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E la fata Smemorina mi prepara per il Gran Ballo.
Prende zucchine e carote dal frigo, e le trasforma in una carrozza ad impatto zero.
Rapisce le vicine ottuagenarie e ne fa degli artrosici cavalli bianchi, con quella leggera sfumatura carta da zucchero che fa tanto sciura piemunteisa.
Acchiappa al volo il barista cinese sotto casa mia per dare al cocchio un'aria più internazionale.
Infine mi dota di abito, zatteroni e boa di struzzo.  Sto uno splendore: dovrei aprirmi un fashion blog!

Penso di piroettare leggiadra su me stessa, ma l'unico risultato che ottengo è quello di rotolare giù dal letto. Ouch!
Un sogno. Solo un dannatissimo sogno!
La pennica pomeridiana mi è stata fatale: ho i segni del cuscino sulla faccia, i capelli antigravitazionali, la fiatella da mangiatrice di sorci e, soprattutto, sono in ritardo!

In questo fiabesco stato afferro al volo un borsone e ci metto dentro tutto: abito, scarpe e trucchi. Poi corro a prendere la metro, attraverso il centro e arrivo finalmente in piazza Vittorio al Lab.
Ho il fiatone, saranno tutti agitati, non possono cominciare senza di me!
"Eccomiiiii!!!" esordisco, varcando l'ingresso del locale.
Tutti si girano, mi fanno un cenno, e poi riprendono a fare ciò che stavano facendo prima.
C'è chi fotografa, chi prepara balletti e chi chiacchiera.
Ho il fondato sospetto che non si siano neanche accorti della mia assenza e che avrebbero cominciato tranquillamente anche senza di me. Maledetti!

Dentro schiumo di rabbia peggio di Grimilde ma, proprio come la crudele Regina di Biancaneve, all'esterno mantengo un regalissimo aplomb.  E, senza rivendicare l'altrui cuore battente, vado a prepararmi.
Nel cesso.
Rischio la disarticolazione di una spalla nel tentativo di infilarmi di corsa l'abito VivaLeTetteAbbassoLaPancia. Sfioro la rottura di entrambi i femori nel saltare dentro le mie scarpine da CenerentolaPanterona. Alla fine però esco dal bagno sana, salva, truccata e parruccata. Anvedi che gnocca! Fiuuuuuuuuuu fiuuuuuuuuuuuuuu

Finalmente pronta mi aggiro per la sala in attesa dell'inizio. Saluto la mitica dj Valentina che, vittima dell'odierna postazione audio situata dietro al bancone del bar, ringhia contro tutti gli sprovveduti che osano chiederle da bere. A me però offre uno spritz. E che cavolo! Ora mi sento a casa!

I posti a poco a poco vengono tutti occupati, gli artisti si agitano, le luci si accendono e comincia lo spettacolo. Ricomincia Facce da Palco!
La raffinata Natalia esordisce con boys e balletto. Bella, brava e ormonalmente iperattiva!
Quest'anno, però, la presentatrice che viene dall'est subisce l'onta di essere affiancata da una tutor. Ma che tutor! Nientepopodimeno che Donna Antea Zamboni Bresci, dai palcoscenici degli anni '30 fino ai giorni nostri. Pallottoliere alla mano, dovrebbe avere più di cento anni. Portati bene, eh! Ma ecco spiegato il colorito un poco "passato".
Le due donne sono un'accoppiata di raro squilibrato equilibrio. Sono sicura che ci daranno grandi soddisfazioni.

Ma è già ora del primo concorrente: il prestigiatore Davide Allena.
Molto bravo a tenere il palco, diverte il pubblico, e intrattiene con maestria.
A dirla tutta però il ruolo dell'"attore" finisce col superare quello del mago. L'idea di aggiungere una cornice accattivante ai numeri di magia è ottima, ma io vorrei più stupore. Una ricerca dell'originalità non solo nella confezione ma anche nel contenuto.

Il secondo concorrente è il bassista Ale De Rosa, accompagnato dal percussionista Giorgio Brusamonti. Questi sono musicisti veri, non strimpellano, dietro c'è lavoro e talento. I pezzi sono inediti. Ma, in questa nuova versione, "Pancrazia un po' più stronza dell'anno scorso" mi tocca dire che lo stile molto anni '90 risulta forse un po' datato. Probabilmente è ancora presto perché la musica di quel decennio appaia vintage e ricercata.

Per terzo sale sul palco Massimo Pica.
L'anno scorso partecipò a Facce da Palco con la compagnia d'improvvisatori Detto Fatto, quest'anno presenta un pezzo da monologhista.
Ci fa ridere prendendo in giro le trasmissioni folli da cui ormai siamo tutti dipendenti: da SOS Tata a Il mio Gatto è Indemoniato. Ci ricorda le assurdità del cinema e ci dà una lezione sui film iraniani. Tutto molto divertente anche se farcito da qualche indecisione di troppo. Evidentemente, il palco di Natalia innervosisce anche chi già lo conosce.

Infine si va di Burlesque! Un tipo di spettacolo che, piaccia o meno il genere, mette sempre allegria. I  protagonisti dell'esibizione sono le Sweet Dolls con Poison De Luxe. Tre donne e un uomo che raccontano una storia in quattro atti, uno spettacolo in quattro quadri. Il tutto è carino ed originale ma io, ormai ufficialmente "Pancrazia stracciamaroni", suggerirei dei tempi più rapidi, un ritmo più serrato. Meno spazio all'unico uomo e più alle donne.

Le esibizioni sono terminate. Il pubblico vota e la giuria anche.
Ogni sera verranno promossi due artisti. Io, una vaga idea di chi possano essere già me la sono fatta e, infatti, ci prendo!
Vanno in semifinale lo stand up comedian Pica e il prestigiatore Allena. Complimenti!

Io, novella Aurora, sfranta dalla fatica corro a dormire per 100 anni o giù di lì.


Il prossimo appuntamento con Facce da Palco sarà il 22 marzo al Blah Blah in via Po.
Siateci anche voi. Vi prometto una sorpresa!
Nell’antico regno di Bulgazia viveva un crudele Barone.
Egli, per saziare le proprie voglie, ogni sera si faceva portare dai servitori una fanciulla diversa prelevata a forza dal popolo.
Poi, dopo averla concupita, la chiudeva nelle segrete a morire di stenti.

Per quale motivo si comportasse così non è dato sapere, anche se le malelingue affermano che egli volesse, in tal modo, far tacere le insoddisfatte amanti. Perché l’ardore del Barone era grande, ma il resto no!

Una sera i servitori portarono al nobile la bella Natalia.
“Kosa tu folere da me, orrido Barone?” chiese lei.
“Kosa? Non afere detto niente te, mammina?”
“Certo, mia era domanda retorica, barone perfido e pure un poco ignorante!”
“No perdiamo tempo. Fogliamo iniziare?”
“No!”
“Come no? Io sono Barone: ogni mio desiderio defe essere ordine!”
“No, cioè, sì, ma non potremmo aspettare attimino? Fare kvattro chiacchiere? Raccontare te kvalche bella storiella?”
“Bella storiella? E fa bene. Ma facciamo in fretta”

E così l’astuta Natalia prese tempo raccontando di mille personaggi ed avventure. Narrò le vicende di giovani che cercavano l’amore, il lavoro, o solo un poco di tempo libero. Raccontò di uomini che pettinavano bambole, o di tizi che mangiavano paste scotte. Parlò per ore, giorni, settimane e mesi. Parlò per un anno intero.

“In capitale di penisola italica fifefa ragazza di grande talento. Ella faceva chiamare lei il Boss, e sapefa risolvere tutti più impossibilissimi problemi di amoritudine...”
“Ecco, perché noi non facciamo adesso tanta amoritudine?”
“Aspetta ancora uno minuto! E poi c’era bella Manila che fendefa corpo ma folefa indipendenzia...”
“Ecco, ora io foglio federe un poco di tuo corpo...”
“Un attimo! E poi c’era spettacolo, talent, fatto per giovani grandi artisti!”
“Talent? Taleeent??? Taleeeeent? Perché non detto subito me? Io amo talent! Kvando inizia?”
“Come kvando? Domani alle 21! Forza, tira su tue nobili braghe, e iniziamo a cercare parcheggio per tua carrozza!”

Facce da Palco ricomincia!
Domani, venerdì 6 marzo, accorrete tutti al Lab!
La famiglia Topova vi aspetta con mille altre storie.
Jane Pancrazia Cole ve le racconterà!
Questo scrissi in occasione di una semifinale dell'anno scorso...

Ormai questa avventura è giunta al termine, ed è tempo di bilanci. Bilanci finanziari e monetizzazione. Perché, insomma, bella la vita della blogger, piena di creatività e cultura, ma pure le blogger devono mangiare e pagare le bollette!  
Questa necessità si è chiaramente palesata a Jane Pancrazia l’altra sera, mentre cenava a pane e cipolle. Era là, nel suo umido monolocale, quando ha pensato: “Facce da Palco! Dovrò pur ricavar qualcosa da questa esperienza, no? Certo, soddisfazione personale, incontri memorabili, contatti lavorativi, bla bla bla. Ma i soldi? Come poter guadagnare meravigliosi, profumati, tintinnanti denari?”   
Varie alternative si sono palesate alla sua fertile mente: 
  • intrecciare e vendere deliziosi tappetini per il bagno ottenuti con le parrucche di Natalia. Ma, siamo sinceri, certi colori non convincerebbero neanche un daltonico incontinente.  
  • Far fruttare e sfruttare le doti di stallone balcanico di Dragosh. Ma c’è il rischio che il ragazzo pretenda una parte dei guadagni. I giovani d’oggi hanno completamente perso l’etica del lavoro e lo spirito di sacrificio.  
  • Oppure vendere gli organi degli artisti eliminati. Un rene per artista: Pancrazia non è mica avida! Ma pare che un tale commercio sia illegale nel nostro paese. Non c’è nulla da fare, in Italia lo spirito imprenditoriale non viene mai apprezzato!  
Comunque, la nostra blogger non è mai stata una che si arrende facilmente. E così, ieri sera, dopo essersi messa a dormire sul suo divano-letto IKEA di quarta mano, ha avuto finalmente una vera e propria folgorazione, l’idea che la farà svoltare: Facce da Palco, il gioco da tavolo!  
Numero giocatori: da 1 a 24 artisti ardimentosi, singoli a coppie o anche a squadre. Facce da Palco sarà un gioco di società che metterà alla prova le vostre capacità teatrali, musicali, canore e danzerecce. Lo scopo del gioco sarà, ovviamente, quello di eliminare tutti gli altri concorrenti, anche fisicamente se necessario, e diventare l’unica vera Faccia da Palco. E, oltre alla gioia della vittoria, il giocatore più bravo potrà usufruire della bambola gonfiabile di Natalia, Lothar o tutti e due. Noi della Jane Pancrazia Toys, non abbiamo pregiudizio alcuno, e desideriamo che tutti i nostri clienti siano pienamente soddisfatti! 
Nella scatola è fornito tutto il minimo indispensabile per divertirsi e realizzare la vostra artistica impresa. Un microfono che non funziona, una cassa gracchiante, un paio di minislippini aderenti, una bambola inquietante, un boa di struzzo, un coltellaccio da macellaio, un paio di mocassini marroni, una sedia da regista poco resistente, una panchina ricoperta di peluche, una vestaglia di seta, e ogni 10 scatole acquistate... una donna gravida. Una persona sana di mente non saprebbe che farsene di tutto ciò, ma un vero campione di Facce da Palco riuscirà a trovarne la giusta collocazione e l’utilizzo per montare un pezzo di successo.  
Scegliete il vostro segnalino tra: • Il fiasco di vino, compagno di Natalia nelle rare notti solitarie; • Il funghetto allucinogeno, che Lothar smercia dalla Bulgazia; • O la candela con cui Pancrazia illumina il suo monolocale ora che le hanno staccato la luce.  
Poi tirate i dadi, esibitevi e, infine, pescate le carte del giudizio e pregate che la sorte vi sia benevola. Tutto è superabile tranne la bocciatura spietata della presidentessa di giuria con la carta: “la tua dizione non è all’altezza, torna al via!”  
Potrete trovare Facce da Palco in tutti i migliori, peggiori, e così così negozi di giocattoli! Non fate gli avari, mettetevi una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. Facce da Palco vi farà passare deliziose serate in famiglia, e forse farà riallacciare il gas a Jane.  
Grazie a tutti e buona serata!

Mi raccomando, non dimenticate: venerdì 6 marzo, alle 21 parte l'edizione 2015 di Facce da Palco.
Appuntamento al Lab in piazza Vittorio 13, a Torino.
Ingresso gratuito.
"Clank clank clank" fece la libidinosa chiave nella pudica serratura.
Ricomincia Facce da Palco!
Venerdì 6 marzo alle 21, al Lab di Piazza Vittorio 13 (Torino), riparte il carrozzone del talento e del divertimento.

Sono contenta come una bambina, ma anche agitata ed ansiosa.
Quindi, per prepararmi adeguatamente all'evento, in questi giorni proporrò tutto ciò che di mio è passato su quel palco l'anno scorso. Le indegne parole che ho scritto e che Francesca ha letto. Vabbé non proprio tutte, quelle meglio riuscite, perché non voglio infierire su di voi con i miei esperimenti di "testi da leggere in pubblico". Alcuni così brillanti da scatenare un gelo nella platea che neanche in Alaska.

Oggi inizio con "La storia di Facce da Palco". Un pezzo che in realtà di mio ha soprattutto la forma, mentre il contenuto è tutto (o quasi) di un paziente comico torinese che accettò di correre in aiuto di una poveraccia a cui l'ansia da prestazione aveva bloccato qualsiasi forma d'ispirazione.

Ecco dunque a voi La vera storia di Facce da Palco. Il testo originale. Mica cotiche.

Buonasera a tutti!
Io di solito mi occupo della cronaca di Facce da Palco, della stretta attualità. Questa volta, invece, vi parlerò della storia di questo talent.

Voi pensate di essere qua a vedere un piccolo show, nato solo l’anno scorso a Torino. E invece vi sbagliate, eccome se vi sbagliate! Facce da Palco ha una storia gloriosa alle spalle. Una storia che affonda le proprie radici quasi ottant’anni fa nella culla della civiltà mitteleuropea: la Bulgazia! Laggiù Natalia Topova, nonna della nostra meravigliosa presentatrice, a cui ha trasmesso il nome, la sobrietà, e la predilezione per l’amore libero. Natalia Topova, dicevo, fondò uno spettacolo che avrebbe cambiato il corso del teatro, del cabaret, della musica e lo chiamò: Facce da Palco.
Per 80 anni migliaia di artisti si sono esibiti e sfidati, per poi lanciarsi in sfolgoranti carriere! Sono certa che molti di questi li conosciate anche voi. Ve ne ricordo alcuni:
gli innamorati Albanien e Ramina, passati alla storia della musica dell’Est grazie a successi come Nostalgia socialista o Ilarità. Ve la ricordate Ilarità, no? Quella diventata famosa grazie agli immortali versi “Ilarità è mangiare un panino con dentro un bambino”. Versi poi usati da una certa magistratura per alimentare stupidi pregiudizi.

Poi ci fu il duo comico: Ficarrov e Piconoscky, provenienti da Palermograd, ridente cittadina nel sud della Siberia, i cui abitanti mangiano granita al gusto di aringhe alla parmigiana.
Oppure, più recentemente, i ballerini dall’anca sbilenca “I compagni di Maria”.
E, infine, avrete sentito parlare anche voi di quel misterioso caso legato al monologhista che recitò “Lettera aperta contro Putin”. Un vero talento! Vinse la semifinale ma non si presentò mai alla finale. Che vergogna! Una brillante carriera stroncata da una tale mancanza di professionalità! Se non puoi venire, dillo! E che si fa così? Che avrai mai avuto da fare? Cosa avrà mai potuto trattenerti?


Comunque, arriviamo ai giorni nostri. Con l’ingresso della Bulgazia in Europa e la successiva apertura delle frontiere, Natalia, degna erede della nonna, decise di portare Facce da Palco all’ovest.
Avrebbe potuto scegliere la Germania, la Francia, la Svezia. E invece no: scelse l’Italia. E all’interno dell’Italia avrebbe potuto scegliere Roma, Milano, Napoli e invece no. Scelse Torino. E a Torino avrebbe potuto scegliere qualsiasi teatro o locale, e invece no: scelse proprio il Café des Artes.


E per questa serie di fortunatissime coincidenze noi ci troviamo qui. Tutti assieme. Di sabato sera. Dopo aver girato due ore per un parcheggio. A godere di questo spettacolo. Tutto grazie a nonna Natalia e alla sua deliziosa nipote. 

Un bell’applauso!
Da piccola sognavo di andare in radio, parlare dei fatti miei e mettere la musica che piaceva a me.
Sabato scorso questo sogno si è avverato.

Ho chiacchierato, riso, raccontato di me e ciò che faccio. Ho scelto le canzoni, fatto dediche, comunicato con gli amici-spettatori tramite facebook. Mi sono divertita un bel po'. Ma proprio un bel po'.

Ho completamente realizzato un mio sogno d'infanzia. Quanti possono dire lo stesso?
Tutto merito di Gianluca e Roberto. Villa e Tave. In onda ogni sabato alle 14 su Radio Nuclear con Tutto Disco. Ogni sabato. Anche oggi.
Un contenitore di chiacchiere, musica dance dagli anni '70 ad oggi, e due gran fighi!
Sono agli inizi, ci provano, si allenano, crescono, ogni tanto fanno casini, ma si divertono e non si prendono mai troppo sul serio. Io ve li consiglio.
Oggi vorrei raccontarvi del momento in cui la danza classica entrò nella mia vita.

Questa scintilla, questo pizzicore, questa necessità improvvisa di parlare di un così specifico momento è nata dalla visione di un video delizioso, disponibile a questo link.
Un video in cui si documenta un pomeriggio speciale, durante il quale dei leggiadri ballerini dell'English Youth Ballet hanno abbandonato per poche ore le tavole del palcoscenico, e portato la propria arte in un ospedale pediatrico. Un'idea meravigliosa che ha sbalordito e incantato i piccoli pazienti. Ci sono stati occhi spalancati e timide imitazioni. Una bambina con un cerchietto rosa tra i lunghi capelli scuri ha sollevato le braccia in una quinta posizione. Ed è stato a questo punto che io mi sono commossa, che ho ricordato quel pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa.

Avevo otto anni ed ero in vacanza in Sicilia. Avevo trascorso una notte insonne, vittima di uno spregiudicato mix di pizza e gelato. Sostavo, fiacca e verdognola, su una sedia in terrazzo.
Non era una bella giornata. Niente sole e una nausea che non mi faceva avvicinare neanche al pane secco.

"Vado a fare un giro in paese, vuoi qualcosa?" mi chiese mio padre.
"Un giornaletto" gli risposi io.
Tornò poco tempo dopo con il Corriere dei Piccoli o forse qualcos'altro. In realtà non me lo ricordo.
Ciò che ricordo chiaramente è che, tra le varie storie a fumetti, era presente anche quella di una ragazzina che studiava danza.
Aveva occhi grandi, gambe lunghe, e sottili capelli biondi. Era bellissima. La storia raccontata non mi colpii più di tanto ma quelle immagini mi stregarono. Mai avevo visto qualcosa di più elegante. La danzatrice era immobile sulla carta ma nella mia testa si muoveva leggera e forte. Fluida e sicura. Era musica ed era poesia.

Dimenticai la nausea, riacquistai il colore, e cominciai ad imitare quei fantastici disegni.
In punta di piedi, con il collo teso e la schiena dritta, mi muovevo per tutto il terrazzo.  Ero felice. Ricordo che mi sentivo felice. La felicità della scoperta e della bellezza. La stessa felicità che mi riempie il cuore ancora adesso quando incontro l'arte e il talento.

Ballai senza musica a lungo, poi corsi dai miei genitori:
"Quando torniamo a Torino posso fare danza classica?" chiesi in un sol fiato.
"No" mi ripose mia madre.
"E perché?"
"Perché finiresti per fare come tua sorella, che inizia una cosa ma poi l'abbandona. Sempre la stessa storia: tennis, pallavolo, pallacanestro. No, non se e parla proprio!"
Quella risposta mi suonò allora e mi suona ancora come un'epica fesseria.
Piansi. Ma i miei genitori furono irremovibili.

Fino a quando, un paio di mesi dopo, la mia maestra dell'elementari mi fece un magnifico inconsapevole regalo:
"Jane è una bambina molto intelligente, giudiziosa e ben voluta da tutti i suoi compagni, ma..."
"Ma cosa?" chiese mia madre allarmata.
"Ma dovrebbe fare più movimento, qualche sport. E' così rigida e gracilina."

Quella sera stessa a tavola mi chiesero: "Vuoi ancora fare danza classica?"
Ricordo lo stupore a la gioia di quel momento.
Ricordo il body blu elettrico, le scarpette bianche, e la piccola palestra con gli specchi.
Ricordo il tutù che mi veniva largo, i miei genitori seduti tra il pubblico, e i fiori che mi regalò mia zia alla fine del primo saggio.

Non ero un gran talento ma mi piaceva ballare e, a detta dell'insegnante, avevo dalla mia una certa eleganza e un ottimo senso del ritmo.

Purtroppo però quest'avventura nel mondo del balletto durò solo due miseri anni, di cui il secondo trascorso vittima del bullismo di un gruppo di ragazzine più grandi. Un gruppo di giovenche incapaci che passavano il tempo a prendere pesantemente in giro noi più piccole. Io mi difesi con le armi che possedevo: una gran testa dura e una lingua tagliente. L'anno dopo però mi arresi, ormai la danza non mi piaceva più, andare a lezione non era più divertente, era una guerra che mi ero scocciata di combattere. E così lasciai le scarpette e scelsi la pallavolo. Sport in cui, per la cronaca, sono sempre stata e sarò sempre una pippa clamorosa.

Non sarei mai diventata una danzatrice, non ho mai avuto neanche un quarto del talento necessario, ma rimpiango comunque l'interruzione così precoce del mio viaggio nella danza classica. Un'arte che ancora adesso mi affascina e commuove, la perfetta sintesi tra forza e leggerezza, anima e corpo.

Se volete vedere le divinità che scendono dall'Olimpo andate a vedere il balletto.
Certi bei momenti meritano di essere fermati per sempre. Sulla carta o sulla tastiera.
Dalla bacheca di facebook al blog.

"Mi è scaduta la carta postepay. Per il rinnovo devo fare la fila agli sportelli o posso chiedere a te, solerte amico del banco informazioni?"
"Nessuna fila: ci penso io!"
"Grazie"
"Figurati, noi della posta amiamo venire incontro alle esigenze dei nostri clienti"
"Che meraviglia!"
"Vuoi rinnovare questa postepay basic-puzzona o passare alla fantastica postepay figa-evolution?"
"E quale differenza ci sarebbe?"
"Un piccolo canone annuale in cambio di fantastici servizi cazzi-e-mazzi"
"Interessante, ma io di questi fantastici servizi cazzi-e-mazzi non saprei proprio che farmene. Credo che rinnoverò semplicemente la postepay basic-puzzona"
"Va bene. Biglietto e fila allo sportello. Il prossimo! "
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