Quest'anno ho partecipato per la prima e, probabilmente, ultima volta in vita mia ad un concorso letterario. E non ho vinto.
Ho scritto il racconto del secolo. E non ho vinto.
E' uno SCANDALO! E' tutta colpa del destino cinico e baro, dei soliti raccomandati, dei giudici comunisti, di Saturno contro, dei servizi segreti e pure della sfiga.
Non ho vinto ma, come avrete già capito, l'ho presa benissimo. L'importante non è vincere, ma partecipare e poi IO SONO UN GENIO INCOMPRESO e LORO PUZZANO.
Comunque non era di questo che volevo parlarvi, ma della premiazione a cui tutti i partecipanti sono stati invitati.
"E' gradito l'abito scuro per gli uomini e il lungo per le donne", mi ha detto l'organizzatrice per telefono.
Ciccio ed io non siamo tipi da serate di Gala. Lui non sa neanche farsi il nodo alla cravatta ed io, ovviamente, non posseggo alcun abito lungo. Ed è per questo che lui ha opposto una strenua resistenza, condita da crisi isteriche da prima donna e capricci da poppante, ed io ho finto indifferenza, ma mi sono riempita di chiazze rosse ed ho sofferto d'insonnia. Alla fine, però, ha vinto la curiosità di farsi un bel bagno nella morbidosa crème della crème torinese e ci siamo decisi a partecipare. Ma non siamo andati da soli.
Eravamo in 4: Ciccio, CognatoCole, SorellaCole ed io. Perché noi Cole ci muoviamo in gruppo, come gli ovini.
In ordine di apparizione e di decenza:
- SorellaCole indossava un abito lungo nero ed un giacchetto panna, i capelli raccolti ed il più radioso dei sorrisi. Bella come sempre quella fetente.
- CognatoCole per l'occasione rispolverava l'abito del matrimonio ed, essendo dimagrito, rischiava seriamente di perdere i pantaloni e rimanere in mutande di fronte a tutti. Purtroppo ciò non si è verificato. Peccato, la serata ne avrebbe sicuramente guadagnato.
- Ciccio era strizzato in un completo grigio con cravatta rossa.
Cravatta annodatagli dalle amorevoli mani del cognato che però non ha calcolato la panza del mio consorte, creando un terribile effetto Olio.
- Ed infine io.
I miei capelli, colpa del taglio infelice e del tempo orrendo, hanno tenuto la messa in piega per un periodo non superiore ai 5 minuti. E così, sconfitta e quindi incacchiata come una biscia (perché come avrete capito sono una che sa perdere con molto stile), ho dovuto anche sopportare l'umiliazione di un'intera serata con un gatto morto in testa.
Concludo con le illuminate parole di Ciccio: "Bella gente, tanta gnocca, ma il tuo racconto era molto meglio di quello che ha vinto."
Che dolce.
Un porco.
Ma tanto dolce.
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