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Questa volta il mio racconto su TorinOggi non parte da Sotto la Mole ma decisamente più in là.

Ero al fiume con i miei animali quando li vidi per la prima volta. Attraversavano il paese guardando in giro curiosi e conversando tra loro con parole a me ignote. Avevano la pelle scura, i capelli ricci e gli occhi neri come il carbone. 

I bambini li guardavano curiosi, gli uomini impugnando i loro strumenti di lavoro, le donne attraverso le finestre, ben nascoste nelle capanne. 

Io all'epoca ero solo un ragazzo e in me la curiosità ebbe la meglio sulla paura. Mi avvicinai, mentre il più piccolo dei miei vitelli mi seguiva fedele come un cane. 

In questo gruppo di forestieri dall’aspetto esotico, se ne distinguevano alcuni dagli abiti preziosi. Uno di loro, invece, aveva l'aria familiare e fu a lui che mi accostai.

Continua...


L'estate sta per concludersi, le vacanze sono alle nostre spalle – o meglio, alle vostre, perché io mica le ho ancora fatte! –,  a settembre ricomincia tutto: la scuola, il lavoro, i corsi di latino americano. E, a settembre, riparte anche il nostro Laboratorio Condiviso di Scrittura.

Un esercizio, due settimane (più o meno) per svolgerlo e spedirlo a me, io lo pubblico sul blog insieme a tutti gli altri (e al mio) e, nel giro di qualche giorno, mando un breve feedback ad ognuno di voi. 

Questa avventura è cominciata a gennaio, abbiamo inventato personaggi, dato vita a parole nuove, vissuto vicende incredibili. Ogni esercizio è stato una nuova scoperta, un modo per confrontarsi con me, tra di voi, con il tempo per scrivere che non c'è mai e con la voglia di vedere l'effetto che fa mettersi in gioco.

Questo laboratorio aprì, molti mesi or sono, con la scrittura a tempo, un tipo di esercizio che mi piace riproporre periodicamente perché è liberatorio, perché è divertente, perché dà a tutti grandi soddisfazioni. 

Cos'è la scrittura a tempo? Avete a disposizione un incipit e 10 minuti per scrivere. Dieci minuti tondi tondi, usate una sveglia, puntatela e poi cominciate. Scrivete, scrivete, scrivete, senza fermarvi, senza correggere, senza guardarvi indietro. Ciò che mettete su carta (o su schermo) non deve avere necessariamente un senso, lasciatevi andare, sfogatevi, seguite i pensieri sparsi della vostra mente. Ne potrà uscire un racconto, una poesia, un monologo o anche un'utilissima lista della spesa, chi se ne frega? Vale tutto!

Passati i 10 minuti, quando la sveglia suonerà, interrompetevi, vabbè vi concedo di finire una frase se proprio ci tenete. A quel punto potrete scegliere cosa fare: mi potrete mandare ciò che avrete prodotto senza neanche correggerlo, oppure potrete sistemarlo, o persino stravolgerlo. La scrittura a tempo è solo un efficace detonatore d'ispirazione, ma sta a voi decidere cosa farne alla fine.Mi sembra di avervi detto tutto ma se avete domande, dubbi, perplessità: commentate, messaggiate, scrivete email, vi sarà risposto.
E ora l'ultima cosa, ecco l'incipit che dovrete usare:

"Dimmi come si fa?"
"Cosa?"
"Dimmi come si fa a fare i bambini"


Tipo di testo: racconto, poesia, monologo, dialogo, quello che vi pare... 
Lunghezza testo: dai 100 ai 10000 caratteri (sì, ho davvero scritto 10000!)
Email: janecole@live.it. 
Oggetto: laboratorio condiviso di scrittura. 
Specificare nel testo dell’email se volete restare anonimi o meno, se volete essere taggati (su FB) o meno.
Scadenza per far pervenire il testo: domenica 20 settembre 2020, ore 12.

Volete leggere tutte le Storie nate da questo esercizio? Le trovate qui.


Dopo una breve pausa estiva, oggi torna il Laboratorio Condiviso di Scrittura. Iniziato a gennaio, si concluderà a dicembre, aperto a tutti e, ovviamente, gratis!

Domani, su queste pagine, troverete il prossimo esercizio da svolgere: il Quindicesimo.

Oggi invece gli svolgimenti (2, pochi ma buoni... grazie Marianna!) del Quattordicesimo: il Diario delle Vacanze, scritto da un bambino o una bambina di 9 anni. Decisamente una sfida interessante, buona lettura! 

Caro diario,
oggi ho una cosa importantissima da raccontarti.
Sono stata fuori dall’Italia per la prima volta. Sono stata a Marsiglia con la mamma ed il papà.

La città non è molto diversa dalla mia Genova, anche il mare è lo stesso, ma non c’è l’Acquario.
Invece siamo entrati in un edificio grandissimo, un ospedale grande grande, con delle grandi finestre ed il tetto a vetri.
Sembrava proprio un Acquario, ma eravamo noi ad essere dentro la vasca e guardavamo i gabbiani che nuotavano e volteggiavano nel loro contenitore trasparente, l’aria fuori! Un vastissimo contenitore!
Quando mi perdo in pensieri così, stringo forte forte la mano di papà, che capisce e non me la lascia, me l’ha promesso.
Se papà non mi dà la mano, alle volte certe cose iniziano ad andare al rallentatore. Ogni filo della piuma del gabbiano potrebbe iniziare a muoversi pianissimo e lo stesso il suo becco.
Alle volte, confusa, svengo.

Anche la porta a vetri davanti alla quale stavo ha iniziato a muoversi al rallentatore, e mamma e papà, seduti di là dalla porta, davanti ad una scrivania, si sono deformati tutti.

La dottoressa era tanto bionda, come la nonna quando torna dal parrucchiere il sabato pomeriggio. Invece i suoi denti bianchi bianchi e grandi grandi - ma forse perché erano tanto vicini al mio viso - erano ugualissimi a quelli della maestra Rita, che Marco chiama la Cavallona.

Sulla via del ritorno la mamma è felice, sorride, scherza, mette la musica alla radio e canta, spronando papà, come era da tre anni che non faceva.
La dottoressa, quando mi era vicina vicina, mi ha dato un lecca lecca di una marca che non conoscevo e mi ha detto che è stato bello conoscermi.

Anche io sono felice! Voglio proprio tornare presto in Francia.

Camilla (Marianna Palmerini)

*****

Caro diario,
la cosa più importante che mi è successa quest'estate non è per niente bella.
Valentina, che è la mia amica, la migliore del mondo, è andata via.

La mamma mi ha spiegato che qualche volta, se faccio i compiti, la posso vedere su Zoom ma che non viene più nella mia classe, e neppure nella mia scuola.

Mamma mi detto così e poi mi ha portato ai giardinetti per salutarla. Io e Vale abbiamo giocato e dopo ci siamo abbracciate tanto. Io a casa ho anche pianto, ma di nascosto perché se no Marco, mio fratello, mi prende in giro.

Ora Vale è in Francia con la sua mamma, il suo papà invece è ancora nel palazzo davanti a noi, con una ragazza. La sua nuova fidanzata, dice. Bah, non ho capito bene questa cosa qua. Ho chiesto a papà se pure lui adesso si trova una fidanzata. Papà ha riso. Mamma ha detto che, se ci prova, lei glielo taglia. Non ho capito molto bene neanche quest'altra cosa qua. Ma, in fondo in fondo, non m'importa.

A me m'importa solo che Vale ora è via, e io mi sento sola. Tra pochi giorni ricomincia la scuola e io non ho più la mia compagna di banco più preferita del mondo.

Caro diario, quest'estate ha fatto proprio sch... non mi è piaciuta per niente. E secondo me ora sarà pure peggio. Uffi!

Giulia (Jane Pancrazia Cole)


Sarà che non ho fatto neanche un giorno di vacanza e sono un po' cotta, sarà che l'instabilità di questi tempi non aiuta di certo la progettualità, ma per questo mese ho solo una pidocchiosissima cosa da consigliare ai miei lettori. Cioè, non fraintendetemi, la cosa è davvero carina ma è solo una quindi, questo giro, il post sarà proprio misero.

Questo mese vi consiglio una serie documentario su Netflix. Il titolo è High Score. L'argomento la storia dei videogiochi: da Space Invaders a Super Mario, passando per il Tetris. 
Io non amo i viedogiochi, non mi hanno mai conivolta, ma questa serie (che non ho ancora finito di vedere) mi sta piacendo molto perché parla di rivoluzioni – sociali e tecnologiche –, di creatività e di personaggi incredibili in grado di cambiare una parte di mondo. Ragazzini prodigio, universitari visionari e coppie ambiziose che, in Giappone come negli Stati Uniti, hanno inventato una fiorente industria.

Il post, come già annuciato, finisce qua. Ma visto che io sono stata in grado di darvi un solo consiglio, ora aspetto fiduciosa i vostri. Voi cosa mi consigliereste di vedere, ascoltare, leggere, visitare in questo Settembre 2020?
Per il mio periodico racconto su TorinOggi, questa volta non ho scelto una leggenda locale ma mi sono ispirata ai miei ricordi d'infanzia. Ricordi che sono miei e di tanti, tantissimi bambini vissuti tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80.


Un’estate qualsiasi a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80. 
31 luglio. 10 di sera. 
Quartiere Mirafiori. 
FIAT. Corso Tazzoli. Porta 1. 

Gli operai escono di corsa dal secondo turno. Sono uomini e donne pronti a godersi le meritate vacanze.

Alcuni trovano già la famiglia ad attenderli fuori. Gli uomini: il portapacchi carico di valige, i bambini che saltellano eccitati sul sedile posteriore, le mogli indaffarate tra panini farciti e uva già lavata. Le donne: i mariti pronti al volante con il termos pieno di caffè. 

“Papà”, sbadiglia Marco in pigiama e scarpe da ginnastica. 
“A che ora arriviamo da nonna?” 
“Domani” risponde il padre, già diretto verso la tangenziale. 
“Ti ho preso anche il cuscino, dormi tesoro”, gli accarezza il viso la madre, sporgendosi in dietro senza l’intralcio della cintura di sicurezza, il cui obbligo è ancora da venire. 

Continua...



Cara Emilia, 
l'anno scorso, di questi tempi, marito ed io eravamo alle prese con una decisione importante. 
"Vorremmo adottare un cane adulto" dicemmo all'impiegata del Rifugio di Torino. 
"Adulto?" e lei quasi si commosse. 

Dopo diverse visite e valutazioni, ti scegliemmo il 25 agosto. Venimmo a prenderti il 27. Quello stesso giorno, guardando i tuo documenti, scoprimmo che eri nata il 24 agosto 2015. 

Ti abbiamo, quindi, scelta il giorno dopo il tuo compleanno, un regalo in ritardo. Un regalo per una cagnetta meravigliosa di quattro anni, di cui due passati in canile. "Al gabbio", come piace dire a me, perché sono un po’ scema e perché mi piace pensarti come una dura. Perché tu, in effetti, sei una dura. 

Il tuo nome ufficiale, ai tempi, era Littorina. Converrai con me che il nome era parecchio bruttino. “Possiamo cambiarlo o si traumatizza?” chiesi alla volontaria. 
“No, tranquilla, non le dispiacerà affatto” 
Decidemmo di chiamarti Emilia, in onore di Emilia Clarke, l’attrice che interpreta la regina dei draghi di Game of Thrones. In modo che ti fosse subito chiaro che stessi per entrare a far parte di una famiglia di nerd. Emilia, nata dai croccantini, regina dei cagnetti, signora delle salsicce, protettrice degli ossi, principessa del condominio, imperatrice della pancia all’aria, figlia dei Pica, la non-dimagrita, distruttrice di toelettature appena fatte. 

La prima notte l'hai passata sdraiata a terra, di fronte al nostro letto, un occhio aperto e uno chiuso, sempre all'erta. Non ti fidavi un granché, e come darti torto? Non ci conoscevi. Ma da allora è passato praticamente un anno: tu hai imparato a fidarti, prima, e a volerci bene, dopo. Noi ci siamo innamorati di te, di tutte le tue sfaccettature. 

Tu non sei una tenerona, ma ti piacciono le persone. Ami tutti i bipedi (adulti) e a tutti fai le feste e su tutti ti strusci, dimostrando anche una certa leggerezza di costumi. Ami tutti, tranne quelli in moto, quelli li odi di una rabbia viscerale e ingiustificata, da ottantenne malmostoso che ce l’ha coi giovani d’oggi. Verso i bambini non hai mai mostrato un particolare slancio, se un piccolo umano viene ad accarezzarti, tu rimani immobile, una statua di sale, e non si capisce se lo fai per non spaventare il piccolo o nella speranza che questi si allontani in fretta. 

Le tue cose preferite sono la salsiccia, i palloncini, i grissini, il pouf al fondo del letto, i balconi, il parco della Tesoriera, la pallina ma solo dopo il tramonto, perché hai il metabolismo lento e, a correre prima delle 18, ti pesa il sedere. 

La tua persona preferita in assoluto è marito, tuo padre, lo ami di un amore puro e sdolcinato, al secondo posto il macellaio, diventato il tuo migliore amico grazie a una polpetta volante durante il lock down. Io credo di occupare un misero terzo posto. Terza sempre, tranne quando piove. Se piove forte, infatti, ti attacchi alle mie caviglie, o mi guardi preoccupata accucciata accanto al letto. Questo mi fa sentire speciale ma mi riempie anche il cuore di tristezza perché penso a tutte le notti che avrai passato in canile, nella tua cuccia, mentre la pioggia forte spazzava il tetto e tu spaventata aspettavi che finisse. 
Sono così contenta che tu ora sia al sicuro con noi, ma mi dispiace tanto non poter far nulla per quei brutti ricordi. 

Tra le cose che ti piace fare ci sono mangiare, mangiare e mangiare. Ah, quasi dimenticavo, anche chiedere il cibo a chi sta mangiando. Poi ti piacciono i grattini sulla pancia, come una vera coccolona. Ma anche fare gli agguati a Moon, il cane della nostra vicina di casa, come una vera ninja: strisci fuori in balcone tutta acquattata e, appena la vedi, le abbai contro come una pazza. Lei che, a differenza tua, è matura e pacifica, ti ignora. Tu abbai ancora un po’, poi ti cheti, e ti accucci con quell’aria compiaciuta da bulla di quartiere, che vorrei sgridarti se non fossi troppo impegnata a ridere. Allo stesso modo ti piace attaccar briga con i pastori tedeschi e altri cani random in giro per il parco, tutti rigorosamente più grandi di te. Non lo fai spesso ma quando lo fai ci metti proprio tutta te stessa, alla faccia del guinzaglio fucsia e della pettorina rosa confetto, ti trasformi in una iena, dimostrando sprezzo del pericolo e, soprattutto, un’invidiabile (ed eccessiva) sicurezza nei tuoi mezzi. Nell’area cani ti piace tanto rotolarti nel fango e nella terra e più sei pulita più ti rotoli, guardandoci poi orgogliosa, mentre io rimpiango il tuo manto bianco candido diventato beige terra lercia. Poi ti piace anche andare a trovare nonna Lucia e fare le passeggiate con lei che, ignorando con arroganza il fatto che i cani non siano bambini, ti vizia come se fossi la sua unica nipote, ti porta al bar e ti fa far la vita da signora. 

Ma la cosa che ti piace più di tutte è uscire con noi, tutti e tre. Tu, marito ed io. Che sia per andare ai giardinetti o a fare un bel giro, cominci a saltare come una matta, sfoggiando un entusiasmo travolgente, felicissima di stare tutti assieme, perché hai un forte senso della famiglia, anzi del branco. 

E oggi, per questo branco, è un grande giorno di festa, tanti auguri Emilia, buon quinto compleanno!


Sante Altizio è un giornalista, blogger, bookpostino torinese. L'ho conosciuto un paio di anni fa e seguo i suoi progetti sempre volentieri. La sua ultima novità? Un libro uscito a fine luglio dove vengono raccolti i suoi post, pensieri e interviste prodotti durante i lunghi giorni di lock down.

Trovate qui il mio articolo uscito su TorinOggi...

 
È disponibile online una nuova puntata, speciale, di True Colors, il podcast dedicato alla violenza sulle donne. Il titolo questa volta è evocativo e di grande speranza: Non sei sola. E a dargli il giusto significato sono le avvocate Sara Bogni e Giovanna Svara,  e la psicologa Patrizia Sciolla.

È possibile ascoltare il podcast su due diverse piattaforme:

Spreaker https://www.spreaker.com/user/giustiniano/puntata-speciale-true-colors

Spotify https://open.spotify.com/episode/73KB1c1dE1waE4l6wQPQJ9?si=cg6RARHLTvOM7LoI-nj9Gg

True Colors è una serie ideata e prodotta da Giustiniano La Vecchia e Gianni Gaude, con la collaborazione di Mario Rosini, Francesca Melis e Rossana Rotolo (a.k.a. Jane Pancrazia Cole).

Con questi podcast vogliamo contribuire e sostenere la Fondazione Villa Gaia di Isa Maggi, una casa per ospitare donne vittime di violenza. 
Se sei interessata o interessato a contribuire alla nascita di Villa Gaia dona su: 
Fondazione Villa Gaia C/C Banca Etica 
IBAN: IT54G0501801600000016908485 

Noi crediamo molto in questo progetto, se ci credi anche tu, per favore condividi!
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