Una ragazza di città ha scarpinato allegramente tra prati e monti trentini.
Tutta sudata e stropicciata, equipaggiata con abbigliamento e scarpe inadatte, si è trascinata dietro anche un bastone da passeggio ma, incapace di usarlo correttamente per facilitarsi negli spostamenti, non le è rimasto che utilizzarlo per esibirsi nell'imitazione mal riuscita del Vagabondo.
Gli orsi probabilmente non si sono palesati perché troppo presi a farsi grasse risate alle spalle della suddetta giovine, ma in compenso le morbidose marmotte, che sempre plantigradi sono, hanno salutato l'esibizione con sonori fischi di apprezzamento.
Ed anche per quest'anno la pellaccia è salva.
Sono salva. Per ora.
Ne avevo già parlato l'anno scorso ed in quella occasione voi, miei adorati lettori, avevate cercato di rassicurarmi. A modo vostro.
Ma il problema si è ripresentato ed ora è molto, ma molto peggio!
Sarà che ultimamente quegli sporcaccioni degli orsi trentini si sono dati parecchio da fare, moltiplicandosi come conigli, ma sta di fatto che quest'estate gli avvistamenti dei morbidosi plantigradi lungo i sentieri ed a pochi passi dal paese sono cresciuti esponenzialmente.
Domani mi attenderebbe una gita dove solo ieri una signora ed un'orsa si sono trovate faccia-muso. L'animale, di fronte alla cotonatura anni '80 della madama, è fuggito inorridito mentre la donna probabilmente se l'è fatta addosso.
Essendo io oltremodo pavida cosa mi consigliate di fare?
A) Mi fingo malata?
B) Durante la notte, con il favore delle tenebre, scappo verso la mia amata e soprattutto bear-free pianura padana?
C) Inizio subito a fare la danza della pioggia, propiziando così un bell'acquazzone che impedisca qualsiasi attività escursionistica?
Oppure
D) Mi cotono i capelli e per evitare inutili imbarazzi indosso anche un bel pannolone?
Comunque, sappiate, che vi ho voluto tanto bene.
Chi di voi mi segue da un po' sa che c'è una realtà a cui sono molto affezionata: l'Oasi Locatelli.
Un rifugio sicuro per i cani senza famiglia.
Una casa per chi una casa vera ancora non ce l'ha.
Un posto gestito da persone piene d'amore e passione.
Purtroppo adesso l'Oasi rischia di chiudere per i troppi debiti.
Che ne dite di dare un'occhiata al sito di Secondazampa per saperne di più e magari decidere di dare una mano?
Direttamente dal lussuosissimo Regionale Brennero, che tutto il mondo ci invidia, tra turisti arrostiti e pendolari bolliti, con una temperatura di crociera che oscilla tra i 30 ed i 35 gradi, la vostra Jane saluta e ringrazia affettuosamente tutti coloro che le hanno tenuto compagnia durante la difficoltosa traversata padana.
Un pensiero speciale va ovviamente alla beneamata Trenitalia che, sempre più efficiente e lungimirante, da qualche tempo ha pensato bene di sopprimere lo storico collegamento diretto Torino-Venezia, rendendo gli spostamenti da ovest ad est (e viceversa) tanto scomodi e macchinosi da risultare ridicoli.
Ripetete tutti con me: grazie Trenitalia!
Ve l'ho mai detto?
Io odio la stazione di Milano.
No, non ce l'ho con la città meneghina, che tra l'altro conosco pochissimo, ma proprio con la sua caotica e sovraffollata stazione ferroviaria.
Io, in qualità di sfigata passeggera sabauda di passaggio, mi trovo ogni volta a dover correre da un binario all'altro e da un treno all'altro, trascinandomi dietro una valigia strapiena e calpestando anziani innocenti, teneri bambini ed ingombranti donne incinte, con l'unico scopo di non perdere la coincidenza.
Capirete che per una personcina mite e ben educata come me, un tale comportamento è fonte di grande disagio.
Per questa volta credo di aver provocato solo un paio di traumi cranici e la rottura di qualche femore.
E' proprio un mondo difficile.
Prossima fermata: Verona.
Sono seduta accanto ad una ragazza che ascolta musica in cuffia e ogni tanto canta ad alta voce.
I primi 5 minuti ho pensato che fosse simpatica.
Poi che fosse semplicemente una sopportabile scocciatura.
Ora, dopo più di un'ora di viaggio, canzoni smozzicate ed acuti improponibili, vorrei solo che la giovine creatura chiudesse la sua boccuccia santa.
Ecco a cosa serve realmente un blog: a condividere con i propri pazienti lettori le piccole frustrazioni quotidiane.
E voi che fate di bello?
Abbiate pazienza, sono parecchio impicciata ma pensovi, pensovi tanto.