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Mancano 5 giorni ad Halloween. 

Non amo le feste in costume ma non so resistere a un bel libro dai temi oscuri e le ambientazioni macabre.

A partire da oggi, per 5 giorni, consiglierò un libro adatto alla notte delle streghe. 

Comincio con "La tredicesima storia" di Diane Setterfield. 

Una scrittrice molto anziana, una biografia, una storia che manca all'appello. 

Letto molto tempo fa, mi ha lasciato dentro inquietudine e una citazione che da Storyteller (Raccontatrice) amo tantissimo: "Tutti i bambini mitizzano la loro nascita. È un tratto universale. Volete conoscere qualcuno? Mente, anima e cuore? Chiedetegli di raccontarvi quando è nato. Ciò che ne ricaverete non sarà la verità; sarà una storia. E niente è più rivelatore di una storia".

Come le storie ci hanno reso umani. 

Un saggio dell'accademico Jonathan Gottschall, edito da Bollati Boringhieri.

Un libro che tratta del potere universale della narrazione. Del racconto come elemento fondamentale del successo evolutivo dell'umanità. 

L'uomo ha l'istinto del racconto talmente radicato in se stesso da cercarlo e crearlo consciamente durante la veglia ma anche inconsciamente durante il sonno e, soprattutto, il sogno. 

L'opera di Gottschall è una lettura fondamentale per chiunque ami scrivere o leggere, per chi senta fortissima la fascinazione del racconto e desideri saperne di più, approfondire l'argomento anche dal punto di vista meno umanistico e più scientifico, con l'applicazione delle neuroscienze e della biologia. 

Jonathan Gottschall, che ha dedicato la sua vita alla narrazione, ha dalla sua parte inoltre anche una notevole abilità di narrazione egli stesso. Leggere il suo saggio è come affrontare un romanzo avvincente di cui tutti noi, fin dalla più tenera età, siamo i protagonisti.

"Viviamo nell'isola che non c'è. Siamo l'animale che racconta storie."

Se vuoi acquistare questo libro su Amazon puoi farlo tramite questo link di affiliazione https://amzn.to/3DzHvfN. Il prezzo per te non cambierà ma avrai contribuito a finanziare questo blog. Grazie.

Questa mattina ho rovistato in casa e ho scelto 10 oggetti, un po' a caso un po' mossa dall'ispirazione.

Si tratta di:
1. Un paio di occhiali da sole
2. Un marshmallow
3. Una mela
4. Una piantina di caffè
5. Una cartina di Los Angeles
6. Qualche sterlina con ancora il profilo della fu Regina Elisabetta II
7. Un pennello
8. Un braccialetto
9. Un paio di forbici
10. La Favola di Eros e Psiche

Almeno 4 di questi oggetti, 4 su 10 appunto, dovranno entrare a far parte di un tuo racconto.

Scatena la fantasia, non porti limiti né di genere né di numero battute e, se poi ti va, mandami il tuo testo all'indirizzo janecole@live.it, lo leggerò e ti darò volentieri un feedback.

Buona scrittura!

Sai che cos'è un FrigoBook? 
Un frigorifero vintage, adeguatamente ridipinto e risistemato, che funge da luogo di bookcrossing.

Quindi, un frigorifero contenente dei libri che si possono prelevare liberamente ma, allo stesso tempo, un frigorifero dove si possono lasciare dei libri per gli altri. 

Un luogo di scambio, di cultura e di bellezza. 

Questa è un'iniziativa dell'associazione torinese Pagina 37 che ha disseminato questi frigoriferi speciali in giro per tutto il capoluogo piemontese. 
L'ultimo è stato installato pochi giorni fa, il 14 ottobre 2022, nell'area pedonale di corso Marconi, proprio davanti alla scuola A. Manzoni. 

Se sei di Torino o sei di passaggio in città, puoi cercare uno di questi frigoriferi – trovi tutte le posizioni sul sito ufficiale dell'associazione – per andare a scegliere un libro o lasciarne uno per chi passerà dopo di te. 

Buona lettura!

Generazione Z, Millenial, Generazione X, Boomer. 

È un dato di fatto: la generazione X è poco presente nella narrazione social attuale. 
Ci siamo, ma non ci si fila nessuno. 

Perché non ci riconoscono, ci mischiamo nella folla. Schiacciati tra i Boomer e i Millenial, veniamo considerati vecchi come i primi pur condividendo molti ricordi con i secondi, soprattutto quelli che, come me, appartengono alla coda finale della generazione. 

Onestamente, da fruitrice e creatrice del mondo social-virtuale io un po’ soffro di questa sotto rappresentazione, di questo sotto riconoscimento. Eppure gli anni ’90 visti dall’interno sembravano così cool, Brenda e Dylan regnavano! 

Basta! 
Oggi ho deciso di fare la mia parte, di raccontare la mia generazione X. 
Una sua micromolecola dal mio personalissimo punto di vita. 

Quali sono i ricordi che definiscono precisamente gli anni? Quelli musicali. Ovviamente. 
Tempo fa lessi da qualche parte che il gusto musicale delle persone si forma con il tempo ma il legame con le canzoni dell’adolescenza e della giovinezza, dai 15 ai 25 anni, – diciamo, a spanne –, rimane indelebile.

Quindi la mia musica, quella della mia generazione, io l’ho ascoltata tra gli anni 90 e l’inizio del 2000. 

All'epoca adoravo gli U2, lo sanno tutti, tutti coloro che mi frequentavano allora, ma la produzione degli irlandesi si è spalmata, diluita, trascinata fino a oggi. 
Se, invece, devo pensare a un gruppo incastonato indelebilmente in quegli anni (e solo in quelli!) in un'immagine dai colori saturi che riconoscerei ovunque, penso a loro: i Garbage.

Santo il cielo, i Garbage non se li ricorda più nessuno? 

Io volevo essere la cantante, cavoli, io la cantante me la sarei pure fatta! Tutti/e ce la saremmo fatta, in verità. 

Alternative rock. 
Elettronica, rabbia e sesso. 
Una frontwoman in un gruppo di uomini. Ci può essere qualcosa di più tipico dell’epoca? 

Cavoli, la nostalgia è quasi dolorosa. 

I Garbage sono la mia generazione X.

Immagine di Stig Nygaard.



Tutto ebbe inizio con Alice Basso, poi fu la volta di Amélie Nothomb ed Ema Stokholma. Ma fu solo con Nadia Terranova che, finalmente, ci feci caso. 

All’inizio di quest’anno, mi trovai a leggere solo romanzi scritti da donne. Uno dietro l’altro, senza rendermene conto. Poi, quando finalmente me ne accorsi, decisi che avrei continuato questa sorta di onda rosa letteraria per tutto il 2022.  

E così sto facendo. 

Non contenta, quest’estate ho anche iniziato a leggere ma soprattutto ascoltare, trattandosi per lo più di audiolibri, una serie di testi dedicati al femminismo. 

A tal riguardo, i titoli inanellati fino ad ora, in puro ordine casuale sono: 

Stai Zitta di Michela Murgia;

Dovremmo essere tutti femministi di Chimamanda Ngozi Adichie;

Il corpo elettrico di Jennifer Guerra;

e Il monopolio dell’uomo di Anna Kuliscioff.

Ho vagato tra gli argomenti, i luoghi e perfino il tempo.
Ora mi affido a tutte e tutti voi, avete qualche lettura sul tema da suggerirmi?


Hai mai scritto una lettera d'amore? 

Hai mai messo per iscritto i tuoi sentimenti? 

No? 
E cosa stai aspettando? 

Scrivi una lettera d'amore ma... 

... scrivila per qualcuno che non ti piace per niente. 

Ispirati a una persona reale, a chi conosci, oppure a un personaggio noto che, però, non hai mai incontrato dal vivo. 
Scegli chi vuoi, anche un politico (la butto lì!), l'importante è che ti ispiri sentimenti tutt'altro che benevoli. 

Buona scrittura! 

NdA: non dimenticare l'ironia.

Il blocco dello scrittore è una condizione in cui una persona creativa, principalmente uno scrittore, non riesce a concludere il proprio lavoro, non riesce più a scrivere, appunto. 

Una condizione che, ovviamente, è sempre esistita ma venne descritta per la prima volta nel 1947 dallo psicanalista austriaco, poi naturalizzato statunitense, Edmund Bergler. 

Il blocco colpisce e ha colpito gli scrittori di tutti i tempi.
Ad esempio, nei diari di Kafka, si trovano diversi riferimenti a questo problema, a questi suoi blocchi periodici. Oppure, in anni decisamente più vicini a noi, John Grisham ha raccontato che, quando ha il blocco dello scrittore, si appende a testa in giù. Pare che l'aumento del flusso sanguigno al cervello lo aiuti... bah!

Il mio preferito, però, è Victor Hugo che riteneva che il blocco fosse dovuto all'eccesso di stimoli esterni e distrazioni. Per questo motivo, quando si sentiva in difficoltà, si spogliava, consegnava tutti i suoi abiti ai domestici e si chiudeva nella sua stanzetta. In questo modo non aveva altro da fare che mettersi seduto a scrivere. Niente distrazioni. Ecco fatto.

Io, che sono un'anima molto più semplice, di solito mi faccio una passeggiata oppure una doccia, l'acqua aiuta molto, è un ottimo conduttore, anche di idee. Altre volte, semplicemente, mi metto seduta e comincio a scrivere, qualsiasi cosa, parto dalla lista della spesa per poi riversare su carta tutto ciò che mi passa per la testa. Non deve avere un senso e la maggior parte delle, infatti, volte non ce l'ha. Ma, in questo incontrollabile flusso di parole e pensieri, prima o poi, viene fuori una frase interessante o un'idea buona da sviluppare. 

Quando anche tu avrai il blocco dello scrittore segui uno di questi esempi: fatti una doccia o spogliati nudo. 
O entrambe le cose.


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