Cari lettori,
non temete questa storia non sarà infinita come l'Erasmus.
Il racconto è semplicemente troppo lungo per poter essere sacrificato in un post unico e quindi ho deciso di suddividerlo in varie parti, che verranno pubblicate a pochi giorni l'una dall'altra.
Buona lettura,
Jane
Vengo qua tutti i giorni. D'inverno il freddo e l'umidità mi entrano nelle ossa, ma in primavera con il sole ed il cielo limpido è un vero piacere passeggiare lungo i viali.
I visitatori della domenica sono tanti e diversi, ma in settimana ci sono sempre le stesse facce. Le sorelle Zaccaria che avranno trecento anni in due. La vedova Greco con la cofana color carta da zucchero, il rossetto e le guance dipinte, neanche avesse ancora settant'anni. E poi quello scostumato del Cavalier Casotti che quando mi vede si toglie il cappello, mi saluta con un piccolo inchino e comincia con le sue chiacchiere: "Ma come la trovo bene signora Adelina", "Le andrebbe un caffè signora Adelina?", "Io vado sempre in balera, perché non ci viene anche lei signora Adelina?" Ma per chi mi ha presa? Se il bastone non mi servisse per camminare gliel'avrei già spaccato su quella capoccia pelata.
Gli uomini sono tutti uguali, dai 15 ai 95 anni pensano sempre a quella cosa là.
Tutti uguali tranne il mio Augusto. Lui sì che era una persona seria, un gentiluomo come non ce ne sono più. Non fraintendetemi, era serio ma aveva il sangue caldo anche lui e a letto sapeva fare il suo dovere, lo sapeva fare eccome. Sei figli mi ha dato. Tutti maschi e tutti sani e forti come tori.
Eccolo là. Quant'è brutto in quella foto. Appena la vidi glielo dissi subito: "Augu', sta foto è così brutta che te la metterò sulla tomba"
Lui non rise. Non è mai stato un tipo spiritoso.
Continua...
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