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Un viaggio è uno stato della mente e dell'anima.
Un viaggio può portare ai confini del mondo o a casa.
Un viaggio può far perdere o ritrovare.

Un viaggio non ti lascia mai uguale a come sei partito.

In queste ultime settimane due amiche si sono incamminate lungo strade sconosciute.
Una ha puntato verso il circolo polare artico. L'altra verso una nuova vita.
I due percorsi si sono svolti parallelamente. In maniera casuale ma curiosa.

Nonostante i km a separare le due pellegrine e gli impegni a distrarle, esse hanno costantemente lasciato aperta una via di comunicazione.
Una raccontava il Nord. L'altra il Centro, il Centro di se stessa.
Una redigeva un bollettino preciso ed entusiasta. L'altra mandava messaggi in bottiglia che testimoniavano alternativamente: disperazione o estasi, sconforto o gioia, solitudine o pienezza.
"La borsa frigo è pronta. La benzina è fatta. La tangenziale imboccata: Capo Nord arriviamo!" diceva una.
"Il milionesimo scatolone è stato chiuso. Credo di essere un'accumulatrice compulsiva: Real Time aspettami!" rispondeva l'altra.
"Abbiamo percorso i primi 1000 km e ci siamo fermati a Kassel. Ora si riparte alla volta di Lubecca"
"L'omino del gas latita e il vetraio si fa attendere. Ora potrei avere una crisi isterica"

Una macinava strada. L'altra, a suo modo, pure.
"Lubecca è un' incantevole cittadina medioevale dove, nonostante i bombardamenti a tappeto durante la seconda guerra mondiale, sono ancora presenti meravigliosi edifici del XIII secolo"
"Il mio cucinino è un'incantevole accozzaglia di elettrodomestici male assortiti dove, nonostante il frigorifero vintage e i fuochi rattoppati, risplende una bellezza senza tempo"
"Abbiamo attraversato la Danimarca tra prati verdi e case con tetti neri che quasi toccano terra"
"Ho attraversato le solite strade per la milionesima volta. Adesso bevo un caffè e guardo la vecchia città dall'alto"

Una si riempiva gli occhi di meraviglia. L'altra affrontava l'agognata realtà.
"La Svezia ci ha dato il benvenuto con un alce, un gruppo di bambi, due volpi e delle renne"
"La casa mi ha dato il benvenuto con un silenzio che mi porterà al manicomio. Dopo cena ho parlato con i gerani. Forse dovrei comprare un gatto. Anzi, meglio, portami una renna"
"Ieri sera abbiamo assistito al favoloso spettacolo del sole di mezzanotte: indescrivibile!"
"Ieri sera ho organizzato la prima cena. Alla fine ci sono stati pasticcini, spumante e tanti auguri per un futuro radioso. Mi sono pure un poco commossa ma gli altri non se ne sono accorti. Se provi a raccontarlo in giro ti uccido!"

Una arrivava a destinazione. L'altra pure.
"Abbiamo guidato in mezzo a boschi con altissimi abeti e fitte betulle, visto laghi di tutte le dimensioni, incontrato simpatiche renne sulla strada che, comunque, si rifiutano di venire a vivere con te. Alla fine ce l'abbiamo fatta: siamo arrivati a Nordkapp, Capo Nord!"
"Dopo i primi giorni di straniamento, stamattina mi sono svegliata con il sorriso sulle labbra. Alla fine ce l'ho fatta, ed ora comincia il bello!"

Ogni viaggio val la pena di essere compiuto. Ma ce ne sono alcuni più importanti di altri.
Si parte, si cammina, delle volte ci si ferma. E se si ha la forza e la voglia di ripartire spesso è anche grazie a chi, a 10 o 1000 km di distanza, ti viaggia accanto. Senza frivolezze, senza inutili smancerie, semplicemente essendoci.

"Tra ieri e oggi abbiamo visto una famiglia di orsi polari e quattro capodogli. Avevano una grazia incredibile, in barba alle loro dimensioni"
"Nell'ultimo mese, per lenire lo stress, mi sono nutrita solo di carboidrati: ora sembro un capodoglio"
"Cretina!"
"Grazie"
C'è tutta Parigi per strada oggi.
Tutti comunisti di merda in questa città.

Ora prendo la mira e gli sparo.
Cazzo. Lo manco.
(2002)
New York si spegne.
(1977)
Cannoni a salve e campane.
Oggi è festa nel mio paese. Alberto II è il nuovo principe.

(2005)
Forse sarà solo il caldo a stimolare le menti più labili creative della nostra penisola, ma sta di fatto che, dopo un lungo periodo di stanca, ultimamente le idee viaggiano online veloci e selvagge.

Un'amica pugliese l'altro giorno mi ha segnalato un'iniziativa folle che si realizzerà nella sua terra. O meglio, tutt'attorno alla sua terra.
Michele, 35 anni e non sentirli, ha deciso di conoscere e far conoscere a tutti la costa del nostro tacco. E per fare ciò ha programmato un viaggetto di 784 km.
784 km da percorrere in pedalò.
Sì, avete letto bene. In pedalò.

Insomma, questo Michele deve essere un pazzo fatto e finito.
E che ve lo dico a fare? Io uno così già lo amo!
Sei sposato Miché? No? Parliamone.

Amo la sua follia, il suo coraggio e la condivisibile assurdità della sua idea.
Sì, in effetti, è proprio questo che amo di più: la sua idea. E quindi ho deciso di pubblicizzarla e raccontarla anche a voi.

Il viaggio andrà dal 25 agosto all'8 settembre. Diviso in 14 tappe e con 28 ospiti. Un viaggio alla scoperta della Puglia, dei suoi luoghi più amati ma anche di quelli abusati. Un viaggio che verrà raccontato in un blog e, soprattutto, filmato.
L'impresa, infatti, verrà seguita da un gruppo di filmaker. Dal loro lavoro e dalle loro osservazioni nascerà il docufilm Apulia Slow Coast: "una produzione indipendente che", cito direttamente dal sito ufficiale, "racconterà il territorio costiero pugliese attraverso questo viaggio in pedalò. Tanti ospiti racconteranno il loro pezzetto di costa con le sue meraviglie, le sue contraddizioni, le sue ferite, i suoi abitanti."

Per sapere di più circa quest'avventura e, perché no, provare a farne parte date un'occhiata anche a questa pagina. E iniziate a pedalare.
Campioni del mondo!

(1982)
Stava lì.
Ondeggiava in mezzo ai suoi compari. In mezzo a ciò che conosceva e amava.

Fino a quando, un giorno, arrivò Lei.
Lei a passi piccoli e leggeri.
Lei diversa da tutto ciò che aveva conosciuto e amato fino a quel momento.
Lei. Con gli occhi belli.

"Quello, voglio quello!", disse la bimba indicandolo.
E un attimo dopo, ne stringeva lo spago tra le dita.

Quel giorno girarono per i viali della fiera. Assaggiarono lo zucchero filato. Provarono a vincere un pesce rosso. Corsero con gli altri bambini. Si sporcarono il cappottino con il gelato. Risero. E risero.
Quel giorno furono tanto felici. Entrambi.

Lui le stava legato al polso, godendo dell'aria fresca, il profumo dei fiori, e l'infinito che li attendeva.
Sognava un futuro da viaggiatore. Da viaggiatori. L'uno accanto all'altra. L'uno legato all'altra. Alla scoperta. Del mondo. Della vita. Assieme.
Lei per terra. Lui per aria.
La sua piccola ancora.
Il suo slancio verso l'oltre.

Lui le raccontava il futuro che avrebbero vissuto. Lei lo guardava con gli occhi belli.

Poi i viali cominciarono a svuotarsi, il sole a calare e l'aria fredda dalla montagna a spazzare le strade.
Lui la seguì fino a una stanzetta piena di giochi e colori.
Lei sciolse il nodo dal polso e lo lasciò libero.

Il palloncino trattenne il fiato, emozionato dal volo.
Si gonfiò ancora di più, chiuse gli occhi, assaporò il brivido e poi.
E poi Paf. Contro il soffitto.
Paf. Nell'angolo preciso dove i muri s'incontrano.
Paf.
Un tocco leggero. Uno schianto silente. Un percorso interrotto.

Lui la guardò sorpreso.
Lei gli sorrise, e gli augurò la buona notte con i suoi occhi belli.
Allora le sorrise anche lui, aspettando il giorno dopo e le loro nuove avventure.

Il giorno dopo arrivò. E anche quello dopo ancora. E ancora. E ancora.
Lei andava a scuola. Ai giardinetti. Giocava con gli amici. Godeva del suo piccolo mondo.
Lui invece stava lì. Dove i muri s'incontrano e non c'è prospettiva.

Ogni sera si ritrovavano. Lei lo guardava con gli occhi belli. E lui tornava a sperare.
Per sei albe e sei tramonti lui sperò.
Continuò a sperare anche quando cominciò a sgonfiarsi. A scendere. Sempre più piccolo. Sempre più giù. Sempre più vicino al pavimento. Tra polvere, resti di biscotti e vecchi giocattoli dimenticati.

Il settimo giorno la bambina lo cercò con i suoi occhi belli ma non lo trovò.
Poi inciampò in uno spago, abbassò lo sguardo, e finalmente lo vide.
"Che ti è successo?", gli chiese, "Chi è stato a ridurti così?"
"Tu", le disse lui.

Ma lei non lo sentì.
Del resto i palloncini non hanno voce. O forse c'è solo chi si ostina a non volerla ascoltare.


49,5 milioni di sterline.
Tanto mi costa la Strage degli Innocenti di Rubens.

(2002)
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