Maifemili

Entro in questo locale pieno di mobilio perfettamente accocchiato a caso.
Mi rigiro tra le dita di rosso pittate la mia tessera nuova nuova.
Prendo posto su una seggiola d'oro e velluto.

E mi godo lo spettacolo.
Lo spettacolo che inizia dall'ingresso in questo teatro.
Teatro dove tutti si conoscono e io, ovviamente, non conosco quasi nessuno.
Quasi nessuno tra i cento spettatori che contano cabarettisti, attori, artisti di strada, maghi, domatori di leoni, leoni, foche, e una blogger.
Una blogger. Io.

Tempo d'iniziare a sentirmi a mio agio che si spengono le luci e arriva lei. La protagonista. Giorgia Goldini. Con il suo Maifemili.

Di Maifemili mi sono piaciute le musiche, la microscenografia, l'abilitĂ  di Giorgia nel tenere il palcoscenico, la prima mezz'ora di risate e gli ultimi cinque minuti di poesia.

Di Maifemili non mi sono piaciute alcune lungaggini nella parte centrale.

Di Maifemili è importante sottolineare come la Goldini scelga di far ridere con uno degli argomenti più tristi che ci sia: la perdita, vera, autobiografica. Quella che non è finzione, ma racconto di sé al pubblico. Questa è una scelta che può premiare o meno, ma che vanta comunque il marchio del coraggio.
L'attrice percorre e fa percorrere una via non facile. Via che, forse, è ancora da sistemare, da rendere più praticabile per lei e per il pubblico. Ramazzando via gli ostacoli e sfoltendo le chiome degli alberi, in modo che rimanga inevitabile, riconoscibile, ma anche un poco più illuminata e luminosa.

Giorgia Goldini è brava. Parecchio.
Lo spettacolo è buono, ma ancora con margini di miglioramento. Ampi.
Il Teatro della Caduta è una meraviglia. Sul serio

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