Più o meno un anno fa chiesi: "ma qua a Torino qual è il locale storico del cabaret?"
Più o meno un anno fa mi fu risposto "Cab 41" con l'accondiscendenza che si deve a una povera disadattata.
L'altro ieri sono finalmente entrata nel tempio del cabaret sottolamole. E, per fare ciò, consapevole dei miei limiti, mi sono aggrappata a Google Map come una cozza allo scoglio. Ricerca impostata: via f.lli Carle 77.
Tra la lettura del messaggio che mi era stato inviato con l'indirizzo esatto (via f.lli Carle 41) e i miei polpastrelli che digitavano deve essersi inceppato qualcosa. I miei due neuroni si devono essere distratti. Le mie sinapsi devono essere state subaffittate dalla vicina novantenne. Chi può dirlo? Fatto sta che un 41 è diventato un 77, ed io mi sono trovata di sera, da sola, a fissare un angolo di strada deserto. Deserto. Sì perché, tra l'altro, in via fratelli Carle la numerazione arriva solo fino al 67. Il 77 neanche c'è!
Di fronte alla mancanza del numero civico non mi ha sfiorato per un attimo l'idea di aver clamorosamente sbagliato indirizzo. E quindi di ricontrollarlo. Figurarsi! Perché mai tanta ovvietà? La spiegazione doveva essere un'altra. Il locale doveva essere nascosto da qualche parte: in un interno che mi era sfuggito, rinsecchito tra due palazzi come la casa di Sirius Black in Harry Potter, oppure risucchiato per sempre in un'altra realtà spazio temporale.
Annebbiata da tanta meravigliosa e ottusa chiusura mentale, non mi è restato altro che chiedere disperatamente aiuto. Un aiuto umano e collaborante, però, e non l'ennesima app di stamin@##!
Buttato Google Map alle ortiche, mi sono fiondata nel primo locale aperto e ho frignato davanti al proprietario:
"Ma lei lo sa dov'è il Cab 41? Perché non riesco a trovarlo? Sarebbe così gentile da indicarmelo? E' il numero 77, ma il 77 non c'è, dov'è il 77?", il tutto in una profusione di occhioni supplichevoli, ciglia sbatacchianti, e bocca a cucchiaino. Perché la mancanza di senso dell'orientamento e conoscenza urbanistica della mia stessa città mi trasforma facilmente in un essere piccolo, bisognoso d'aiuto, e incapace di mantenere una qualsivoglia dignità.
"Non lo trova perché il Cab 41 non sta al 77. Ma al 41. Cab 41. Lo dice il nome stesso" il tutto in una profusione di umana pietà per una deficiente.
Un'altra tacca nel mio personalissimo cinturone delle figure da rincoglionita.
Soddisfazioni a mazzi, proprio.
Tornata dunque sui miei passi, ho potuto finalmente varcare la soglia del mitico Cab 41.
Ma io, l'altro ieri, che ci sono andata a fare al numero civico 41 di via fratelli Carle?
L'occasione è stata la prima serata del Lab Stand Up.
Lo spazio dedicato agli stand up comedian. I monologhisti. Insomma, quelli che si mettono di fronte a un microfono e parlano, parlano, parlano.
Obiettivo? Raccontare la propria visione della vita, del mondo, dell'Europa, dell'Italia, del pianerottolo, del matrimonio, o dell'interno delle mutande. Tutto ciò facendo ridere. Meglio se facendo MOLTO ridere.
Ieri sono saliti sul palco otto monologhisti, ognuno con una quindicina di minuti a propria disposizione. Ognuno ha provato e sperimentato come in ogni laboratorio che si rispetti.
C'erano i veterani e i giovanissimi. Gli aggressivi e i moderati. Gli esperti e gli insicuri. Quelli che avevano fatto tv e quelli che ancora se la facevano addosso. Quelli con una faccia conosciuta e quelli no.
Il bello di questa idea è proprio questo: c'è un po' di tutto.
Lo spettatore arriva, si siede, ordina qualcosa da bere, e per un paio d'ore ascolta i comici che si susseguono sul palco. Più o meno bravi. Più o meno divertenti. Più o meno politicamente scorretti, perché in un locale ci si può permettere ciò che in tv, ad esempio, non si potrebbe. Nessuna censura. Evvivaiddio!
Tanto che per entrare bisogna avere almeno 18 anni. A tal proposito, inspiegabile che nessuno mi abbia chiesto i documenti. Deve essere stata una svista.
La battuta migliore della serata? "Renzi è lo sbiancamento anale di Berlusconi".
La personale conclusione della serata? Tra un comico che porta l'ennesimo, seppur divertente, monologo incentrato sui rapporti tra uomo e donna, e un altro che prova a sperimentare con qualcosa di diverso, ma magari un po' meno divertente, preferisco assolutamente il secondo. Perché quel testo avrà la possibilità di essere migliorato, anche molto, mentre una minestra riscaldata sarà sempre e soltanto una minestra riscaldata.
Giocare sul sicuro con la comicità fa portare a casa la serata. Ma non porterà mai l'autore da nessun'altra parte.
In un laboratorio bisogna dimenticare le sicurezze e provare a lanciarsi un poco più in là. C'è il rischio di prendere una clamorosa craniata, ma è l'unico modo per crescere.
Per concludere: siete maggiorenni e curiosi? Sappiate che le prossime serate di Lab Stand Up sono previste per il 4 e il 18 novembre, il 2 e il 16 dicembre. Ore 21:30.
Ingresso gratuito.
Il tutto al Cab 41 in via fratelli Carle 41. Quarantuno. Q-u-a-r-a-n-t-u-n-o. Mi raccomando!
Più o meno un anno fa mi fu risposto "Cab 41" con l'accondiscendenza che si deve a una povera disadattata.
L'altro ieri sono finalmente entrata nel tempio del cabaret sottolamole. E, per fare ciò, consapevole dei miei limiti, mi sono aggrappata a Google Map come una cozza allo scoglio. Ricerca impostata: via f.lli Carle 77.
Tra la lettura del messaggio che mi era stato inviato con l'indirizzo esatto (via f.lli Carle 41) e i miei polpastrelli che digitavano deve essersi inceppato qualcosa. I miei due neuroni si devono essere distratti. Le mie sinapsi devono essere state subaffittate dalla vicina novantenne. Chi può dirlo? Fatto sta che un 41 è diventato un 77, ed io mi sono trovata di sera, da sola, a fissare un angolo di strada deserto. Deserto. Sì perché, tra l'altro, in via fratelli Carle la numerazione arriva solo fino al 67. Il 77 neanche c'è!
Di fronte alla mancanza del numero civico non mi ha sfiorato per un attimo l'idea di aver clamorosamente sbagliato indirizzo. E quindi di ricontrollarlo. Figurarsi! Perché mai tanta ovvietà? La spiegazione doveva essere un'altra. Il locale doveva essere nascosto da qualche parte: in un interno che mi era sfuggito, rinsecchito tra due palazzi come la casa di Sirius Black in Harry Potter, oppure risucchiato per sempre in un'altra realtà spazio temporale.
Annebbiata da tanta meravigliosa e ottusa chiusura mentale, non mi è restato altro che chiedere disperatamente aiuto. Un aiuto umano e collaborante, però, e non l'ennesima app di stamin@##!
Buttato Google Map alle ortiche, mi sono fiondata nel primo locale aperto e ho frignato davanti al proprietario:
"Ma lei lo sa dov'è il Cab 41? Perché non riesco a trovarlo? Sarebbe così gentile da indicarmelo? E' il numero 77, ma il 77 non c'è, dov'è il 77?", il tutto in una profusione di occhioni supplichevoli, ciglia sbatacchianti, e bocca a cucchiaino. Perché la mancanza di senso dell'orientamento e conoscenza urbanistica della mia stessa città mi trasforma facilmente in un essere piccolo, bisognoso d'aiuto, e incapace di mantenere una qualsivoglia dignità.
"Non lo trova perché il Cab 41 non sta al 77. Ma al 41. Cab 41. Lo dice il nome stesso" il tutto in una profusione di umana pietà per una deficiente.
Un'altra tacca nel mio personalissimo cinturone delle figure da rincoglionita.
Soddisfazioni a mazzi, proprio.
Tornata dunque sui miei passi, ho potuto finalmente varcare la soglia del mitico Cab 41.
Ma io, l'altro ieri, che ci sono andata a fare al numero civico 41 di via fratelli Carle?
L'occasione è stata la prima serata del Lab Stand Up.
Lo spazio dedicato agli stand up comedian. I monologhisti. Insomma, quelli che si mettono di fronte a un microfono e parlano, parlano, parlano.
Obiettivo? Raccontare la propria visione della vita, del mondo, dell'Europa, dell'Italia, del pianerottolo, del matrimonio, o dell'interno delle mutande. Tutto ciò facendo ridere. Meglio se facendo MOLTO ridere.
Ieri sono saliti sul palco otto monologhisti, ognuno con una quindicina di minuti a propria disposizione. Ognuno ha provato e sperimentato come in ogni laboratorio che si rispetti.
C'erano i veterani e i giovanissimi. Gli aggressivi e i moderati. Gli esperti e gli insicuri. Quelli che avevano fatto tv e quelli che ancora se la facevano addosso. Quelli con una faccia conosciuta e quelli no.
Il bello di questa idea è proprio questo: c'è un po' di tutto.
Lo spettatore arriva, si siede, ordina qualcosa da bere, e per un paio d'ore ascolta i comici che si susseguono sul palco. Più o meno bravi. Più o meno divertenti. Più o meno politicamente scorretti, perché in un locale ci si può permettere ciò che in tv, ad esempio, non si potrebbe. Nessuna censura. Evvivaiddio!
Tanto che per entrare bisogna avere almeno 18 anni. A tal proposito, inspiegabile che nessuno mi abbia chiesto i documenti. Deve essere stata una svista.
La battuta migliore della serata? "Renzi è lo sbiancamento anale di Berlusconi".
La personale conclusione della serata? Tra un comico che porta l'ennesimo, seppur divertente, monologo incentrato sui rapporti tra uomo e donna, e un altro che prova a sperimentare con qualcosa di diverso, ma magari un po' meno divertente, preferisco assolutamente il secondo. Perché quel testo avrà la possibilità di essere migliorato, anche molto, mentre una minestra riscaldata sarà sempre e soltanto una minestra riscaldata.
Giocare sul sicuro con la comicità fa portare a casa la serata. Ma non porterà mai l'autore da nessun'altra parte.
In un laboratorio bisogna dimenticare le sicurezze e provare a lanciarsi un poco più in là. C'è il rischio di prendere una clamorosa craniata, ma è l'unico modo per crescere.
Per concludere: siete maggiorenni e curiosi? Sappiate che le prossime serate di Lab Stand Up sono previste per il 4 e il 18 novembre, il 2 e il 16 dicembre. Ore 21:30.
Ingresso gratuito.
Il tutto al Cab 41 in via fratelli Carle 41. Quarantuno. Q-u-a-r-a-n-t-u-n-o. Mi raccomando!