Restare sveglia fino alle 2:30 per colpa di un'ulcera bastarda.
Strisciare fuori dal letto alle 6:30.
Riuscire a mettersi in strada nel traffico impazzito di una giornata di pioggia.
Arrivare al lavoro già sfatta.
Avere a che fare con la numerosa e varia umanità che costituisce i donatori di sangue.
Dallo scorbutico al lumacone.
Dal sessantenne giovane-dentro che vuole donare dritto su un piede solo, al ventenne terrorizzato che esige la presenza della mamma che gli tenga la manina.
Dall'esile ragazza che ha scritto in fronte "mi sentirò male entro 2 minuti" alla possente signora con le braccia da camionista e le vene nascoste sotto 10 centimetri di morbidosa ciccia.
Questo è il mio habitat naturale, mi ci trovo bene, mi ci muovo con sicurezza: ignoro il maleducato, tengo a bada il provolone, sono inflessibile con il supereroe, coccolo il pauroso, cullo l'acciughina e mi affido all'esperienza e al c#lo per beccare le vene balorde.
Sono professionale, efficiente e cordiale.
La mattinata sta per finire, vedo il traguardo, mi rilasso.
Ma entra lui.
Giovane e gentile.
Mi sorride, si siede sulla poltroncina e attende.
Io gli chiedo di togliersi la felpa, lui obbedisce.
Io preparo le provette e sistemo la sacca sulla bilancia.
Per la prima volta guardo il suo braccio.
C'è Mussolini.
Sopra il braccio.
Mussolini.
Braccio.
Benito.
Il ragazzo educato e carino ha il faccione di Mussolini tatuato sull'avambraccio interno.
Un tatuaggio enorme, impossibile da ignorare.
Che faccio?
Lo prendo a testate?
Lo vampirizzo direttamente dalla giugulare?
O lo mollo là e me ne torno a dormire?
Niente di tutto ciò.
Il mio viso non tradisce nessuna reazione. Nascondo la sorpresa, la stizza ed il rimprovero. Forse sollevo un po' il sopracciglio sinistro, ma per il resto sono una maschera impenetrabile.
La mano è ferma e leggera.
Prima passo il cotone e poi prendo l'ago.
Prima disinfetto il faccione e poi buco l'elmetto.
Ho disinfettato il faccione di Mussolini.
Ho bucato l'elmetto di Mussolini. In quanti possono dirlo senza paura di smentita?
Mi viene un po' da ridere, ma riesco a trattenermi.
Prelievo finito.
Il donatore è contento: non ha sentito niente.
Io sono contenta: questo è materiale da post.
Benito un po' meno: è dispiaciuto per l'elmetto.
Strisciare fuori dal letto alle 6:30.
Riuscire a mettersi in strada nel traffico impazzito di una giornata di pioggia.
Arrivare al lavoro già sfatta.
Avere a che fare con la numerosa e varia umanità che costituisce i donatori di sangue.
Dallo scorbutico al lumacone.
Dal sessantenne giovane-dentro che vuole donare dritto su un piede solo, al ventenne terrorizzato che esige la presenza della mamma che gli tenga la manina.
Dall'esile ragazza che ha scritto in fronte "mi sentirò male entro 2 minuti" alla possente signora con le braccia da camionista e le vene nascoste sotto 10 centimetri di morbidosa ciccia.
Questo è il mio habitat naturale, mi ci trovo bene, mi ci muovo con sicurezza: ignoro il maleducato, tengo a bada il provolone, sono inflessibile con il supereroe, coccolo il pauroso, cullo l'acciughina e mi affido all'esperienza e al c#lo per beccare le vene balorde.
Sono professionale, efficiente e cordiale.
La mattinata sta per finire, vedo il traguardo, mi rilasso.
Ma entra lui.
Giovane e gentile.
Mi sorride, si siede sulla poltroncina e attende.
Io gli chiedo di togliersi la felpa, lui obbedisce.
Io preparo le provette e sistemo la sacca sulla bilancia.
Per la prima volta guardo il suo braccio.
C'è Mussolini.
Sopra il braccio.
Mussolini.
Braccio.
Benito.
Il ragazzo educato e carino ha il faccione di Mussolini tatuato sull'avambraccio interno.
Un tatuaggio enorme, impossibile da ignorare.
Che faccio?
Lo prendo a testate?
Lo vampirizzo direttamente dalla giugulare?
O lo mollo là e me ne torno a dormire?
Niente di tutto ciò.
Il mio viso non tradisce nessuna reazione. Nascondo la sorpresa, la stizza ed il rimprovero. Forse sollevo un po' il sopracciglio sinistro, ma per il resto sono una maschera impenetrabile.
La mano è ferma e leggera.
Prima passo il cotone e poi prendo l'ago.
Prima disinfetto il faccione e poi buco l'elmetto.
Ho disinfettato il faccione di Mussolini.
Ho bucato l'elmetto di Mussolini. In quanti possono dirlo senza paura di smentita?
Mi viene un po' da ridere, ma riesco a trattenermi.
Prelievo finito.
Il donatore è contento: non ha sentito niente.
Io sono contenta: questo è materiale da post.
Benito un po' meno: è dispiaciuto per l'elmetto.