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Può capitare di farsi un giro in una libreria qualunque, in un giorno qualunque ed imbattersi in un libro qualunque, per poi scoprire con goduriosa soddisfazione che in quelle pagine non vi è raccontata una storia qualunque. Affatto. Dietro una copertina rassicurante ed un titolo sufficientemente accattivante è celata la storia di un uomo e di un popolo. 

"Un perfetto gentiluomo" è l'opera prima della talentuosa Natasha Solomons. Che, ispirandosi ai propri nonni, narra le tragicomiche vicende di un rifugiato ebreo, scappato dalla Germania nazista per ricostruirsi una vita in Inghilterra.
Il cocciuto Jack Rosenblum spenderà l'intera esistenza  nel disperato e folle tentativo di diventare "Il Perfetto Gentiluomo Inglese",  a scapito delle proprie ingombranti origini e del proprio doloroso passato.
Un progetto tanto ambizioso  quanto infantile.
Un personaggio tanto irritante quanto tenero.
Una storia tanto antica quanto attuale.

Con divertimento e leggerezza l'autrice affronta temi importanti quali l'identità, il senso di colpa dei sopravvissuti e la ricerca di un equilibrio tra l'integrazione e il legittimo desiderio di non tradire o dimenticare le proprie radici.
Ricerca che caratterizza l'esistenza di tutti gli immigrati che ancora oggi, per paura, necessità o ambizione, mollano tutto e si ricostruiscono un'esistenza in Europa, tra gente estranea e spesso ostile che tende ad interpretare ogni diversità come una sfida od una mancanza di rispetto.

Un libro che si fa leggere tutto d'un fiato con un sorriso dolce sulle labbra ed una nuova consapevolezza nella testa e nel cuore.

Consigliatissimo.
Oggi ho spiccato il volo.
Non so come ciò sia potuto accadere.
Un secondo prima stavo salendo sul marciapiede. Un secondo dopo ero nel bel mezzo di una spettacolare parabola aerea, terminata con il mio corpo inerme spatasciato al suolo ed il mio adorabile visino a due centimetri da un muro antico, solido e potenzialmente molto molto cattivo.

Non mi esibivo in una caduta tanto catastrofica da quand'ero una bimba. Epoca in cui, imbranata e scoordinata, mi scorticavo le ginocchia due volte al giorno.
A quei tempi però c'era almeno la possibilità di farsi un bel pianto e chiamare la mamma. Ma a trentatré anni no.
Alla mia età certe debolezze uno non se le può più permettere. E quindi mi sono rialzata, ho raccolto le mie cose ed ho ricacciato indietro le lacrime.

Mi sono allontanata dal luogo del delitto zoppicante e dignitosa.
Ma dentro di me frignavo, eccome se frignavo!
I vestiti paiettati scivolano languidi e sensuali sui manichini rachitici e scoliotici della boutique.
Nessun corpo vero di donna sarebbe in grado di indossarli, non sono fatti per contenere fianchi femminili o un accenno di timido seno. Possono vestire solo una dodicenne androgina, con i fianchi stretti, niente vita e due prugne secche al posto delle tette.

Grimilde si specchia nella vetrina, conta le rughe intorno agli occhi e controlla il turgore delle labbra.
L'immagine restituita dal vetro non le piace, troppo stanca e anonima. Sta velocemente sfiorendo, ormai non è più una ragazzina: ha già 27 anni suonati. Praticamente una vecchia.
Neanche la bocca all'Angelina, regalatele dalla mamma per il suo compleanno, è sufficiente a migliorare l'insieme.
Neanche la crema anti età presa di contrabbando su internet, fatta con il grasso di foca, gli incisivi di panda ed il sangue di vergine, sembra bastare più.
Neanche il naso rifatto con i primi stipendi la convince. Forse dovrebbe operarsi un'altra volta. Pacchetto completo, naso e zigomi, magari da quel chirurgo famoso che va sempre in tv.

I corridoi del centro commerciale sono pieni di ragazzine. Grimilde se le vede passare accanto, chiassose ed allegre, tutte uguali con i loro caschetti lucidi e le bocche a cuore. Non hanno neanche quindici anni ma gli uomini le guardano rapiti con la pupilla dilatata ed il battito accelerato. Le ammirano, le desiderano, le inseguono.

Lei odia la loro pelle tonica, i loro seni alti ed i fianchi stretti.
Farebbe qualsiasi cosa per poter essere di nuovo così giovane e fresca, ingoierebbe qualsiasi pillola, snifferebbe qualsiasi polvere, berrebbe qualsiasi pozione.
Oppure, se potesse, cancellerebbe tutte queste lolite dalla faccia della terra. Una ad una. Le irretirebbe con frutti deliziosi e poi, carpitane la fiducia, strapperebbe loro il cuore per custodirlo in decine, centinaia, migliaia di scrigni preziosi, nascosti accuratamente nella sua immensa cabina armadio. E allora, solo allora, Grimilde potrebbe tornare a sentirsi "la più bella del reame".

Peccato che tutto ciò sia solo un dolce sogno, bello come una favola ma altrettanto irraggiungibile.

Per consolarsi e cercare di risollevare lo spirito, la nostra ventisettenne, mai abbastanza giovane e bella, non può far altro che dedicare il week end esclusivamente a se stessa ed al proprio benessere.
Quarantotto ore tra pilates, spinning, hamman, scrub, ricostruzione unghie, trucco permanente e botulino.
Ma, prima di ogni altra cosa, deve fare la sua purga giornaliera.
Grimilde, purtroppo, non è mai stata capace di vomitare a comando. E quindi si arrangia come può.

Fine.

Nota dell'Autrice (ossia me).
Sono stata un po' di tempo senza scrivere nel blog e devo avere perso il "tocco". Sigh.
Dai primi commenti a questo post era evidente che il racconto pubblicato all'ora di pranzo non fosse chiarissimo e quindi l'ho modificato, leggermente ampliato e ripubblicato stasera.
Spero che ora sia più chiaro.

Ora scusatemi, ma vado in un angolino a piangere con la colonna sonora dell' "Incompreso" di sottofondo. Sob.
"Il governo di Berlusconi dà nuovi fondi per le scuole private e cattoliche, in cambio ha un bonus per altri tre scandali e bestemmia libera fino al 2012."
Corrado Guzzanti, dalla puntata di "Vieni via con me" del 22 novembre 2010.

Non so da cosa dipenda.

Forse dai miei trascorsi germanici, che me lo fanno sentire piacevolmente famigliare.
O forse dalla privazione di caffeina, che sta alterando la mia capacità di giudizio.
Oppure semplicemente dal fatto che io sia già normalmente sciroccata di mio.

Fatto sta che ogni volta che vedo la pubblicità dell'Eni mi torna il buonumore e quando lo scienziato teutonico chiosa con "UNO cane" mi metto a ridere.
Di gusto.
Tutte le volte.
Ma proprio tutte.
Tutte tutte. Anche adesso che ormai avrò già visto lo spot dieci volte.



Per favore, fatemi sentire meno strana, rassicuratemi circa il mio equilibrio psichico, ditemi che succede lo stesso anche a voi.

Mentite pure se è necessario.
Dalla mia vita sono usciti: caffè, latte e derivati, cioccolato, salumi, aceto, agrumi, insalata e tutti gli alimenti lievitati.
Ma, in compenso, hanno fatto il loro tronfio ed orgoglioso ingresso: l'orrido caffè d'orzo e l'inconsistente latte di soya.

La cosa più dolorosa da sopportare è la consapevolezza che la mia adorata colazione non sarà più la stessa. Sob.

Ora che ho superato lo shock iniziale quasi quasi mi rimetto a scrivere sul blog. Così non ci penso. Arisob.
I diamanti riposano beati nel loro letto di velluto rosso.
Il signor Pino, gioielliere da tre generazioni, li guarda con amore.
Oggi gli ci è voluta quasi un'ora, ma con una pezzettina e tanto olio di gomito, è riuscito finalmente a cancellare tutte le macchie che l'inzozzavano.

Da quando quello scioperato di suo nipote gli ha fatto la predica sui "Signori della guerra, i bambini soldato ed il traffico di armi" al povero Pino sembra sempre che quelle pietre, che ama da tutta una vita, siano diventate opache e luride, sporche di terra e sangue.
I suoi figlioli, come li chiama lui con paterno amore, non brillano più come prima.

E così ogni sera, giunto l'orario di chiusura, si mette a strofinare e lucidare, per cancellare macchie e memoria, sangue e colpa.



Il sito ufficiale di Emergency.
Per saperne di più sulla Sierra Leone, i diamanti e la guerra vi consiglio RisoNero.
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