Deve esserci un errore. Ci riprovo.
Ci siamo visti per una sola ora in quel locale.
Da quel momento la mia vita non è stata più la stessa.
Mi manca. Mi manca come l'aria che respiro. Mi manca come l'acqua che mi disseta. Mi manca come il cibo che mi nutre.
Un incontro casuale. Gomito a gomito aspettando la consumazione al bancone del bar.
Un bel sorriso, una fossetta sulla guancia destra e gli occhi che si facevano piccoli piccoli.
Luca. Che nome meraviglioso.
"Maria? Bello. Così semplice"
Mi è bastato questo per capire che fosse quello giusto.
Gli altri erano stati solo pallidi surrogati.
Errori.
Piccole sviste lungo il percorso che mi aveva portato fino a lui.
Abbiamo trascorso un'ora, seduti fianco contro fianco.
Ci siamo raccontati. Storditi di chiacchiere. Ubriacati del reciproco interesse.
Studi. Famiglia. Amici. Passioni.
Ogni cosa che s'incastra perfettamente.
Le mani che si sfiorano. Il rossore sulle guance. Il suo sguardo sulle mie labbra.
E ancora parole, parole, parole.
A soffocarsi.
A sollevarsi.
A reinventarsi.
Seduti per terra, in un angolo, al buio.
Gli altri costretti a scavalcarci.
Al sicuro, protetti dal mondo, lontani da tutto.
Complicità.
Intimità.
Intensità.
Perfezione.
Certe coppie ci mettono una vita. Ad alcune neanche basta.
Ma a noi no. A noi è stata sufficiente un'ora per chiudere il cerchio.
Per trovare l'equilibrio.
Per ricongiungerci come le due metà di una mela.
Luca è mio ed io sono sua. Per sempre.
Gli ho detto tutto di me.
Tutto.
Sa che mi mangio le unghie.
Sa che dormo sul fianco sinistro. E russo.
Sa che ho rigato la macchina a Sandro dopo che mi ha lasciata. Che ho molestato telefonicamente Pino per non avermi invitata ad un secondo appuntamento. Che ho investito Roby con il motorino, dopo che si è rimesso con la sua ex. Che ho avvelenato il cane di Marco perché era evidente che tentasse di separarci. Che ho rotto il femore alla nonna di Gino perché diceva che non andavo bene per suo nipote.
Gli ho detto tutto di me.
Tutto.
"Ora devo proprio andare"
"Ci scambiamo i numeri?"
"Ma certo"
Ci riprovo.
Numero inesistente.
Non è possibile.
Deve esserci un errore. Ci riprovo.
Ci siamo visti per una sola ora in quel locale.
Da quel momento la mia vita non è stata più la stessa.
Mi manca. Mi manca come l'aria che respiro. Mi manca come l'acqua che mi disseta. Mi manca come il cibo che mi nutre.
Un incontro casuale. Gomito a gomito aspettando la consumazione al bancone del bar.
Un bel sorriso, una fossetta sulla guancia destra e gli occhi che si facevano piccoli piccoli.
Luca. Che nome meraviglioso.
"Maria? Bello. Così semplice"
Mi è bastato questo per capire che fosse quello giusto.
Gli altri erano stati solo pallidi surrogati.
Errori.
Piccole sviste lungo il percorso che mi aveva portato fino a lui.
Abbiamo trascorso un'ora, seduti fianco contro fianco.
Ci siamo raccontati. Storditi di chiacchiere. Ubriacati del reciproco interesse.
Studi. Famiglia. Amici. Passioni.
Ogni cosa che s'incastra perfettamente.
Le mani che si sfiorano. Il rossore sulle guance. Il suo sguardo sulle mie labbra.
E ancora parole, parole, parole.
A soffocarsi.
A sollevarsi.
A reinventarsi.
Seduti per terra, in un angolo, al buio.
Gli altri costretti a scavalcarci.
Al sicuro, protetti dal mondo, lontani da tutto.
Complicità.
Intimità.
Intensità.
Perfezione.
Certe coppie ci mettono una vita. Ad alcune neanche basta.
Ma a noi no. A noi è stata sufficiente un'ora per chiudere il cerchio.
Per trovare l'equilibrio.
Per ricongiungerci come le due metà di una mela.
Luca è mio ed io sono sua. Per sempre.
Gli ho detto tutto di me.
Tutto.
Sa che mi mangio le unghie.
Sa che dormo sul fianco sinistro. E russo.
Sa che ho rigato la macchina a Sandro dopo che mi ha lasciata. Che ho molestato telefonicamente Pino per non avermi invitata ad un secondo appuntamento. Che ho investito Roby con il motorino, dopo che si è rimesso con la sua ex. Che ho avvelenato il cane di Marco perché era evidente che tentasse di separarci. Che ho rotto il femore alla nonna di Gino perché diceva che non andavo bene per suo nipote.
Gli ho detto tutto di me.
Tutto.
"Ora devo proprio andare"
"Ci scambiamo i numeri?"
"Ma certo"
Ci riprovo.
Numero inesistente.
Non è possibile.
Deve esserci un errore. Ci riprovo.