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Oggi tocca al designer e alla ballerina.
L'incontrammo durante la nostra prima uscita a "caccia" di Humans.

La dimostrazione che un'immagine casuale, accompagnata da una risposta semplice, può aprire scenari fallaci ma interessantissimi.

Il link alla pagina ufficiale è qui.
La fine dell'anno si avvicina e il calendario dell'avvento pagano prosegue.

Oggi voglio riproporvi un post davvero speciale. Lo scrissi un sabato notte, dopo aver assistito per la prima volta ad un catch d'improvvisazione teatrale. Lo scrissi di getto e con divertimento. Lo scrissi non immaginando il successo che ne sarebbe derivato.

Quel due febbraio nacquero le cronache di Radio Cole. E scusate se è poco!

Metti una blogger tra il pubblico

Secondo i miei progetti più ambiziosi dovevamo essere in cinque.
Di fronte alla dura realtà ho prenotato due biglietti.
Nella realizzazione del mio peggior incubo, quando sono già in macchina, rimango sola. Abbandonata da un sms in corso Francia.

Ferma al semaforo, preda dello sconforto, penso per un attimo di fare inversione. Ma è solo un attimo poi, al grido di "echecazzo", continuo la mia strada diretta al Cecchi Point, tempio torinese dell'improvvisazione teatrale.

Una volta giunta lì, smadonno un quarto d'ora prima di trovare parcheggio, per poi lasciare l'auto in una via buia e mal frequentata. Perfetto! Ho sempre sognato di essere uccisa, fatta a pezzi con un taglierino, e convertita in mangime per galli da combattimento coreani.

Continua...

Quali sono i dieci post migliori pubblicati su Humans-Torino nel 2014?
Lo decido io!

In esclusivo ordine cronologico, parto con il primo momento magico di quest'esperienza in giro tra vie e volti.
Un ingegnere napoltano, da poco trasferitosi sotto la Mole, ci regalò serenità, poesia e un'inaspettata dichiarazione d'amore alla "fredda" Torino.



Per vedere il post sulla pagina ufficiale cliccate qui.
Siamo agli sgoccioli. L'anno sta per concludersi ed è tempo di bilanci, classifiche e buoni propositi.
Ecco, se non vi dispiace, io sceglierei di saltare a piè pari tutto ciò. E di fare altro.

A partire da oggi fino al 31 dicembre, vi riproporrò quotidianamente un post tra quelli pubblicati nel 2014 che, per le ragioni più diverse, considero meritevole di essere ricordato.
Farò una sorta di mini calendario dell'avvento pagano.

Anzi, già che ci sono, farò un mini calendario dell'avvento pagano doppio. Due post al giorno. Uno dedicato a Radio Cole e l'altro a Humans-Torino.
Attenzione, però, non si tratterà di una classifica, ma di un semplice elenco in ordine cronologico, in cui ogni segnalazione avrà lo stesso valore intrinseco della precedente e della successiva.

Siete pronti?
Bene.
Inizio con i post del Blog.

Lo scrissi quasi un anno fa.
Un microracconto, una forma di narrazione che quest'anno ho usato poco, ma che continuo ad amare per la sua immediatezza e complessità. Tutto il mondo in una capocchia di spillo.

Il 14 gennaio 2014 scrissi:
E i personaggi secondari si decisero finalmente a scendere in piazza. Ribaltarono trame, imbrogliarono intrecci, malmenarono indegni protagonisti.
La rivoluzione ebbe inizio.
E, per la cronaca, la rivoluzione ci fu sul serio.
Martedì 2 dicembre sono tornata al Cab41 per vedere gli Stand Up Comedian.
Questa volta però avevo appuntamento con il socio:
"Stasera vai al Cab?" mi ha chiesto.
"Sì"
"E se venissi anch'io? Così facciamo un poco di foto e interviste che, come al nostro solito, siamo alla canna del gas, abbiamo pochissimo materiale da parte, continua a piovere, è sempre buio, siamo oberati di lavoro, ci sono le cavallette, arrivano gli alieni, e mi si è scotta la pasta"
"Ti si è scotta la pasta? Oh cielo! Corriamo al Cab prima che sia troppo tardi!"

Ovviamente, per "correre al Cab" s'intende:
il socio che arriva tranquillamente con la sua auto e parcheggia davanti al locale, con una ruota sul marciapiede, una sulle strisce pedonali, una in bilico sopra il bidone dell'umido, e la quarta piantata sul femore in titanio di un vecchietto di passaggio.
Ed io che arrivo in orario, ma poi giro 20 minuti per trovare un posto. Venti minuti dopo i quali inizio a parlare in latino al contrario, girare la testa di 180 gradi, e vomitare minestrone a spruzzo. Fino a quando un tizio lascia libero un parcheggio, io ritrovo la fede, posteggio l'auto, bacio bambini, faccio camminare gli storpi, do la vista ai ciechi, e impartisco benedizioni random.

Una volta dentro il locale, il socio ed io fotografiamo e intervistiamo due cabarettisti e uno spettatore. I link sono i seguenti: uno, due e tre.

Poi ci sediamo e ci godiamo lo show.

I monologhisti si alternano sul palco. E con loro i più diversi argomenti: prosciutti vegetariani, gatti indemoniati, parrucchiere mefistofeliche, droghe e dipendenze assortite, uomini come pesci rossi, infanzie in un mondo senza telecomando, e persino elucubrazioni mistico religiose da rogo medievale.

Noi ridiamo e poi ci confrontiamo su un'annosa questione che ci vede su fronti contrapposti.
"L'importante è sapere stare sul palco" sostiene il socio, "e se non sai scrivere basta che trovi un autore"
"Certo, ma allora non sei più uno stand up comedian" rispondo io, "sei un attore che recita un copione. E' uno spettacolo anche questo ma non è stand up comedy, è altro"

Io ho ragione. Il socio ha torto. E voi dovete essere tutti d'accordo con me. Punto.
Perché siete sul mio blog e lui parcheggia sui femori d'innocui vecchietti. E, soprattutto, perché io esigo un po' di solidarietà: molti di voi neanche lo immaginano ma, con quelle due righe lì, rischio di attirarmi tanta di quell'antipatia che, al solo pensiero, necessito già di conforto.
Grazie.

Detto ciò, che fate domani?
Io torno al Cab41 ad assistere all'ultima serata di stand up prima delle feste.
Ci sarete anche voi? E allora diamoci appuntamento alle 21:30 in via fratelli Carle 41 (41!).

Dopo anni, anni e anni da blogger-poveraccia mi sono finalmente fatta il Dominio. Ed è stato bellissimo.

Ispirata da questo post di Cannibal Kid, guidata da quest'altro di Costanza, e salvata dall'esaurimento nervoso da quest'ultimo di Pietro Web, ho fatto mio un angolo di rete che risponde all'ovvio nome di www.radiocole.it
E, nel compimento dell'impresa, non ho commesso neanche un guaio informatico irreparabile e non ho guadagnato neanche una ciocca di capelli bianchi da stress. E di ciò mi bullo moltissimo.

Dopo essermi bullata passo a tranquillizzare i miei più abitudinari lettori: potete continuare ad utilizzare anche il vecchio indirizzo (www.radiocole.blogspot.com) perché tanto verrete comunque teletrasportati qua. A casetta. Nella vecchia e cara Radio Cole. Dove, come potete vedere con i vostri stessi occhi, è cambiata la via ma l'arredamento è rimasto sempre lo stesso. Per ora.

Questo minuscolo passo per l'umanità, ma enorme per la mia bloggeritudine, sarà il primo di una serie d'interventi di style e restyle necessari per dare nuova linfa, ordine, e concretezza al mio lavoro.
Ma non agitatevi, state sereni, lo spirito di condivisione, amore per la bellezza, e passione per la stupidera continuerà a regnare sovrano su questa pagina. E ci mancherebbe altro, la padrona di casa sono sempre io. Anzi, d'ora in avanti, lo sarò persino di più. No, non più stupida, solo più padrona.
Questa cronaca, che non è una cronaca, parte da più lontano del solito.
Parte da una settimana prima dello spettacolo. Parte da un piovoso sabato mattina in cui il socio ed io siamo andati a San Pietro in Vincoli.

La rassegna teatrale Palco Oscenico e la pagina facebook Humans Torino quest'anno hanno stretto un Media Parternship. Detto così fa molto figo, ma anche incredibilmente freddo.
In realtà quest'estate Nat ed Elena, già organizzatrici di Facce da palco, mi hanno chiesto "Vi va, a te e il socio, di fotografare e intervistare i nostri artisti?" "Certo che ci va!"
Molto meno figo ma decisamente più umano.

Così è nata la collaborazione. Collaborazione che ci ha portato ad incontrare persone interessanti in luoghi interessanti. Un gorilla in un bar. Due pazzi ai bordi di una fontana. E un gruppo di attori in una chiesa sconsacrata. E' questo che è San Pietro in Vincoli. Una chiesa sconsacrata all'ingresso di un ex cimitero.

Ecco spiegati, il socio ed io, un plumbeo sabato mattina a parcheggiare, varcare un cancello, attraversare un porticato, passare una porta, scendere delle scale e...
...e perderci.
Ebbene sì, ci siamo persi nei corridoi sotterranei di una chiesa sconsacrata.
Ci siamo persi tra le mille fotografie di una mostra appena allestita. Meravigliosa ma inquietante.
Ci siamo persi con lui che rideva e cercava di farmi paura. Ed io che tentavo dignitosamente di essere disinvolta ma che, tutto sommato, avrei preferito stare da un'altra parte. Meravigliosa (io) ma fifona e impressionabile.

Dopo dieci minuti di giri a vuoto, altre scale e porte serrate, siamo tornati sui nostri passi per ritrovare finalmente la giusta strada.
"Prego, accomodatevi" ci ha detto in un soffio Katia facendoci entrare, mentre gli altri stavano già provando. Gli altri erano gli artisti del LabPerm sull'Arte dell'Attore. Parlavano, cantavano, sussurravano. Ripetevano, correggevano, confrontavano. Tutto questo mentre il socio fotografava ed io cercavo di farmi il più piccola possibile. Per non disturbare, infastidire, rompere la magia. Piccola e mimetizzata con la parete. "Ti vuoi sedere?" mi ha chiesto mille volte Katia. "No, no" ho risposto mille volte io, dritta come un fuso. Un fuso che tratteneva il fiato e sgranava gli occhi. Perché le prove, spesse volte, possono essere più interessanti dello spettacolo stesso. Secondo me non si perde la magia, a differenza di quanto accade a Dorothy quando scopre l'ometto celato dietro la grande maschera di Oz, ma si comprende il meccanismo, l'ideazione, la fatica, la narrazione.

Poi i personaggi sono tornati ad essere persone. Il racconto vita. Ed una caffettiera è stata messa sul fuoco. L'incanto è diventato accoglienza.
Insomma, le prove si sono interrotte per un po' e noi ci siamo messi al lavoro. Il socio ed io abbiamo fotografato ed intervistato. E da quei pochi minuti di chiacchiere è nato questo post.


Uno dei miei preferiti da quando è iniziata l'avventura di Humans Torino. Se volete vederlo per bene, e magari guardare l'intera pagina, e già che ci siete dare un'occhiata alle altre foto, e inoltre metterci anche il like, cliccate qui. Altrimenti che voi siate maledetti! amici come prima.

Una settimana dopo, il 22 novembre, mentre il socio se ne stava in giro come al suo solito, io sono andata a vedere la data dei LabPerm all'interno del calendario di Palco Oscenico. Niente chiesa sconsacrata questa volta, ma l'accogliente e familiare Cafè des Arts. Non lo spettacolo originale per intero, dato che mancava il tempo e soprattutto lo spazio, ma una sintesi il più coerente e vicino possibile al prodotto completo e originale.
Ho visto 45 minuti di rabbia e poesia, musica e canzoni, storie e personaggi. Quarantacinque minuti per rappresentare la società attuale con limiti e storture, ingiustizie e follie. Tre quarti d'ora di talento e passione, comunicazione e arte, lotta e denuncia.

Noi del pubblico eravamo seduti vicini, stretti, periferici per lasciar il maggior spazio  possibile alla rappresentazione. Ed è proprio da quella posizione che, oltre ad osservare gli artisti, ho potuto guardare anche la gente. Il ragazzo perplesso, la donna rapita, la bambina attenta. Ed ho capito. E' questo il bello di un progetto come Palco Oscenico. E' questo il suo senso. Il teatro fuori dai teatri. A disposizione di tutti. Di chi cercherebbe il bello comunque e di chi ha bisogno di essere rincorso. Ogni forma di arte performativa e spettacolo: l'improvvisazione, il cabaret, la sperimentazione. Ad ogni appuntamento uno spicchio diverso di questo mondo. Tutto a disposizione di tutti. In luoghi accessibili e vicini, seppur in alcuni casi non particolarmente adatti. Per l'opportunità di chi rappresenta e di chi gode della rappresentazione.

Palco Oscenico torna a gennaio e io ci sarò. Come sempre. Gioiosa ed orgogliosa.
"Shhhhh...abbassa la voce"

Volete darmi sui nervi?
Ditemi questa semplice frase.
"Shhhhh...abbassa la voce"
Disponibile anche nella variante "Shhhhh...non urlare"

Non importa che io stia davvero urlando o abbia semplicemente un tono troppo alto rispetto al contesto in cui mi trovo. Questo richiamo mi farà andare il sangue al cervello. Immediatamente.

Non so da cosa dipenda la mia reazione istintiva. Non so a quale trauma infantile debba essere fatta risalire. Il risultato è sempre lo stesso.

L'interlocutore dice "Shhhhh...abbassa la voce". E il mio cervello registra "Stai zitta cretina!" oppure "Non urlare, razza di cafona inadeguata" o ancora "Chiudi quella boccaccia, imbarazzante femmina che non ha ancora imparato a comportarsi".
Ed è solo grazie al mio esiguo ma efficiente pacchetto di neuroni razionali, più o meno il 5% del totale, che non salto subito alla giugulare del richiamante. Cioè, mentalmente lo faccio. Attacco al collo il malcapitato, strappo la testa con un morso, e poi faccio roteare il cranio tenendolo per i capelli. Ma realmente no. Realmente mi limito ad abbassare la voce e continuare a parlare. Riuscendo, molto spesso, persino a mantenere un'espressione neutra.

E voi? Non vorrete farmi credere che io sia l'unica ad avere queste turbe?
Non c'è nulla che vi dia esageratamente e inspiegabilmente fastidio?
Raccontate. Raccontate con il tono di voce a voi più congeniale.
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