Io vengo da una famiglia numerosa.
Mia madre ha quattro sorelle e tre fratelli. Mio padre: una sorella e tre fratelli.
Agli zii sono da aggiungersi i loro consorti, i cugini e ora anche i figli dei cugini.
Molto numerosa, appunto.
E chi, come me viene da una famiglia numerosa, si sarà reso conto che, a questa grande massa di facce e ricordi, appartengono anche i nonni. Non i propri, quello è ovvio, ma i nonni degli altri. Nel mio caso specifico, le nonne.
Le nonne dei cugini, tutte vedove, che da bambina vedevo periodicamente alle feste e che mi hanno vista crescere alla periferia della vita dei loro nipoti.
Io ho avuto due nonne molto ingombranti, per motivi diversi, ma le nonne degli altri non sono comunque sfuggite al mio occhio, guadagnandosi uno spazio nei miei ricordi.
Negli anni se ne sono andate, chi prematuramente, chi attaccata alla vita con le unghie e con i denti fino all'ultimo. È successo anche l’altro giorno, se n’è andata la mia ultima “nonna degli altri” e, per questo, ora mi trovo a fare i conti con queste figure sfocate ma presenti. Voci timide o stentoree, mani grandi o piedi piccoli, dame uscite da una pellicola o paesane cresciute nei vicoli. Personaggi secondari della mia infanzia come io lo sono stata della loro vecchiaia, ma non per questo meno evidenti e caratteristiche.
Una di loro avrebbe potuto insegnarmi l'eleganza, una pareva aver segreti che non voleva condividere, un'altra ancora mi avrebbe aspettato con il motore acceso se glielo avessi chiesto e dell'ultima, pur se non parlava ormai da anni, non dimenticherò mai la voce forte mentre chiamava le mie cugine o sua figlia.
Ora se ne sono andate tutte.
Questo non è il mio lutto ma loro apparterranno per sempre ai ricordi della me bambina e ragazzina, perché di nonni non ce ne sono mai abbastanza.
N.d.A: in foto ci sono due dei miei nonni... quelli regolari.