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"Il governo di Berlusconi dà nuovi fondi per le scuole private e cattoliche, in cambio ha un bonus per altri tre scandali e bestemmia libera fino al 2012."
Corrado Guzzanti, dalla puntata di "Vieni via con me" del 22 novembre 2010.

Non so da cosa dipenda.

Forse dai miei trascorsi germanici, che me lo fanno sentire piacevolmente famigliare.
O forse dalla privazione di caffeina, che sta alterando la mia capacità di giudizio.
Oppure semplicemente dal fatto che io sia già normalmente sciroccata di mio.

Fatto sta che ogni volta che vedo la pubblicità dell'Eni mi torna il buonumore e quando lo scienziato teutonico chiosa con "UNO cane" mi metto a ridere.
Di gusto.
Tutte le volte.
Ma proprio tutte.
Tutte tutte. Anche adesso che ormai avrò già visto lo spot dieci volte.



Per favore, fatemi sentire meno strana, rassicuratemi circa il mio equilibrio psichico, ditemi che succede lo stesso anche a voi.

Mentite pure se è necessario.
Dalla mia vita sono usciti: caffè, latte e derivati, cioccolato, salumi, aceto, agrumi, insalata e tutti gli alimenti lievitati.
Ma, in compenso, hanno fatto il loro tronfio ed orgoglioso ingresso: l'orrido caffè d'orzo e l'inconsistente latte di soya.

La cosa più dolorosa da sopportare è la consapevolezza che la mia adorata colazione non sarà più la stessa. Sob.

Ora che ho superato lo shock iniziale quasi quasi mi rimetto a scrivere sul blog. Così non ci penso. Arisob.
I diamanti riposano beati nel loro letto di velluto rosso.
Il signor Pino, gioielliere da tre generazioni, li guarda con amore.
Oggi gli ci è voluta quasi un'ora, ma con una pezzettina e tanto olio di gomito, è riuscito finalmente a cancellare tutte le macchie che l'inzozzavano.

Da quando quello scioperato di suo nipote gli ha fatto la predica sui "Signori della guerra, i bambini soldato ed il traffico di armi" al povero Pino sembra sempre che quelle pietre, che ama da tutta una vita, siano diventate opache e luride, sporche di terra e sangue.
I suoi figlioli, come li chiama lui con paterno amore, non brillano più come prima.

E così ogni sera, giunto l'orario di chiusura, si mette a strofinare e lucidare, per cancellare macchie e memoria, sangue e colpa.



Il sito ufficiale di Emergency.
Per saperne di più sulla Sierra Leone, i diamanti e la guerra vi consiglio RisoNero.
CuginaFinalmenteSposa (già CuginaPrestoSposa) piega le ginocchia, stende il braccio e, con un deciso scatto all'indietro, lancia il bouquet che si va a schiantare contro il soffitto per poi precipitare, mesto ed ammaccato, al suolo.

Le zitelle, traendo un sospiro di sollievo, cercano di svignarsela, "Non era destino", "Peccato", "Sarà per la prossima volta", "Andiamo a sederci",  "Io vado. Ciao ciao"

"Ferme!!!", le blocca perentoria la cantante, animatrice, presentatrice, dittatrice del ricevimento.

Gli stagionati "fiori non ancora colti" (così la simpatica NaziCantante le apostrofa) si trovano costretti a riprendere mestamente posizione alle spalle della sposa. Hanno lo sguardo torvo e l'espressione inequivocabile di chi vorrebbe essere altrove oppure convolare a giuste nozze solo per potersi finalmente risparmiare questo imbarazzante teatrino.

CuginaFinalmenteSposa ci riprova, si flette in avanti e poi scaraventa all'indietro i fiori, che schizzano veloci ed inevitabili come proiettili.

Jane vorrebbe fare la gnorri, ma il missile floreale si dirige dritto dritto sopra la sua testa.
Il neurone numero 1 (detto NonMiSposoPerScelta), che detesta queste barbare tradizioni, intima: "Tieni le braccia giù! Guai a te se le alzi!"
Il neurone numero 2 (noto come MaSceltaDiChi?) più romantico e zuzzurellone, ribatte: "Eddai, quante storie! E' solo un gioco: acchiappalo!"
1:"Ferma! Ti mozzo le mani se ci provi!"
2:"Non fare la guasta feste: provaci!"
1:"No!"
2:"Si!"
1:"Nooo!"
2:"Siii!"
Alla fine Jane, confusa e scoordinata, alza le braccia al rallentatore e afferra il...

...vuoto.

Il bouquet, dopo esserle passato tra le mani, finisce nuovamente a terra, diventando ormai l'ombra di se stesso.

Le zitelle si guardano tra di loro con orrore, chiedendosi quando avrà fine tutto ciò.
La maestra di cerimonia, strillando come un'ossessa, sentenzia: "Era suo! L'ha preso lei! Ha fatto la furba, non ha voluto afferrarlo, ma era destinato a lei!"
Quindi, ad insindacabile giudizio di CuginaFinalmenteSposa e NaziCantante, lo straccetto vegetale viene assegnato a Jane, nonostante lei continui a ripetere inascoltata: "Ma che furba e furba! Il problema è che ho la coordinazione occhio-mano di un novantenne rimbambito! Non l'ho mica fatto apposta, non ho preso un bel niente! Non è mio!"

Nessuno le dà retta ed il rituale circo si celebra tra foto, auguri e promesse estorte con la forza a Ciccio che, per togliersi d'impaccio, biascica un vago: "Provvederò"
Ma, quando rimane solo con la propria metà, commenta lapidario: "Così non vale: ti hanno assegnato il bouquet a tavolino. Come gli scudetti dell'Inter."
Stavolta neurone1 e neurone2 si trovano subito d'accordo e ribattono pronti: "Tesoro mio, interista dei miei stivali, è inutile che accampi scuse. Se valgono gli scudetti dell'Inter, vale pure il mio bouquet. Con tutte le conseguenze del caso!"

Ciccio non può far altro che tacere.
SorellaCole, romantica e sdolcinata, organizzò un incontro casalingo tra amiche. La serata culminò nell'esposizione della tormentata ma inarrestabile nascita dell'amore tra i futuri sposi Cole. Racconto seguito da una folla in deliquio, tra discreti occhi lucidi, sonore soffiate di naso e assunzione compulsiva di salatini e dolcetti.

LAmicaS, gaudente e golosa, ci portò in un ristorante romano dove, dopo i bucatini all'amatriciana, la coda alla vaccinara ed il vino dei castelli, finimmo a ballare e cantare stornelli sui tavoli, con tacco 10, minigonna ed un tasso alcolemico estremamente euforizzante.

CuginaPrestoSposa, ossessionata dal controllo, timida e riservata, ha espresso il desiderio di una serata tranquilla, in un locale tranquillo, tra gente tranquilla, bandendo aprioristicamente qualsiasi forma di cialtrona e goliardica presa in giro.

Jane, incasinata, sconclusionata, delirante ma lungimirante, nella remota e fantascientifica ipotesi che prima o poi convoli a giuste nozze, ha già avvertito amiche e parentado di desiderare un addio al nubilato chiassoso e di cattivo gusto con l'irrinunciabile presenza di spogliarellisti (s)vestiti da giocatori di rugby o Highlander.
C'è qualcosa di sbagliato in lei?
Ci si può imbattere in gioiellini come questo, segnalato dal bravissimo Pol.

Fin quando ci saranno in giro cervelli capaci di curiosità, ironia e creatività, ci sarà speranza per tutti.
Si sta avvicinando a grandi passi il Momento.
Quale?
Come quale?
Ma è ovvio!
Il Momento in cui lo studente Erasmus medio, in partenza per il primo semestre, prende coscienza del fatto che dovrà prepararsi dei bagagli contenenti il necessario per almeno 6, e dico 6, e ribadisco 6, mesi all'estero.
Se lo studente è maschio l'impresa risulta difficile, ma se lo studente è femmina (e dunque studentessa) l'impresa assume dei contorni titanici.

Ma Jane vostra, che vi vuole bene e sa che questa arancione paginetta è spesso meta di Erasmi in cerca di aiuto, ha deciso di venirvi incontro e di condividere con voi la propria esperienza, fornendovi in questo modo qualche indicazione di massima.
Tutto ciò perché?
Ma che domande?
Non è evidente?
Perché lei vi ama, giovani ventenni in partenza.
Perché lei vi è affezionata quanto una sorella, vabbè diciamo quanto una zia. Una zia ancora giovane e piacente, però!
E soprattutto perché questo vecchio post Jane ce l'ha sul groppone da una vita ed ora ha deciso di liberarsene. Ecco.

Chiunque abbia fatto l’Erasmus lo sa: fare stare nei canonici 20 kg di bagagli lo stretto indispensabile per sei mesi all’estero è un’impresa che richiede nervi saldi, creatività, elasticità mentale ed una certa dose di lucida follia.

In primo luogo bisogna selezionare. Decidere cosa è davvero utile e insostituibile e cosa no. Le scarpe preferite? Impossibile rinunciarvi. La tinta per rimanere fintamente e sfacciatamente bionda? Più importante delle aspirine. Il top da panterona? Mai senza. La moca e il parmigiano? Certo. Sarà patetico ma ognuno ha pur diritto alle proprie perversioni.
Il secondo passo consiste nell’ armarsi di santa pazienza e procedere al riempimento della valigia con la stessa precisione che richiederebbe un’opera ingegneristica. Nulla può essere lasciato al caso, tutto deve essere incastrato al millimetro e pesato fino all’ultimo etto: bisogna piegare ed arrotolare, mettere i capi pesanti sotto e quelli più leggeri sopra, infilare i calzini dentro le scarpe e disporre ciò che avanza come un florilegio ad ornare il tutto e soprattutto ad occupare gli spazi morti.
E quando alla fine, inevitabilmente, nonostante le rinunce e i calcoli, qualcosa sembra destinato a non trovare posto, rimane l’ultima possibilità, la risorsa estrema, l’uscita d’emergenza.
Lo si indossa durante il viaggio.
Il piumino a settembre? Quattro paia di mutande? Bracciali, collanine ed anelli? Si. Si. Si.
Fino ad assomigliare all’omino Michelin bardato come la Madonna di Pompei? Certo, perché no?
Se si ha l’opportunità di vivere un’avventura fantastica come sei mesi all’estero si deve pur essere disposti a rinunciare a qualcosa: al proprio senso del ridicolo, per esempio.

Per quanto le valigie possano sembrare piene, per quanto il peso possa apparire eccessivo ed ingestibile, per quanto ci si possa sentire a disagio con dieci strati di roba addosso, bisogna star sereni e non preoccuparsi.

Al ritorno sarà peggio.
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