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Il giorno del loro primo incontro lei si presentò all'appuntamento con largo anticipo. Aveva paura di fare tardi o di non trovare il posto e così si era messa in macchina la mattina presto ed era giunta là, in mezzo al nulla, prima di tutti gli altri.

Il resto del gruppo arrivò alla spicciolata.
Sembravano tutti tranquilli e rilassati, da veterani quali erano. Ma lei no. Lei era nuova e si sentiva tesa come una corda di violino.

Passati i controlli di rito e superate tutte le porte ed i cancelli entrarono finalmente nella ludoteca, dove le madri ed i bambini li stavano già aspettando. Dopo pochi minuti erano tutti in piena attività. C'era chi cantava, chi giocava con le costruzioni, chi correva in tondo; solo lei se ne stava immobile, sentendosi assolutamente fuori posto e inadeguata.
Fino a quando una mano piccola piccola le strinse le dita. Allora abbassò lo sguardo e vide una capoccetta di capelli ricci, due grandi occhi nocciola ed il sorriso più dolce del mondo.
Un sorriso tutto per lei. Solo per lei.
Quella mattina loro due giocarono ad innaffiare dei fiori immaginari, a nascondino, a palla e a mille altre cose e quando fu l'ora di andare via, lui la chiamò a lungo, con le braccine tese ed i lacrimoni sul viso.

La prima regola del corso da volontaria era stata: "Non affezionatevi troppo ai bambini, sono solo di passaggio. Attaccarsi troppo ad uno di loro farà soffrire lui e soprattutto voi". Lei queste parole se le ricordava bene e se le ripeteva in testa ogni settimana, ma la magia e la gratitudine che si prova quando un bambino ti sceglie è forte come un innamoramento. E proprio come l'amore rifiuta le regole, per quanto giuste e sensate siano.

Dopo qualche mese accadde l'inevitabile: lui compì tre anni e venne fatto uscire dal carcere per essere riportato al Campo.
Lei sapeva che era meglio così. La prigione non è un posto per bambini, non sono mai felici là dentro, anche se sono con la loro mamma. Ma questa consapevolezza non impedì al suo cuore di spezzarsi.

Ormai sono passati tanti anni da quel giorno.
Lei non l'ha più rivisto, ma ogni tanto ci pensa ancora.
Spera che sia cresciuto sano e forte e che gli sia stata data la possibilità di scegliere come vivere.

Lei non ha ancora avuto figli e non sa se li avrà mai, ma quando immagina un bambino d'amare vede sempre quegli occhi e quel sorriso.
Vede sempre il bimbo con l'innaffiatoio.

Bambini e carcere
Gli stranieri portano manodopera, arricchimento culturale e non solo.

Mi chiamo Giulia, sono italiana e da due anni ho un cuore nuovo.

Mi chiamavo Pablo, venivo dalla Colombia e sono morto in Italia. Io ho sempre creduto nel destino ed evidentemente questo era il mio: attraversare l'oceano per trovare lavoro in un paese straniero, volare giù da un'impalcatura e continuare a vivere nel petto di Giulia.

I donatori stranieri di sangue e di organi in Italia sono in continuo aumento.

Il sangue è uguale per tutti.
...non sono l'unica che dovrebbe rinunciare ai tacchi sul lavoro.

Per otto anni Jane è andata a lavoro con abiti e scarpe comode.
I primi perché, indossando il camice, non ha mai pensato valesse la pena addobbarsi troppo e le seconde perché, dovendo lavorare per lo più in piedi, usare calzature basse e confortevoli le è sempre parsa l'unica scelta ragionevole.

Ieri c'è stata la svolta.
Jane è stata colta da un'improvvisa, inspiegabile ed inopportuna voglia di vestirsi da femmina. E così, al bando pantaloni e ballerine, la sventurata ha optato per un miniabito di maglia ed un paio di aggressivi stivali.
Con questo nuovo look Ella si sentiva gnocca, altissima e meravigliosamente donna.

Ad inizio mattinata Jane era una panterona con l'incedere sensuale e sicuro di Naomi Campbell.
All'ora di pranzo i suoi leggiadri piedini avevano ormai lasciato il posto a due zamponi bolliti e la falcata felina era stata sostituita da un'andatura sgraziata e traballante degna di un pachiderma zoppo.
Dalla Venere Nera ad Antonella Clerici in sole cinque ore.

Che questo post funga da promemoria:
"La prossima volta che metterò i tacchi al lavoro sarà fra altri 8 anni. Lo giuro su Le Tagliatelle di Nonna Pina!"
Jane Pancrazia Cole
E' già accaduto in passato e certamente succederà ancora in futuro.

Mi blocco.
La mia mente si fa fertile quanto il deserto.
Non mi viene un'idea decente per un post neanche a pagarla oro.
Più i giorni passano, più il Censore che vive nella mia testa diventa severo e boccia sul nascere ogni timida proposta.
Come? Non ne avete uno anche voi? Una voce acida che critica ogni argomento scelto, insinua dubbi su congiuntivi e condizionali, bolla metà delle cose che scrivete come spazzatura?
No? Beati voi.
Io ce l'ho.

In questi 2 anni, quasi 3, di onorata carriera da blogger ho imparato che c'è una sola cosa che può aiutarmi a ritrovare la via.
No, non è la droga.
No, non è la fede.
No, non è neanche la Sacher Torte.
E' il Post di Decompressione.

Uno scritto inutile, privo di contenuti, la cui unica funzione è quella di dare qualcosa da leggere a voi, che vi starete iniziando a chiedere dove sia finita, e di zittire il succitato Censore che, di fronte a tanta vuota ovvietà, rimarrà senza parole.

Ogni Post di Decompressione che si rispetti deve essere accompagnato da un po' di musica.

All together:
I'll never forget you
They said we'd never make it
My sweet joy
Always remember me

I'll never forget you
At times we couldn't shake it
You're my joy
Always remember me

Jane: "Domenica è venuto a donare il mio professore preferito del liceo"

Ciccio: "Ti ha riconosciuta?"

Jane: "Certo, perché non avrebbe dovuto?"

Ciccio: "E' passato molto tempo. Sarai un po' inv..."

Jane: "Un po' inv...cosa???"

Ciccio: "Un po' cambiata. Volevo dire, sarai un po' cambiata, no?"

Jane: "No! Sappi che io sono uguale a come ero a 19 anni! U-G-U-A-L-E!"

Jane: "Domenica è venuto a donare il nostro professore preferito del liceo!"

LAmicaMeri: "Ma dai, e come sta?"

Jane: "Bene. E mi ha riconosciuta subito!"

LAmicaMeri: "Certo, perché non avrebbe dovuto? Tu sei uguale a quando facevamo le superiori. Non sei invecchiata di un giorno.
Anzi, ti dirò: sei perfino più bella!"

Prima che me lo chiedate voi, rispondo io.
No, LAmicaMeri non era ironica e neanche sarcastica, ma seria e convinta delle proprie affermazioni; e si, LAmicaMeri è la stessa con l'insana passione per Giacobbo.
Quando ti svegli all'alba di una domenica mattina per andare a lavorare, può capitare di avere le occhiaie di un panda, il colorito di una lucertola e la capigliatura di un leone phonato.

Quando ti svegli all'alba di una domenica mattina per andare a lavorare, può capitare di essere mansueta come una tigre dai denti a sciabola, gentile come una iena e ben disposta verso il prossimo come un grizzly.

Quando ti svegli all'alba di una domenica mattina per andare a lavorare ed un donatore si lamenta acido di essere in attesa da troppo tempo, mentre la sala prelievi è piena come un uovo, tu stai cercando di farti spuntare un paio di braccia in più e nel frattempo trattieni la pipì che ti scappa da almeno tre ore, può capitare che le prime parole che ti vengano da rispondergli non siano appropriate alla boccuccia di una signorina per bene.

Ma può capitare anche che tu riesca miracolosamente a trattenerti perché, in mezzo a tutta quella confusione, improvvisamente riconosci un viso amico che ti sorride e a cui tu sorridi di rimando.

Una domenica mattina di lavoro come tante diventa improvvisamente un giorno speciale grazie a lui.
Lui, che ti faceva sentire importante.
Lui, che sapeva nutrire la tua autostima come nessun altro.
Lui, che ti riconosceva un talento.
Lui, che mostrava orgoglioso i tuoi disegni a tutta la scuola.
Lui, che ti ha insegnato l'amore per l'arte.

Lui, il tuo professore preferito delle superiori.
Per chi, come me, non potrà essere a Bologna giovedì, segnalo il sito ufficiale de "Il Corpo delle Donne".


Sito su cui, tra le altre cose, è possibile la visione integrale del documentario.
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