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Sono fortunata perché so cosa vuol dire alzarsi la mattina con l'unico obiettivo di arrivare a sera.
Sono fortunata perché ora mi alzo e gli obiettivi sono tanti. Ma mai troppi.
Sono fortunata perché ho scoperto ciò che può rendermi felice per un secondo o per un giorno, anche quando altri motivi per essere felice non ce ne sono.
Sono fortunata perché posso raccontare il mondo fuori e quello dentro di me in ogni momento. Non mi serve un computer. Non mi serve neanche una penna. Basto io.
Sono fortunata perché spesso trovo qualcuno che si ferma ad ascoltare questi miei racconti.
Sono fortunata perché, solo se hai vissuto veramente la mancanza di passione e di stimoli, puoi apprezzare il dono della voglia di fare e la smania di creare.
Sono fortunata perché ho scoperto la mia passione tardi. Ma non troppo tardi.

Oggi mi sento fortunata.
Ho scritto questo post perché voglio fermare questa sensazione.
Ho scritto questo post perché già domani potrebbero tornare i dubbi e le paure.
Ho scritto questo post perché ho convissuto a lungo con il buio e questa è la mia piccola luce.


Io sono andata ad una gara di poesia orale, altrimenti detta poetry slam.

No, non che io abbia partecipato alla competizione. Ci mancherebbe altro!
A parte il fatto che non scrivo poesie ma poi, anche se facessero una gara di racconti, non credo che ce la farei a leggerli in pubblico. E non solo per timidezza ma proprio per manifesta incapacità.
L'agitazione peggiorerebbe, infatti, i miei già evidenti difetti di pronuncia. Lo confesso: parlo con la lingua in mezzo ai denti, e vanto una "s" particolarmente sibilante. Non che io sia Jovanotti, ma poco ci manca.

Ma torniamo al punto. Sono andata a vedere questo poetry slam perché mi ha invitata un mio amico blogger, un mio vecchio compagno di rete con cui già ci leggevamo reciprocamente ancora prima che voi nasceste. Il suo posto nella mia blogroll è storico ed inossidabile.
Ebbene sì, sto parlando di Daniele il Rockpoeta!

"Partecipo ad un torneo a Torino, vieni a vedermi?", mi ha scritto il poeta genovese.
Ed io non me lo sono fatto dire o scrivere due volte.

Ovviamente, mentre mi recavo all'appuntamento, sono stata colta dalle mie solite mille ansie da timida: "No, io mi vergogno, di che gli parlo?"
Ma una volta giunta al locale, come mi accade quasi sempre, la Dea dell'Incontinenza verbale mi ha posseduta. Da quel momento ho rintronato di chiacchiere il povero Daniele, e non solo.

Assistere al poetry slam è stato davvero fantastico.
Il livello dei partecipanti era molto alto. E la passione, che si respirava nel locale, inebriante.

Ho trascorso una serata in mezzo al talento e la creatività. Ho letto negli occhi di chi mi circondava la gioia di fare ciò che più si ama. Mi sono arricchita grazie al piacere dello scambio.

Anzi, sapete cosa vi dico? Nel caso facessero mai una gara del genere anche per la prosa mi ci butterei a pesce: al diavolo la lingua in mezzo ai denti e la "s" sibilante!

Questo torneo girerà per tutta Italia ancora per (almeno) un mese. Quindi, se volete partecipare come spettatori o come concorrenti, vi consiglio di dare un'occhiata al sito dell'Associazione Culturale Via De Poeti.
Al telefono.
Ciccio: "Ciao amore, com'è andata dalla pettinatrice?"
Jane: "Una catastrofe!"
Ciccio: "Addirittura?"
Jane: "Sì, quella strega mi ha tagliato i capelli troppo corti!"
Ciccio: "Quanto corti?"
Jane: "Sembro un marine!"
Ciccio: "Esagerata, non ci credo"
Jane: "Vabbè, magari un marine no"
Ciccio: "Ah, ecco, volevo ben dire"
Jane: "Ma un impiegato del catasto sì!"
Ciccio: "Eh?"
Jane: "Anzi no! Sembro mia zia! Oh cielo sembro mia zia Concetta!!!"


C'era una volta
la Regina Jane Pancrazia,
sovrana generosa che amava far visita ai propri sudditi,
portando con sé melodioso buonumore e luminosa beltà.

Un giorno la Regina decise, persino, di recarsi nell'antro della strega più vecchia e malvagia del regno.
"È perfida e puzzona", disse tra sé e sé, "ma non per questo devo evitarla o trattarla con minor considerazione rispetto al resto del popolo"

Fu così che la sovrana si mise in cammino. Sopportò l'ululato del vento ed il pianto del cielo. Calpestò mille strade fangose ed infine giunse nella grotta della Strega Taglio&Piega.
Questa, con lo sguardo malvagio e l'alito fetente, esibì il più falso dei sorrisi: "Mettetevi comoda, mia Regina," disse, "per ricambiare il grande onore che mi state facendo con la vostra sola presenza, vi regalerò una nuova acconciatura"
"Oh, come siete gentile!", rispose quell'innocente rimbambita della sovrana. Poi si accomodò e, vittima di un sortilegio, cadde immediatamente addormentata.

Impossibile capire quanto tempo passò: un minuto, una settimana o forse cent'anni. Fatto sta che, al risveglio, Jane Pancrazia si trovò sola e priva dei suoi preziosi ricci magici.

La Regina, da quel dì, vive nascosta nella torre più alta del Castello.
Versa copiose lacrime e aspetta che il maleficio della Strega Taglio&Piega faccia il suo tempo.
Solo così, un giorno, la sfortunata sovrana potrà tornare ad agitare la propria magica chioma ricciuta.  E tutto il regno a far festa e vivere sereno.

Fine.

...che questa bella canzone avesse anche un bel video.

(Articolo Sponsorizzato per RedBull)

La musica classica incontra la breakdance.
J.S. Bach fa volare i Flying Steps.
Passato e presente, classico e moderno, si fondono assieme nel piacere della sperimentazione e dello spettacolo.

Il Red Bull Flying Bach World Tour, per la prima volta, farà tappa anche in Italia: il 3 ottobre al Teatro della Pergola di Firenze , e il 6 e 7 ottobre al Teatro Carignano di Torino.

Torino. Toh, che interessante coincidenza!
E ne volete sapere un'altra? I Flying Steps, oltre ad essere quattro volte campioni del mondo di breakdance, sono anche berlinesi. Berlinesi.
Non c'è bisogno che io aggiunga altro, no?
Anzi, qualcosa lo aggiungo: un bel video esplicativo.

Cicciooooo c'hai da fare il 6 ottobre???


Viral video by ebuzzing

C'era una volta una splendida Regina.

Ella era bella assai, con capelli ricci di nuvola e lunghe ciglia di seta.
Ogni giorno camminava per il suo regno e si fermava a salutare tutti i sudditi: i bambini, i contadini, il maniscalco, la fornaia, ma anche gli animali come il rospo del grande stagno, la cicogna dalle unghie dipinte e persino la puzzola col musetto a punta.

Ogni giorno la sovrana camminava e parlava. Camminava, parlava e raccontava. Camminava, parlava e inventava storie sempre nuove, storie i cui protagonisti erano gli stessi abitanti del di lei felice regno.
Questi racconti però non avevano peso e, come nascevano, invece di finire sulle pagine di un libro, volavano su in cielo e presto scomparivano, senza lasciare traccia e memoria.

La Regina si crucciava, non sapeva come poter fare in mondo che i propri racconti trovassero una casa, un letto dove riposare, una dimora dove sostare.
Fu così che, per cercare una soluzione, decise di rivolgersi alla fata Numerilla. Questa l'accolse nel suo studiolo, racchiuso nel guscio di una noce, la fece accomodare sopra una poltrona dai mille cuscini e poi cercò una risposta dentro specchi magici, carte incantate e sfere di cristallo impolverate.

Alla fine si alzò in piedi e, agitando le ali dorate, disse:
"Da questo momento in poi, oh augusta maestà, le vostre storie brilleranno dentro volumi magici. Volumi nati per far sognare e divertire grandi e piccini."
Poi, dando un colpo di bacchetta recitò ad alta voce: "Firulì e firulà, la mia magia è questa qua. Firulà e Firulì la vostra partita I.V.A. eccola qui!"
Alla Regina vennero immediatamente 10 capelli d'argento ma anche una strana e contagiosa furia creativa.


Da quel giorno la sovrana scrive meravigliosi racconti su misura, li illustra con le sue manine, li fa rilegare dai folletti del bosco e consegnare ai destinatari dal postino del Regno, Uga la Tartaruga.
E, dall'altro ieri, l'instancabile Regina ha persino aperto una pagina Facebook. Questa qua.

Nell'attesa che si viva tutti felici e contenti, che ne dite di correre a visitarla?
Ciaf ciaf ciaf.

Sentite questo rumore?
Tranquilli, non è niente. Sono solo io che sguazzo nella mia pozza.
Io che, quando vengo a sapere di certe collaborazioni e progetti, mi sento contenta come una bimba a Natale e, metaforicamente ma non troppo, prendo a sguazzare felice come un ippopotamo nella propria pozza.
Mi rendo conto che l'immagine manchi di una certa poesia ma, secondo me, rende molto l'idea.

Ma qual è l'iniziativa che ha risvegliato in me tanta contentezza?  È quella di Giulio Mozzi, responsabile del blog Vibrisse, bollettino di scritture e letture.

A Giulio Mozzi è venuta un'idea deliziosa: un libro tutto fatto di ricordi d'infanzia.
Ma mica dei suoi. O meglio, non solo dei suoi. Ma anche dei vostri. Dei nostri.

Sono necessarie e sufficienti poche righe. Una scrittura semplice. Un episodio vero o verosimile, realmente avvenuto o frutto di un'antica e ormai inossidabile elaborazione.
L'obiettivo è quello di dare l'illusione che, cito direttamente da Mozzi, "questi ricordi siano di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita."

Ora lo capite perché sguazzo?
Vi buttate nella pozza insieme a me?
Io devo ancora scrivere il mio ricordo ma non credo che resisterò alla tentazione.

Accipicchia quanti siamo! Io sono la molestatrice sulla destra.

Spiegazioni più dettagliate del progetto le trovate direttamente qua. Per partecipare avete tempo fino al 30 settembre.

Ciaf ciaf ciaf.

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