Gli Oscar secondo Pancrazia: Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Questo è l'ultimo post della serie. Dedicato all'ultimo film, tra i premiati o nominati, che ho visto.

"Tre manifesti a Ebbing, Missouri" è un film splendido con una sceneggiatura inaspettata. In cui, partendo da una situazione e dei personaggi che paiono prevedibili, si costruisce una storia diversa dal solito, una storia dove i cattivi non esistono. Ma neanche i buoni. I protagonisti sono tutti reali e incasinati. Molto incasinati.

Questa è la storia di chi combatte ogni giorno contro la propria miseria umana e anche quella degli altri. Due protagonisti su tre sono oggettivamente insopportabili: violenti, irascibili e ignoranti. Il terzo, l'unico che in un mondo reale verrebbe definito "una brava persona", è costretto a cedere il passo a metà pellicola, ma lascia un segno profondo nello spettatore, e non solo.

"Tre manifesti a Ebbing, Missouri" è un film che si regge su tre perfette prove attoriali fornite da: Frances McDormand,  Sam Rockwell, e Woody Harrelson (*).
I primi due si sono portati a casa l'oscar come migliore attrice protagonista e come miglior attore non protagonista. L'ultimo solo una nomination, anche se avrebbe meritato di più. Il suo è uno dei personaggi più interessanti e lui lo interpreta da Dio. Come fa sempre, del resto.

"Tre manifesti a Ebbing, Missouri" è un film che racconta la rabbia e la necessità di superarla per provare a vivere.

Il giudizio finale non può che essere: da vedere!


(*) Io Woody Harrelson lo amo artisticamente e pure un po' carnalmente dai tempi di Cin Cin, che sia messo agli atti.

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