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Questa grafica è orrenda. Lo so.
I colori sono male assortiti e l'insieme è di una tristezza infinita.
Ne ho presa consapevolezza per la prima volta solo stamattina.
Che volete che vi dica a mia discolpa? Meglio tardi che mai?

E comunque soprattuto voi, miei lettori più intimi ed assidui, potevate farmelo presente. Non mi sarei mica offesa. Cioè all'inizio magari sì, ma poi avrei aperto gli occhi e sarebbe subentrata l'eterna riconoscenza.
Che vi costava un commento simpatico, un delicato messaggio privato o almeno un'email anonima?

E invece no. Mi avete lasciata andare in giro con la rucola incastrata in mezzo ai denti, i collant sfilati, l'etichetta ancora attaccata al giaccone nuovo.

Appena avrò un poco di tempo a disposizione cercherò di rendere l'aspetto di questa pagina più gradevole. E, considerando il livello orripilante attuale, non sarà poi un'operazione così difficile.

Nel frattempo portate pazienza e concentratevi solo su quei gran gnocchi dei miei post.
L'ho adottata e si chiama Spassionatezza.
Non vi piace?
Illetterati che non siete altro.

Spassionatezza è il "Carattere di chi, di ciò che è spassionato."
Spassionato: privo della passione che acceca e inquina i pensieri.
Spassionatezza è sinonimo d'imparzialità, obiettività. E vi pare poco?
La spassionatezza figlia giudizi scevri da affetti pregressi, emozioni e pregiudizi.
I nostri parlamentari dovrebbero annegarci nella spassionatezza.
Non vi è ancora del tutto chiaro il significato? Passo al "pensierino esplicativo".
Alle superiori, pur di non giocare a pallavolo, una delle tante attività sportive per la quale ero assolutamente negata, sceglievo di rivestire l'ingrato compito dell'arbitro. Un arbitro noto per la rigida imparzialità, per l'inamovibile obiettività, per l'esasperante spassionatezza. Un arbitro così riusciva sempre a scontentare entrambe le squadre. Soprattutto quella costituita dalle proprie compagne che, attendendosi un trattamento di favore, rimanevano immancabilmente deluse.
Ed infatti, alla fine di ogni match, dovevo rimanere abbarbicata sul seggiolone mentre le mie amiche, cui generalmente stavo anche molto simpatica, minacciavano me e la mia famiglia tutta, generazioni passate e future comprese.
La spassionatezza è una scelta di vita che solo i più coraggiosi sono in grado di fare.

Se volete anche voi adottare una parola visitate il sito della società Dante Alighieri.

ps: ammettetelo, quanti di voi, leggendo il titolo del post hanno pensato "Ecco perché non scrive da un po', Pancrazia ha figliato!" ?
Lo sguardo non tradì alcun sentimento mentre affondava la lama nella carne.
Una, due, tre volte.
"Ti piace?", gli chiese Lei.
"Deliziosa", mentì Lui. Mandando giù quella bistecca dura quanto una suola di scarpe.
Scrivo questo post per segnalarvi un interessante ed utile iniziativa.

La mia blogger-amica usadifranci, insieme ad un gruppo agguerrito di ragazze, sta lavorando alla stesura di un report e alla creazione di un documentario sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili: "The dam curse".

Serve l'aiuto di donne nate a Milano o che nel capoluogo meneghino abbiano vissuto. Non vi preoccupate, niente di impegnativo, basteranno pochi minuti della vostra vita per compilare, in maniera del tutto anonima, un questionario.

Forza donne milanesi, non siate timide.
Dipinsi ogni giorno per quattro anni, con la testa rivolta all'insù, il collo incriccato e la faccia sporca di colore. Lavorai come un dannato dello inferno, in fretta e senza pause, in fretta prima che lo muro si facesse asciutto, in fretta colla paura che l'ispirazione dello core e dello animo volasse via leggera come un augelletto di primavera.

M'attendevo complimenti e danari ma ricevetti solo critiche, scherno e pochi spiccioli che mi bastarono appena per bere un goccio di quello buono al di là dell'acqua.
Camminai infelice pe le strade acciottolate del borgo, tra i canti della gente e i gridi delli mercanti. Camminai co la pancia colma di rabbia tra il profumo dei pentoloni sullo foco. Camminai co i piedi che mi doleano, fino al giorno in cui Esso passò di lì e quei taccagni delli fraticelli lo chiamarono a convegno, "Guardate, guardate che porcheria c'ha fatto quello sciocco", gli dissero, "Quattro anni di lavoro per un'accozzaglia di gambe! Cosa sono, beati o rane? Quanti spicci potrà mai valere un'offesa pe li occhi tanto grande?"
Il Maestro alzò lo sguardo e si stupì: "Quanto? Prendete la cupola e riempitela di monete d'oro. E' questo lo valore di codesta opera."

Nessuna ricompensa sarebbe mai stata più preziosa del di lui rispetto pe lo lavoro mio.

Ho sempre amato la storia dell'arte e domenica, durante la mia gita a Parma, mi hanno raccontato un aneddoto che mi ha molto colpita.
Avete riconosciuto i protagonisti del racconto?

Vi lascio tre indizi:
1) l'artista incompreso veniva da un paese in provincia di Reggio Emilia ma l'episodio narrato si verificò a Parma;
2) il Maestro era veneto;
3)
Photo by Ciccio De Ciccis


Il vincitore verrà premiato con onore e gloria. E basta.

N.d.A: se per caso mi legge qualche reggiano che ha voglia di convertire il racconto in dialetto, sappia che avrebbe la mia eterna riconoscenza.
Vorrei scrivere di più ma non ho tempo o forse sono solo molto disorganizzata. Abbiate fede, magari prima o poi vedrò la luce, uscirò dal tunnel della procrastinazione e smetterò di rincorrere gli impegni e le scadenze con il fiatone e la netta impressione di essere sempre in ritardo.

Intanto vi aggiorno un poco.
PrincipeV continua a crescere e ad essere sempre più bello e simpatico. Io, grazie a lui, sto imparando a conoscere il magico mondo dei giardinetti. Luogo in bilico tra fiaba e realtà, sogno ed incubo, pace e delirio. Tra altalene e panchine si aggirano mamme logorroiche e disperatamente bisognose di relazionarsi con degli adulti, e mamme ostili a cui farebbe tanto bene relazionarsi con un Pit Bull isterico. Tra scivoli ed alberi si scapicollano bambini carini e simpatici come orsetti gommosi ma anche piccoli sociopatici destinati a diventare serial killer oppure, per combattere il proprio complesso d'inadeguatezza, a scendere in politica.

SorellaCole non commenta e non frequenta più queste pagine perché ormai è caduta nel gorgo della maternità. Ora è una donna felice, magra come un chiodo(la carogna) e senza più neanche un secondo libero per andare in bagno. Ripetete tutti con me: "Hai voluto la bicicletta..." uahuahuahauahauha

Ciccio è sempre un gran bell'ometto, nonché mio augusto (non)consorte, e anche se non ne parlo spesso, continua ad occupare il mio morbidosamente mediterraneo fianco.
Miei adorati lettori di Roma e d'intorni, avete da fare stasera?
Sì? Beati voi, buon divertimento.
No? Meglio, vi trovo io un'impegno molto Intellettual Chic.

Prendete un qualsiasi mezzo di locomozione e recatevi in via Saluzzo 53, presso il caffè letterario-libreria Books&Brunch. Dove, dalle ore 19 in poi, potrete assistere all'entusiasmante presentazione dell'Antologia "Quel giorno in un attimo...", edita da Giulio Perrone Editore. Una raccolta di racconti inediti, nati tutti dal medesimo incipit.

Tra quelle pagine ve ne sono tre, o forse 2 dipende da come è stato redatto il volume, scritte da me medesima.
Un mio racconto.
In un libro vero. Uno di quelli col codice ISBN. Che, tra l'altro, vuol dire International Standard Book Number e fa subito molto figo.

Non vi preoccupate, non mi sono montata la testa. Ho solo partecipato ad un concorso aggratisse e sono stata selezionata. Ed insieme a me chissà quanta altra gente. Sono perfettamente consapevole che queste antologie di solito le comprano solo gli autori ed i loro parenti stretti. Ma io sono una che si entusiasma con poco. E poi non rovinatemi la festa, ecchecavolo!

Comunque, ovviamente, fino a Roma non ci posso proprio venire e quindi questa presentazione ISBNmunita me la devo perdere. Ma sarebbe proprio carino se qualcuno di voi, evidentemente pieno di tempo libero, andasse a farsi un aperitivo alla mia salute. E, già che c'è, mi procurasse un feticcio fotografico che io possa tenere ad eterna memoria.

Sì, lo so che avrei dovuto avvertirvi prima, ma tanto io di lettori romani non credo di averne molti e tutto questo post serviva solo per dirvi che mi hanno pubblicato un racconto. Che sarà pure poca cosa, ma io ne sono contenta e se non lo dico qui? Dove lo dico?
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