Pancrazia in Irpinia (Quarta Parte)

A differenza dell'estate precedente, questa volta feci il viaggio sopra un autobus comodo e dotato di aria condizionata. Una vera sciccheria. Una bellezza con persino i posti prenotati. Peculiarità di cui mi avvidi solo dopo il terzo sfratto.

"Scusi quello è il mio posto", mi disse un vecchietto zoppicante.
"Ma certo", mi alzai solerte pensando di aver usurpato il diritto di un disabile.
"Scusi là...", mi disse una ragazzina.
"Ok, per me è lo stesso", mi alzai molto meno solerte, pensando che la cafona volesse mettersi vicino alla sua amica del cuore e, per questo motivo, non si facesse remore d'infastidire le persone educate ed accomodanti come me.
"Scusi..."
"E no, eh! Di nuovo?"
"Beh, ma io ho il 41 e quello è il 41, no?"
"Ma ci sono i posti prenotati?"
"Certo. Guardi il suo biglietto. Vede. Qua. Lei ha il 60. Sessanta. Sei Zero", mi spiegò una signora scandendo le parole come se mi credesse straniera o cretina. Come se.

Ma stenderei un pietoso velo sull'increscioso episodio, premunendomi però di giustificarlo con: stanchezza, mancanza di sonno, colpi di calore, pneumatici forati, eccessivo costo del taxi, tragedie familiari passate presenti e future, crolli di edifici, terremoti, inondazioni e cavallette! Le cavallette!
Non è stata colpa mia!
Io non sono così rimbambita era il numero ad essere scritto piccolissimo!
Lo giuro!



Ma torniamo all'autobus e ai miei compagni di viaggio. Questi erano tutti diretti nel foggiano.
Ridente zona che, per me, significa una cosa sola: taralli. I taralli di Cerignola! Anzi Cerignöla!
Ogni volta che mia zia, sposa di un cerignolano D.O.C., torna dalle sue vacanze pugliesi e riguadagna le sponde del Po, io l'accolgo con tutti gli onori. E lo faccio solo per interesse, che sia ben chiaro! Lo faccio per la mia dose annuale di taralli. Dose che non dura mai abbastanza.
Raramente mi lascio tentare e li compro anche qua, ai piedi delle fredde Alpi. Ma non c'è niente da fare: m'imbatto sempre in pallide e tristi imitazioni.
Il tarallo cerignolano è una forma d'arte locale, irripetibile altrove.(*)

Fu per questa mia debolezza che, nonostante la stanchezza, non mi appisolai neanche un minuto. Troppo forte era la tentazione di cercare soci per il trasporto e lo spaccio di deliziosi manufatti gastronomici dalla Puglia a Torino. Da Cerignola a casa mia.
A impedire che mi mettessi a importunare chicchessia bastarono, per fortuna, la timidezza e il desiderio di mantenere il faticosamenteraggiuntopesoquasiforma.

Fu dunque un lungo viaggio, all'insegna della stanchezza e dell'ipersalivazione.
Quando finalmente arrivai a destinazione, a scendere dal mezzo non fu una fascinosa blogger ma uno straccetto informe e, mi duole dirlo ma il dovere di cronaca lo richiede, francamente bruttino.

Ad aspettarmi trovai la mia amica Gra' che, invece, splendeva di luce propria.
"Ciao Jane!"
"Azz Gra', ma quanto bella sei? Hai deciso di mortificarmi? Ti odio!"
"Davvero?"
"No, ti voglio ancora bene, ma in questo momento mi stai un poco sulle palle!"

E così, dopo baci ed abbracci, salimmo in macchina e ci avviamo verso l'inizio ufficiale delle mie vacanze. Destinazione: una doccia, prima, e una pizza, poi.

Non una pizza qualunque. La pizza di Zì Pumpilia.

Continua...

(*) Nel caso in cui qualche lettore pugliese desideri spedirmi prova della bontà dei taralli provenienti da altri centri del tacco, sarò felice di fornire il mio indirizzo privatamente.

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