Poche ore al SALTO

Amo leggere e sono di Torino.
Quindi, l'appuntamento annuale con il Salone del Libro per me è imperdibile.

Anni fa avevo il lusso di poter scegliere liberamente il giorno. Ma, ovviamente, tra lavoro e impegni familiari, questo lusso non me lo posso più permettere. E, quindi, quest'anno sono andata al Lingotto di domenica mattina. Un po' come partire per le vacanze il 14 di agosto. Non la più brillante delle idee, insomma. 

Il Salone era super caotico, tantissime persone, gomitate e rabbia più o meno repressa in ogni dove. Insomma, l'immagine tipica della culla del sapere. Che poi, con tutta onestà, si risolverebbe parte del problema sradicando l'obsoleta colonna di libri. Vi giuro che ci crediamo lo stesso che siete stati al salone, senza bisogno che lo documentiate con selfie, dirette o stories fatte all'ombra della colonna cartonata. Tutti là, tutti appiccicati, tutti a impedire il passaggio altrui. 

Detto ciò, io comunque il Salone lo amo a prescindere, con tutti i suoi difetti organizzativi su cui bisognerebbe certo lavorare, in particolare il caos, dovuto al sovraffollamento, rende davvero poco fruibile lo spazio per le persone neurodivergenti o con deficit motori, e per questo, forse, sarebbe il caso di pensare a contingentare le entrare. O, in alternativa, aumentare gli spazi. Non ho idea di come si possa fare, lo ammetto, ma trovo miope ignorare questo problema. E poi, comunque, mai vista così tanta gente esasperata come ieri mattina e, quindi, se si rivedesse qualcosa ci guadagnerebbero tutti. E non mi venite a dire: potevi scegliere un giorno diverso. Perché è ovvio che la maggior parte degli ultra trentenni, importante fascia dei visitatori, può andare al Salone solo durante il week end. 

Ripeto, detto ciò, io il Salone lo amo ma quest'anno ci sono potuta stare solo poco più di due ore e mi sono persa metà degli stand. Mi è dispiaciuto soprattutto per quello dell'Ippocampo che, visto dall'esterno, era un bosco meraviglioso e favolistico. Tanto meraviglioso però che, per entrarci, c'era una coda infinita e, quindi, appunto, l'ho visto solo dall'esterno. 

Ma, nonostante il caos e il poco tempo, io qualche acquisto l'ho comunque compiuto e ne vado decisamente orgogliosa. 

Da Libraccio, ho preso: 

- "Di che cosa parliamo quando parliamo di libri" di Tim Parks, edizioni Utet. Lettura indicata proprio per il visitatore tipico del Salone, una come me, insomma. 

- "Bokala, canti delle donne d'Algeri" scritto da Mohamed Kacimi e illustrato da Rachid Koraichi. Donzelli Editore. Un libro stretto e sottile, colorato e misterioso, dedicato a un rito di divinazione e poesia. Impossibile resistere, so che mi darà grandi soddisfazioni. 

- Il volume dedicato a Faulkner, di una vecchia collana UTET sui premi Nobel. Un volumetto delizioso della fine degli anni '70, trovato nell'angolo del modernariato, perfettamente conservato, al cui interno si trovano due opere dello scrittore statunitense: Santuario e Luce d'Agosto. 

Da Shockdom, invece, ho incontrato per la prima Violetta (ViolettaRocks), Youtuber che produce ottime recensioni su cinema e serie tv, mostrando un'innegabile conoscenza della grammatica del mezzo audiovisivo. Da lei mi sono fatta autografare (dopo averlo acquistato, naturalmente) "Aldilà di Te", fumetto scritto da Violetta e illustrato da Sakka. Una storia dedicata alla perdita, che non vedo l'ora di leggere. 

Per quest'anno è tutto e, per il prossimo, sogno di prendermi una settimana di vacanza e trasferirmi al Lingotto. Chissà se ci riuscirò.

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