Il re è morto, viva il re!
Mio padre è morto.
Io prendo il potere in Giordania.
(1999)
Oggi è il giorno del mio giubileo di diamante.
Dichiaro: "In this special year, as I dedicate myself anew to your
service, I hope we will all be reminded of the power of togetherness and
the convening strength of family, friendship, and good neighbourliness,
examples of which I have been fortunate to see throughout my reign and
which my family and I look forward to seeing in many forms as we travel
throughout the United Kingdom and the wider Commonwealth."
(2012)
Cosa penso?
Penso che le persone abbiano diritto di scegliere. Scegliere della vita e della morte.
Come agisco?
Le assisto.
Sono il Dottor Morte. Sono Jack Kevorkian.
E oggi vengo processato.
(1991)
Stati, commenti, richieste d'amicizia, condivisioni, like.
Nasco oggi.
Nessuno mi ama.
Tutti, o quasi, mi usano.
(2004)
Mi chiamo Sonja. Ho 22 anni. Sono in vacanza.
La mia storia finisce qui, interrotta insieme ai cavi della funivia.
(1998)
Secondo i miei progetti più ambiziosi dovevamo essere in cinque.
Di fronte alla dura realtà ho prenotato due biglietti.
Nella realizzazione del mio peggior incubo, quando sono già in macchina, rimango sola. Abbandonata da un sms in corso Francia.
Ferma al semaforo, preda dello sconforto, penso per un attimo di fare inversione. Ma è solo un attimo poi, al grido di "echecazzo", continuo la mia strada diretta al Cecchi Point, tempio torinese dell'improvvisazione teatrale.
Una volta giunta lì, smadonno un quarto d'ora prima di trovare parcheggio, per poi lasciare l'auto in una via buia e mal frequentata. Perfetto! Ho sempre sognato di essere uccisa, fatta a pezzi con un taglierino, e convertita in mangime per galli da combattimento coreani.
Entrata nel cortile, faccio la fila per ritirare il mio biglietto. Sotto la pioggia. Tempo 5 minuti e i miei capelli raddoppiano di volume. Io cerco di non innervosirmi, ma a un certo punto sento qualcuno ringhiare e recitare frasi al contrario in latino. Sono io.
Arrivato il mio turno, biascico a mezza voce: "Ce ne dovrebbero essere due prenotati a nome Cole, ma sono rimasta sola"
Il tizio dei biglietti, in uno slancio di pietosa empatia, cerca di confortarmi: "Ah bene. Cioè male. Vabbè dai, vedrai che ti diverti comunque"
Ci manca solo che mi passi il numero del Telefono Amico o una copia di "Come trovarsi in fretta un nuovo fidanzato ed evitare di essere da sola il sabato sera".
Riprendo a ringhiare e, per cambiare, recito frasi in aramaico antico.
Scelto un posto a caso, vengo raggiunta da un'allegra famigliola: madre, padre e bimba.
La madre non ride per tutto lo spettacolo.Non sbatte neanche le palpebre. Credo sia morta.
Il padre si appisola. O forse muore.
La figlia ha lo sguardo satanico da Carrie. Li ha uccisi lei.
Finalmente comincia lo show.
Ma quale show? In effetti, non ve l'ho ancora detto.
Ve lo spiego per benino che qua, a quanto ho capito, bisogna essere specifici e precisi, altrimenti volano querele come pop corn da una padella senza coperchio.
Sono a vedere una sfida d'improvvisazione teatrale detta CATCH IMPRO’. Due attori/improvvisatori/passanti/figuranti (non lo so, lo potrei chiedere, ma il ruspante stile di questo post andrebbe a farsi benedire) sfidano altri due attori/improvvisatori/passanti/figuranti. Il tutto a colpi di situazioni assurde, ingegno, e una certa dose di paraculaggine.
Il primo incontro fila via senza troppo entusiasmo. E' la prima volta che vedo una gara del genere, c'è la possibilità che io non capisca nulla, ma non riesco ad entusiasmarmi veramente.
Tra i quattro sfidanti mi colpisce solo l'unica donna presente. Al secolo: Valentina. Una con il corpo minuto e l'aria tranquilla a cui non daresti un centesimo. E che, invece, si dimostra capace di tirare fuori delle ottime trovate. E' la sua coppia quella che spicca. E' la sua coppia quella che voto. E' la sua coppia quella che vince.
Pausa di 10 minuti.
Vado a farmi una birretta.
In cassa trovo colei che, fino a 20 secondi prima, era l'arbitro cattivissimo del catch.
A fare la cassiera invece è un pezzo di pane e quando le chiedo "posso rientrare in sala con la bottiglia?", mi risponde "ma certo".
Io sorrido felice: sento di aver bisogno di un poco di alcol per reggere un'altra sfida.
Riprendo il mio posto a sedere e Carrie, lo sguardo dello dimonio, guarda me e la mia Moretti con il biasimo con cui si guarderebbe un alcolizzato che si vomita addosso. Non mi guardavano così da quell'estate che ebbi la bella pensata di mettermi in topless a Sorrento. Ma sorvoliamo, quella è un'altra storia.
No, non ve la racconterò.
No, neanche in privato.
Soprattutto non in privato!
Mentre sorseggio la mia birra ricomincia lo spettacolo. Arrivano altre due coppie e un altro arbitro.
Siamo su un altro pianeta!
Il clima si scalda, forse è tutto merito della pausa alcolica, ma sta di fatto che lo show s'impenna.
L'arbitro è ironico e buono: dopo due minuti ho voglia di correre ad abbracciarlo come un orsacchiottone (ma quanti gradi fa la Moretti?).
I concorrenti sono proprio bravi.
In particolare, in una squadra, spicca Carmen, la Dea del Pensiero Laterale. Ad ogni nuovo input se ne esce con l'idea che non ti aspetti, con la trovata che fa esplodere la sala in una fragorosa risata. Vincerà lei, vincerà la sua squadra, è evidente fin da subito.
L'unico che riesca a metterla in difficoltà e a tenere il suo passo è nell'altro team, si chiama Giampaolo, ed è il Re della Freddura. Divertentissimo. Dopo 5 minuti già lo amo (ma che ci mettono dentro la Moretti?).
Anche la seconda sfida finisce.
So che vincerà Carmen ma, con tafazziana devozione, voto comunque per l'altra squadra che, infatti, perde clamorosamente.
Perfetto: mi stò già allenando per le elezioni.
Vado a riprendere la macchina. Anche per stasera riesco a riportare la pellaccia sana e salva a casa.
Contro ogni contrattempo e sfiga mi sono divertita.
Quasi quasi ci scrivo un post.
Sabato prossimo ci saranno le semifinali.
Quasi quasi ci torno.
E voi?
Divento numero 1 del ranking mondiale. Lo sarò per 237 settimane consecutive. Sono Roger Federer.
(2004)
E finalmente vediamo a colori.
(1977)