Ho letto questo libro all'ombra degli alberi di Monteprandone e sotto il sole di Gallipoli. Ho letto questo libro in vacanza e poi di ritorno in città, a Torino, sul letto, sul divano, sul balcone e alla scrivania. Una lettura rapida e coinvolgente. La vita di una ragazza e della sua famiglia raccontata a spizzichi e bocconi, con tanto dolore ma altrettanta leggerezza.
Quando si prende in mano questo libricino candido e sottile, quando si vede il volto giovane e sorridente dell'autrice, quando s'intuisce l'ambientazione sarda con il sole che abbaglia e il vento che spettina, ci si aspetta una storia delicata, si sospetta una valanga di "già letto". E invece no. Forma e contenuti sorprendono. Un esempio? La più importante relazione sentimentale della tenera protagonista è di sadomaso estremo, descritto nei più sgraditi e umilianti particolari. Ma tutto questo e altro perverso dolore, tutta questa sfacciata infelicità vengono raccontati con tocco lieve e deliziosa ironia, attraverso piccoli quadri, brevi scorci, micro incursioni nella vita dei personaggi.
No, non fraintendetemi, non è un libro che parla di sesso. Parla tanto di amore e, com'è ovvio, anche di sesso, che ne è una parte importante. Ma parla soprattutto di famiglia e vita.
I protagonisti del libro sono tutti infelici, prigionieri di destino avverso, cattiverie altrui e debolezze proprie. E il lettore, pagina dopo pagina, prima aspetta il cambiamento, poi invoca la rinascita, infine si rassegna all'inevitabile caduta, perché “Dio non vuole”. Soffre con loro ma, come loro, in maniera lieve e disincantata, con il vento nei capelli e il sole negli occhi. Fino alla fine. E se questa sia lieta o no, non ve lo dico.
Leggetelo.
Sapete cosa mi piace di più della mia collaborazione con il quotidiano TorinOggi?
Poter parlare di ciò che accade in città: attori, musicisti, autori, eventi, follie, occasioni.
Avete presente la rubrica Costume e Società del Tg2? Ecco, il mio contributo al giornale ha quello spirito lì: condividere, far conoscere tutto ciò che la cultura in città ha da offrire. E, per mia grande fortuna, Torino ha da offrire tantissimo! Altro che città triste e grigia, può vantare alcune figure colorate e mitologiche che arricchiscono il suo panorama e lo rendono unico. Personaggi che si sono inventati e hanno inventato. Tempo fa vi raccontai la Lettrice vis à vis questa volta tocca al BookPostino.
Da due anni a questa parte si aggira per le vie di Torino, in bicicletta o sui mezzi pubblici, una figura unica nel suo genere. All’anagrafe risponde al nome di Sante Altizio ma ormai per tutti è il BookPostino. Come dice lui stesso: “La risposta romantica ad Amazon”.
Il BookPostino porta a domicilio libri su richiesta, quando possibile, anche arricchiti da firma e dedica dell’autore. I libri possono essere di qualsiasi editore, ma non è un segreto che il postino della letteratura abbia una predilezione per l’editoria indipendente. Ed infatti, è proprio all’editoria indipendente che si deve la nascita di questa idea, durante l'estate del 2016...
Brave con la lingua.
Odio il titolo di questa raccolta. Non posso non dirlo. Lo odio.
Ma non voglio parlare di questo ora. Saltiamo la copertina a piè pari e andiamo alla ciccia, al contenuto, che merita molta più attenzione.
Ho comprato questo libro perché apprezzo il lavoro degli Autori Riuniti e perché, tra le scrittrici che hanno partecipato al progetto, ci sono alcune donne che conosco e stimo, qualcuna dal vivo, come Noemi Cuffia, qualcun’altra solo su social e TV, come Flavia Fratello.
La raccolta comprende una serie di racconti sulle donne, scritti dalle donne. Alcuni fin troppo didascalici, la maggior parte originali e coinvolgenti. Alcune sono storie tipicamente femminili, altre di una più generale umanità, con o senza tette, poco importa.
Non ho amato tutto allo stesso modo e in una raccolta, con tante voci e tante mani differenti, è inevitabile. Ma il livello generale è oggettivamente molto buono.
Non vi dico quali sono i racconti che ho amato meno, perché non mi piace il tiro al piccione e poi perché, come già detto, pure quelli meno amati sono, comunque, racconti di qualità. Ma vi segnalo le storie che mi hanno colpita di più, che mi hanno emozionata, che mi hanno conquistata: La casa di Irene Roncoroni e La ragazza finestra di Romina Falconi.
La casa, in particolare, è un vero gioiello. Da leggere. Insieme a tutti gli altri.
Ognuno di noi ha una storia in famiglia che riguarda una 500.
La mia ha avuto luogo prima ancora che nascessi, quando i miei genitori, i miei zii, mia sorella e mia cugina andarono in 500 (giardinetta) da Torino a Liegi. Quattro adulti, due bambine, e una scatoletta bianca che provocarono ilarità, stupore ed entusiasmo in camionisti e benzinai lungo tutto il percorso.
Ognuno di noi ha una storia, ma quella di Andrea e Luca è la più bella di tutte. Li incontrai, tre anni fa, poco prima della loro partenza grazie a Humans - Torino. E ora, a distanza di anni, racconto la loro mostra e il loro viaggio su Torino Oggi...
“Più bulli, meno ciccioni” è questo il ritornello provocatorio di Selezione Naturale, ultimo estratto dall’album Tutti su per terra degli Eugenio in Via di Gioia.
Un singolo che racconta il bullismo, accompagnato da un video dove si cerca di intuirne e spiegarne le origini. Una storia ambientata su un campo da calcio, durante una partita giovanile, dove a prevalere sono le aspettative degli adulti, le loro pressioni e la loro rabbia. Tutti elementi che finiscono col condizionare il comportamento dei più giovani, influenzati da questi “cattivi maestri”.
“Com’è nata la canzone?” chiedo a Eugenio Cesaro, cantante e compositore della band torinese.
“Come nascono tutte le nostre canzoni: per strada... continua su TorinOggi...
Una donna bella e sottile, con un vezzoso cappellino sul capo, un carretto pieno di libri, e una bicicletta.
“Ha un’aria molto parigina” fa notare una signora che si avvicina a curiosare. Chiara Trevisan, la protagonista di questo quadretto, sorride e alza le spalle, “non è la prima a dirmelo”.
“Ho indovinato? È un’idea francese? Si è ispirata a qualcosa che ha visto?” insiste la signora.
“No, è un’idea mia, tutta mia.”
Questo è l'ultimo post della serie. Dedicato all'ultimo film, tra i premiati o nominati, che ho visto.
"Tre manifesti a Ebbing, Missouri" è un film splendido con una sceneggiatura inaspettata. In cui, partendo da una situazione e dei personaggi che paiono prevedibili, si costruisce una storia diversa dal solito, una storia dove i cattivi non esistono. Ma neanche i buoni. I protagonisti sono tutti reali e incasinati. Molto incasinati.
Questa è la storia di chi combatte ogni giorno contro la propria miseria umana e anche quella degli altri. Due protagonisti su tre sono oggettivamente insopportabili: violenti, irascibili e ignoranti. Il terzo, l'unico che in un mondo reale verrebbe definito "una brava persona", è costretto a cedere il passo a metà pellicola, ma lascia un segno profondo nello spettatore, e non solo.
"Tre manifesti a Ebbing, Missouri" è un film che si regge su tre perfette prove attoriali fornite da: Frances McDormand, Sam Rockwell, e Woody Harrelson (*).
I primi due si sono portati a casa l'oscar come migliore attrice protagonista e come miglior attore non protagonista. L'ultimo solo una nomination, anche se avrebbe meritato di più. Il suo è uno dei personaggi più interessanti e lui lo interpreta da Dio. Come fa sempre, del resto.
"Tre manifesti a Ebbing, Missouri" è un film che racconta la rabbia e la necessità di superarla per provare a vivere.
Il giudizio finale non può che essere: da vedere!
(*) Io Woody Harrelson lo amo artisticamente e pure un po' carnalmente dai tempi di Cin Cin, che sia messo agli atti.
Per torinesi e non, volete qualche anticipazione del prossimo Salone Internazionale del Libro?
Eccole qua, nell'articolo che ho scritto per TorinOggi...