Capitolo Ventuno: Filtri, polletti e magia
Augusto e Lucia desideravano tanto una femminuccia e sperarono che la benedizione fosse finalmente arrivata quando Enrico aveva quasi due anni.
La sorella mia scoprì di essere di nuovo in attesa ed era talmente convinta che questa volta sarebbe stata una bimba che cominciò a ricamare dei vestitini meravigliosi, tutti lino e merletti. Degli abitini come quelli degli angioli, talmente belli che le mogli di Sandro ed Enrico li conservano ancora come dei tesori. Roba così ai giorni nostri non si trova da nessuna parte, manco a volerla pagare fior di soldi.
Il tempo passava e Lucia si faceva ogni giorno più grossa, con la pancia bella tonda e le caviglie gonfie. Un giorno, mentre passeggiava con una mano sul fianco e l’altra sull’ombelico, la Pazza la fermò per strada, le posò le mani sul ventre e disse solo: “So due pupe”.
Una volta non esistevano mica le macchine che ci sono adesso, che ti dicono se il figlio tuo è maschio o femmina, grande o piccolo, bello o brutto, sano o malato. Una volta era una sorpresa fino a quando il bambino non usciva fuori.
La levatrice lo prendeva per i piedi come una bestiolina, gli dava una bella sculacciata e poi controllava che avesse tutte le cosine al posto giusto: i diti, le mano e pure l’uccelletto.
Ma la Pazza per queste cose era una sicurezza e ci prendeva sempre.
Anche mamma sua, prima di lei, era stata uguale, anzi meglio. La signora Mariuccia era una strega, una di quelle buone però, che tolgono il malocchio, fanno arrivare i bimbi anche dove la terra sembra troppo secca e, quando c’è di bisogno, convincono i mariti, che c’hanno il vizio di correre dietro le altre gonne, a tornarsene a casa con la coda tra le gambe.
La Strega era arrivata in paese con la creaturina sua in braccio ma senza uomo, si era piazzata in una vecchia casa mezza rotta che non voleva più nessuno e aveva fatto fruttare il talento suo più grande: quello di saper leggere nel cuore e nella capoccia della gente. Mamma mia ci raccontava che, quando lei era ancora una bimba, a casa della signora Mariuccia ci stava sempre la coda di femmine che chiedevano qualche favore: le poveracce in cambio lasciavano quello che potevano, un ovetto o qualche frutto, mentre le signore anche un bel polletto intero. Persino nonna Ada ci andò una volta, quando il nonno aveva iniziato a fare sempre tardi e a guardare con tanto d’occhi una cugina più giovane. Una ragazza con un corpo morbido ed una bella bocca che faceva venire strani pensieri a tutti i maschi che la incontravano.
Nonno Claudio era buono come il pane ma, purtroppo, si sa che gli uomini c’hanno sto vizio qua e prima o poi ci cascano tutti. La nonna andò dalla Strega con gli occhi pieni di lacrime ed il borsellino gonfio di spicci e, nel giro di poche settimane, la bella cugina venne promessa ad un pastore che viveva dall’altra parte della valle.
La signora Mariuccia morì per una brutta febbre quando era ancora molto giovane. Annamaria non aveva manco dieci anni, ed era una bambinetta dolce ma strana, con un cuore grande grande ma una capoccetta piccola piccola. I carabinieri andarono di corsa a prenderla, per chiuderla in manicomio e buttare via la chiave, ma non la trovarono e nessuno seppe dire loro dove fosse finita. Molti non lo sapevano per davvero ma c’era chi, come nonna Ada, dopo aver visto un carro con due Signore e una ragazzetta allontanarsi verso la valle, aveva scelto di farsi smemorato per risparmiare ad una povera creatura un destino infame. Sembra incredibile, ma pure in un paese come questo, coi muri sottili e le orecchie belle grandi, se c’è davvero di bisogno, certi segreti si riescono a tenere.
La figlia della Strega tornò ad occupare la casa della madre solo qualche anno dopo, ormai adulta. Tornò pulita ed ordinata ma sempre svitata. Fuori s’era fatta grande ma dentro non era cresciuta manco d’un minuto. Parlava con le bestie, si circondava di cani puzzolenti e cantava a squarcia gola canzoni che non conosceva nessuno tranne lei.
La Pazza aveva ereditato un solo potere da mamma sua. Non sapeva togliere il malocchio o fare filtri d’amore ma vedeva dentro le pance.
Continua...
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