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Da quanto tempo non vi consiglio un artista o un'iniziativa presenti in rete?
Ve lo dico io: da tanto tantissimo tempo!
Troppo.

Quindi, per questo grande ritorno della mia longeva rubrica "Nella Rete", scelgo un disegnatore coi controfiocchi. Tratto fantastico, mente curiosa, capacità di vedere le cose con occhio diverso. Vi sto parlando di Troqman, i cui disegni abitano lo spazio, stupiscono e fanno sorridere. Il cui blocchetto passeggia per le strade interagendo col mondo e rendendolo migliore.

Troqman, al secolo David Troquier, è un illustratore francese che abita ad Amsterdam, ma gira spesso per l'Europa, facendo vivere personaggi ed idee a stretto contatto con la realtà quotidiana.

Lo potete trovare su Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram e pure Steller.



Negli ultimi tempi, per un motivo o per un altro, mi è capitato di consigliarlo spesso.
Io lo lessi in prima superiore, complice la passione smodata che la mia professoressa d'italiano nutriva per l'autore. A distanza di tanti anni rimane uno dei miei gialli preferiti.

La torrida estate è la stagione delle letture a base di crimini e intrighi. Quindi, se non l'avete ancora fatto, leggete "Una storia semplice" di Leonardo Sciascia.

Breve e pregno. Grande letteratura.
Fa molto caldo.

Potrei già chiuderla qui con questo argomento. Ma insisto. Fa caldo. Fa molto caldo. Un fottuto, disperato, appiccicato caldo. Di quelli che ti entrano nella testa, asciugano i pensieri, rinsecchiscono il cuore e gonfiano le gambe. Di quelli che ti tolgono le forze, avvelenano la giornata, imbruttiscono il corpo e abbrutiscono lo spirito. Di quelli che "vorrei morire". Di quelli che "forse sono già morto". Di quelli che io non ho l'aria condizionata. E lavoro da casa. E passo l'intera giornata a dormire, mangiare, cucinare, scrivere, editare, illustrare, telefonare, respirare in un dannatissimo forno. In un bilocale caldo. In un isolato caldo. In un quartiere caldo. In una città calda. Perché fa caldo. Fa molto caldo. E scrivere un post senza pause è un ottimo modo per trascinarvi all'inferno con me.



Lei lo condusse nella stanza in fondo al corridoio.
Lui la seguì. Detestava i convenevoli, preferiva darsi da fare, arrivare subito al sodo.

Varcarono la soglia. Le luci erano soffuse. Il letto grande.

Lui si tolse la giacca. Allentò la cravatta. Sbottonò i polsini. Arrotolò le maniche.
Lei avvertì un leggero capogiro.
Lui la sorresse.
"Non si preoccupi. Ora penseremo a tutto noi. Noi, delle Onoranze Rampini"
Da più di un anno, come molti di voi già sapranno, mi occupo della pagina facebook Humans -Torino.
Io e il mio socio, il fotografo Sergio Sasso, giriamo per la città alla ricerca di volti e storie. Delle volte c'imbattiamo nella preziosa normalità, altre nella ricca straordinarietà.

Circa due settimane fa abbiamo visto da lontano un gazebo, una vecchia auto e due ragazzi. Ci siamo avvicinati, ci siamo fatti raccontare il loro progetto, e ce ne siamo innamorati.

Andrea e Luca sono due cugini con gli stessi occhi e gli stessi sorrisi.
Due cugini che, dopo aver acquistato una vecchia 500, si sono chiesti "Fin dove può arrivare?"
Da quella domanda è nata una sfida: raggiungere Tokyo in nove mesi.
Attraversare Europa ed Asia per raccogliere fondi in favore della FORMA Onlus, la Fondazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino. E, durante questo viaggio, visitare diversi centri pediatrici e far disegnare ai bambini ricoverati i loro sogni.

Un'avventura per nutrire i sogni degli altri con il proprio, e viceversa.
Una follia per rendersi utili e mettersi in gioco, senza perdere il sapore della sfida e delle epiche imprese.
Due cavalieri con un particolare destriero attraverseranno mari, monti ed estese pianure. Ammansiranno draghi. Stregheranno maghi e fattucchiere. Incontreranno gnomi, principi, principesse, fatine e scudieri. Sarà una favola on the road a cui potremo partecipare tutti, "Spingendo" la macchina grazie a donazioni e consigli, proposte e sorrisi.

La partenza è prevista per il 3 luglio dalla Basilica di Superga.
Le offerte che giungeranno serviranno a finanziare diversi progetti, tra cui la ristrutturazione di alcuni reparti e la Pet Teraphy.

Continuerò a seguire questo sogno per me, per il mio blog e per voi. C'è ancora tanto da fare. E' una scommessa. E' una follia. Ma è un grande cuore che già corre.
Per saperne di più e innamorarvi anche voi: cliccate qui e qui.
Be Revolution from we.mind on Vimeo.
Scrivere di chi sa scrivere mi mette sempre un poco d'ansia.
E' forte la tentazione di glissare causa inadeguatezza, ma su questo blog ho sempre condiviso il bello che ho incontrato, e non intendo smettere.

Domenica scorsa ho assistito alla prima estiva de "Il Grande Fresco".
Uno spettacolo, un gruppo, un trio, fatto di poesia e musica. Un contenitore di parole e note. Un concerto reading. Un piccolo capolavoro di Guido Catalano, Federico Sirianni e Matteo Negrin. Un poeta, un cantautore e un musicista.

Bravi.
Tutti e tre. In maniera diversa ma complementare.
Era da tanto che non godevo di uno spettacolo così bello. Uno spettacolo dove c'è tutto: talento, lavoro, originalità, ironia.

Una di quelle sere in cui torno a casa felice, con la voglia di parlarne sul blog, ma anche la consapevolezza di non esserne all'altezza. Forse.

E allora meno parole ma più utili informazioni.
Questi sono i link: curiosate tra le pagine, scorrete le date, scegliete se andare a vederli come singoli o come gruppo, a Torino e non. Ne varrà, comunque, sempre, la pena.
Guido Catalano, Federico Sirianni, Matteo Negrin, Il Grande Fresco.



Dai stiamo sul pezzo.
Dai parliamo di Maturità.
No, non di quella iniziata oggi che, sinceramente, ma chi se ne frega!
Ma di quella che ho fatto io, millemilioni di anni fa.

L'esame era del vecchio, vecchissimo tipo.
C'era il tema. Poi l'altro scritto, diverso a seconda dell'indirizzo di studi. E, infine, l'orale: due materie. Ufficialmente una la sceglievi tu e l'altra la commissione. In realtà, a parte follie rare e improvvise di docenti accecati dal potere, le sceglievi tu entrambe.

I professori erano tutti esterni. Tutti tranne uno. Il membro interno, appunto. Il membro interno aveva il compito di infonderti fiducia, bisbigliare suggerimenti durante gli scritti e, nel caso specifico della mia classe, preparare torte per addolcire la commissione.

Del mio esame di maturità ricordo soprattutto il compito di matematica, che venne accolto da scene d'isteria, pianti a dirotto, e melodrammi casalinghi. Io, a differenza di alcuni miei compagni, scelsi di conservare la dignità: non feci scenate e non piansi. A scuola.
A casa, invece, mi esibii in una riuscitissima imitazione di Mario Merola, solo un poco più sopra le righe rispetto all'originale.

Del mio esame di maturità ricordo anche la preparazione per l'orale. Il "pasticcere" membro interno, per risollevare i voti abbattuti da derivate e integrali, strinse un patto scellerato con la commissione. "Chi vuole qualche punto di bonus sul giudizio finale, lasci ai professori la scelta della seconda materia orale. Gli interessati ne propongano due, noi comunicheremo la nostra decisione solo il giorno prima" ci venne spiegato.

Accettai la sfida.
Portai storia come prima materia, poi fisica e italiano.
Il programma di fisica poteva essere scritto su un tovagliolino da bar. Quello d'italiano sulla Treccani, edizione extra large.
La commissione scelse la Treccani.
Feci l'ultimo ripasso tutto in una notte. Arrivai all'orale senza aver dormito. Un fascio di nervi con occhiaie da panda. Passai per prima. Andò bene. Andò molto bene.
Dormii.

La maturità è un esame ricco di pathos.
La maturità è materiale per racconti, incubi e post su blog.
La maturità, per il resto, non serve a un cazzo.
Piccoli biglietti in giro per la città.
Parole. Racconti.
Scritti lo scorso week end. Tenuti in borsa per giorni.
Ieri, complice una giornata un po' storta, mi sono finalmente decisa.
L'ho fatto.

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