Nove Giorni Nove Post: Madrid!

Sveglia all'alba. Anzi, prima dell'alba.
Partenza. Direzione: Madrid.
Ci lasciamo la Francia, i paesi baschi, Biarritz, il mare alle spalle.
Puntiamo verso l'entroterra.

Attraversiamo il nulla per molto tempo, saltuariamente salutati da inquietanti sagome di tori. A Los Angeles hanno piantato la celebre scritta "Hollywood". In Spagna hanno messo i tori. Grandi, neri, vagamente inquietanti. Cioè, il primo no, il primo è folcloristico, il primo ti fa dire "Figo, stiamo proprio raggiungendo il cuore della vera Spagna". Ma al terzo inizi a chiederti cose tipo "Ma questi che vogliono? Ma perché li hanno messi? Ma ce l'hanno con noi?"

A metà mattinata finalmente arriviamo alle porte di Madrid. La vediamo da lontano. Un popolatissimo e brulicante tappeto di vita. E' grande e moderna. A pelle ci piace molto. 
Poi la dobbiamo attraversare da nord a sud, per raggiungere finalmente la stanza che abbiamo prenotato. E doverci fare 40 minuti di tangenziale ci piace un poco meno. Ma ormai l'avrete capito: ci lamentiamo facilmente ma, per fortuna, ci entusiasmiamo con altrettanto slancio.

Arrivati, ci accoglie il padrone di casa: Eduardo. Un mito. Regista teatrale impegnato nella traduzione di una pièce. Ad aiutarlo nell'impresa una sua amica attrice. Ci presentiamo anche noi "Io sono un comedian. Lei è una blogger".
Insomma, in quella casa, uno con un lavoro normale manco a cercarlo col lanternino!

Presi dalla smania di visitare tutto e subito, svuotiamo rapidamente i bagagli e ci buttiamo immediatamente nella città.
Di Madrid tutti mi avevano detto "Fa caldo, caldissimo", ma tutti avevano taciuto circa la vera iattura di questa, per altri versi, meravigliosa città: le salite! Madrid è in salita, sempre e comunque. Qualunque parte del centro si voglia visitare c'è sempre da scarpinare disperatamente. Noi, però, non ci facciamo scoraggiare e alle 11 siamo già per strada.

Dopo millemilioni di giri, dopo km e km, dopo ettolitri di liquidi persi, dopo aver scoperto le tartarughe di Atocha, dopo esserci persi tra viuzze sguelfe/caratteristiche/olaborsaolavita, dopo aver passeggiato per le piazze principali, dopo aver ammirato il palazzo reale (da fuori) e la cattedrale (pure da dentro), dopo aver preso fresco all'ombra del Don Chisciotte, dopo tutto questo, guardiamo l'ora e scopriamo che "...sono solo le 15???" "Ma noi con questo ritmo moriamo!"
Così ci diamo una regolata, torniamo a casa di Eduardo e ci facciamo un pisolino. Il rito della siesta non è una pigra abitudine, ma una fisiologica necessità quando si è immersi in certi climi. 

Poche ore dopo, rinfrancati nel corpo e nello spirito, investiamo in un salvifico biglietto della metro e torniamo in centro per la sfida tapas. E questa volta ne usciamo vincitori. Mangiamo quelle che, a mio insindacabile giudizio, si possono considerare le migliori tapas di Madrid. Lo facciamo in un posto scrauso e semplice, che presto scopriamo essere sia una nota meta turistica (indicata nelle guide) sia un apprezzato punto di ritrovo per la gente del luogo. Sto parlando di "Casa labra", dove fu fondato il partito socialista spagnolo e dove si possono mangiare le migliori crocchette di baccalà della capitale. E a me il baccalà neanche piace. Ciò, per farvi capire quanto buone devono essere!

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