Radio cole
  • Home
  • Laboratorio di Scrittura via Newsletter
  • Adelina
  • Il Mio Progetto
La figura di Lidia Poët ultimamente è diventata molto popolare grazie a una serie su Netflix ma, non per darmi delle arie, io le dedicai un racconto più o meno un paio di anni fa. Quel che si dice: precorrere i tempi!

Eccola la storia di Lidia secondo me: 

"È successo, è passata!" gridò Luisa, la nipote prediletta, precipitandosi nello studio di zia Lidia. "Quanta agitazione" commentò la donna, sfilandosi gli occhialini che portava in bilico sulla punta del naso. 
"Ma non sei contenta? È una vita che aspetti che questa ingiustizia sia sanata". 
"È vero" sorrise la donna, "ma che io sia dannata se gli darò la soddisfazione di vedermi agitata. Agitate, umorali, troppo sensibili, a loro piace vederci così, come dei cuccioli iperattivi da vezzeggiare, sgridare e, soprattutto, tenere al loro posto"
"Capisco ma da oggi il tuo posto sarà quello che ti compete, finalmente"
"Vero cara, non avrei potuto dirlo meglio… e ora stappiamo lo spumante che ad esser compassata ci penserò domani!"

Il giorno dopo dallo studio dell'avvocato Poët, fratello di Lidia, partii una piccola spedizione – formata da parenti, amici e nipoti –, alla cui testa camminava spedita Lidia stessa, elegante, con i capelli perfettamente acconciati e un filo di perle a sottolinearne la femminilità. 

Il segretario alzò lo sguardo stupito quando vide presentarsi davanti allo sportello quel gruppo vario e numeroso. 
"Desidera?" chiese a Lidia. 
Lei, tirando fuori dalla borsa tutti i documenti che sapeva necessari, si limitò a dire: "Nulla, solo il posto che mi spetta", provocando l’ilarità dell’affezionata nipote. 

Era il 1919 e Lidia Poët, all'età di 65 anni, poteva finalmente rientrare e, questa volta, rimanere nell'Ordine degli avvocati. 

Laureatasi a Torino il 17 giugno 1881, svolto il praticantato e superato l’esame di abilitazione alla professione forense, Lidia Poët aveva chiesto ed ottenuto l’iscrizione all’Ordine. Prima donna in Italia. Ma veloce com’era stata ammessa era anche stata estromessa, con gran soddisfazione delle voci scandalizzate che, nel frattempo, si erano levate nella penisola e non solo. 

ll Procuratore Generale del Re, infatti, aveva impugnato l’iscrizione della Poët con motivazioni che ora tutti troveremmo risibili. Le donne, tra le altre cose, vennero giudicate troppo pure per mischiarsi con le faccende triviali del tribunale e troppo schiave della moda per mantenere il giusto decoro. E nessuno, allora, giudicò il Procuratore stesso troppo prevenuto per permettersi un giudizio obiettivo. 

Lidia, nonostante l’espulsione dall’Ordine, continuò a fare il suo lavoro, almeno in parte, ad occuparsi dei clienti, redigere documenti, lasciando però che li firmasse il fratello, le cui giacche classiche, ovviamente, non rischiavano di arrecare imbarazzo alla toga. 

Nel 1919, però, la legge numero 1126 ammise finalmente le donne all’esercizio delle libere professioni e Lidia Poët divenne la prima donna d’Italia, iscritta all’Ordine degli avvocati. L’Ordine di Torino, per la precisione. Un orgoglio per lei e per la città.

"Ragazzi, mi dispiace ma sono positivo". 
Sono iniziati così, con questo messaggio in un gruppo whatsapp, 16 giorni indimenticabili. 

Niente di originale, ci sono passati in molti durante le feste. Ma Marito ed io abbiamo vinto il bonus di trascorrere i suddetti 16 giorni nella nostra tanto desiderata casa nuova, talmente nuova da essere ancora senza cucina, senza porte e con il citofono fuori uso. 

Dal 29 dicembre al 14 gennaio. 
Isolamento preventivo da contatto con positivo, diversi test rapidi negativi, "Va tutto bene", due giorni di febbre, "Sarà solo una banale influenza", improvviso mal di gola bastardo, "Staremo isolati qui per sempre e non riusciremo mai a finire la casa, il mondo ci odia!”. 
Due test molecolari (1 a testa) fatti in mezzo al nulla nebbioso e malaugurante di Orbassano. Positivi. "Te l'ho detto che il mondo ci odia!". 
Di conseguenza,10 giorni di isolamento obbligatorio. Intanto passa tutto, per fortuna, mai stati così in forma, mai stati così annoiati. 
Ordiniamo la spesa online, non funziona il citofono, non si apre il portone, "La lasci lì, arrivoooo" urla Marito bardato come in CSI. Non c'è il frigorifero, "Tutto sul balcone". Mangiamo pane formaggio e prosciutto oppure pane prosciutto e formaggio. 
Il mio compleanno agli arresti domiciliari, "Tanti Auguri!". Ci vuole qualcosa di caldo, mamma Cole cucina, papà Cole (ultraottantenne) consegna, non funziona il citofono, non si apre il portone, "Lascia tutto lì, non ti avvicinare, per l'amor di Dio!" intimo da dietro la FPP2, che mi rende innocua ma in cambio mi manda in cancrena le orecchie. 
Passati 10 giorni dal molecolare, ci mettiamo in coda davanti alla farmacia. Entro dopo Marito, "Le ha pagato lui il tampone" fa ammiccante il farmacista. Sono definitivamente passati i tempi in cui gli uomini mi offrivano da bere. Quanta amarezza. 
Test fatti, attendiamo i risultati, "Ci vorrà un'oretta". Arriva un'email molto prima, "Non si apre, cellulare maledetto!", un'ansia che neanche ai tempi dell'università. Negativi! "Siamo liberi! Vai a prendere il cane! Non rientrerò mai più a casa, metti in moto e giriamo per la città, guarda com'è bella Torino, c'è anche il sole, la vita è meravigliosa!" 

È passato un mese abbondante, ora abbiamo la cucina, un citofono funzionante e persino le porte. Ma che esperienza indimenticabile è stata. 

Questo testo è dedicato a cuggi, l'untore inconsapevole divorato dai sensi di colpa, e a Elena, costretta in pochi metri quadri a un passo dall'esaurimento nervoso. 

(*) Il cane ha approfittato del nostro isolamento per soggiornare dalla nonna. 
(**) Sì, i virgolettati più isterici sono tutti miei.


“Lo fate il viaggio di nozze?”
È questa la domanda che ci fanno tutti appena sanno dell’imminente matrimonio.

“Boh, non lo sappiamo, dobbiamo ancora decidere”
È questa la risposta che diamo a tutti.
All’inizio.
Poi, a poco a poco, l’idea si fa strada nei nostri cervelli, i preventivi richiesti non pretendono nessun nostro organo interno come anticipo e così, al fine, decidiamo.

“Stati Uniti” è la nuova risposta. La mia più specifica “Stati Uniti Nord Orientali“ per poi partire con l’elenco delle tappe principali: New York, Washington, Pittsburgh, cascate del Niagara, Ithaca (no, non quella di Ulisse) e Boston. Lo ripeto a chiunque, decine di volte, nascondendo malamente l’eccitazione. Perché Pancrazia vostra, la donna di mondo, alla veneranda età di ventrentquarant’anni, non è mai stati fuori dall’Europa. E sempre la suddetta Pancrazia vostra da cinque anni esibisce nella propria cucina un quadro dedicato a New York. Una speranza, un progetto e ora, finalmente, un biglietto!

E così il 12 giugno c’imbarchiamo finalmente per questo viaggio. Tutto bello. Tutto stupendo, non fosse che sempre la Pancrazia di cui sopra ha un piccolo, insignificante, minuterrimo problema: non ama volare. Non amo volare.

Non che ciò mi abbia mai impedito di viaggiare ma fino a quest’occasione le mie esperienze si sono limitate a viaggi lunghi al massimo un paio d’ore. Paio d’ore passate tutt’altro che rilassata. Come sopravvivere dunque alle nove ore tra Roma e New York? I multimedia! Sì, quello schermetto che, in caso di viaggi lunghi su grandi apparecchi, ogni passeggero si trova davanti e che pare offrire tutte le distrazioni possibili: film, telefilm, news e persino video giochi.

L’aereo decolla e io mi attacco a telecomando e cuffiette come ai miei unici salvatori. Tutto questo mentre il marito, dopo aver sacrificato le sue mani alle mie unghie durante il decollo, si guarda "Una poltrona per due" e ride di gusto. Il fatto di averlo già visto un milione di volte non scalfisce il suo entusiasmo. Per fortuna tra i film da scegliere non ci sono quelli di Bud Spencer e Terence Hill, altrimenti lui si piazzerebbe su quell’aereo per sempre e io farei il viaggio di nozze da sola.

Comunque, mentre Eddie Murphy imperversa sul suo schermo, sul mio si susseguono nell’ordine: Tetris, Modern Family, I Griffin, Animali Fantastici e dove trovarli… che se non ci pensa la Rowling a darmi serenità non so chi potrebbe riuscirci. Ed è proprio guardando le avventure di Newt Scamander – sotto il plaid, con il sedile reclinato – che alla fine mi addormento. Che meraviglia, io in aereo non dormo mai. Questa volta sì. Questa volta mi riposerò pacifica per poi zompettare negli Stati Uniti più carica che mai. Apro gli occhi, mi stiracchio, chissà quanto manca all’atterraggio, un’ora? Poco di più? Guardo lo schermo: 6 ore e 35 minuti! Credo di aver fatto pisolini più lunghi in metropolitana. 

E così seguono 6 ore di noia NOIA NOIAAAA. Guardo spizzichi e mozzichi di tutti i film a disposizione, tutti film che tra l’altro ho già visto, sbuffo, m’irrito per la calma di marito, m’irrito perché sono tutti sereni, mi annoio oltre ogni immaginazione. Poi però, finalmente, il comandante annuncia che stiamo per atterrare e io ripianto le mie unghie sulla mano paziente di marito. Perché è proprio nel momento in cui l’aereo punta verso terra, lo stomaco ti sale in testa e tutto traballa, che pensi che, tutto sommato, lassù a vederti "Una poltrona per due" non ci stavi tanto male.

Continua…

Se siete miei amici “dal vivo” lo sapete.
Se siete miei amici sui social lo sapete.
Se non appartenete a nessuna delle due categorie precedenti, o siete molto distratti, è possibile che non lo sappiate e quindi ve lo dico io: mi sono sposata. Il 9 giugno. Giuro.

È per questo che sono andata negli Stati Uniti, in viaggio di nozze. Questa serie di post non sarà dedicata al matrimonio ma al viaggio. No, niente simpatico aneddoto sulla scelta dell’abito. No, nessun racconto hot riguardo all’addio al nubilato (i tre addii al nubilato che mi hanno organizzato, 3!). E no, neanche un resoconto dettagliato circa le parole che ci siamo scambiati il marito ed io. Sono una blogger (o forse lo ero, data la frequenza dei post negli ultimi anni) abituata a parlare dei fattacci propri ma voglio comunque esercitare il mio diritto al pudore.

Non racconterò nulla delle nozze ma posso dirvi che è stato un matrimonio divertente. Una festa molto più che un pranzo. Certo, non c’era il sole, ha persino un poco piovuto ed io per le prime due ore ero tesa come una corda di violino, ma poi gli amici hanno cominciato a ballare, mi sono rilassata e mi sono divertita.
Il marito invece se l'è goduta fin dall’inizio e in tutte le foto sfoggia un sorriso che levati.

Sono una donna poco organizzata e quindi sono stata una sposa poco organizzata. Nessun miracolo da nubenda si è compiuto, io sono sempre io e mi sono dimenticata le scarpe di ricambio. Ma, dato che ad ogni problema c’è sempre una soluzione, quando i piedi hanno cominciato a dolere ho scelto di andarmene in giro scalza alla “chi se ne fotte”.

Ho avuto la cerimonia più bella del mondo, perché l’ha celebrata un amico, il migliore. Le letture e le musiche le abbiamo scelte marito ed io. Testimoni e amici ci hanno prestato le loro voci. Eravamo in una saletta piccola, tutti appiccicati, non è partita subito la marcia e io, sibilando tra i denti “la marcia, la marcia” mi sono rifiutata di entrare fino a quando non ho sentito la musica giusta. Poi, quando il celebrante ha cominciato a parlare, il vociare di fondo non si è chetato e sempre io, con l’eleganza che mi contraddistingue, mi sono girata e ho cazziato gli invitati “Sssssshhhh è arrivato fin da Catania per questo, lo vogliamo ascoltare o no?”
Insomma una sposa serena.
Però, vi giuro, la cerimonia è stata proprio bella.

Al matrimonio c’erano tutti, o quasi, qualcuno non ha potuto, a qualcuno abbiamo dovuto rinunciare, avete presente cos'è compilare una lista invitati per un evento del genere? Una tragedia!
Tra i presenti menzione d'onore a mio zio del Belgio che ha più di 80 anni ed è tutt’altro che in salute. Fino all’ultimo ci ha detto che non ce l’avrebbe fatta e invece, due giorni prima delle nozze, ce lo siamo ritrovato a Caselle. Aveva preso il biglietto da mesi e ci aveva fatti tutti fessi. Noi Cole abbiamo la pellaccia dura e l’animo mattacchione.

C’erano i miei genitori, i nipoti, mia sorella, Mati, le amiche, gli amici, i cugini, gli zii, la famiglia del marito con una mascotte di pochi mesi. C'erano quelli scatenati e quelli più tranquilli. C'erano persino  la saldatrice di Flashdance, Frank Sinatra e tutto il Trono di Spade. Parevano tutti felici. Felici per noi.

Ho lasciato i capelli semi sciolti perché volevo rimanere me stessa quel giorno, niente piega e impalcatura laccata ma ricci liberi e voluminosi, che sono il mio marchio di fabbrica. Però, ogni volta che qualcuno mi abbracciava, pensavo “cacchio mi schiaccia i capelli!” ma poi mi scioglievo, perché io mica li ho mai ricevuti tanti abbracci così, e quando mi ricapita?

A noi, gli sposi, è piaciuto tutto. Perché è stato a modo nostro. Che il bello di sposarsi dopo una certa è anche questo, si abbassano le aspettative degli altri e si alza il tuo livello di "mi sposo io e decido io". Anche se chi mi conosce dice che quel livello io, probabilmente, ce l'avrei avuto altissimo anche a vent'anni...

Ora basta però, che mi ero promessa di non raccontare nulla.

Il 12 giugno siamo partiti per gli Stati Uniti e voglio scrivere di questo.

Continua…
C'erano una volta un Re e una Regina, 
giovani, belli ed innamorati. 

Vivevano in un meraviglioso Castello e sognavano che un piccolo erede venisse a rallegrare la loro dimora. 
Sogna che ti risogna, un giorno il desiderio si compì e nacque una piccola Principessa. Ma proprio piccola, eh! Alta quanto il moccolo di una candela. 

Nessuno sapeva spiegarsi il perché e il per come da due ragazzoni così fosse nata una tale frugoletta. Forse la bambina era stata vittima di un sortilegio? Oppure la Regina aveva mangiato la zuppa restringente del Cuoco BuonoANiente? O ancora il Re era divenuto bersaglio di un folletto dispettoso? All'inizio tutti si fecero mille domande, ma poi la piccola imparò a sorridere e a nessuno importò più di nulla. La testolina coronata era una preziosa benedizione per tutto il regno, che ne ammirava i piedi minuscoli, le mani sottili, e gli occhi tondi tondi perfetti per studiare il mondo. 

Ella era un gioiellino che poteva tuffarsi in una ciotola di zuppa, dormire raggomitolata nel guscio di una noce, o giocare a nascondino tra le tazze di tè. 
Il papà, durante i ricevimenti regali, se la metteva nel taschino del tait, come un fiore all'occhiello, proprio sopra il cuore. 
La mamma, tenendola sul palmo della mano, le insegnava a ballare il valzer, più leggera ed elegante di qualsiasi altra principessa. 

Certo, non mancavano le preoccupazioni, bisognava stare attenti a non schiacciarla o al furore del vento che poteva trascinarla via. Ma le attenzioni in più erano ripagate dal sorriso della piccola e dall'amore che gonfiava i cuori del Re e della Regina. 

Gli inverni divennero primavere, l'amore cresceva, eppure la Principessa rimaneva sempre piccina. Ma ciò non le impediva di godere del mondo e degli amici. Guardava gli spettacoli teatrali arrampicata sulla spalla di uno dei suoi cugini. Scriveva lettere d'amore usando la rugiada delle rose rosse come inchiostro. Andava in gita aggrappata al campanello della bicicletta della sua migliore amica, “Drin drin” faceva e giù tutte due a ridere. 

Anni seguirono ad anni, tutto cambiava ma rimaneva uguale, fino a un giorno inaspettato. 
Quel pomeriggio la Principessa, ormai raggiunta l'età adulta, si era coricata per un pisolino di bellezza, ma poi uno strano fastidio ne aveva causato il prematuro risveglio. Era cominciato con un un friccicorio che era divenuto prima un curioso solletichio, ed infine un franco prurito. 
"Mamma, Papà, correte!" aveva chiamato immediatamente a gran voce. 
E i due sovrani si erano precipitati nella stanza della loro prediletta. 

Grande fu lo stupore quando la trovarono volteggiare a mezz'aria sopra il letto a baldacchino. Agitava le sue ali nuove di zecca. Ali dorate da Principessa delle fate! Dalla camera volò fuori dalla finestra fino al cortile, poi salutò i cavalli nelle stalle e, tornando nel palazzo, si mise a giocare tra le mille candele dei lampadari della sala da ballo. 
Volava e rideva felice, mentre tutti la seguivano con i piedi ben piantati in terra. 
“Attenta, tesoro”, le diceva la Regina. 
“Non ti stancare troppo”, le suggeriva il Re. 
“Le principessine per bene non dovrebbero spettinarsi così”, la sgridava bonariamente la vecchia tata.

Ma lei non ascoltava nessuno, felice com'era dell'incredibile scoperta. Di tutte le teorie proposte alla sua nascita, sortilegi, dispetti, malie, nessuno aveva pensato alla più ovvia, a un regalo. Lei era stato un Regalo. La Regina delle Fate aveva saputo del desiderio dei due saggi e generosi regnanti, e aveva deciso di accontentarli facendo loro dono di una delle piccole fate appena nata sul perfetto pistillo di una margherita. 

La Principessa si riempì d'orgoglio a sentirsi tanto speciale poi però guardò i suoi genitori e una fitta di dolore le trafisse il petto. 
Ogni fata, diventata adulta ha l'obbligo di svolgere i propri compiti, deve tornare nel bosco a proteggere piante e creature magiche. Nemmeno la bella Principessina poteva fare eccezione. 

Quindi scese a baciare le guance bagnate di pianto della sua mamma, e accarezzò il nasone rosso di commozione del suo papà. 
“Devo andare” disse. 
“Sì”, le risposero. Poi portarono le loro mani intrecciate all'altezza del taschino del tait, “Vai, noi ti terremo sempre qua”. 

"Arrivederci", disse la nuova Principessa delle Fate a loro e a tutta la folla che si era riunita commossa alla sua partenza. “Arrivederci” disse. E, prima di volare via, sorrise ancora.
One at a time

He walks briskly between tracks and shops.
Small steps under arches and down corridors.
Under arches and down corridors.

He wanders stealthily between suitcases and travelers.
Looking right and then left.
Right and then left.

He slips unseen from one floor to another.
He seeks the victim and finds the prey.
"Do you want it? It's ripe. One euro"

He sells corn on the cob.
At the station.
One at a time.


End.

Eccolo qua il mio secondo "anglo-parto".
Continuo il percorso, il viaggio, la sperimentazione con la lingua del bardo.
Cammino lungo questa strada fatta di ritmo, struttura e suono. 

"One at a time" è nato in italiano ma è stato parallelamente modellato anche in inglese, con diversi passaggi e correzioni dall'una all'altra versione. (Sì, tutto questo lavoro per poche righe) Infine è intervenuta la penna rossa della mitica Renée, l'amicaammmericana, che mi supporta, sopporta e sgrida come neanche una maestrina incazzosa:
"Sì, Pancrazia, il soggetto lo devi sempre mettere in inglese, non lo puoi sottintendere. Altrimenti sembri un'ignorante sgrammaticata"
"Ma mi spezza il ritmo! Oh Cielo, questa lingua infelice tarpa le ali della mia creatività!"
"Aoh, fly down, Sciecspir dei miei boots!"

Direi che il prossimo passo, la prossima sfida, sarà scrivere direttamente in inglese.
Ci sto decisamente prendendo gusto!

ps: la versione italiana la potete trovare su Humans Torino (Avete messo il like a Humans Torino? Non avete ancora messo il like a Humans Torino? Cosa aspettate a mettere il like a Humans Torino?!?! Mettete il like a Humans Torino!)
Post più vecchi Home page

Il mio Laboratorio di Scrittura via Newsletter

Il mio Laboratorio di Scrittura via Newsletter

IL MIO SITO

IL MIO SITO

La mia vetrina Amazon

La mia vetrina Amazon
Dai un'occhiata ai miei consigli di lettura e scrittura...

Social

POPULAR POSTS

  • Capitolo due: "I ragazzi"
  • Voi sapete chi è la Szymborska?
  • #twitscript n°1

Categories

IlMioProgetto chiacchiere libri Racconti viaggi cinema Torino RadioCole attualità musica televisione società DiarioRacconti sport Nella Rete blogosfera Laboratorio Condiviso teatro citazioni microracconti FacceDaPalco arte Un marito per caso e per disgrazia scrittura creativa Erasmus HumansTorino Peanuts cabaret lavoro Rugby meme ImprovvisazioneTeatrale PrincipeV poesia OffStage articolo sponsorizzato Pancrazia Consiglia pubblicità twitter PancraziaChi? TronoDiSpade articolo Adelina Harry Potter Podcast premi tennis graficamente PancraziaInBerlin laboratorio scrittura materiale di scarto DaFacebookAlBlog Pancrazia and the City Roma True Colors DonnePensanti EnglishVersion favole sogni CucinaCole IlRitorno chiavi di ricerca dasegnalare help 2.0 video Le piccole cose belle Mafalda Rossana R. cucina dixit kotiomkin live blog candy branding copywriting da segnalare metropolitana personal branding satira viaggio dell'eroe
Powered by Blogger.

Blog Archive

  • ▼  2023 (31)
    • ▼  settembre (4)
      • Laboratorio d'Autore
      • On line
      • Diretta Instagram
      • A ognuno il suo racconto
    • ►  agosto (2)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (1)
    • ►  maggio (3)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (2)
  • ►  2022 (57)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (3)
    • ►  marzo (1)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2021 (20)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (1)
    • ►  settembre (1)
    • ►  agosto (6)
    • ►  aprile (2)
    • ►  marzo (2)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2020 (84)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (6)
    • ►  settembre (6)
    • ►  agosto (6)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2019 (6)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (2)
    • ►  febbraio (1)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2018 (37)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (3)
    • ►  settembre (7)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (2)
    • ►  maggio (1)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (8)
  • ►  2017 (23)
    • ►  settembre (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2016 (20)
    • ►  settembre (2)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (1)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (2)
    • ►  febbraio (1)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2015 (78)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  agosto (8)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (7)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (11)
    • ►  febbraio (11)
    • ►  gennaio (14)
  • ►  2014 (242)
    • ►  dicembre (17)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (10)
    • ►  agosto (7)
    • ►  luglio (18)
    • ►  giugno (18)
    • ►  maggio (19)
    • ►  aprile (23)
    • ►  marzo (40)
    • ►  febbraio (38)
    • ►  gennaio (36)
  • ►  2013 (353)
    • ►  dicembre (40)
    • ►  novembre (37)
    • ►  ottobre (48)
    • ►  settembre (33)
    • ►  agosto (35)
    • ►  luglio (39)
    • ►  giugno (35)
    • ►  maggio (40)
    • ►  aprile (23)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (10)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2012 (126)
    • ►  dicembre (10)
    • ►  novembre (9)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (13)
    • ►  agosto (19)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (10)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (10)
    • ►  gennaio (10)
  • ►  2011 (95)
    • ►  dicembre (18)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (5)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (12)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2010 (97)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (7)
    • ►  agosto (7)
    • ►  luglio (16)
    • ►  giugno (10)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2009 (61)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (8)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2008 (76)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (2)
  • ►  2007 (132)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  settembre (18)
    • ►  agosto (11)
    • ►  luglio (33)
    • ►  giugno (13)
    • ►  maggio (13)
    • ►  aprile (16)
    • ►  marzo (26)

Copyright © Radio cole. Designed & Developed by OddThemes