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Rosetta si guardò allo specchio e tirò su col naso.
Due lacrime le rotolarono lungo le guance e finirono a terra con un sonoro splash.
Erano lacrime molto pesanti.

“Così stai più fresca”, le disse la madre scopando via i capelli dal pavimento.
“Sembro un maschio”
“Domani ti porto a fare i buchi alle orecchie”
“Da grande mi farò crescere i capelli fino a terra”
“Da grande farai come ti pare. Ma ora vai ai giardini che, a forza di stare in casa, ti stai facendo gialla come una cinese”
“Non ci voglio andare ai giardini”
“Vai e non fare la solita musona!”

Rosetta si trascinò fuori casa a testa bassa. Era un poco triste e un poco arrabbiata. Forse più triste che arrabbiata. O forse no.
Sul ballatoio incontrò la testa di una bambola. Non una bambola intera ma solo la testa. Una capoccia piena di lunghi boccoli biondi.
Rosetta guardò la bambola. L’occhio destro della bambola guardò Rosetta. Quello sinistro no.

Rosetta tirò indietro il piede e poi lo lasciò andare in avanti come una molla.
Impatto. Colpo d’interno destro. Lo stadio in delirio.
La testa della bambola, alzata a campanile al di sopra del cortile, atterrò ai piedi di Mimmo.

Lui guardò Rosetta e poi guardò la capoccia color paglia. L’occhio destro ricambiò lo sguardo. Quello sinistro no.
“Anche quella bambina avrebbe bisogno di un pallone“

Tore sentì ma non capì.
Non ancora.
E con il pallone di cuoio stretto tra le braccia corse verso i giardini.

Continua...
Tore saliva le scale portando con sé il pesante fardello della sconfitta.
Era successo anche oggi. Succedeva ogni giorno.
"Sei troppo piccolo", gli dicevano. E, con questa scusa, non lo facevano mai giocare a calcio con loro. O, peggio ancora, lo mettevano in porta. Così. Solo per fare numero. Come si fa con le femmine o con gli imbranati che non hanno i piedi buoni.
Ma lui i piedi buoni ce li aveva. Ce li aveva, eccome.
Tore era bravo. Sapeva di esserlo. Se lo sentiva fin nella punta degli alluci. Se lo sognava pure la notte, con gli occhi aperti e con gli occhi chiusi.
Ciò che gli serviva era solo la possibilità di giocare. Almeno una volta. La possibilità di volare sul campo, dribblare panchine e lampioni, e colpire il pallone così forte da farlo incastrare nella cancellata rossa della scuola.

Trascinando delusione e sogni ad occhi aperti, Tore passò accanto a Mimmo “Lo Stanco”, ma non lo vide.
Mimmo trascorreva tutti i giorni sul ballatoio. Stava sempre seduto sulla stessa sedia. D'inverno con dei vecchi pantaloni di fustagno, un maglione grigio consumato sui gomiti ed un paio di scarponcini da montagna. D'estate con dei pantaloncini azzurri, una canotta bianca e delle ciabatte di plastica.
Mimmo stava sempre là. Nessuno l’aveva mai visto senza quella seggiola attaccata al sedere.
Il professor Peppe, detto il filosofo, diceva che era come un centauro con il busto da uomo e le zampe da sedia. La mamma di Mimmo invece diceva che no, suo figlio era nato con due gambe e due braccia come tutti gli altri, ma era solo un poco pigro. Un poco pigro ma tanto buono.
Mimmo aveva quarant'anni, o forse cinquanta, o anche sessanta. Non lavorava. Non studiava. Non beveva. E non fumava. Non faceva niente. Guardava la gente passare. E ogni tanto parlava.

Quel giorno parlò.

"Ti devi portare il pallone", disse alla schiena curva e afflitta di Tore.
“Che?”
"Ti devi portare il pallone ai giardinetti. Se ti porti il pallone ti devono fare giocare per forza"
"Ma io non ce l'ho"

Mimmo aprì la bocca. E la richiuse. Poi l’aprì e poi la richiuse. Non se l’aspettava mica una risposta così. Non lo sapeva che al mondo ci stavano bambini senza pallone.
Che terra infelice!

Mimmo infilò l’unghia del mignolino destro nell’orecchio. Si grattò la nuca. Sbadigliò. Tossì. Starnutì. Ruttò. E scorreggiò.
Chiuse gli occhi e gli riaprì.
Si sporse in avanti.
Fece scricchiolare le ginocchia.
E.
Si alzò.

I pantaloncini sudati fecero "sguisccc". Tore spalancò la bocca. La gatta orba e nera dei vicini scappò. La zoccola del quarto piano smise di fare il lavoretto al maresciallo. La maestra Giannetta macchiò il foglio d’inchiostro. Tutto il palazzo si fermò. Il mondo intero si fermò.

Mimmo sparì nella cucina che puzzava di broccoli. E dopo un attimo ne uscì con una vecchia palla di cuoio.
La teneva in equilibrio sul palmo della mano. Una mano enorme. La mano di Dio.
La palla era grigia, vecchia e consumata. Bellissima.

"Ora ce l'hai"

Continua...
Ve la ricordate la storia della pozza? Come quale? Questa.
Mi ci sto ricrogiolando. Ancora. Che volete che vi dica? Mi piace!

Io amo poco i concorsi ma vado pazza per le collaborazioni, i giochi e le sfide. Ed è per questo motivo che oggi, dalla mia pozza rigorosamente riscaldata, vi voglio parlare di un concorso organizzato da Isbn Edizioni.
Io ne sono venuta a conoscenza grazie all'informatissima Tazzina. Bookblogger torinese che, tra l'altro, ho avuto il piacere di conoscere qualche settimana fa. Non ve ne ho ancora parlato? Ve ne parlerò.

Ma la smetto di cincischiare e vado al sodo.
La casa editrice Isbn, in onore del libro "Daniel contro l’Uragano" di Shane Jones, sfida i lettori a creare la propria favola di amore e follia.
Il romanzo di Jones racconta, infatti, la vicenda di un uomo diviso tra ossessione e passione.
La vicenda di un uomo, della sua discesa verso la pazzia, e della donna che cerca in ogni modo di salvarlo.

Avete/abbiamo tempo di inventare la nostra storia di amore e di follia fino al 15 novembre.
L'ambientazione, lo stile e, persino, il modo sono completamente liberi. 

Ma qual è la parte più bella ed originale di questa iniziativa?  
Qual è il motivo che mi fa sguazzare nella celeberrima pozza?
Ciò che mi entusiasma maggiormente è il fatto che si possa partecipare al concorso con un classico racconto, ma anche con un fumetto, delle illustrazioni, delle fotografie o persino un video.  

A voi una cosa così non fa venire uno sfrigolio di creatività? Non fa prudere i polpastrelli? Non rallegra le sinapsi?
A me sì. E molto.

Che state/stiamo aspettando? Giochiamo, creiamo, raccontiamo. 
I mezzi a disposizione sono tanti: approfittatene! Approfittiamone!

Ah, dimenticavo, per i vincitori sono previsti ricchi (ma sobri) premi e cotillon.

Per sapere tutto e di più circa questa iniziativa date un'occhiata al blog di Isbn.
Jane: "Mi è arrivata una risposta"
Ciccio: "Negativa o positiva?"
Jane: "Negativa. Molto negativa."
Ciccio: "Quelli sono degli incompetenti: non capiscono niente!"
Jane: "Ma certo che capiscono: è il loro lavoro!"
Ciccio: "Pensa a tutti gli autori famosi che hanno faticato a trovare un editore: Svevo, Jane Austen e pure Camilleri. Questo significherà qualcosa, o no?"
Jane: "Non li dimentico, ma essere rifiutati non è mica un marchio di qualità. Anche Moccia ha fatto molta fatica ad essere pubblicato. Questo significherà qualcosa, o no?"
Ciccio: "Non ti avvilire e concentrati sui riscontri positivi che hai ricevuto finora"
Jane: "Ci provo ma non è facile, quelli negativi fanno più rumore"
Ciccio: "Sì, ti capisco, è come quando alle riunioni ci sono 10 condomini a mio favore e solo 2 contro. Quei 2 mi rovinano la serata.(*)"
Jane: "..."
Ciccio: "?"
Jane: "Secondo me a Svevo un paragone così non gliel'ha mai fatto nessuno."
Ciccio: "Anche secondo me. Poverino."


(*) Ciccio, tra le sue millemilioni di attività, annovera anche quella di amministratore di condominio.
Tra il monte più alto e la stella più luminosa vive un sentimento troppo leggero per posarsi a terra.
Ma troppo pesante per raggiungere il cielo.

La mia passione per la lettura è cosa nota. Ed è una passione che affonda le proprie radici nell'infanzia.
(Sì, era già stata inventata la stampa. Fate poco gli spiritosi!)

Tutti noi siamo cresciuti con i libri per ragazzi, dai grandi classici alle collane più moderne. Quelle storie ci hanno fatto appassionare, rappresentando un vero e proprio trampolino di lancio verso le meraviglie della letteratura a 360 gradi.

La letteratura per ragazzi è quindi un vero e proprio patrimonio da preservare. Ed è per questo che oggi, con grande piacere, vi parlo di un'ottima casa editrice napoletana dall'evocativo nome: L'Isola dei Ragazzi. Queste edizioni si caratterizzano per il grande spazio offerto ai temi del sociale, della legalità e dell'ecologia. Tematiche per cui non si è mai troppo giovani. Anzi!

L'anno scorso ha visto la luce Naturalmente Viola, una nuova collana pensata appositamente per gli adolescenti. Una collana che ha come protagonista Viola Desideri, ragazzina che non si separa mai dal suo quadernetto azzurro su cui disegna meravigliosi alberi.
Ragazzina che, tra l'altro, si è fatta subito molto amare dai giovani lettori italiani che, infatti, la seguono numerosi sulla sua pagina Facebook.
(Che se ce li avessi io metà dei suoi fan probabilmente mi sarei già montata la testa e dovreste tutti chiamarmi "Lady Pancrazia")

Il primo volume della serie era stato La festa di Halloween seguito adesso, a distanza di un anno, da Una gita fantastica.
In questo secondo libro la protagonista affronta le prime delusioni sentimentali
(altrimenti che adolescente sarebbe?),
la nascita di un nuovo amore
(e mi sembra giusto!),
e impara a prendere a cuore i problemi della natura e le lotte per la sua salvaguardia.

Avete capito cosa stanno facendo quelli de L'Isola dei Ragazzi? Cercano di avvicinare i giovani all'ecologia senza mettersi in cattedra, ma trasmettendo genuina passione e divertimento.  


A me questa idea piace. E piace anche un bel po'!


Sono fortunata perché so cosa vuol dire alzarsi la mattina con l'unico obiettivo di arrivare a sera.
Sono fortunata perché ora mi alzo e gli obiettivi sono tanti. Ma mai troppi.
Sono fortunata perché ho scoperto ciò che può rendermi felice per un secondo o per un giorno, anche quando altri motivi per essere felice non ce ne sono.
Sono fortunata perché posso raccontare il mondo fuori e quello dentro di me in ogni momento. Non mi serve un computer. Non mi serve neanche una penna. Basto io.
Sono fortunata perché spesso trovo qualcuno che si ferma ad ascoltare questi miei racconti.
Sono fortunata perché, solo se hai vissuto veramente la mancanza di passione e di stimoli, puoi apprezzare il dono della voglia di fare e la smania di creare.
Sono fortunata perché ho scoperto la mia passione tardi. Ma non troppo tardi.

Oggi mi sento fortunata.
Ho scritto questo post perché voglio fermare questa sensazione.
Ho scritto questo post perché già domani potrebbero tornare i dubbi e le paure.
Ho scritto questo post perché ho convissuto a lungo con il buio e questa è la mia piccola luce.


Io sono andata ad una gara di poesia orale, altrimenti detta poetry slam.

No, non che io abbia partecipato alla competizione. Ci mancherebbe altro!
A parte il fatto che non scrivo poesie ma poi, anche se facessero una gara di racconti, non credo che ce la farei a leggerli in pubblico. E non solo per timidezza ma proprio per manifesta incapacità.
L'agitazione peggiorerebbe, infatti, i miei già evidenti difetti di pronuncia. Lo confesso: parlo con la lingua in mezzo ai denti, e vanto una "s" particolarmente sibilante. Non che io sia Jovanotti, ma poco ci manca.

Ma torniamo al punto. Sono andata a vedere questo poetry slam perché mi ha invitata un mio amico blogger, un mio vecchio compagno di rete con cui già ci leggevamo reciprocamente ancora prima che voi nasceste. Il suo posto nella mia blogroll è storico ed inossidabile.
Ebbene sì, sto parlando di Daniele il Rockpoeta!

"Partecipo ad un torneo a Torino, vieni a vedermi?", mi ha scritto il poeta genovese.
Ed io non me lo sono fatto dire o scrivere due volte.

Ovviamente, mentre mi recavo all'appuntamento, sono stata colta dalle mie solite mille ansie da timida: "No, io mi vergogno, di che gli parlo?"
Ma una volta giunta al locale, come mi accade quasi sempre, la Dea dell'Incontinenza verbale mi ha posseduta. Da quel momento ho rintronato di chiacchiere il povero Daniele, e non solo.

Assistere al poetry slam è stato davvero fantastico.
Il livello dei partecipanti era molto alto. E la passione, che si respirava nel locale, inebriante.

Ho trascorso una serata in mezzo al talento e la creatività. Ho letto negli occhi di chi mi circondava la gioia di fare ciò che più si ama. Mi sono arricchita grazie al piacere dello scambio.

Anzi, sapete cosa vi dico? Nel caso facessero mai una gara del genere anche per la prosa mi ci butterei a pesce: al diavolo la lingua in mezzo ai denti e la "s" sibilante!

Questo torneo girerà per tutta Italia ancora per (almeno) un mese. Quindi, se volete partecipare come spettatori o come concorrenti, vi consiglio di dare un'occhiata al sito dell'Associazione Culturale Via De Poeti.
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