Non bevo mai tè a colazione. Quasi mai. Di solito preferisco il cappuccino.
Bevo tè solo quando ho mal di gola, altrimenti il latte mi s'incastra vischioso tra le tonsille grosse come palle da golf.
Non bevo mai tè a colazione, ma stamattina sì. Avevo finito il latte.
E poi c'era il sole. E mi è sembrata come una di quelle mattine d'estate nella casa in campagna.
Ci passavo le ferie quand'ero piccina. Ero la più piccola e mi toccava dormire in un lettino nella camera dei miei, mentre i cugini grandi si dividevano le camere al piano superiore. Un'invidia.
Però la mattina era bello svegliarsi in quel lettino.
I miei erano già in piedi da ore. Io mi stiracchiavo, con il sole che filtrava sottile dalle imposte di legno e i rumori che arrivavano da fuori.
C'erano le donne che spignattavano. Loro spignattavano sempre, a qualsiasi ora.
C'erano gli uomini che legavano rami e tagliavano erba. Mio padre si lamentava "Sono venuto via dal paese per non fare più il contadino, e ora mi tocca farlo in vacanza!"
C'era il nonno che partiva per una delle sue passeggiate infinite. "Ci vediamo a pranzo", annunciava già per strada. "Non fare tardi France'", si raccomandava la nonna.
Io mi alzavo e scendevo le scale con le mie gambette secche che spuntavano dal pigiama estivo. Maglietta e pantaloncini. Ogni anno mia madre me ne comprava uno nuovo. Con la frutta, con i fiori. Con i pupazzi no. "Mia figlia non li vuole con i pupazzi, dice che sono da bambina", spiegava alle commesse, mentre faceva compere per la sua esigente figlia minore.
Scendevo con il mio pigiama da adulta elegantona di 8 anni, entravo in cucina e aspettavo la colazione. In città non facevo mai colazione col tè, ma in campagna sì, perché me lo preparava mia zia Concetta. E mia zia Concetta ha sempre avuto il dono di rendere tutto più buono. Più nutella sul pane e nutella, tanto zucchero nel tè amaro.
E così cominciavo la mia giornata, facendo la zuppetta di fette biscottate in una tazza di tè con un imbarazzante numero di cucchiaini di zucchero. E le giornate che cominciavano così erano sempre belle.
Quindi stamattina ho messo un imbarazzante numero di cucchiaini di zucchero nel tè e, già che c'ero, ci ho fatto la zuppetta con la crostata di mammaCole. Che, nel frattempo, anche lei ha imparato a rendere le cose più buone.
Non è stata una giornata senza pensieri come quelle di una volta. Ma è stata comunque bella. Potere del sole che filtra tra le imposte, del tè a colazione, e dei ricordi che coccolano il presente.
Bevo tè solo quando ho mal di gola, altrimenti il latte mi s'incastra vischioso tra le tonsille grosse come palle da golf.
Non bevo mai tè a colazione, ma stamattina sì. Avevo finito il latte.
E poi c'era il sole. E mi è sembrata come una di quelle mattine d'estate nella casa in campagna.
Ci passavo le ferie quand'ero piccina. Ero la più piccola e mi toccava dormire in un lettino nella camera dei miei, mentre i cugini grandi si dividevano le camere al piano superiore. Un'invidia.
Però la mattina era bello svegliarsi in quel lettino.
I miei erano già in piedi da ore. Io mi stiracchiavo, con il sole che filtrava sottile dalle imposte di legno e i rumori che arrivavano da fuori.
C'erano le donne che spignattavano. Loro spignattavano sempre, a qualsiasi ora.
C'erano gli uomini che legavano rami e tagliavano erba. Mio padre si lamentava "Sono venuto via dal paese per non fare più il contadino, e ora mi tocca farlo in vacanza!"
C'era il nonno che partiva per una delle sue passeggiate infinite. "Ci vediamo a pranzo", annunciava già per strada. "Non fare tardi France'", si raccomandava la nonna.
Io mi alzavo e scendevo le scale con le mie gambette secche che spuntavano dal pigiama estivo. Maglietta e pantaloncini. Ogni anno mia madre me ne comprava uno nuovo. Con la frutta, con i fiori. Con i pupazzi no. "Mia figlia non li vuole con i pupazzi, dice che sono da bambina", spiegava alle commesse, mentre faceva compere per la sua esigente figlia minore.
Scendevo con il mio pigiama da adulta elegantona di 8 anni, entravo in cucina e aspettavo la colazione. In città non facevo mai colazione col tè, ma in campagna sì, perché me lo preparava mia zia Concetta. E mia zia Concetta ha sempre avuto il dono di rendere tutto più buono. Più nutella sul pane e nutella, tanto zucchero nel tè amaro.
E così cominciavo la mia giornata, facendo la zuppetta di fette biscottate in una tazza di tè con un imbarazzante numero di cucchiaini di zucchero. E le giornate che cominciavano così erano sempre belle.
Quindi stamattina ho messo un imbarazzante numero di cucchiaini di zucchero nel tè e, già che c'ero, ci ho fatto la zuppetta con la crostata di mammaCole. Che, nel frattempo, anche lei ha imparato a rendere le cose più buone.
Non è stata una giornata senza pensieri come quelle di una volta. Ma è stata comunque bella. Potere del sole che filtra tra le imposte, del tè a colazione, e dei ricordi che coccolano il presente.