All'inizio è come la scenografia di un film, con la paura che le pareti cadano a rivelare cavi, lavoranti e luci di scena.
All'inizio è una valigia pronta nell'armadio. Una stanza d'albergo. Un viaggio da cui dover fare ritorno.
All'inizio è il silenzio. Il vuoto. L'odore di nuovo. L'odore di niente.
Una casa non la fanno i mobili, i quadri e le tende. E neanche il colore giusto alle pareti, la progettazione degli spazi o il consolidarsi delle abitudini.
No, una casa la fanno le persone. Quelle che ci abitano ma anche quelle che ci passano. Lasciando tracce, ricordi, momenti.
Una casa la fanno gli ospiti in pigiama e la colazione. Gli amici che urlano i propositi per il nuovo anno dalla finestra della cucina. Le telefonate che durano ore. Il citofono che suona quando non te lo aspetti. I mille piatti sporchi di una cena felice. Il vapore di una doccia appena terminata. Il calore di un letto sfatto. L'odore di vita. L'odore di tutto.
Però mi sono persa la finale di Catch Imprò.
Shame on me!
Anche perché, ovviamente, voci di corridoio e leggende metropolitane narrano di una sfida epica, indimenticabile, da raccontare ai propri nipoti.
E, ora, io a mio nipote che gli racconto?
Per recuperare tale mancanza, sabato scorso, ho deciso di scapicollarmi a vedere la "serata di gala" di Catch Imprò.
Il programma prevedeva, prima, la sfida tra due squadre eliminate al primo turno, e la conseguente assegnazione del cucchiaio di legno di rugbistica tradizione. E, poi, il combattimento definitivo tra i vincitori del torneo appena conclusosi e una coppia di professionisti.
Con il primo Catch si sono scaldati i motori, ma è con il secondo che è decollato il vero spettacolo.
I vincitori del torneo erano i Preti-à-Porter, coppia di cui dissi già un gran bene in un altro post. Marco ed Ennio non sono solo bravi, ma bravissimi. E Marco, sabato, era insuperabile. Andava di qua, andava di là, diceva questo, diceva quello, e noi del pubblico in devota, goduriosa, quasi sessuale ammirazione.
A confrontarsi con i preti c'erano due improvvisatori di tutto rispetto: Annalisa e Roberto dei Cirque du Solaio. Lui (protagonista del filmato) l'avevo già visto fare l'arbitro, ed era straordinario. Lei la cronaca in diretta delle semifinali, ed era... e che ve lo dico a fare? Disinvolta, briosa, perfetta.
Ma per quanto l'altra sera siano stati bravi, soprattutto lei, contro i clerici modaioli non c'è stato niente da fare. E questi ultimi, forti anche del voto mio e di Silvana, si sono portati a casa il premio della serata: il doppio shottino, bevuto nel tripudio e la festa generale.
Con questo terzo post si conclude (per ora) la mia incursione nel mondo dell'improvvisazione teatrale.
Da sabato prossimo parte un'altra avventura: il talent Facce da Palco. Seguitemi sul blog e, chi può, anche dal vivo. Primo appuntamento sabato primo marzo ore 21:00 al Café des Arts, in Via principe Amedeo 33/F a Torino.
Stay tuned e a presto!
(N.d.A. tutti i video dei tornei torinesi di Catch Imprò li potete trovare qui)
And the Grammy goes to buoni propositi e sdolcinato perbenismo.
"There comes a time when we hear a certain call"
(1986)
Vengo eletto ufficialmente successore di Fidel.
(2008)
Assalto il Congresso dei Deputati e dalla tribuna urlo: "¡Quieto todo el mundo!"