Radio cole
  • Home
  • Laboratorio di Scrittura via Newsletter
  • Adelina
  • Il Mio Progetto
La finale è stata vinta dai Due x Uno Cinque. Trionfalmente.
Bravi, elastici, divertenti, ci hanno raccontato la Divina Commedia e i Promessi Sposi lasciandoci senza parole.
Davide Fontana e Manuele Laghi, gli altri due finalisti, hanno forse patito di più l'ansia da verdetto e sono apparsi entrambi appannati rispetto alle serate eliminatorie. Ma il livello generale delle esibizioni è stato comunque molto alto. E un posto (o più di uno) nel prossimo calendario di OffStage se lo sono guadagnati tutti e tre.

Una menzione speciale va poi agli ospiti: i Bella Domanda.
Vecchia conoscenza della rassegna, diventano ogni giorno più bravi e più belli. Prima o poi la fama li travolgerà, col conseguente afflusso esagerato di denaro. Ed essi, generosi quasi quanto sexi, ci ospiteranno tutti in un mega ranch tra le risaie vercellesi.

In attesa di realizzare il mio sogno da Mangano-mondina, approfitto di questo micropost per salutare e ringraziare, meglio tardi che mai, il triumvirato che dirige, governa, e nutre questo meraviglioso talent: Nathalie, Elena e Francesca.
La prima mi ha accolta in squadra ancora prima di conoscermi.
La seconda è il mio migliore sponsor.
La terza mi ha insegnato il rossetto rosso e il mascara notte.
Grazie e a presto.

(*)Foto di Daniele Robotti.
Io Facce da Palco lo amo e voi lo sapete.
Lo amo perché l'ho visto quasi nascere e, soprattutto, crescere. Perché è entrato nella mia vita per caso e ha cambiato molte cose, in meglio. Perché ci è rimasto a lungo, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia.

Io Facce da Palco lo amo.
Perché ho visto passare e ho conosciuto tanti artisti, alcuni così così, alcuni bravi, alcuni bravissimi. E, quando mi capita di ritrovarli davanti a una birra, in un teatro, al cinema o in tv, mi emoziono sempre e dico ad alta voce "Quello ha fatto Facce da Palco!", come la più molesta orgogliosa delle zie.

Io Facce da Palco lo amo perché ho cominciato come blogger e poi sono addirittura diventata giurata. Perché mi ha dato la possibilità di trasformare un'idea, una passione, uno spunto, in un lavoro.

Io facce da Palco lo amo perché negli anni si sono susseguiti presentatori, valletti, fotografi e tecnici. Un sacco di bella gente ma proprio bella bella. Per non parlare di Nat, Elena e Francesca che meriterebbero un post a parte. E non è detto che non lo scriva.

Io Facce da Palco lo amo e anche quest'anno non mi sono persa una serata ma, purtroppo, ho perso per strada le cronache, perché il tempo è stato poco e di scrivere cose brevi raffazzonate e povere di spirito non me la sono proprio sentita. Perché Facce merita solo il mio meglio.

Stasera ci sarà la finale e io sono già emozionata. Clownerie, cabaret e teatro. Davide Fontana, Manuele Laghi e i Due per Uno Cinque. Bravi e divertenti, tutti. Altissimo livello.

Sono stata carente per troppo tempo, ma non lo sarò in occasione della finale. Stay tuned, che se non potete venire al Blah Blah, verrete comunque adeguatamente informati tramite  Facebook.
Che il dio degli smartphone, dello streaming e dei Giga mi assista!
Stasera c'è la quarta serata eliminatoria di Facce da Palco e io devo ancora scrivere della terza. Oh cielo, non c'è tempo da perdere, inforcate gli occhiali, bagnate gli indici e sfogliate virtualmente questa mia arguta cronaca.

Innanzitutto, c'è da fare un passo indietro a pochi giorni prima dell'evento. Quando mi telefona Elena Mulè, eminenza grigia metalizzata della kermesse teatrale, e mi dice:
“Buongiorno Lady Pancrazia, divina tra le divine, la disturbo?”
“Beh, insomma, sono le undici di mattina, ho appena fatto colazione a ostriche e champagne; Gianluì, il visagista delle dive, mi sta facendo la pedicure; e dopo devo portare a spasso Poldino, il mio carlino che ha un pedigree che Betty d'Inghilterra se lo sogna. Ma, a parte questo, sono libera. Dimmi, plebea, perché mi cerchi?”
“Ehm divina volevo solo dirle che noi, cioè, non solo io ma tutta l'organizzazione, noi, dicevo, pensavamo che sarebbe stato carino se voi, i giurati, non foste sempre gli stessi ma faceste un poco a rotazione”
“...”
“Nello specifico, ehm, ella, ehm, sublime, la prossima volta dovrebbe lasciare il posto a un altro giurato e stare tra il pubblico”
“...”
“Mantenendo comunque l'ambito ruolo di blogger”
“...”
“L'unica e sola blogger ufficiale dell'evento, ovviamente”
“Ovviamente.”
 Io, com'è nel mio stile, la prendo da gran Signora, non urlo, non strepito, ma alzo solo il sopracciglio sinistro. Leggermente.
Prima do mandato alla mia stuola di avvocati di agire, chiedere danni, un adeguato rimborso, e la testa di questi screanzati. La lesa maestà è un reato grave. Poi suggerisco a Poldino, che ha la vescica canina un poco debole, di spiscettare abbondantemente sulle ruote delle auto e sulle scarpe scamosciate dell'organizzazione tutta. Infine, abbasso il sopracciglio, e mi reco comunque alla serata. Perché sono una blogger professionista, IO! Una che mantiene fede ai propri impegni, IO! Una che non c'ha mai una mazz… da fare, IO! Vabbè, dicevo, nella mia immensa bontà e professionalità decido di recarmi comunque ad assistere alla serata. Ed ecco qui la cronaca.

Anche questa volta si sfidano tre artisti, anche questa volta l'emozione è tangibile: fogli che si perdono, trucco che si scioglie, computer che s'imbizzarriscono.

I primi ad esibirsi sono Roberto Tavella e Nancy Citro, vecchie conoscenze di Facce da Palco che, due anni fa, si erano guadagnati la semifinale con i Sumadai, la compagnia d'improvvisazione di cui fanno ancora parte. Questa volta, però, decidono di lasciare a casa i colleghi e provano a mettersi in gioco con un nuovo format dall'evocativo nome “Terapia di coppia”. E, infatti, è questo quello a cui si assiste: una terapia di coppia tutta improvvisata. Dove, per dare vita ai propri personaggi, si chiedono suggerimenti al pubblico e, per avanzare nella storia, si fanno intervenire i giudici che rivestono, per loro stessa sorpresa, il ruolo che fu di Freud.
Il tutto è gradevole, divertente e immediato. I conflitti uomo-donna vengono descritti in maniera buffa e leggera. Ma i due improvvisatori, forse per paura di non raccontare abbastanza o di non fare abbastanza nei 20 minuti a disposizione, tendono a “correre” troppo, non sfruttando a pieno le scene più promettenti ed esilaranti.
Il risultato è comunque buono, il pubblico apprezza e la giuria, gasata dal ruolo da psicanalista che gli è stato affidato, finisce per prenderci fin troppo gusto. Ed è per questo che stabilisce la durata della seduta, compila ricette mediche, ed emette regolare fattura.

Dopo l'improvvisazione è la volta di un monologo drammatico, portato in scena da Sabrina Divina Conquistadina.
Il testo nasce dall'unione di pensieri, poesie, e pezzi scritti da lei nel tempo. E, proprio per questo, richiederebbe un ulteriore lavoro di lima e legatura.
La recitazione è molto acerba. Troppo artefatta. Che sia un meccanismo di difesa attuato da chi si sta mettendo tanto in gioco o una semplice mancanza di mestiere non è dato sapere.
Ma a Sabrina bisogna, comunque, concedere l'onore delle armi per aver avuto il coraggio di raccontare se stessa, “Più donna che uomo, ma non una donna, non un uomo”. Per aver provato a spiegare il difficile percorso della transizione, l'aggressione del giudizio della società, e la complessità del conflitto interiore.
La forma è da rivedere, ma l'emozione è tangibile e onesta.

Alla fine tocca a Manuele Laghi, anch'egli vecchia conoscenza della competizione. Questa volta non si presenta all'interno dell'esilarante trio comico Tracataiz Tracataiz ma tutto solo. O quasi. Sul palco ci sono lui e un computer.
Il suo monologo è molto divertente, capace di analizzare la società attuale con le sue mille follie. Ma la follia più grande la fa lui, che rinuncia ad un tecnico audio per fare tutto da solo col suddetto computer. L'idea di base è comprensibile e condivisibile, quasi una protesta, “I locali, non investono, i tecnici costano e, se questo lavoro lo vuoi fare per vivere, devi essere indipendente e in grado di poter gestire ogni aspetto dello show in completa autonomia”. L'idea, come dicevo, ha tutta la mia solidarietà ma il pc se ne sbatte della libertà di Manuel e del mio appoggio morale e, con una tempistica che solo le infernali macchine sanno avere, si pianta, si blocca, fa le bizze. Lo stronzone. Costringendo l'artista ad improvvisare e menare il can per l'aia per 5 minuti buoni. Poi, finalmente, anche la tecnologia si mette una mano sulla coscienza, il monologo può partire come si deve, e il comico milanese ci fa ridere tutti come lui ha sempre dimostrato di saper fare. Applausi!

La sfida si è conclusa, è tempo di annunciare il vincitore: passa Manuel Laghi. L'uomo ha sconfitto la macchina.

Stasera al Blah Blah ci sarà la quarta imperdibile eliminatoria di Facce da Palco, io sarò nuovamente in giuria ma, per scrupolo, Poldo me lo porto comunque. A dopo!
Ormai siamo alle porte della terza serata eliminatoria di Facce da Palco ed io devo ancora scrivere la cronaca della seconda. Quindi? Quindi, rimedio subito.

Siamo al Cafè des Arts e si ride, si ride parecchio. Merito dei tre presentatori eccezionalmente ispirati.
La Diva Zamboni Bresci, in particolar modo, acida come non è stata mai, non risparmia battute al vetriolo contro tutti, artisti compresi. La cattiveria le dona. Divina!
Natalia, gnoccherrima as ever, cerca di impalmare incastrare un belloccio pescato a caso dal pubblico. Egli si finge turbato ma sta volentieri al gioco. La di lui fidanzata si finge tranquilla ma in realtà ribolle di rabbia omicida.
La terza testa di questo Cerbero presentante, tale Rato Glitte (che se ne colga l'arguto gioco di parole), cantante confidenziale di Bulgazia, canta. Canta assai. Coinvolgendo il pubblico fino alle lacrime, i crampi e, in taluni casi, l'esaurimento nervoso.

Io, in prima fila (avete notato come sottolinei sempre la mia posizione privilegiata? Sono Poveraccia dentro), mi godo lo spettacolo e i tre concorrenti che si sfidano.
La prima esibizione è di un gruppo musicale: La figlia del dottore. Tre allegri 30-35-40-45?enni che, come lascive civette sul comò, se la cantano e se la suonano con tanto di famiglie-groupie al seguito. Io sculetto sul posto, trascinata dalla musica, leggera, piacevole e molto frulla-ricci. La loro formazione è quella più classica dei gruppi musicali: batterista schivo, bassista sorridente, frontman egocentrico e logorroico. Per arginare l'incontinenza verbale di quest'ultimo vengono chiamati prima gli artificieri e poi le teste di cuoio ma, ovviamente, nessuno riesce nell'impresa. L'abbattimento si rende necessario.
Liberato il palco dai poveri resti, viene il turno di Sergio Sasso, che porta un nuovo format d'improvvisazione: "Data". Il pubblico gli dà degli spunti, Wikipedia anche, e poi lui interpreta tre personaggi e racconta la storia che li riguarda. Improvvisazione e story telling, tutto da solo su un palco. Non è facile, al limite tra il coraggio e l'incoscienza. L'artista pare molto emozionato e la rappresentazione ha un ritmo discontinuo. L'idea è buona ma migliorabile. Intanto, chapeau per essersi buttato senza paracadute.
Infine tocca alla clownerie, all'arte di strada di Davide Fontana. E qui veniamo tutti conquistati: pubblico, giuria e artisti precedentemente esibitisi. Tutti. Ironia, musica, tempi perfetti e tanto lavoro. Lo spettacolo è un mix di pezzi diversi. Un mix ottimamente costruito. Non solo riesce bene ma dà l'impressione di avere ancora ampi margini di miglioramento. Ottimo!

Si vota e il risultato è previsto, prevedibile e giusto. Passa Fontana tra la soddisfazione generale.

Per il resto nulla da segnalare tranne due giurati, una riccia e uno no, che si litigano il microfono. Vince “quello no”, screanzato, ma la riccia medita vendetta. Tremenda vendetta!


Prossima serata eliminatoria: domani alle 21 al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33/F, Torino.

Squillino le trombe, rullino i tamburi, sviolinino i violini: Facce da Palco è tornato e con esso Jane Pancrazia Cole in versione giudicessa suprema.
Ella, che ormai montatasi la testa parla di sé in terza persona, indossa un paio di calze contenitive, si arrampica su tacchi vertiginosi di sexi scarpe ortopediche e, pittatasi le labbra di rosso vermiglio, attraversa di gran carriera le vie del centro. Orgogliosa ed altera, con la sua inconfondibile  falcata gigia, raggiunge il Blah Blah in tempo record: da Porta Nuova a via Po in soli 20 minuti, calli e fiatone asmatico compresi!
Ad attenderla trova il pubblico delle grandi occasioni. Gente ovunque: sulle sedie, i tavolini, appesa alle tende, nascosta nel mixer audio, a mollo nella insalatiera dell'aperitivo. Ma, in fondo, a lei che frega? In quanto imperatrice delle giudicesse, vanta un posto d'onore in prima fila e, ovviamente, se ne bulla con chiunque abbia la sventura di darle retta. Perché l'umiltà non le appartiene, quasi quanto la capacità di esibire una pettinatura decente.


Il grande talent teatrale sta per riaprire i battenti e Pancrazia, professionale da par sua, ha una sola preoccupazione: avere almeno una foto decente! 
"Buonasera a te, fotografo ufficiale dell'evento" cinguetta.
"Buonasera" 
"Volevo solo dirti che, nel caso tu volessi immortalare la giuria e rendere gnocchissima la blogger meno fotogenica dell'universo, la suddetta blogger sarebbe talmente riconoscente da dare il tuo nome al suo primogenito"
"Ok" sorride compiaciuto il fotografo ufficiale dell'evento. 
Sorride di quel sorriso sicuro, di quel sorriso che già decine e decine di fotografi hanno esibito prima di lui. Quel sorriso che sembra dire "non esistono persone poco fotogeniche, esistono solo fotografi poco capaci". Quel sorriso che, però, si raggela in una smorfia di sorpresa e orrore al primo clic, di fronte alla spietata evidenza dei fatti: gli adorabili connotati di Jane Pancrazia Cole, ad ogni scatto, si mischiano in maniera improponibile. 
Picasso ne sarebbe stato estasiato. Solo lui, però.
Jane piange, il fotografo cerca qualcosa di forte da bere.
Il primogenito verrà chiamato "Ehi tu!"


Ma finalmente la gara ha inizio.
Tre concorrenti tre si sfidano.
Il gruppo Due X Uno Cinque racconta l'inferno dantesco con corpo, parola e dialetti. Risate ed entusiasmo, sul palco e in platea. La giudicessa riacquista il buonumore e si bea dell'appagamento artistico.
Inizio col botto e gli altri a rincorrere.
Yuri Ferrero mette in scena la difficile vita del call center. Porta una riduzione dello spettacolo intero. Evidentemente la riduzione sbagliata. Lunga e lenta.
Infine, i Brocchi da Carretta, una compagnia amatoriale, si esibiscono in una pièce di Oscar Wilde. 
E qua mi sia concessa una breve digressione. Perché le compagnie amatoriali si ostinano a fare i classici? A parte rarissimi casi, un testo classico, una recitazione dilettantistica, e costumi che puzzano di naftalina, portano inevitabilmente all'effetto recita della parrocchia. 
Perché non osano? Eppure non avrebbero niente da perdere! 
Comunque, nello specifico, i BdC svolgono discretamente il compito, fanno il proprio, ma il professionismo è un'altra cosa e, in quanto tale, merita di essere riconosciuto e premiato.


Il verdetto è tanto prevedibile quanto giusto: passano i Due X Uno Cinque, ampiamente meritevoli.
Applausi, sipario.

Alla prossima: il 20 febbraio al Cafè des Arts!
L'anno scorso entrai per la prima volta a far parte della giuria di Facce da Palco.
Mi bastò afferrare la biro smangiucchiata da giudice, per trasformarmi immediatamente da pucciosa blogger felice a molesta giudicante mai contenta.

I primi che ebbero a che fare con questa mia nuova perfida versione furono, ahiloro,  i  Proprietà Commutativa di cui scrissi così:

"...lo spettacolo s'intitola 3Q-Liberi esperimenti politici. In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo 'eh???'
(...)ad esibizione finita chiedo più o meno così: 'Perché c'era un cowboy in scena?'
E mi viene risposto più o meno così: 'Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo'
Ecco. No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger qualunque"

Poi così:

"...per la semifinale portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato. Ma riportano pure il cowboy.
I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere. Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri"

E infine così:

"...spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!" 


Il 17 gennaio scorso i Proprietà Commutativa sono tornati in scena per Off Stage. E io, come i peperoni, mi sono riproposta loro in prima fila. Una tassa, Una iattura. Una. 
Con le caviglie educatamente incrociate sotto la sedia e le labbra strette da signorina Rottermeier, mi sono apprestata a giudicare per la quarta volta questo lavoro. E loro?
Loro mi hanno regalato il piacere di uno spettacolo intelligente e fruibile, ben scritto, ottimamente recitato, e parecchio divertente.
Loro mi hanno fatto dono di un progetto cresciuto e migliorato, frutto di uno studio serio e di un approccio critico intelligente,
Loro mi hanno omaggiato della pia illusione di aver contribuito anch'io, col mio punzecchiarli, a questa notevole crescita.

Bravi! Bravi! Bravi!
3Q Liberi Esperimenti Politici è uno spettacolo da vedere.
I Proprietà Commutativa sono due artisti a cui auguro un meritato luminoso futuro.
Valentina e Alessandro sono l'ennesimo esempio che Facce da Palco porta fortuna (questa è in codice, chi non la capisce non si crucci).


Stasera torna in scena al Café des Arts Alessandra Donati, colei che vinse Facce da Palco pari merito proprio con i Proprietà Commutativa. Accorrete numerosi, sono sicura che anche questa volta ne varrà la pena.

NdA: le foto non sono mie ma vigliaccamente sottratte dalla pagina Facebook di Facce da Palco,
Post più vecchi Home page

Il mio Laboratorio di Scrittura via Newsletter

Il mio Laboratorio di Scrittura via Newsletter

IL MIO SITO

IL MIO SITO

La mia vetrina Amazon

La mia vetrina Amazon
Dai un'occhiata ai miei consigli di lettura e scrittura...

Social

POPULAR POSTS

  • Capitolo due: "I ragazzi"
  • Voi sapete chi è la Szymborska?
  • #twitscript n°1

Categories

IlMioProgetto chiacchiere libri Racconti viaggi cinema Torino RadioCole attualità musica televisione società DiarioRacconti sport Nella Rete blogosfera Laboratorio Condiviso teatro citazioni microracconti FacceDaPalco arte Un marito per caso e per disgrazia scrittura creativa Erasmus HumansTorino Peanuts cabaret lavoro Rugby meme ImprovvisazioneTeatrale PrincipeV poesia OffStage articolo sponsorizzato Pancrazia Consiglia pubblicità twitter PancraziaChi? TronoDiSpade articolo Adelina Harry Potter Podcast premi tennis graficamente PancraziaInBerlin laboratorio scrittura materiale di scarto DaFacebookAlBlog Pancrazia and the City Roma True Colors DonnePensanti EnglishVersion favole sogni CucinaCole IlRitorno chiavi di ricerca dasegnalare help 2.0 video Le piccole cose belle Mafalda Rossana R. cucina dixit kotiomkin live blog candy branding copywriting da segnalare metropolitana personal branding satira viaggio dell'eroe
Powered by Blogger.

Blog Archive

  • ▼  2023 (31)
    • ▼  settembre (4)
      • Laboratorio d'Autore
      • On line
      • Diretta Instagram
      • A ognuno il suo racconto
    • ►  agosto (2)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (1)
    • ►  maggio (3)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (2)
  • ►  2022 (57)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (3)
    • ►  marzo (1)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2021 (20)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (1)
    • ►  settembre (1)
    • ►  agosto (6)
    • ►  aprile (2)
    • ►  marzo (2)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2020 (84)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (6)
    • ►  settembre (6)
    • ►  agosto (6)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2019 (6)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (2)
    • ►  febbraio (1)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2018 (37)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (3)
    • ►  settembre (7)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (2)
    • ►  maggio (1)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (8)
  • ►  2017 (23)
    • ►  settembre (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2016 (20)
    • ►  settembre (2)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (1)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (2)
    • ►  febbraio (1)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2015 (78)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  agosto (8)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (7)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (11)
    • ►  febbraio (11)
    • ►  gennaio (14)
  • ►  2014 (242)
    • ►  dicembre (17)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (10)
    • ►  agosto (7)
    • ►  luglio (18)
    • ►  giugno (18)
    • ►  maggio (19)
    • ►  aprile (23)
    • ►  marzo (40)
    • ►  febbraio (38)
    • ►  gennaio (36)
  • ►  2013 (353)
    • ►  dicembre (40)
    • ►  novembre (37)
    • ►  ottobre (48)
    • ►  settembre (33)
    • ►  agosto (35)
    • ►  luglio (39)
    • ►  giugno (35)
    • ►  maggio (40)
    • ►  aprile (23)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (10)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2012 (126)
    • ►  dicembre (10)
    • ►  novembre (9)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (13)
    • ►  agosto (19)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (10)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (10)
    • ►  gennaio (10)
  • ►  2011 (95)
    • ►  dicembre (18)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (5)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (12)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2010 (97)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (7)
    • ►  agosto (7)
    • ►  luglio (16)
    • ►  giugno (10)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2009 (61)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (8)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2008 (76)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (2)
  • ►  2007 (132)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  settembre (18)
    • ►  agosto (11)
    • ►  luglio (33)
    • ►  giugno (13)
    • ►  maggio (13)
    • ►  aprile (16)
    • ►  marzo (26)

Copyright © Radio cole. Designed & Developed by OddThemes