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In un tempo senza tempo, in un paese lontano lontano, viveva un cavaliere dall'armatura scintillante.
Il sole splendeva alto nel cielo, i monti disegnavano l'orizzonte, distese di fiori alti quanto bambini riempivano gli occhi, ed il prode V, con una bella piuma rossa come pennacchio, cavalcava il suo destriero lungo strade, boschi e campi.

Ogni volta che c'era un problema il CavaliereV arrivava in soccorso: salvava fanciulle in difficoltà, portava bimbi al sicuro e sconfiggeva bestie feroci.
"Ti siamo debitori, prendi in dono uno zecchino", lo ringraziavano i vecchi capi villaggio. "Fermati un poco con noi, ti daremo lingotti d'oro e argento", lo allettavano i borgomastri. "Rimani a proteggere il castello e ti coprirò di gioielli e pietre preziose", gli proponeva il Conte della fortezza antica.
"No, grazie mille", rispondeva V, faceva un inchino, scuoteva il rosso pennacchio e ripartiva in groppa al suo cavallo mai stanco. Lui degli zecchini non sapeva proprio cosa farsene e poi nella bell'armatura non aveva neanche una tasca piccina piccina dove metterli; l'oro e l'argento lo facevano riempire di bolle peggio di un folletto col varibillo; e la fortezza non gli piaceva per niente, tutta scura e piena di spifferi com'era.

Le fanciulle amavano il CavaliereV e sospiravano intravedendo il suo sguardo di brace attraverso la fessura dell'elmo, i giovani sognavano di poter essere forti e coraggiosi come lui, ma in verità il cavaliere non era mica tanto contento. Ogni notte si stendeva ai piedi di un grande albero a guardare le stelle. Ogni notte restava sveglio perché, se sei solo in mezzo al bosco, puoi permetterti di dormire solo con gli occhi aperti. Ogni notte si chiedeva quando avrebbe trovato riposo: fare l'eroe gli piaceva assai ma delle volte un poco di pace ed un pisolino come si deve non gli sarebbero mica dispiaciuti.

Un giorno d'estate un vecchio contadino gli si parò davanti in mezzo al sentiero: "CavaliereV hai sentito la triste novella? In un paese lontano lontano un Drago sta tenendo prigionieri un fattore e sua moglie. Poverini, nessuno corre ad aiutarli perché tutti hanno paura di quel bestione grande e cattivo."
"Ci andrò io", rispose lesto il cavaliere dal pennacchio rosso, che aveva il cuore grande e l'animo nobile.
"Ma è lontano."
"Cavalcherò giorno e notte se sarà necessario", e così partì.
Gli ci vollero due giorni e due notti, superò campi e monti, sfidò la pioggia e la neve, fino a quando non giunse in una grande pianura con un fiume che dalla montagna scendeva fino al mare.

Davanti ad un'umile casetta stava seduto un Drago grasso e puzzolente. V poggiò la spada a terra, prese una fogliolina da un cespuglio, e piano piano si avvicinò a quel bestione fiammeggiante. Passo, passo, senza far scricchiolare l'armatura, arrivò fino ad un piedone dalle unghie zozze e, trattenendo il fiato, fece l'unica cosa che può sconfiggere un vero Drago, un segreto segretissimo che solo i grandi cavalieri d'armi e d'onore conoscono: gli fece il solletico.
L'animale spalancò la bocca piena di denti e, invece di sputare fuoco, iniziò a ridere.
Una risata, uno sbuffo di fumo.
Una risata, uno sbuffo di fumo, un colpo di tosse.
Una risata, uno sbuffo di fumo, un colpo di tosse, uno starnuto.
E a forza di ridere, sbuffare, tossire e starnutire, il verde sederone squamoso si sollevò da terra ed il Drago volò via con un bell'attacco di ridarella draghesca. Ahahah, puf, cof, etciù, ahahah, puf, cof, etciù, ahahah, puf, cof, etciù si sentì sempre più distante, fino a quando non ci fu silenzio e lontano nel cielo non rimase che un puntino verde piccolo quanto una capocchia di spillo.

Il fattore e la fattoressa uscirono di corsa da casa: "Grazie cavaliere sconosciuto, grazie per averci salvato. Cosa possiamo fare per te? Noi non abbiamo zecchini, oro, argento o pietre preziose ma se vuoi possiamo dividere la nostra cena in tre."
V, che un certo appetito in effetti ce lo aveva, accettò e mangiò con loro una minestra che era proprio la fine del mondo. Poi, dato che era stanco, si coricò al calduccio sopra un saccone di piume vicino al caminetto. Gli occhi gli si fecero pesanti e, visto che non era da solo ma in casa con lui c'erano quei due signori tanto gentili, decise che un sonnellino piccolo piccolo se lo poteva fare.

La mattina il fattore e la fattoressa si alzarono presto per preparare la colazione al loro salvatore e grande fu lo stupore quando, al posto del prode cavaliere, trovarono un bimbo dai grandi occhi neri ed il sorriso del sole. "Quanto sei bello", gli disse la donna, "sembri proprio un Principe".

Così il CavaliereV divenne PrincipeV.
Ed il fattore e la fattoressa divennero mamma e papà.
Girò il capo a destra e poi a sinistra. Sbattè gli occhi antichi. Allungò il collo. Ed addentò la lattuga.
Era amara.


Ognuno ha le proprie fissazioni. Le mie, tra le altre, includono tartarughe e Corsica.
Ciccio: "Ma cos'è tutta quella roba?"

Pancrazia: "Cosa? Questa? Niente, non ti preoccupare. Solo una tanica di acqua santa, un agnello da sacrificare a un dio pagano e, giusto per star sereni, una partita di Plutonio di contrabbando."

Ciccio: "E che ci devi fare?"

Pancrazia: "Lavarci la tua biancheria. Non voglio lasciare niente d'intentato questa volta.
Anzi, già che ci sei, ti dispiacerebbe passarmi il lanciafiamme?"
Ormai i blog sono superati, non è vero?
No, non è vero.
Perché l'informazione e la condivisione costruttiva non potranno mai essere concetti superati.

Due esempi su tutti:
  • La testimonianza sincera e appassionata di Ross  dalla Val di Susa. Una blogger senza fronzoli racconta quello che in tv o sui giornali non ci racconta nessuno;
  • ed un post che per un attimo toglie l'aria dal petto, Mi chiamo Luca ed ho 6 anni. di S.B. 
Buona lettura.
State viaggiando anche voi lungo l'efficiente rete di Trenitalia?
Che culo!
Oltre a godere del comfort dei treni e dell'affabilità del personale, oggi e ripeto SOLO OGGI, potrete partecipare al gioco più pirla dell'estate!
Meglio degli spiritosissimi gavettoni contro i bagnanti inermi, molto meglio di un concorso "Miss Maglietta Bagnata" in un camping per nudisti, queste vacanze verranno ricordate per l'imperdibile: "Trova Pancrazia e mettila in imbarazzo!"

Partecipare è semplice: guardate in giro nel vostro scompartimento e cercate una ragazza dall'indomita chioma, la carnagione da vampiro anemico e lo sguardo lucido e presente del bradipo ubriaco.
L'avete trovata?
Perfetto! A questo punto avvicinatevi e, a voce alta e senza vergogna, esclamate convinti: "Ma tu sei Jane Pancrazia Cole? Ti immaginavo molto ma molto più gnocca!"

Le reazioni possibili in cui potrete incorrere sono tre:
1)La ragazza vi prenderà a borsettate;
2)La ragazza chiamerà la sicurezza;
3)La finta giovane, cercando di nascondersi sotto il sedile, bofonchierà a denti stretti "Ma come cavolo m'è venuto in mente di scrivere quel post???"

Al vincitore, oltre al piacere di non essere preso a borsettate o arrestato, andrà la soddisfazione di aver messo profondamente in imbarazzo quella burlona di Jane Pancrazia Cole.

Partecipate numerosi!
Il nonno scomparve da casa per 15 giorni.
Tornò con un tanga di pizzo in tasca ed un sorriso soddisfatto sul volto.

Li amo.
Caro PrincipeV,

questa è la prima lettera che ti scrivo.
Te la scrivo per farti gli auguri di buon compleanno ma, com'è nel mio stile, sono in ritardo. Avrei dovuto farlo prima ma testa e cuore erano troppo confusi. Sentimenti, pensieri, emozioni, ci ho messo tutti questi giorni per farci un poco d'ordine.

Quando due anni fa ho saputo che saresti arrivato, arrivato per davvero, che non eri solo un sogno o una speranza ma un puntino lontano in lento ed inesorabile avvicinamento, mi si è aperto un mondo tutto nuovo. La famiglia Cole si allargava e soprattutto si allungava. Gettava il cuore oltre l'ostacolo. Spostava i propri orizzonti un poco più in là.
Io per molti, troppi, anni sono stata la più piccola, l'ultima arrivata. Quando sono venuta al mondo c'erano già tutti: il nonno, la nonna e persino la tua mamma. Sì, tecnicamente non erano ancora entrati a far parte della famiglia il tuo papà o lo zio Ciccio ma di tutti noi, di quelli con lo stesso sangue, io ero l'ultima.
Lo stesso sangue, appunto. Due anni fa dissi a tuo zio proprio così: "Voglio bene ai miei nipotini acquisiti ma lui sarà una cosa diversa, lui sarà figlio di mia sorella, sangue del mio sangue."
Lo so che, per quello che ci riguarda, tecnicamente questa è una fesseria ma insomma quello che volevo dire era che: la vita è imprevedibile, le persone vanno e vengono, le famiglie si allargano e si restringono, gli amori finiscono e le amicizie si sfilacciano ma i bambini, che siano figli o nipoti, quelli no, quelli arrivano e restano per sempre.
Fra 5, 10, 15 o 20 anni tu ci sarai ancora ed io ci sarò. Per te. Sempre.

Per la maggior parte delle persone "aspettare un bambino" significa guardare una pancia crescere. Poi ci sono quelli come noi, quelli per cui "aspettare un bambino" significa aspettare, aspettare sul serio.
Aspettare una telefonata ed un abbinamento. E così che lo chiamano, un abbinamento. Una famiglia per un bambino. La famiglia giusta per il bambino giusto.
Prima ci sono gli psicologi, poi gli assistenti sociali, gli incontri, i gruppi di supporto. E intanto si aspetta, si spera, delle volte si ha l'impressione che basti allungare un poco di più le braccia per arrivarci e delle volte sembra che per quanto si faccia, per quanto si aspetti, per quanto si sia delle brave persone, questo bimbo non arriverà mai.

La tua mamma ed il tuo papà ti hanno aspettato tanto e noi con loro.
Quanta è stata lunga la strada e quanto sembra breve ed insignificante a ripensarci adesso. Una strada che i tuoi genitori hanno intrapreso ancora prima che tu poggiassi i tuoi piedini su questa terra. Una strada che per quasi due anni tu hai dovuto percorrere da solo. Anzi no, solo no, solo mai, perché hai avuto chi si è preso cura di te, gente per bene che ti ha aperto il proprio cuore e la propria casa e che per questo avrà per sempre la mia riconoscenza.
Tu non avrai memoria di loro ma loro di te, il bimbo forte che amava la musica.
Sei così piccolo, PrincipeV, ma hai già tante persone al mondo che ti amano e ti portano nel cuore. Non scordarlo mai.


Finalmente, una settimana fa, la tua mamma ed il tuo papà sono venuti a prenderti, hanno attraversato terre e lingue diverse, hanno macinato chilometri e perso ore di sonno. In questi giorni vi state conoscendo e amalgamando, state intrecciando i fili delle vostre esistenze, state scambiandovi baci e urla, tenerezze e capricci.

Per adesso io ho potuto vederti solo in cam ma siamo già diventati grandi amici, non è vero? Ieri, per la prima volta, hai detto "ciao zia" ed io ho scoperto cos'è l'amore, l'amore vero. Tu sei l'uomo della mia vita, zio Ciccio già lo sa e si è messo l'animo in pace, sei il piccolo di casa, sei la nuova gemma sull'albero, il fiume che arriva fino al mare, la tartaruga che corre verso l'acqua. Tu sei un miracolo ed una benedizione.
Tu sei tutte queste cose assieme e sei soprattutto mio nipote.

Nipote, mi riempio la bocca ed il cuore con questa parola e trabocco d'orgoglio perché neanche nei miei più rosei sogni tu saresti potuto essere meglio di quello che sei.
Tu sei tu.
Era te che stavamo aspettando.

Spesso in questi mesi, quando raccontavo di te la gente mi diceva "E' un bambino fortunato", ed io rispondevo "Siamo noi ad essere quelli fortunati". Ed è proprio vero. E' così. Siamo noi ad essere fortunati perché il destino ha fatto incrociare le nostre vite. Perché noi avremo l'onore di vederti crescere. Perché sei un gran testone ed un terremoto, perché quando ti arrabbi urli con una vocetta acuta che non perdona e quando ridi ti si muove tutta la pancia, perché sei uno spericolato con un sorriso dolce, perché sei un tiranno con l'animo del Re Buono. Insomma perché tu sei un normale e sano bambino di due anni.

Fra qualche settimana finalmente ci incontreremo, intanto io continuo ad aspettarti. Sono qua per te e ci sarò per sempre perché tu sei mio nipote, sangue del mio sangue.

Tanti auguri PrincipeV,
tua zia Jane,
anzi no, tua zia Rò.
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