Erasmus (11. God Save the Queen)

Un sabato d'ottobre la Kneipe dello studentato s'inventò "L'Oktoberfest in ritardo".
Il locale era stata addobbato con festoni bianco-azzurri (i colori della Baviera) e riempito con centinaia di ragazzi a vari stadi di ubriacatura.
Quella fu la sera in cui venne coniata l'evocativa espressione "depravazione alcolica".
Ma quella fu soprattutto la sera in cui Sissi, Eli e la sottoscritta svoltammo.
Stufe di vedere sempre le stesse facce, mollammo la festa da poveracci e puntammo verso il centro.

Non ci importava che avremmo impiegato 40 minuti per andare e che al ritorno il Nachtbus ci avrebbe lasciato lontane da Schlachtensee, costringendoci a camminare in piena notte per una strada semibuia, fredda e deserta.
Il nostro posto era tra locali e confusione, non in un quartiere mal servito privo di qualsiasi attrattiva.
Il nostro Erasmus ce l'eravamo guadagnate ed ora avevamo il sacrosanto diritto di godercelo.

Mentre eravamo in attesa alla fermata del bus vedemmo avvicinarsi un gruppo di giovani, anche loro appena usciti dal pub.
C'era il gemello buono di Draco Malfoy.
Biondissimo e snello che tentò un infruttuoso approccio con la sottoscritta.
No, non era brutto.
No, non facevo la preziosa.
Ma i problemi di comunicazione mi rendevano particolarmente timida. Il mio tedesco zoppicante per i primi mesi limitò un po' la mia vita sociale e soprattutto quella sessuale. Non per niente decisi di iscrivermi a ben due corsi di tedesco contemporaneamente.
Pensavate davvero che l'avessi fatto solo per l'università?
Mafatemiilpiacere!

C'era il tipo ubriaco come una cucuzza.
Camminava incerto, sbandando ad ogni passo, con le palpebre semichiuse e l'aria di chi fosse in procinto di vomitare e stesse solo decidendo sulle scarpe di chi.
Sissi, con il suo 42 di piede, era sicuramente quella più in pericolo.

Ed infine c'era lui: il belloccio.
Si avvicinò alla cartina esposta sotto la pensilina e sentenziò lapidario:

"We're in the middle of f#cking nowhere!"

Con una sola frase era riuscito a sintetizzare settimane di nostre lamentele circa l'infelice posizione dello studentato.
Con una sola frase si era guadagnato il nostro incondizionato affetto.

Si chiamava Ben ed era inglese.
Un ragazzo carino, ma non troppo. Quel tipo di bellezza britannica rassicurante e non eccessiva.
Un manager con una carriera ben avviata, ma l'anima dell'adorabile pirla cazzaro.
Quel tipo di persona che prima è l'anima della festa, ma poi beve troppo e perde i sensi su una cassapanca e resta a dormirci sopra per tutta la notte.
Ma anche quel tipo di persona tanto sensibile da percepire il tuo cattivo umore prima degli altri e da fare di tutto per strapparti un sorriso.
Come dite? Non esiste uno così?
Evidentemente non avete mai incontrato Ben.
Una figura mitologica: metà John Belushi e metà Ricky Cunningham.

Il nostro Erasmus non sarebbe più stato lo stesso.

Continua...


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