Scrivere post dispersivi senza mai arrivare al punto
Che forma dovrebbe avere un articolo pubblicato sul web? Ad albero rovesciato.
(Vedasi graziosa immagine esplicativa)
Bisogna partire subito dalla base, dalla ciccia, dal tronco e, solo in un secondo tempo e non necessariamente, perdersi nelle diverse diramazioni dell’argomento.
Il lettore della rete ha fretta, non ha tempo né voglia di seguirvi lungo le strade tortuose dei vostri mille ragionamenti, vuole capire dalla prima riga "di che state a parla'". Se non viene accontentato, c’è il rischio che già alla seconda si stufi e non finisca mai di leggere il post. Che senso ha perdere tempo a scrivere qualcosa di meraviglioso se tanto quel qualcosa meraviglioso non viene mai letto fino alla fine o, peggio, neanche fino a metà?
Un post di successo non deve essere troppo lungo e deve essere chiaro fin da subito. Ok? Ok.
E secondo voi come scrivo io, Pancrazia chi, custode di tutti i segreti per non sfondare? Io mi perdo in millemilioni di preamboli. Godo fisicamente nel portare a spasso il lettore per la landa del dubbio, nel vederlo barcollare per la strada sterrata della confusione, nel condurlo, dopo mille peripezie, ad abbeverarsi alla fonte del “aaaahhh ma allora era questo l’argomento”.
Io, regina del “voglio farvi venire l’esaurimento ma con tanto affetto”, considero un punto d’onore, una medaglia al valore, un premio alla carriera, il confondere il lettore per interi paragrafi per poi arrivare solo alla fine alla soluzione del mistero, alla pietra angolare del “Ecco che stava a dì!”
Io scrivo per l'altrui fastidio. E ne vado fiera.