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E io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete.
Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: "Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina", e il dottore gli dice: "perché non lo interna?", e quello risponde: "e poi a me le uova chi me le fa?".

Be', credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, e pazzi, e assurdi.
Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.

(Citazione tratta da "Io e Annie")
Le luci si spengono ed inizia la proiezione.
Assisto alla prima mondiale di "Io e Annie".

Woody Allen è seduto due file davanti a me.

(1977)
Delle volte mi capita di leggere un racconto e pensare: "questo avrei voluto scriverlo io"
Delle volte mi capita di vedere un film e pensare: "una storia così avrei voluto che fosse venuta in mente a me"
Delle volte mi capita di ascoltare una canzone e pensare: "vorrei anch'io essere in grado di creare un testo così"

Quando mi sono imbattuta per la prima volta in "Maddalena" di Alessandro Mannarino ho pensato: "Questo avrei voluto scriverlo io. Avrei voluto che una storia così fosse venuta in mente a me. Vorrei essere in grado, un giorno, di creare un testo così"

Più forte dell'inadeguatezza, più importante della consapevole inferiorità, la meraviglia per la creazione altrui può farti credere in un mondo migliore, in un'umanità più degna o, semplicemente, nell'arrivo della primavera.


Maddalena
Gli presero la casa ed il giardino
In nome della grande santità
E Giuda prese a fare a nascondino
Con lo specchio e con la dignità

Poi venne Dio che tutto da e tutto toglie
Chiamò un taxi e ci mise su la moglie
E Giuda andò a morire nella notte
Per il vino, per le donne e per le botte

Lo raccolse per la giacca Maddalena
Che viveva alle baracche allo sfacelo
In mezzo a una comune di ubriaconi
Che credevano in un regno su nel cielo

E fu amore e fu rivoluzione
Discorsi sulla strada e vita piena
Ma Giuda amava più d'ogni sermone
Le urla dolci della Maddalena

Il fattaccio poi successe in una sera
Giuda fu preso e messo alla galera
Gesù Cristo era scappato fra la gente
E Giuda disse di non sapere niente

Ma quando vide Maddalena in parlatorio
che stava male e aveva perso un dente
"Ispettore", disse, "è stato Gesù Cristo
A portare tutto l'oppio dall'Oriente"

E ritornò dal suo amore col bottino
Trenta denari per sette amari, grazie un marsala
Per poi vedere scritta doppia al botteghino
L'insegna di una grande multisala

Diceva: "Gesù Santo alla stazione
Un nuovo film davvero commovente
Con un cast del tutto eccezionale
C'è pure Dio, l'immenso onnipotente"

Il cinema è un buio di persone
I grandi divi sono stelle da ammirare
E nessuno vide giù fra le poltrone
Che quei due cominciavano a scopare

"Maddalena, io ti amo tanto
lui voleva il cielo e io voglio stare qua
Lo uccidessero, va bene tanto al tempo
Ha detto a tutti che poi risorgerà

Ma il paradiso mio sta solo nei tuoi fianchi
Seni dolci per occhi stanchi
Bocca rossa di caramella
Questa vita sulla terra è così bella"

Dallo schermo Dio li vide e alzò la voce
"Io ti fulmino, Giuda l'Iscariota,
Mio figlio sta morendo sulla croce
Per colpa di un mortale così idiota"

Maddalena allora s'alzò e urlò con tutto il cuore
"Dio non mi fai paura
Tu che hai fatto un figlio senza far l'amore
Che vuoi capirci di questa fregatura?

Lascia stare Giuda e guarda altrove
Ecco, guarda la mia scollatura
E io mi guarderò dalla tua invidia
Perchè Dio non gode come una creatura"

Dio scappò nel cielo e nella furia
Mise su un grandissimo cantiere
Per costruire una potente curia
Che potesse Maddalena far tacere

Giuda e Maddalena stanno insieme
E girano nascosti fra la gente
E vanno al fiume a far l'amore
Su una barchetta che va controcorrente

Salgo le scale.
Attraverso l'ingresso.
Passo il metal detector.
Finalmente mi siedo sulla mia poltrona blu.

Dieci anni fa brindavo arrampicata sul muro.
Oggi sono uno dei  parlamentari tedeschi e partecipo alla prima seduta plenaria nel rinato Reichstag di Berlino.

(1999)
Ci chiamano per un intervento.
"Una perdita d'acqua in via Gradoli 96, interno 11, secondo piano", dicono.
Io sono la prima ad entrare.

Dentro c'è di tutto.

(1978)
Sono stata a Bologna.
"Capirai che notiziona", starete dicendo voi. "E' un mese che vai avanti con questa storia!"
Embè? Questo è indice di quanto io poco viaggi e, soprattutto, di quanto più dovrei farlo. E voi non siete affatto carini a farmelo notare.

Ma ora vi prego di darmi retta, perché la cosa potrebbe farsi interessante.
Sono stata a Bologna.
Non ero mai stata a Bologna.
In realtà ho frequentato poco l'Emilia tutta.
Però ho una lunga tradizione di vacanze romagnole. A tal proposito vi potrei raccontare di quella volta che mi persi tra i mille ombrelloni tutti uguali di Rivazzurra, oppure del mio amore incondizionato per i passatelli, o ancora di quando, a sedici anni, venni avvicinata dall'aiuto bagnino che, trattenendo il fiato per rendere più scolpiti addominali e pettorali, mi chiese:
"Che leggi di bello? Un romanzo d'amore?"
"No, Apologia della Storia di Bloch"
"Ah"

Ma, ne converrete con me, se vi parlassi di tutto questo uscirei fuori tema e anche fuori strada.

Oggi voglio parlarvi del mio fine settimana a Bologna.
Ma non del fatto che a Bologna ci siano i portici, le librerie e le botteghe. Perché tutta questa roba ce l'abbiamo anche a Torino.
E neanche dello spettacolo teatrale di mia cugina. La quale è stata bravissima, mi ha reso molto orgogliosa, e ha confermato la mia certezza che nel sangue della nostra famiglia scorra talento puro, anzi purissimo, ad ettolitri.
E neppure del locale/bettola/antrodell'inferno in cui sono stata trascinata la prima sera. Luogo ameno grazie al quale ho capito che Stefano Benni sarà pure uno scrittore eccezionale ma, a vivere in una città con certi luoghi e certi personaggi, non serve mica tanta fantasia per inventarsi racconti assurdi e surreali.

Io oggi voglio parlarvi del Mambo.
No, non il ballo.
Il Mambo, il museo d'arte moderna di Bologna.
Ci sono finita quasi per caso, alla ricerca della collezione di Giorgio Morandi. Il pittore bolognese famoso soprattutto per le nature morte. L'uomo che trascorse gran parte della propria vita a dipingere chiuso nella sua stanzetta, come se tutto il talento racchiuso dentro di sé non avesse quasi bisogno di arricchirsi, confrontarsi e nutrirsi del mondo esterno. L'uomo mite e gentile che visse per rappresentare la luce, e la luce soltanto.

Prima di perdermi tra le numerose opere di Morandi sono però passata in mezzo alla collezione permanente del museo. E lì mi sono innamorata. Sono stata stregata. Mi sono commossa. Ed esaltata.

Tutto.
Mi è piaciuto tutto.
Ma, più di ogni altra cosa, mi ha rapita: "Sono stata io. Diario 1900 - 1999".
Un'opera di Daniela Comani.

Un'enorme tela dove sono descritti 366 momenti dello scorso secolo. Uno per ogni giorno dell'anno.
Un anno virtuale. Una lunga sequenza di eventi raccontata in prima persona, come se l'artista fosse stata testimone diretta di cento anni di storia. Vittima o carnefice. Spettatrice o protagonista. Individuo.
Cronaca. Politica. Arte. Spettacolo.
Daniela Comani scrive tutto. E legge tutto. Perché quest'opera, oltre ad essere guardata, può anche essere ascoltata. Attraverso la voce della stessa autrice che legge in ordine i 366 giorni.

L'arte contemporanea che diventa letteratura. Un racconto. Una vita.
Storia, arte, romanzo, emozione: tutto assieme.

Ne sono rimasta così colpita da decidere di portare avanti un progetto simile anche su questo blog.
Da domani comincerò il mio diario. Racconterò anch'io la mia storia. Quella del mio mondo e del mio tempo. 365 piccoli post. 365 momenti che potranno andare, in rigoroso disordine cronologico, dal 9 gennaio 1977 al 17 aprile 2014.

"Perché?", vi starete chiedendo.
Non saprei darvi una risposta. Forse solo perché ne sento il bisogno. Istintivo. Irrazionale. Genuino.

Non temete, miei più abitudinari lettori, questo progetto non interferirà con l'andamento del blog come lo avete conosciuto finora, ma lo accompagnerà e, spero, arricchirà.

Per oggi vi ho detto tutto.
Ci ritroviamo domani.
"ZAC", dissero le forbici tagliando i ponti.
Ed eccomi di nuovo qui con l'imperdibile rubrica dedicata ai piccoli tesori scovati Nella Rete.
Rubrica che, com'è nel mio inconfondibile stile, ripropongo in maniera casuale e disordinata, praticamente alla "membro di segugio".
Del resto, non vi aspetterete mica di trovare un appuntamento fisso e coerente su queste pagine?
Ma per chi mi avete presa?

Fatta questa dovuta premessa, passo alla ciccia, al ripieno, al cuore di questo post. Ossia: al protagonista scovato nel web.
Questa volta si tratta di Giuliano Dottori, un cantautore italiano, nato a Montreal.
Chitarrista e anche produttore, potete ascoltare la sua musica qui, qui e anche qui.
Ma pure qui.

Insomma, Giuliano è uno che la rete la usa e la sa usare, e quindi in questa rubrica ci sta a pennello.
E, il suddetto artista, da amante e fruitore del web, si è anche inventato una bella iniziativa per realizzare il suo prossimo video.
Come scrive lui stesso...


Prima di correre alla finestra per dare il vostro piccolo contributo a questa bella idea, fermatevi ancora un attimo qua ad ascoltare ciò che ho scelto per voi...




NdA: se avete iniziative, vostre o di chiunque altro, da segnalarmi scrivete pure a janecole@live.it
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