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Generazione Z, Millenial, Generazione X, Boomer. 

È un dato di fatto: la generazione X è poco presente nella narrazione social attuale. 
Ci siamo, ma non ci si fila nessuno. 

Perché non ci riconoscono, ci mischiamo nella folla. Schiacciati tra i Boomer e i Millenial, veniamo considerati vecchi come i primi pur condividendo molti ricordi con i secondi, soprattutto quelli che, come me, appartengono alla coda finale della generazione. 

Onestamente, da fruitrice e creatrice del mondo social-virtuale io un po’ soffro di questa sotto rappresentazione, di questo sotto riconoscimento. Eppure gli anni ’90 visti dall’interno sembravano così cool, Brenda e Dylan regnavano! 

Basta! 
Oggi ho deciso di fare la mia parte, di raccontare la mia generazione X. 
Una sua micromolecola dal mio personalissimo punto di vita. 

Quali sono i ricordi che definiscono precisamente gli anni? Quelli musicali. Ovviamente. 
Tempo fa lessi da qualche parte che il gusto musicale delle persone si forma con il tempo ma il legame con le canzoni dell’adolescenza e della giovinezza, dai 15 ai 25 anni, – diciamo, a spanne –, rimane indelebile.

Quindi la mia musica, quella della mia generazione, io l’ho ascoltata tra gli anni 90 e l’inizio del 2000. 

All'epoca adoravo gli U2, lo sanno tutti, tutti coloro che mi frequentavano allora, ma la produzione degli irlandesi si è spalmata, diluita, trascinata fino a oggi. 
Se, invece, devo pensare a un gruppo incastonato indelebilmente in quegli anni (e solo in quelli!) in un'immagine dai colori saturi che riconoscerei ovunque, penso a loro: i Garbage.

Santo il cielo, i Garbage non se li ricorda più nessuno? 

Io volevo essere la cantante, cavoli, io la cantante me la sarei pure fatta! Tutti/e ce la saremmo fatta, in verità. 

Alternative rock. 
Elettronica, rabbia e sesso. 
Una frontwoman in un gruppo di uomini. Ci può essere qualcosa di più tipico dell’epoca? 

Cavoli, la nostalgia è quasi dolorosa. 

I Garbage sono la mia generazione X.

Immagine di Stig Nygaard.

Nuovo anno. Nuovi consigli.
Il 2021 è cominciato da pochissimo e io sono pronta a darvi i primi consigli sulle cose da fare, vedere e leggere.

Per il mese di gennaio inizio con Blob opera prodotto da Google Arts & Culture. Un angolo di web in grado di risvegliare tutte le Mariele Ventre che albergano in voi. Un coro formato da quattro morbidosi e canterini elementi. Potete cambiare il tono di ognuno di loro, potete farli esprimere in virtuosismi al limite del lecito, potete sbizzarrirvi. Un passatempo ideale per chi ama la musica e soprattutto il canto.

Per chi ama leggere, invece, vi consiglio il tradizionale post di fine anno de I Russi. Anche quest'anno ci abbiamo messo la faccia ed ognuno di noi ha consigliato uno dei libri letti nel 2020. Io, come al solito, sono stata stra nazional popolare e, inoltre, nel mio consiglio ho nascosto un'anticipazione circa la prossima rubrica che nascerà su questo blog. Siete curiosi? No??? Aridi!

Per i numerosi appassionati di scrittura che navigano questi lidi ho ben due segnalazioni. La prima, ovviamente, riguarda il mio Laboratorio Condiviso di Scrittura ormai agli sgoccioli. Avete tempo fino a domani, 6 gennaio, per partecipare all'ultimo esercizio e tutta la vita per riprendere i vecchi esercizi e svolgerli quando vi va.
La seconda segnalazione, invece, riguarda il profilo Instagram StorieArancio. Ogni post un incipit, uno spunto, un'idea per scrivere. Se sapete già che il mio Laboratorio vi mancherà, questa è decisamente un'ottima soluzione per non mollare penna o tastiera.

Infine, quest'ultimo consiglio è tutto pro domo mea. Amate il cinema? Amate ridere e sorridere? E allora, se non lo fate ancora, iniziate a seguire appassionatamente la pagina Facebook de Il Morandazzo. Questo critico cinematografico Sui Generis mi fa così ridere che me lo sono persino sposato. E lui è talmente bravo che, spesso, nel web c'è chi copia ed incolla il suo lavoro per spacciarlo per proprio. Lui la prende in maniera quasi zen, io un po' meno. E va bene che l'imitazione è la più grande forma di lusinga ma il furto intellettuale è solo una poracciata. 
Quindi seguite solo l'originale, diffidate dalle imitazioni.

Con i miei consigli per questo mese ho finito, buon divertimento e buon 2021!
“Più bulli, meno ciccioni” è questo il ritornello provocatorio di Selezione Naturale, ultimo estratto dall’album Tutti su per terra degli Eugenio in Via di Gioia. 
Un singolo che racconta il bullismo, accompagnato da un video dove si cerca di intuirne e spiegarne le origini. Una storia ambientata su un campo da calcio, durante una partita giovanile, dove a prevalere sono le aspettative degli adulti, le loro pressioni e la loro rabbia. Tutti elementi che finiscono col condizionare il comportamento dei più giovani, influenzati da questi “cattivi maestri”.

“Com’è nata la canzone?” chiedo a Eugenio Cesaro, cantante e compositore della band torinese. “Come nascono tutte le nostre canzoni: per strada... continua su TorinOggi...

Io ho un rapporto sano con i musical. Non li amo né li odio a prescindere. Ce ne sono alcuni che adoro, come "Moulin Rouge!", altri che ho trovato tanto noiosi da non essere riuscita ad andare oltre i primi dieci minuti di visione, come "Evita".

Bene, fatta questa inutile premessa, posso procedere.

Cosa non mi è piaciuto di "The Greatest Showman"?
Hugh Jackman che interpreta il suo personaggio anche nella fase della storia in cui ha 20 anni. Parliamoci chiaro, Jackman è gnocco, gnocco assai, ma ventenne no, neanche lontanamente. La scelta non è sensata, anzi risulta proprio ridicola.
Bocciata anche la coppia formata da Michelle Williams e Hugh Jackman. Non funzionano, non fanno scintille, per nulla. Tra di loro non c'è chimica e, mentre i personaggi dovrebbero essere coetanei, i loro 12 anni di differenza si vedono tutti. Inoltre, la Williams anche da sola convince poco. E pensare che è una delle mie attrici preferite, ma mi pare evidente che non sia particolarmente portata per il genere. Nelle pellicole indy-drammatiche emerge, nel musical sparisce.

Hugh Jackman, invece, e qui comincio con le cose che mi sono piaciute, è nato per fare musical, è un talento cristallino che è un vero piacere guardare. Presenza scenica, energia, voce, gambe, ha tutto.
Ottime anche: la bellissima Zendaya e Keala Settle, la donna barbuta interprete della canzone candidata all'Oscar "This is me". Efficace brano che, però, si è dovuto arrendere di fronte a una concorrenza che quest'anno era davvero notevole, ma che ha lasciato il segno sul palcoscenico del Dolby Theatre con uno dei migliori momenti di tutta la cerimonia di premiazione.

In sintesi: il film ha più di qualche pecca, ma il suo sporco lavoro di sollevarti dalle miserie umane e farti sperare nell'insperato lo fa tutto. Ed è questa la magia del musical.

Giudizio finale: astenersi cinici e musicalfobici.

Ormai siamo alle porte della terza serata eliminatoria di Facce da Palco ed io devo ancora scrivere la cronaca della seconda. Quindi? Quindi, rimedio subito.

Siamo al Cafè des Arts e si ride, si ride parecchio. Merito dei tre presentatori eccezionalmente ispirati.
La Diva Zamboni Bresci, in particolar modo, acida come non è stata mai, non risparmia battute al vetriolo contro tutti, artisti compresi. La cattiveria le dona. Divina!
Natalia, gnoccherrima as ever, cerca di impalmare incastrare un belloccio pescato a caso dal pubblico. Egli si finge turbato ma sta volentieri al gioco. La di lui fidanzata si finge tranquilla ma in realtà ribolle di rabbia omicida.
La terza testa di questo Cerbero presentante, tale Rato Glitte (che se ne colga l'arguto gioco di parole), cantante confidenziale di Bulgazia, canta. Canta assai. Coinvolgendo il pubblico fino alle lacrime, i crampi e, in taluni casi, l'esaurimento nervoso.

Io, in prima fila (avete notato come sottolinei sempre la mia posizione privilegiata? Sono Poveraccia dentro), mi godo lo spettacolo e i tre concorrenti che si sfidano.
La prima esibizione è di un gruppo musicale: La figlia del dottore. Tre allegri 30-35-40-45?enni che, come lascive civette sul comò, se la cantano e se la suonano con tanto di famiglie-groupie al seguito. Io sculetto sul posto, trascinata dalla musica, leggera, piacevole e molto frulla-ricci. La loro formazione è quella più classica dei gruppi musicali: batterista schivo, bassista sorridente, frontman egocentrico e logorroico. Per arginare l'incontinenza verbale di quest'ultimo vengono chiamati prima gli artificieri e poi le teste di cuoio ma, ovviamente, nessuno riesce nell'impresa. L'abbattimento si rende necessario.
Liberato il palco dai poveri resti, viene il turno di Sergio Sasso, che porta un nuovo format d'improvvisazione: "Data". Il pubblico gli dà degli spunti, Wikipedia anche, e poi lui interpreta tre personaggi e racconta la storia che li riguarda. Improvvisazione e story telling, tutto da solo su un palco. Non è facile, al limite tra il coraggio e l'incoscienza. L'artista pare molto emozionato e la rappresentazione ha un ritmo discontinuo. L'idea è buona ma migliorabile. Intanto, chapeau per essersi buttato senza paracadute.
Infine tocca alla clownerie, all'arte di strada di Davide Fontana. E qui veniamo tutti conquistati: pubblico, giuria e artisti precedentemente esibitisi. Tutti. Ironia, musica, tempi perfetti e tanto lavoro. Lo spettacolo è un mix di pezzi diversi. Un mix ottimamente costruito. Non solo riesce bene ma dà l'impressione di avere ancora ampi margini di miglioramento. Ottimo!

Si vota e il risultato è previsto, prevedibile e giusto. Passa Fontana tra la soddisfazione generale.

Per il resto nulla da segnalare tranne due giurati, una riccia e uno no, che si litigano il microfono. Vince “quello no”, screanzato, ma la riccia medita vendetta. Tremenda vendetta!


Prossima serata eliminatoria: domani alle 21 al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33/F, Torino.
Scrivere di chi sa scrivere mi mette sempre un poco d'ansia.
E' forte la tentazione di glissare causa inadeguatezza, ma su questo blog ho sempre condiviso il bello che ho incontrato, e non intendo smettere.

Domenica scorsa ho assistito alla prima estiva de "Il Grande Fresco".
Uno spettacolo, un gruppo, un trio, fatto di poesia e musica. Un contenitore di parole e note. Un concerto reading. Un piccolo capolavoro di Guido Catalano, Federico Sirianni e Matteo Negrin. Un poeta, un cantautore e un musicista.

Bravi.
Tutti e tre. In maniera diversa ma complementare.
Era da tanto che non godevo di uno spettacolo così bello. Uno spettacolo dove c'è tutto: talento, lavoro, originalità, ironia.

Una di quelle sere in cui torno a casa felice, con la voglia di parlarne sul blog, ma anche la consapevolezza di non esserne all'altezza. Forse.

E allora meno parole ma più utili informazioni.
Questi sono i link: curiosate tra le pagine, scorrete le date, scegliete se andare a vederli come singoli o come gruppo, a Torino e non. Ne varrà, comunque, sempre, la pena.
Guido Catalano, Federico Sirianni, Matteo Negrin, Il Grande Fresco.



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