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Ogni dicembre è la solita storia. Anzi, ogni anno che passa è un poco peggio. Incontro sempre più persone che, per un motivo o per un altro, dicono di odiare il Natale.
Chi lo odia per partito preso, chi per ragioni condivisibili e chi, ne ho il forte sospetto, solo perché è un modo come un altro per darsi un tono.

A me invece il Natale piace e, una volta per tutte, vorrei spiegarvi il perché.

Il mio Natale è la festa dei nonni che non ci sono più, ma è come se ci fossero ancora. Natale è il pigiamone di flanella e la colazione del 25 sentendosi perennemente una bimba. Natale sono i pacchi da aprire il 24 a mezzanotte perché noi terroni usiamo così, e quasi 50 anni di vita in Piemonte non hanno minimamente scalfito questa atavica abitudine.

Il mio Natale è la famiglia enorme, divertente e caciarona. Natale è la zia che mi conosce da quando andavo in giro col pannolino, e quindi pensa di avere il diritto di farsi i fatti miei. E forse, a pensarci, non ha tutti i torti. Natale sono gli auguri con le amiche più care, passa il tempo, cambiano le situazioni, ma a noi basta ancora un solo sguardo per capirci al volo.

Natale è soprattutto la festa della ludoteca. I bambini prendono una stellina di creta a testa, PrincipeV si fa strada tra tutti gli adulti e corre da sorellaCole con uno slancio che neanche il più devoto degli innamorati "Per te mamma. Fatta io!", dichiara appassionato.
E a me sembra di poter morire in quell'istante. Morire felice di fronte alla scena più bella che abbia mai visto. Morire di troppo amore.

Questo è il mio Natale.
Se foste al mio posto piacerebbe anche a voi.
Ormai siamo agli sgoccioli di questo 2011 e in rete, in televisione e sulla carta stampata fioccano le classifiche di tutto l'anno. Il miglior film, il miglior libro, la migliore canzone. E se non si parla di classifiche si parla di buoni propositi. Saremo tutti più buoni, più bravi e persino più belli. Insomma quest'anno non è ancora finito e io già non ne posso più. E allora sapete cosa ho deciso di fare? Salto l'ostacolo a piè pari e mi proietto direttamente nel 2012.
Indosso un bel foulard colorato sopra i folti ricci, brucio incenso, accendo candele e per voi, solo per voi, tiro fuori la mia impolverata sfera di cristallo. Et voilà! In un secondo mi trasformo in "Madame Pancrazià la blogger che tutto sa" e vi svelo cosa ci attende nei prossimi 365 giorni.
Nel 2012 vedo, vedo, vedo...vedo le Olimpiadi di Londra. Troppo facile? Ok, mi concentro di più.
Vedo, vedo, vedo...vedo tante cinghie tirate. Ok, avete ragione, oggettivamente pure questa non è un granché come previsione.
Abbiate pazienza, datemi una terza opportunità. Nel prossimo anno vedo, vedo, vedo... l'Enel Blogger Award 2012. Questo non lo sapevate, eh? So' maga!

Il concorso è aperto a tutti i blogger che si occupano di ambiente, finanza, attualità e lifestyle. Ci si può autocandidare, l'importante è che il vostro sito risponda a pochi requisiti fondamentali: deve essere attivo da almeno sei mesi, aggiornato almeno una volta a settimana e non essere multiautore.
Se siete interessanti recatevi sul sito ufficiale della competizione, registratevi, scegliete la categoria di appartenenza ed indicate il vostro post più bello e rappresentativo. Avete tempo fino al 17 gennaio. E da quel momento in poi pubblico, lettori, navigatori esperti della blogosfera potranno votare i propri blog preferiti fino al 13 marzo.
I primi classificati per ogni categoria si porteranno a casa, oltre ad un ego smisurato, anche un iPad 3G. E, come se non bastasse, verranno premiati durante una super glamour cerimonia nell’auditorium Enel. Mica pizza e fichi!
Dato che, ahimè, per ragioni di opportunità e correttezza non mi posso autocandidare. (Altrimenti non ce ne sarebbe più per nessuno). Vi faccio un poco di nomi di coloro che, secondo me, meriterebbero un'occasione e una vostra lettura. Non vorremo mica che vincano sempre i soliti noti? Io punto su: Machedavvero, Nonsolomamma, Il Rockpoeta, Sabrina Ancarola, Letteredalucca, A Casa Di Simo, Il diario delle Derelitte, Mammamsterdam, Inchiostro Indelebile, e Taccodieci. E voi?




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Se non siete miei compagnucci di merende su Facebook o non seguite i miei cinguettii in 140 caratteri su Twitter, probabilmente non ne siete ancora stati informati. E quindi io, che vi voglio tanto bene, ho deciso di scrivere questo post per segnalare anche a voi un'offertona natalizia da non perdere.

Per far conoscere, diffondere ed incentivare l'utilizzo degli Ebook, la Book Republic ha messo a disposizione molti titoli in regalo: racconti, romanzi contemporanei, e anche qualche grande classico.

No, vi giuro non c'è la fregatura, almeno io non l'ho trovata. Ci si registra e si scarica. Il tutto in un minuto.

Fate anche voi come me: scorta senza ritegno né vergogna!
E buona lettura.
Questo post era nato per farvi gli auguri.
Un cosa semplice, senza troppe elucubrazioni, anche perché i miei "pensierini di Natale" me li conservo per dopo il 26. In questi giorni al computer ci stiamo tutti poco, e io che li scrivo a fare i pensierini se poi non li legge nessuno? Se avessi voluto scrivere solo per me stessa mi sarei comprata un quadernetto mica aperto un blog.

Comunque, come stavo dicendo, questo sarebbe dovuto essere un post per fare rapidamente gli auguri a tutti voi, miei amati lettori. Auguri con annesso video della pubblicità natalizia per eccellenza: quella della Coca Cola degli anni '80. Quella coi fricchettoni canterini. Ve la ricordate? Penso che l'abbiate vista tutti almeno una volta nella vita.

Io ero lì lì per prendere il video e postarlo quando un'improvvisa curiosità mi ha colto, "ma com'era la versione americana, quella non doppiata?", mi sono chiesta. E così l'ho cercata ed un particolare ha subito attratto la mia attenzione: la versione originale dura 20 secondi in più. E sapete perché? Perché in quella italiana vennero tagliati i primi piani dei ragazzi più "etnici", in particolare orientali ed afroamericani.

Probabilmente fu un'arida scelta di marketing. L'Italia di quei tempi non era particolarmente multietnica e c'era quindi il rischio che la popolazione di italici consumatori non si sentisse rappresentata da un gruppo troppo eterogeneo.

Il messaggio originale della pubblicità però era chiaramente di pace e fratellanza fra i popoli. Ed un messaggio del genere sarebbe stato valido anche per i noiosamente monocromatici italiani di allora.

Insomma, tutto questo discorso per dire che la scoperta dei "tagli" mi ha rattristata. E mi ha rovinato questo ricordo d'infanzia.

Detto ciò, gli auguri ve li faccio lo stesso perché noi, noi di Radio Cole, voi ed io, siamo belli e multietnici, magari non fuori ma sicuramente dentro.
E quei tagli NOI non li avremmo mai fatti né voluti.

Buon Natale a tutti!

La versione originale.


La versione italiana.
Il Salone Internazionale del libro è un evento irrinunciabile, una via di mezzo tra il paese dei balocchi, dove i sogni diventano realtà, e il decimo girone dell'inferno, dove i dannati sono costretti a condividere gli spazi con scolaresche moleste e sovraeccitate.

Io ci vado ogni anno piena di buone intenzioni e voglia di perdermi nel folle delirio, ma ogni anno faccio qualche errore che mi compromette il divertimento. Lo scorso maggio, ad esempio, ho indossato i tacchi. Pessima decisione. Alla fine della giornata ho fatto il tragitto verso la metropolitana strisciando sulle ginocchia come durante un pellegrinaggio. La Madonna non mi è apparsa ma innumerevoli santi sono stati ripetutamente interpellati.

La cosa che amo di più del mio "sacro" appuntamento annuale al Salone è girare tra le piccole e medie case editrici, ed acquistare opere prime di emeriti sconosciuti. Mi lascio attrarre da una bella copertina, un titolo accattivante o semplicemente il caso più assoluto.
Nel 2011 mi sono portata a casa due libri selezionati in questo modo.
Di uno, per correttezza ed evitare querele, non vi dirò nulla, tranne che la trama era fiacca, la scrittura dilettantistica ed il lavoro editoriale inesistente. Refusi ed errori pacchiani come se piovesse. Un insulto a qualsiasi lettore che dovrebbe avere almeno il diritto di mettere le mani su un "prodotto" curato e finito.
Dell'altro mio acquisto invece voglio raccontarvi tutto, con dovizia di particolari. Inizialmente sono stata attratta dalla copertina: un cespo d'insalata con i paraorecchi. Paraorecchi a forma di pecora, per la precisione. Poi dal titolo: Come l'insalata sotto la neve. Infine dal fatto che l'autore, Luca Gallo, fosse torinese.
Quindi, spinta dall'ammirazione per l'involucro accattivante e influenzata da un poco di sano campanilismo, ho acquistato questa opera prima edita da Intermezzi.

Dopo mesi e mesi d'attesa, dopo che il cespo di lattuga è stato accantonato in favore di altri titoli la cui lettura mi pareva più urgente, finalmente ho trovato il tempo per immergermi anche in questo libro. E, lo dico con grande soddisfazione, ho fatto bene perché mi è piaciuto. Mi è piaciuto davvero. L'ho letto, bevuto, mangiato con entusiasmo e divertimento, con passione e tenerezza.

La storia è quella di un preadolescente dalla famiglia disastrata e la grandissima sensibilità. Con un padre da manicomio, una madre repressa ed un fratello maggiore come unico faro.
Lo so cosa state pensando in questo momento: Ammaniti. Ed è vero, in certi frangenti questo romanzo ricorda il suo stile. Ma c'è da dire che lo scrittore romano, che io tra l'altro amo molto, non ha egli stesso inventato niente di nuovo. La letteratura passata e presente, italiana e internazionale, è piena di romanzi di formazione in cui sono riscontrabili questi elementi.
Luca Gallo di suo ci aggiunge ironia ed immagini surreali, speranza ed ottimismo. E lasciatemi dire che l'ambientazione cittadina torinese regala al tutto un valore in più. Soprattutto per chi può riconoscerne i luoghi, le immagini ed i colori.

Ogni tanto spunta qualche inevitabile ingenuità ma, secondo me, il ragazzo si farà. Spero proprio che in futuro abbia ancora storie da raccontarci, potrebbero essere altre piacevoli sorprese.

Labbra scarlatte e calze di rayon attendevano impazienti baffi sottili e scarpe bicolore.
"Sono arrabbiata con la maestra", disse la bambina con gli occhiali grandi e tondi e le gambette da ragnetto.
"Oggi ci ha fatto fare i biglietti di Natale per mamma e papà. Abbiamo dovuto scrivere tutti le stesse cose. Quelle che ci diceva lei. Ma come faccio io a spiegare quello che sento davvero nel cuore se me lo dice lei? Lei che ne sa?"

La bambina sulla Metro mi ha regalato un sorriso e tanta fiducia nel futuro. Molta meno nella sua maestra.
spacchettati
Avete già deciso i regali per questo Natale? Che bravi.
Io invece, com'è nel mio stile di procrastinatrice olimpionica, sono ancora in alto mare.
Solo per Ciccio ho un'idea che mi frulla nella capoccia da un po'. E che idea!
Vorrei regalargli una capra. Una bella capra di quelle che ti guardano fisso negli occhi e sembra che stiano per farti qualche grande filosofica rivelazione sulla vita.
No, non sono impazzita. E no, non ho messo su una fattoria. Ma sì, come avrete già capito, vi sto solo prendendo un poco in giro. Ma solo un poco. Sono una blogger burlona ma non troppo.
In realtà ciò di cui vorrei parlarvi è un'iniziativa dal nome folle e simpatico ma l'obiettivo nobile e il metodo, a parer mio, molto efficace: "Con Oxfam la capra canta!"
Avete mai sentito parlare di Oxfam? E' un'associazione umanitaria costituita da 15 organizzazioni attive in 98 paesi. Lo scopo che si prefigge è quello di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più in difficoltà, ed il principio base che la muove è ottenere questo risultato dando alle popolazioni stesse il potere e soprattutto le risorse per esercitare i propri diritti.
Dovete fare un regalo a chi ha già tutto? Siete alla ricerca di qualcosa di veramente divertente ed originale e non l'avete ancora trovato? Oppure, data l'infelice congiuntura economica, avete un po' di pudore a spendere anche quest'anno soldi in fesserie che finiranno dimenticate nel fondo di un cassetto? Qualunque sia lo scrupolo o la difficoltà che ancora non vi ha portato a scegliere tutti i pacchetti da mettere sotto l'albero, io ho la soluzione giusta per voi. O meglio, Oxfam ce l'ha!
Andate sul sito de Gli Spacchettati, oppure telefonate al numero verde 800 99 13 99. Scegliete un dono tra i tanti disponibili e dedicatelo a chi volete.
Il regalo attraverserà montagne ed oceani per giungere da chi ne ha davvero bisogno mentre al vostro destinatario, oltre che la piacevole consapevolezza di essere stato "involontario complice" di un gesto bello ed utile, giungeranno i vostri buffi auguri personalizzati tramite e-card o cartolina postale, E così sarete tutti felici. Anche la capra, che canterà, eccome se canterà!
Si può scegliere tra tanti doni: quaderni, condom, semi, tende ed anche animali. Sì, persino una capra, non me lo sono inventato. Ma attenzione, ovviamente i regali sono solo simbolici e rappresentano le attività dell'organizzazione che, con il vostro contributo, aiuterete a finanziare.


E se volete "tenere d'occhio" Gli Spacchettati e i benefici di questi doni nelle diverse parti del mondo basta che li seguiate sulla loro pagina facebook.
Che ne dite allora? La mia idea regalo per Ciccio non è fantastica?


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