Ciccio può vantare un glorioso passato da tennista amatoriale.
Lungo le valli trentine si favoleggia ancora del suo braccio potente, il servizio preciso ed il diritto da cecchino.
Da anni però egli si cimenta sempre meno sul campo, ed intorno al famoso braccio potente ha preso forma il tipico fisico da tennista amatoriale in pensione. Fisico che potete ammirare in tutta la sua burrosa importanza nella documentazione fotografica quivi allegata.
Oggi pomeriggio però Ciccio è tornato a lasciare la propria impronta sulla terra rossa. E che impronta signore e signori!
E' un mistero come, nonostante la notevole fisicata, egli riesca a giocare ancora così bene, sfoggiando uno stile efficace e persino elegante.
Un talento che irride le leggi della fisica, un talento che supera i limiti del tempo
trascorso e dello spazio
occupato, un talento che zittisce tutti quegli stitici critici normopeso, un talento che dovevo assolutamente celebrare con un post.
In un tempo senza tempo, in un paese lontano lontano, viveva un cavaliere dall'armatura scintillante.
Il sole splendeva alto nel cielo, i monti disegnavano l'orizzonte, distese di fiori alti quanto bambini riempivano gli occhi, ed il prode V, con una bella piuma rossa come pennacchio, cavalcava il suo destriero lungo strade, boschi e campi.
Ogni volta che c'era un problema il CavaliereV arrivava in soccorso: salvava fanciulle in difficoltà, portava bimbi al sicuro e sconfiggeva bestie feroci.
"Ti siamo debitori, prendi in dono uno zecchino", lo ringraziavano i vecchi capi villaggio. "Fermati un poco con noi, ti daremo lingotti d'oro e argento", lo allettavano i borgomastri. "Rimani a proteggere il castello e ti coprirò di gioielli e pietre preziose", gli proponeva il Conte della fortezza antica.
"No, grazie mille", rispondeva V, faceva un inchino, scuoteva il rosso pennacchio e ripartiva in groppa al suo cavallo mai stanco. Lui degli zecchini non sapeva proprio cosa farsene e poi nella bell'armatura non aveva neanche una tasca piccina piccina dove metterli; l'oro e l'argento lo facevano riempire di bolle peggio di un folletto col varibillo; e la fortezza non gli piaceva per niente, tutta scura e piena di spifferi com'era.
Le fanciulle amavano il CavaliereV e sospiravano intravedendo il suo sguardo di brace attraverso la fessura dell'elmo, i giovani sognavano di poter essere forti e coraggiosi come lui, ma in verità il cavaliere non era mica tanto contento. Ogni notte si stendeva ai piedi di un grande albero a guardare le stelle. Ogni notte restava sveglio perché, se sei solo in mezzo al bosco, puoi permetterti di dormire solo con gli occhi aperti. Ogni notte si chiedeva quando avrebbe trovato riposo: fare l'eroe gli piaceva assai ma delle volte un poco di pace ed un pisolino come si deve non gli sarebbero mica dispiaciuti.
Un giorno d'estate un vecchio contadino gli si parò davanti in mezzo al sentiero: "CavaliereV hai sentito la triste novella? In un paese lontano lontano un Drago sta tenendo prigionieri un fattore e sua moglie. Poverini, nessuno corre ad aiutarli perché tutti hanno paura di quel bestione grande e cattivo."
"Ci andrò io", rispose lesto il cavaliere dal pennacchio rosso, che aveva il cuore grande e l'animo nobile.
"Ma è lontano."
"Cavalcherò giorno e notte se sarà necessario", e così partì.
Gli ci vollero due giorni e due notti, superò campi e monti, sfidò la pioggia e la neve, fino a quando non giunse in una grande pianura con un fiume che dalla montagna scendeva fino al mare.
Davanti ad un'umile casetta stava seduto un Drago grasso e puzzolente. V poggiò la spada a terra, prese una fogliolina da un cespuglio, e piano piano si avvicinò a quel bestione fiammeggiante. Passo, passo, senza far scricchiolare l'armatura, arrivò fino ad un piedone dalle unghie zozze e, trattenendo il fiato, fece l'unica cosa che può sconfiggere un vero Drago, un segreto segretissimo che solo i grandi cavalieri d'armi e d'onore conoscono: gli fece il solletico.
L'animale spalancò la bocca piena di denti e, invece di sputare fuoco, iniziò a ridere.
Una risata, uno sbuffo di fumo.
Una risata, uno sbuffo di fumo, un colpo di tosse.
Una risata, uno sbuffo di fumo, un colpo di tosse, uno starnuto.
E a forza di ridere, sbuffare, tossire e starnutire, il verde sederone squamoso si sollevò da terra ed il Drago volò via con un bell'attacco di ridarella draghesca. Ahahah, puf, cof, etciù, ahahah, puf, cof, etciù, ahahah, puf, cof, etciù si sentì sempre più distante, fino a quando non ci fu silenzio e lontano nel cielo non rimase che un puntino verde piccolo quanto una capocchia di spillo.
Il fattore e la fattoressa uscirono di corsa da casa: "Grazie cavaliere sconosciuto, grazie per averci salvato. Cosa possiamo fare per te? Noi non abbiamo zecchini, oro, argento o pietre preziose ma se vuoi possiamo dividere la nostra cena in tre."
V, che un certo appetito in effetti ce lo aveva, accettò e mangiò con loro una minestra che era proprio la fine del mondo. Poi, dato che era stanco, si coricò al calduccio sopra un saccone di piume vicino al caminetto. Gli occhi gli si fecero pesanti e, visto che non era da solo ma in casa con lui c'erano quei due signori tanto gentili, decise che un sonnellino piccolo piccolo se lo poteva fare.
La mattina il fattore e la fattoressa si alzarono presto per preparare la colazione al loro salvatore e grande fu lo stupore quando, al posto del prode cavaliere, trovarono un bimbo dai grandi occhi neri ed il sorriso del sole. "Quanto sei bello", gli disse la donna, "sembri proprio un Principe".
Così il CavaliereV divenne PrincipeV.
Ed il fattore e la fattoressa divennero mamma e papà.
Girò il capo a destra e poi a sinistra. Sbattè gli occhi antichi. Allungò il collo. Ed addentò la lattuga.
Era amara.
Ognuno ha le proprie fissazioni. Le mie, tra le altre, includono
tartarughe e
Corsica.
Ormai i blog sono superati, non è vero?
No, non è vero.
Perché l'informazione e la condivisione costruttiva non potranno mai essere concetti superati.
Due esempi su tutti:
- La testimonianza sincera e appassionata di Ross dalla Val di Susa. Una blogger senza fronzoli racconta quello che in tv o sui giornali non ci racconta nessuno;
- ed un post che per un attimo toglie l'aria dal petto, Mi chiamo Luca ed ho 6 anni. di S.B.
Buona lettura.