Lettera al NON timido

Caro estroverso,
ti dispiacerebbe raccontarmi un po' com'è la tua vita?
Perché, insomma, io non riesco neanche ad immaginarmi l'esistenza di un NON timido.

Caro estroverso ti ricordi quand'eri piccino?
Ti ricordi di quella bimba riccia che al parco se ne stava in disparte, fino a quando ti avvicinavi tu per chiederle "Come ti chiami?"
Te la ricordi?
Ecco, io non ero quella riccia lì.
Ma ti ricordi di quella magrina vergognosa? Quella con la mamma che le gestiva le pubbliche relazioni e ti chiedeva al posto suo "fai giocare anche lei?"
Te la ricordi?
Ecco, io non ero nemmeno quella.
Io ero quella magrina e riccia che aspettava in fila all'altalena facendosi passare avanti da chiunque, quella che non andava sul girello altrimenti vomitava, quella che si faceva tutt'uno col grosso cespuglio di ortensie all'angolo.
Ecco, non ti ricordi di me, vero?
Non ti crucciare, non è mica colpa tua.
Non eri tu ad essere un bambino privo di sentimento, ero io ad aver precocemente sviluppato il dono dell'invisibilità. Un superpotere. Deleterio alla distanza ma efficace nella quotidiana sopravvivenza.

Caro estroverso,
e ti ricordi qualche anno dopo?
Ti ricordi di quella ragazzina che stava sempre sulle sue ma poi, quasi per caso, ti capitava di conoscerla e di scoprirla divertente, spiritosa e, a  tratti, persino chiacchierona.
E tu allora pensavi fosse carino dirle "all'inizio mi stavi un casino sulle palle, mi sembrava te la tirassi, ma ora che ti conosco, lo sai che sei proprio simpatica?"
E magari pensavi pure di essere gentile a dirmi una roba così, ti pareva persino di farmi un prezioso complimento. Ma no, non era un complimento, o almeno io non lo vivevo come tale. Ed anche alla distanza, a ripensarci, continua a sembrarmi solo uno sfoggio di superficiale boria. Tanto magnanimo quanto non richiesto giudizio assolutorio, che mi faceva solo scattare la carogna e desiderare di urlarti in faccia "tu, invece, fino a questo momento mi eri abbastanza indifferente ma adesso no, adesso, mi stai proprio sui coglioni!"

Caro estroverso,
come si vive nella tua pelle?
Sei corazzato contro tutto e tutti oppure anche tu ogni tanto te la fai sotto?
Io so com'è la mia vita, com'è la mia pelle, conosco le mie battaglie, tutte, soprattutto quelle perse.
So che pure adesso, a 39 anni suonati, a una lezione di Lindy hop con 50 sconosciuti c'ho un'ansia che mi si divora, e mi sento la protagonista sfigata di un brutto film adolescenziale americano.
Uno di quelli dove io sono la tizia coi brufoli e l'apparecchio, e tutti gli altri sono giocatori di football e cheerleader.
E no, io i brufoli non li ho neanche mai avuti e l'apparecchio non l'ho mai portato, ma certe immagini sono simboliche, estroverso, simboliche, essù sforzati un po'!

Caro estroverso,
scusami,
non volevo essere antipatica,
è che riscoprire certi sopiti ma mai dimenticati sentimenti è un dolore piccolino ma profondo, una puntura di spillo che pare una stilettata.

Caro estroverso,
vorrei proprio sapere, sapere come ci si trova ad essere te.
Me lo potresti spiegare?
Solo se hai voglia di farlo, ovviamente.
Non hai mai paura tu?
O forse no? Forse ce l'hai. Meno di me, certo. Ma la tua curiosità è più forte, la tua curiosità vince. Vince facile.
Mentre la mia, sottile e nervosa, si trascina dietro una paura col culo pesante e che punta pure i piedi, 'sta stronza! Anche la mia curiosità alla fine ha la meglio. Certo, per chi mi hai presa? Ma che fatica ogni volta, che gran fatica!

Caro estroverso,
sappi che io non ce l'ho con te, ma t'invidio.
T'invidio disperatamente.
Altro che i soldi e la bellezza. Chi se ne fotte di quella roba là?
Io invidio la mancanza di uno stomaco annodato in situazioni che non lo meriterebbero. Invidio la leggerezza pura non rovinata dall'ansia gratuita. Invidio la capacità di guardare il mondo fuori senza i giri infiniti di guardare prima se stessi, poi l'immagine di sé proiettata sugli altri, poi quella degli altri su di sé, e poi, epoi, epoiepoi epoiepoiepoi

Caro estroverso,
nudo puro e felice,
caro estroverso se ci sei, se esisti, batti un colpo e raccontati.
Perché tu esisti, vero?

O arranchiamo tutti immersi in diversi livelli di disagio?

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