contentezza.
Io sono stata fortunata. Ho avuto il privilegio d'incontrare molte insegnanti piene di passione ed iniziativa. Ma sono sicura che il corpo docente attuale sia ancora ricco di soggetti di questo tipo. Persone che amano il proprio lavoro e che, se messe nelle condizioni adeguate, possono davvero fare la differenza e lasciare ricordi indelebili e doni preziosi agli adulti di domani.
In terza elementare arrivò Fabio, un compagno nuovo con una famiglia complicata alle spalle, un carattere aggressivo e molta difficoltà nel leggere. E con lui arrivò anche Carla, la sua maestra di sostegno. Vorrei che i miei figli, anzi vorrei che i figli di tutti, potessero avere la fortuna d'incontrare un Fabio sulla loro strada e che tutti i Fabio d'Italia potessero esercitare il diritto di essere guidati dalla loro maestra Carla.
Lui imparò a far parte di un gruppo, a smussare i propri spigoli ed anche a leggere. A noi venne insegnato che fermarsi ad aspettare qualcuno non è mai una perdita di tempo e che si può essere tanto orgogliosi anche per le conquiste di qualcun altro.
La mia scuola elementare era (ed è ancora) intitolata a Martin Luther King ed un indimenticabile mattina la maestra Egle ci fece uscire dal portone tutti in fila per leggere la targa: "Sapete chi era questo signore?" ci chiese e poi ci raccontò la sua vita, i suoi ideali ed il suo sacrificio. Il mio petto si riempì d'orgoglio: quel signore era stato forte, coraggioso e giusto, e anche noi eravamo un po' speciali a cominciare il nostro percorso sotto il suo nome.
E' così che vorrei la scuola italiana di adesso. Esattamente come quella che ho fatto io.
Il link dell'iniziativa su facebook.
Hanno detto la loro anche: Lumaca a 1000, Panzallaria, Mammamsterdam e tanti altri.