Vi ho mai raccontato di quella volta che andai a Londra?
No, non è necessario che rispondiate, già lo so: non ve l'ho mai raccontato.
Fondamentalmente perché quel viaggio lo feci ancora prima di aprire il blog.
E perché tale argomento riciccia fuori ora?
Perché, come avrete intuito dal nuovo look di Radio Cole, negli ultimi mesi a Pancraziuccia vostra ha cominciato a bruciare la terra sotto i piedi. L'immobilismo che, per scelta o per necessità, aveva caratterizzato gli ultimi anni della vostra blogger preferita (Io!!!) ha lasciato spazio ad un'ansia di spostamento e a una gran voglia di viaggiare, vedere, scoprire, mordere e divorare.
Ho iniziato con piccole gite:
Venezia,
Milano,
Bologna, giusto per sgranchirmi le ossa e fare il tagliando alle ali. L'importante è muoversi, fare 10 100 o 1000 chilometri. L'importante è soddisfare tutte le proprie curiosità, per poi scoprire di averne sempre di nuove.
Presto, comunque, spiccherò letteralmente il volo. E nel frattempo nelle chiacchiere con gli amici si sono fatti sempre più presenti i ricordi dei viaggi passati. Soprattutto quelli più particolari. Ed il mio breve soggiorno nella terra d'Albione fu decisamente sui generis.
Come non condividerlo con voi, miei fedeli lettori? Come?
E, infatti, ora lo condivido.
Molti anni or sono, alle prese con l'organizzazione di una breve visita al mio (ex)fidanzato tedesco, stavo cercando un volo low cost che mi portasse da Dresda a Torino, quando m'imbattei nella possibilità di fare scalo a Londra.
Comodo, no?
Dresda-Londra.
Londra-Torino.
Con attesa a
Heathrow
per circa 6 ore.
I più sarebbero scappati inorriditi e avrebbero cercato oltre.
Io, invece, iniziai a zompettare felice per casa: era giunta finalmente la mia occasione per viaggiare oltremanica! E la suddetta occasione, nella sua assurda scomodità, mi pareva ancora più attraente di un banale viaggio organizzato. La interpretai come un regalo del destino, una strizzata d'occhio del karma, un sorriso del fato.
Magari voi appartenete a quel gruppo di persone, diciamo "normali", che tendono a preferire occasioni più classiche, pratiche, comode.
Ma che volete che vi dica?
Io, nella mia diversa normalità, considero uno scalo di 6 ore non una noiosa perdita di tempo ma un'opportunità da non lasciarsi sfuggire.
Lo pensavo allora e ne sono fermamente convinta ancora adesso.
Nel giro di pochi giorni la mia visita in Germania perse d'interesse, diventando solo un utile e necessario passaggio per realizzare la mia solitaria fuga nella terra d'Albione. Nel giro di pochi giorni il ritorno verso casa, con inclusa britannica tappa, divenne l'evento più atteso, la vera vacanza, lo scopo di tutto il viaggio.
Dopo aver trascorso una settimana a Dresda, invece di salutare nazione e (ex)fidanzato tedeschi con il magone d'ordinanza, corsi al gate con un sorriso a mille denti e m'imbarcai per la mia piccola gita rubata con l'entusiasmo di chi sta partendo per il giro del mondo.
Continua...