Erasmus (18. Waiting for the irish guy)


Ben un giorno annunciò: "Presto si trasferirà a Berlino il mio carissimo amico irlandese: Alan. Vi piacerà!"
L'innocente dichiarazione dell'ignaro britannico fece scattare in tutto l'Erasmico Gineceo vivide e niente affatto innocenti immagini mentali. La mia, dal basso verso l'alto, era la seguente: scarpe da ginnastica vissute, jeans stropicciati ad avvolgere un paio di celtiche gambe muscolose, maglione teso sopra ampio torace, irresistibile sorriso, barbetta incolta, occhi cerulei, capelli scompigliati e magari, giusto per non farsi mancare nulla, anche una chitarra in spalla. 
Alan divenne rapidamente il più gettonato protagonista delle nostre fantasie ed il più abusato argomento delle nostre conversazioni. Ognuna si nutriva dei deliri delle altre, fino a produrre un mostro di perfezione: bello, sexy, simpatico, arguto e sessualmente instancabile. Del resto nel momento in cui si sogna è giusto non porsi alcun limite, anzi. 
Quel poveraccio se ne stava in Irlanda a preparare i bagagli totalmente all'oscuro di essere già diventato una figura mitica a Berlino. Il tapino, probabilmente, se avesse saputo quanto fossero alte le aspettative su di lui, se ne sarebbe restato a casa sua con la porta chiusa a doppia mandata.

Una sera inaspettatamente accadde il miracolo: incontrammo per caso Ben ed Alan per strada. Ci fermammo a chiacchierare e dopo 5 minuti i due giovani andarono per la loro strada e noi per la nostra.
Rimaste sole, eccitate come dei criceti, cominciammo a parlare tutte assieme: "Ma l'avete visto???" "Si!!!" "Ma quant'è gnocco???" "Tanto!" "Ed i capelli?" "Folti e meravigliosi" "Con i riflessi ramati." "Siii, che meravigliosi riflessi!" "E la voce?" "Stupenda. Certo non che abbia parlato molto, ma quel poco è bastato" "Si. Ho sentito un brivido lungo la schiena quando si è presentato e ha detto A..." "Ha detto Alan, vero?" "Certo, almeno credo." "Io ero tutta emozionata non è che lo stessi ascoltando molto" "Ma certo che ha detto Alan. Forse." "Qualcuna di voi l'ha sentito dire Alan????" "Io no" "Neanch'io" "E poi è strano che Ben non ci abbia avvertito del suo arrivo" "Già, sembrava così desideroso di farcelo conoscere" "E l'accento?" "Era irlandese?" "Io non ho sentito nessun accento." "Neanch'io" "Parlava così bene tedesco" "Proprio come un..." "...tedesco" "Oh cacchio!" 
Eravamo state vittime di un increscioso episodio di Allucinazione Collettiva. Appena incontrato Ben con un ragazzo che non conoscevamo avevamo desunto che costui fosse Alan. Eravamo state cieche e sorde di fronte a tutti gli indizi che indicavano il contrario. Il canto ubriaco delle nostre ovaie aveva coperto il richiamo del buon senso. Avevamo fatto la figura di un gruppo di ninfomani cretine!

Qualche settimana dopo l'imbarazzante episodio, conoscemmo finalmente l'uomo che per tanto tempo avevamo atteso, l'irlandese che aveva mandato i nostri pochi neuroni in pappa, l'essere sulle cui spalle gravavano tutte le nostre aspettative.
I capelli non erano folti, le gambe non erano muscolose ed il torace non era ampio. In effetti, più che un Dio del sesso, Alan sembrava un morbido orsacchiottone. Un ragazzone simpatico e gentile con (pochi) capelli rossi, profondi occhi azzurri e un'inclinazione particolare per le tragedie sentimentali.  Ogni volta che gli piaceva una ragazza questa, nel giro di 24 ore, finiva a letto con qualche amico di lui. Perché egli, oltre ad avere un pessimo gusto nello scegliere le donne, ne aveva uno anche peggiore nello scegliersi gli amici: tutti più belli, privi di sensibilità, estranei a qualsiasi forma di empatia e soprattutto bulimici sessuali. Ed anche quando riusciva a sublimare l'innamoramento con una storia vera e propria, nel giro di poco veniva sistematicamente mollato o per un ragazzo migliore, eventualità a cui lui reagiva con una grande signorilità, o per un lavoro dall'altra parte del mondo, eventualità che lo trasformava in un cane abbandonato in autostrada, o per un'altra donna, eventualità che gli procurò un abbonamento decennale dallo psicanalista.

Alan era decisamente sfortunato in amore, ma la colpa non era solo della cattiva sorte. Se, invece di provarci sempre con le ragazze sbagliate, ogni tanto ci avesse provato con quelle giuste forse le cose sarebbero andate diversamente.

Caro Alan, 
a distanza di 10 anni è giunto il momento che te lo dica. 
Se, putacaso, invece di provarci con le altre, ci avessi provato con me: io ci sarei stata.
Pirla!!!

Con affetto,
la tua amica Jane ( quella a cui volevi bene come ad una sorella)



Continua...

Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17

16 commenti