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La finale è stata vinta dai Due x Uno Cinque. Trionfalmente.
Bravi, elastici, divertenti, ci hanno raccontato la Divina Commedia e i Promessi Sposi lasciandoci senza parole.
Davide Fontana e Manuele Laghi, gli altri due finalisti, hanno forse patito di più l'ansia da verdetto e sono apparsi entrambi appannati rispetto alle serate eliminatorie. Ma il livello generale delle esibizioni è stato comunque molto alto. E un posto (o più di uno) nel prossimo calendario di OffStage se lo sono guadagnati tutti e tre.

Una menzione speciale va poi agli ospiti: i Bella Domanda.
Vecchia conoscenza della rassegna, diventano ogni giorno più bravi e più belli. Prima o poi la fama li travolgerà, col conseguente afflusso esagerato di denaro. Ed essi, generosi quasi quanto sexi, ci ospiteranno tutti in un mega ranch tra le risaie vercellesi.

In attesa di realizzare il mio sogno da Mangano-mondina, approfitto di questo micropost per salutare e ringraziare, meglio tardi che mai, il triumvirato che dirige, governa, e nutre questo meraviglioso talent: Nathalie, Elena e Francesca.
La prima mi ha accolta in squadra ancora prima di conoscermi.
La seconda è il mio migliore sponsor.
La terza mi ha insegnato il rossetto rosso e il mascara notte.
Grazie e a presto.

(*)Foto di Daniele Robotti.
L'anno scorso entrai per la prima volta a far parte della giuria di Facce da Palco.
Mi bastò afferrare la biro smangiucchiata da giudice, per trasformarmi immediatamente da pucciosa blogger felice a molesta giudicante mai contenta.

I primi che ebbero a che fare con questa mia nuova perfida versione furono, ahiloro,  i  Proprietà Commutativa di cui scrissi così:

"...lo spettacolo s'intitola 3Q-Liberi esperimenti politici. In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo 'eh???'
(...)ad esibizione finita chiedo più o meno così: 'Perché c'era un cowboy in scena?'
E mi viene risposto più o meno così: 'Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo'
Ecco. No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger qualunque"

Poi così:

"...per la semifinale portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato. Ma riportano pure il cowboy.
I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere. Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri"

E infine così:

"...spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!" 


Il 17 gennaio scorso i Proprietà Commutativa sono tornati in scena per Off Stage. E io, come i peperoni, mi sono riproposta loro in prima fila. Una tassa, Una iattura. Una. 
Con le caviglie educatamente incrociate sotto la sedia e le labbra strette da signorina Rottermeier, mi sono apprestata a giudicare per la quarta volta questo lavoro. E loro?
Loro mi hanno regalato il piacere di uno spettacolo intelligente e fruibile, ben scritto, ottimamente recitato, e parecchio divertente.
Loro mi hanno fatto dono di un progetto cresciuto e migliorato, frutto di uno studio serio e di un approccio critico intelligente,
Loro mi hanno omaggiato della pia illusione di aver contribuito anch'io, col mio punzecchiarli, a questa notevole crescita.

Bravi! Bravi! Bravi!
3Q Liberi Esperimenti Politici è uno spettacolo da vedere.
I Proprietà Commutativa sono due artisti a cui auguro un meritato luminoso futuro.
Valentina e Alessandro sono l'ennesimo esempio che Facce da Palco porta fortuna (questa è in codice, chi non la capisce non si crucci).


Stasera torna in scena al Café des Arts Alessandra Donati, colei che vinse Facce da Palco pari merito proprio con i Proprietà Commutativa. Accorrete numerosi, sono sicura che anche questa volta ne varrà la pena.

NdA: le foto non sono mie ma vigliaccamente sottratte dalla pagina Facebook di Facce da Palco,
Con il teatro si può fare politica? Certo. Con l'arte si può esprimere il proprio impegno sociale? Ovviamente. Da sopra un palco si può veicolare un pensiero? Sì, sì e ancora sì. 
Ma trattare il pubblico come uno scolaretto da indottrinare, come il popolino da imboccare a forza di didascaliche scenette e frasi ad effetto, no, no e ancora no. 
Ed è questo quello che io ho visto domenica sera quando ho assistito ad Animal Machine. E a poco sono valse le ottime prove attoriali di Davide Capostagno e Serena Bavo. 

Per raggiungere il cuore e il cervello di una platea pensante lo sforzo da fare è ben altro. Ridurre la questione animalista e, soprattutto, il problema etico della sperimentazione a un testo tanto moraleggiante fa un pessimo servizio alla causa stessa. 
La proiezione di frasi e statistiche ad effetto alla maniera di facebook, e il riciclo di video vecchi o "acchiappatenerezza" è un espediente da occupazione scolastica.

Non m'importa quale sia il messaggio, non lo devo necessariamente condividere ma lo devo rispettare, e perché ciò avvenga è necessario che io assista a un lavoro onesto che scavi faticosamente in profondità e non razzoli tra la polvere dell'ovvio.

Io ho un nipote. Ha cinque anni. E lo invidio moltissimo.
Non gli invidio i grandi occhi neri, la leggerezza dell'età o l'innato carisma.
No. Gli invidio i nonni.
Io non ne ho più, ormai da molti anni. In realtà la vita è stata generosa con me. Me ne ha regalati addirittura cinque. Non mi sono fatta mancare nulla, ho avuto la nonna bisbetica e quella rudemente accogliente, il nonno protettivo e quello mitologico. Ho avuto perfino il nonno putativo.
Ma ho sempre avuto anche una marea di cugini con cui spartire questo tesoro. Che sia chiaro, i cugini sono un altro bel regalo dell'esistenza a cui non potrei mai rinunciare. Ma a PrincipeV invidio l'amore assoluto e incondizionato di cui gode grazie allo status di piccolo unico nipote.
Lui ama i suoi nonni, che poi sarebbero i miei genitori, e loro amano lui con uno struggente slancio.

Ogni tanto li guardo e mi auguro che lui non li dimentichi mai. Che ricordi quei momenti. Ricordi quel calore. Perché sono doni preziosi che ci si porta dietro anche da grandi. Anche quando si va per i 40, ma i nonni ancora ci mancano.
Io ricordo le confidenze di mia nonna Maria, che mi raccontò di un cuore infranto e una gioventù vanitosa.
Ricordo il carattere da leonessa di nonna Rosa quel giorno che tornai in lacrime dal liceo. Ricordo il suo desiderio di strozzare i professori e la mia sorpresa di saperla sempre al mio fianco, anche quando avevo torto.
Ricordo nonno Francesco che, seppur anziano e malato, era in grado di rammentare perfettamente quanto tempo avessi fatto passare dall'ultima volta che ero andata a fargli visita. Un bonario cazziatone che dava il senso di quanto lui, immerso in una folla di nipoti, ci distinguesse e amasse tutti.
Ricordo i mille colori che, da piccola, davo alla personalità di mio nonno Andrea. Morto giovane, ancora prima che i miei genitori si sposassero, e quindi disponibile ad ogni mia libera e fantasiosa interpretazione.
Ricordo il niente affatto scontato amore di nonno Herbert, la sua generosità, la sua accoglienza, il suo sonno improvviso ed eterno su una panchina, all'ombra dei tigli.

I nonni sono il mio punto debole. Lo confesso.
E così sabato 24, lo spettacolo del duo Popoff mi ha colpita dritta al cuore.
Loro sono una coppia, sul palco e no. Lei è un'attrice che ama cantare. Lui un musicista che ama lei. Gli occhi non tradiscono.
Per la rassegna Palco Oscenico hanno portato uno spettacolo ancora in divenire. Hanno portato un pancione e tante piante. Hanno portato la storia di una bambina che diventa donna. Una bambina accompagnata dal mistero della vita e della nascita, "Sono nata da un fiore, con l'aiuto di un'ape, vestita da un ragno". Accompagnata dall'amore di un nonno che è il più dolce dei fidanzati. Accompagnata dalla rassicurante presenza di una nonna e delle sue rose.

E sabato sono state cornicette, canti, boccioli. E sono stati amori, dolori e percorsi. E sono state tutte queste cose e anche di più. In un testo semplice ma genuino. Capace di evocare balconi assolati, vestaglie fiorate, vecchi telefoni e profumi di casa, di famiglia, di vita.

Il duo Popoff ha tanti progetti, tra cui il più grande vedrà la luce fra pochissimo, ma mi auguro di cuore che questo testo non venga messo da parte, ma arricchito e migliorato come merita. Curato come una pianta. Curato come l'amore. Perché: "Non siamo stati cacciati dal paradiso terrestre. Non ce ne siamo mai andati".

N.d.A.: i virgolettati sono tratti direttamente da "La grammatica dei fiori" del duo Popoff.
E' innegabile, finire un conto alla rovescia a "Meno Uno" è una schifezza d'idea!
Ed è per questo motivo che oggi, in un post unico, pubblico l'epilogo mancante del mio epico doppio calendario dell'avvento pagano.
L'utilizzo del termine "epico" è sarcastico. Lo specifico. Nel caso non si fosse capito.

Il calendario si conclude con un post che racchiude in sé Radio Cole e Humans Torino.
La cronaca di un'intervista e di uno spettacolo.
Una bella esperienza.
Una bella foto.
Tanto contenuto.
Tanto sentimento.

Il post, datato 5 dicembre 2014, cominciava così:
Questa cronaca, che non è una cronaca, parte da più lontano del solito.
Parte da una settimana prima dello spettacolo. Parte da un piovoso sabato mattina in cui il socio ed io siamo andati a San Pietro in Vincoli.

(Continua...)
Amo questa foto.
Mi piace questa storia.
Adoro questi due ragazzi. Amedeo e Pippo.
Conosciuti tramite Facce da Palco, ho avuto il piacere di rincontrarli e intervistarli grazie alla collaborazione tra Humans-Torino e Off Stage.

Basta guardare per un attimo quest'immagine per ritrovare il sorriso.

Il link diretto alla pagina Facebook.
La cronaca del loro spettacolo.
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