Accadde al Residence


"Frena!" urlò l'appuntato Cazzaniga. 
E la volante inchiodo' poco prima dell'incrocio. 

Dodici ore prima, dal poco distante Residence San Paolo, era uscito Luca Bertoli, rappresentante e commesso viaggiatore di Udine. Era a Torino per lavoro e pensava che ci sarebbe rimasto per un bel po' ma, un'improvvisa emergenza alla sede principale della ditta, l'aveva costretto a ripartire quella mattina in tutta fretta. Così tanta da non avere neanche il tempo di portare ogni cosa con sé. 
"Dovrò scrivere alla direzione ed avvertirli, non vorrei che spaventassero Gino"  pensava sull'auto con cui stava andando in stazione. 

Ivan vide la Smart a noleggio allontanarsi dall'ingresso, proprio nel momento in cui stava per cominciare il turno. Tutto sommato non gli dispiaceva il suo lavoro, gli dava il tempo di pensare. Pensare a cosa fare della propria esistenza. A 31 anni bivaccava ancora all'università, teneva sulla scrivania libri che non apriva mai, e guardava gli altri vivere. 
Salutò il collega che aveva fatto la notte, si sfilò il piumino, prese posto dietro il bancone della reception, e cominciò quella che prometteva essere una giornata come tutte le altre. 

Un'ora dopo fu Alex a varcare la soglia del San Paolo. 
"Ohi" disse. 
"Ohi" rispose Ivan. 
"Come va? Successo qualcosa d'interessante?" 
"Qua non succede mai niente, dovresti arrenderti" 
"Mai! Sono sicuro che proprio tra queste mura troverò la trama perfetta per il mio film!" disse con voce ferma e incrollabile certezza Alex. Aveva ventidue anni e frequentava il residence ogni mattina da almeno sei mesi. Era mosso dalla convinzione che per il diploma alla scuola di cinema avesse bisogno di una grande idea. Idea che sicuramente avrebbe trovato tra le storie che s'intrecciavano in quelle stanze, su quella moquette, lungo quei corridoi. 

La mattinata passò monotona e priva di eventi, e il pomeriggio sembrava destinato a seguire lo stesso destino. "Qua è un mortorio" sbadiglio' Ivan. Quando arrivò il primo cliente della giornata. Era un uomo di media altezza, con un cappotto a quadrettoni, un discutibile completo color beige anni settanta, e un parrucchino che sembrava pronto per mettersi a miagolare da un momento all'altro. 
"Buongiorno" disse, appoggiando la sua 24 ore per terra. 
"Buongiorno" 
"Avrei bisogno di una stanza libera per tutto il giorno. Anzi, no, facciamo anche la notte. Una stanza con un bel letto matrimoniale" chiese con un sorriso tanto umidiccio e ambiguo da ridefinire in un secondo il concetto di 'viscido'. 
"Certo, abbiamo la stanza 4 al primo piano, se mi lascia i documenti la registro, lei intanto può già andare su" disse Ivan porgendogli le chiavi. 
Il cliente fece per andare, ma poi ebbe un ripensamento e tornò sui suoi passi: "Senta," disse, "tra un'ora dovrebbe venirmi a trovare una ragazza. Mi raccomando me la mandi su subito" concluse, strizzando un occhio e riproponendo l’inquietante sorriso. 

"Ecco, quello ha sicuramente una storia da raccontare" commentò Alex, appena il cliente se ne fu andato. 
"Mario Rossi" lesse Ivan, "Beh, il nome non è molto interessante" 
"Ma i capelli sì!" 
"Ah certo, su quelli ci potresti girare una trilogia!" 

Dlin. Un segnale acustico annunciò l'arrivo di un'email. Ivan, con la sua solita flemma, cliccò  sull'icona a forma di busta e lesse. 
E rilesse. 
E lesse ancora. 
"Che scherzo cretino!" sbotto' alla fine.
Luca Bertoli, come si era ripromesso, aveva scritto alla direzione del residence per avvertire che, nei due giorni in cui sarebbe stato assente, la sua stanza sarebbe stata comunque occupata. 
"E chi è sto Gino?" chiese Alex spiando lo schermo.

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