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MammaCole: "Figliola mia adorata, in onore del tuo genetliaco ho deciso di regalarti qualcosa che ti potrà essere utile per il corso di aquagym che stai per cominciare"
Jane: "Ti ringrazio mia lungimirante mammina. E, se è lecito domandarlo, in cosa consisterà il dono?"
MC: "Indovina. E' facilissimo"
J: "Ma che simpatica giocherellona la mia augusta madre. Va bene, ci provo: un costume olimpionico con cui apparire tonica e sportiva?"
MC: "Assolutamente no"
J: "Un accappatoio caldo e morbido per essere più glamour di Marilyn?"
MC: "Neanche"
J: "Delle ciabattine colorate?"
MC: "Ma per carità!"
J: "Un borsone con cui trasportare tutto l'ambaradan?"
MC: "Noooooo"
J: "Ma allora cosa?"
MC: "Figlia mia, ti facevo più perspicace. Non ti arrendere. Ritenta."
J: "Una cuffia?"
MC: "No"
J: "Un lucchetto per chiudere l'armadietto?"
MC: "No"
J: "Un abbonamento annuale dall'estetista per essere sempre depilata e morbida come i polpaccetti di un neonato?"
MC: "No"
J: "Un paio di pinne???"
MC: "Ma nooo"
J: "Ciambella? Braccioli? Tavoletta?"
MC: "No. No. No."
J: "Madre, la mia pazienza sta raggiungendo il suo limite, saresti così gentile da svelare il mistero prima che mi venga un attacco d'ulcera?"
MC: "Mi stai dicendo che ti arrendi?"
J: "Si"
MC: "Che peccato, era così divertente. Ma ne sei sicura?"
J: "Mai stata così sicura in vita mia!"
MC: "Allora te lo dico?"
J: "Sputa il rospo...ops...volevo dire...svelami l'arcano, di grazia."
MC: "E va bene: una tuta."
J: "Eh???"
MC: "Una tuta."
J: "Per la piscina?"
MC: "Sì, come hai fatto a non indovinare? Era ovvio."


...bah...
Ogni anno la stessa storia.
Io amo festeggiare il mio compleanno. E detesto festeggiare il mio compleanno.

Mi piace l'eccitazione dell'attesa, le dimostrazioni d'affetto che mi riempiono il cuore e persino la carta regalo colorata e rumorosa che mi entusiasma come se avessi ancora 5 anni.
Non mi piace il tempo che scorre, la giovinezza che fugge ed i bilanci che si chiudono inesorabilmente in negativo.

Anche quest'anno ero pronta ad affrontare questa giornata divisa tra la gioia e la tristezza, l'entusiasmo ed il malumore.
Ma tutto è cambiato.
Tutto è cambiato alle otto e trenta di questa mattina quando LAmicaMeri dall'India, dov'è in vacanza, mi ha spedito un'email di auguri.

Sapere che la mia storica, adorata, insostituibile amica si sia ricordata dell'occasione nonostante si trovi a più di 6000 km di distanza da me ha trasformato una giornata uggiosa in un fantastico giorno di sole.
Al diavolo le paranoie, la pioggia e tutto ciò che non funziona come dovrebbe: questa è la mia giornata!
Io sono la Regina ed ordino a tutti di far festa!

Anzi, dirò di più, quest'anno festeggio oggi e pure domani. Ecco!
La Relatività è passare da -10° a -2° centigradi e ritrovarsi ad esclamare convinti: "Che bello, oggi non fa freddo!"


La prima volta di Franchino e Dora.

Franchino e Dora si sono incontrati per la prima volta poche settimane fa, per caso, in un caffè. Lui era da solo e lei con le sue amiche. Lui ha sorriso, lei è arrossita e da quel momento non si sono più lasciati.
Hanno passeggiato, ballato, cantato. Letto poesie, raccontato sogni e condiviso progetti. I loro cuori si sono conosciuti e le loro anime si sono affiatate.

Un giorno Franchino, tutto rosso, ha trovato il coraggio di intavolare un discorso che tanto gli premeva. "A me piacerebbe proprio, e a te?", le ha chiesto alla fine timidamente.
"Anche a me, Franchino, anche a me", ha risposto lei, con la voce che tremava per l'emozione e gli occhi che le brillavano d'eccitazione.
Spaventati ma curiosi, hanno scelto di non prestare orecchio a coloro che cercavano di dissuaderli: "Ma siete sicuri?", "Avete preso tutte le precauzioni necessarie?", "Vi sentite pronti?".

Al diavolo i dubbi e le paure, hanno prenotato una bellissima stanza d'albergo con un letto enorme, il camino e tanti fiori profumati.
Sono saliti con il torpedone su su fino al cucuzzolo. E poi giù per le piste con l'aria fredda che taglia la faccia ed il sole che riempie di gioia.

Franchino e Dora hanno sciato per la prima volta. E l'hanno fatto assieme.
Lei ha settantacinque anni, lui ottanta. E non si sono mai sentiti così vivi.
Nei prossimi 365 giorni ricordatevi che:
le scelte più sagge non sono necessariamente le migliori,
bisogna saper rischiare,
e non è mai troppo tardi.

Solo voi potete sapere cosa vi rende davvero felici,
non lasciate che sia qualcun altro a scegliere al vostro posto.

Ce lo dovremmo ricordare tutti.

Ehi tu, Grandissimo Cornuto!

Sì, è inutile che fai lo gnorri, sto parlando proprio con te.
Con te che ti sei fregato tutti gli addobbi natalizi attaccati alle porte del condominio: angeli, ghirlande, campanelle e chi più ne ha più ne metta.
L'avrai fatto per scherzo, per scommessa, per gioco o solo perché sei un pirla. Non lo so e non lo voglio sapere.
Ma sappi che certi ricordi fanno parte della storia di una famiglia e portarseli via è un gesto da uomo piccolo piccolo. E non fa ridere. A me non fa ridere per niente.

Caro Stratosferico Cornuto,
purtroppo sono troppo Signora per dirti davvero cosa penso di te e quindi lascio la parola ad un Maestro.

Prego, Alex, a te...



Ecco, ora mi sento un pochino meglio.
Chi ben comincia.

Fa freddo. Fa freddissimo. Non credo di aver mai avuto così tanto freddo in vita mia. Ed il fatto che io sia nato solo da qualche ora non significa nulla.

Mi sarebbe potuto toccare il grande palazzo di un signore o almeno la casetta di fango di un pastore. Ed invece no: una mangiatoia. Una cavolo di mangiatoia. Ma ditemi voi se questa non è sfiga!

Il Grande Capo, quello uno e trino per intenderci, mi aveva avvertito: "Non avrai una vita facile, figliolo, soprattutto sul finale. Ma non voglio anticiparti niente. Non voglio rovinarti la sorpresa."

L'inizio è in una mangiatoia, tra un bue ed un asinello che puzzano come due carogne, il finale non potrà essere peggio. Quel vecchio burlone stava scherzando.
Sì, stava sicuramente scherzando.


Buon Natale a tutti voi, miei cari amichetti lettori.
Con questo piccolo racconto vi faccio degli auguri poco sdolcinati ed ortodossi, ma sinceri e di cuore.
Grazie a tutti per l'affetto e la costanza con cui seguite i miei deliri.

Amovi, amovi tanto!
Ode a te Elettrauto di fiducia,
a te che per la tua officina scegliesti un giallo psichedelico, talmente forte che i primi tempi ci volevano gli occhiali da saldatore per non rimanere abbagliati.

Ode a te Elettrauto di fiducia,
a te che con il tuo elaboratore, tutto lucine e bottoncini, scopristi che non ero io ad essere irrimediabilmente imbranata, ma la mia storica Peugeottina ad essere anarchica ed in tilt peggio d'un flipper.

Ode a te Elettrauto di fiducia,
a te che ti sei pagato almeno un paio di viaggi ai Caraibi con tutti i soldi che hai sfilato alla famiglia Cole, approfittando del suo precario, abusato e trascurato parco macchine.

Ode a te Elettrauto di fiducia,
a te che quest'anno come regalo di Natale per i tuoi clienti hai evitato la solita triste agenda, l'orrido calendario o l'inutile penna ed hai scelto un romanzo giallo. Giallo proprio come la tua officina.

Ode a te Elettrauto di fiducia,
a te che con questa ultima semplice mossa ti sei guadagnato la mia stima ed il mio amore incondizionati.
Io, fino a poche settimane fa, lo ignoravo.
Sono una capra.
Lo so da me.
Non è il caso che infieriate.

W. Szymborska è una poetessa polacca, anzi è La Poetessa Polacca.
Una donnina dalle spalle ossute e l'aria furba che nel 1996 si è portata a casa il Nobel per la Letteratura e che con le sue raccolte vende quasi quanto un romanziere.
Nei suoi scritti emergono un' ironia ed una lucidità di pensiero rari.
Le sue poesie sono racconti brevi ed intensi che io ho amato dal primo incontro.

Scoprire un libro, una poesia, uno scrittore o un poeta che ci emozionano è sempre un evento speciale. In quel momento si sorride per la consapevolezza di avere un amore in più a scaldarci il cuore ed aprirci la mente.
È pura gioia.

Vi lascio con un delizioso esempio del talento della signora Wisława Szymborska.

Consolazione

Darwin.
Si dice che per rilassarsi leggesse romanzi.
Ma avesse le sue esigenze:
dovevano essere a lieto fine.
Se gliene capitava uno differente,
lo gettava con furia nel fuoco.

Vero o no che sia-
sono propensa a crederci.

Percorrendo con la mente tanti spazi e tempi
aveva visto così tante specie estinte,
tali trionfi dei forti sui più deboli,
così grandi sforzi di sopravvivenza,
prima o poi inani,
che almeno dalla finzione
e dalla sua microscala
aveva diritto di aspettarsi l'happy end.


E quindi per forza: un raggio che sbuca
dalle nuvole,
gli amanti di nuovo insieme, i casati
riconciliati,
i dubbi dissipati, la fedeltà premiata,
i beni recuperati, i tesori dissotterati,
i vicini pentiti del loro accanimento,
la reputazione resa, la cupidigia smascherata,
le vecchie zitelle maritate con pastori
dabbene,
gli intriganti deportati nell'altro emisfero,
i falsari di documenti scaraventati dalle scale,
i seduttori di vergini di gran corsa all'altare,
gli orfani accolti in casa, le vedove consolate,
la boria umiliata, le ferite sanate,
il figliol prodigo invitato alla mensa,
il calice dell'amarezza vuotato in mare,
i fazzoletti intrisi di lacrime pacificate,
canto e musica per tutti,
e il cagnolino Fido,
smarrito già nel primo capitolo,
corra pure di nuovo per la casa
abbaiando gioioso.
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