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Una delle decisioni più felici che abbia mai preso fu quella di fare richiesta per l’Erasmus. Sei mesi da passare lontana da casa furono una benedizione. 

Il mio ragazzo mi aveva lasciata, dal giorno alla notte, per telefono, adducendo scuse del tipo: “Non sono sicuro che tu sia la donna della mia vita, stò passando un momento difficile, ho bisogno di tempo per riflettere”. Niente di speciale, milioni di donne si sono sentite apostrofare in questo modo, ma questo è uno dei rari casi in cui la condivisione del dolore non lo rende più lieve. 

Nel breve periodo in cui eravamo stati assieme avevo sviluppato una vera e propria dipendenza da lui. Mi fidavo ciecamente del suo giudizio e soffrivo tremendamente tutte le sue critiche che, tra l’altro, lui non risparmiava mai. Afflitto dalla sindrome del Pigmalione, mi aveva conosciuta, si era innamorato, poi aveva deciso di cambiarmi ed io glielo avevo permesso. Il risultato fu che mi rese insicura e triste. 

Quando mi lasciò il mio sentimento di inadeguatezza raggiunse livelli patologici. Stavo male, come non ero mai stata in vita mia. Ogni notte lo sognavo dichiararmi il suo rinnovato amore, al risveglio, appena la coscienza si ridestava, la delusione si rinnovava ed il cuore riprendeva a dolere. 

Andavo all’università a piedi, 3 km percorsi nello sconforto, arrivavo a lezioni già cominciate, mi accomodavo tra le mie amiche più care, loro mi guardavano, una si faceva coraggio ed azzardava un “Come va?”, io rispondevo con una mesta alzata di spalle, firmavo il foglio delle presenze e me andavo via di nuovo. Lungo la strada del ritorno immaginavo tutti i modi meravigliosi in cui Simone avrebbe potuto tornare da me. 

I miei scenari erano molto “cinematografici”, ma c’era sempre una parte dentro di me consapevole che ciò non sarebbe mai potuto accadere; non solo perché lui non avrebbe mai cambiato idea, ma anche perché io non avrei mai potuto amarlo nuovamente con lo stesso trasporto, la stessa innocenza, la stessa cieca fiducia. Non avrei mai potuto riamare nessuno così. 

Prima o poi capita a tutti, qualcuno ti spezza il cuore, tradisce la tua fiducia e tu capisci che da quel momento non sarai più la stessa persona. Quell’ unico evento ti cambia radicalmente, ti rende più guardingo, forse ti rende semplicemente un adulto. 

Passarono i mesi e una delle mie amiche annunciò di voler provare a fare richiesta per l’Erasmus. La decisione fu immediata, ci avrei provato anch’io, volevo andar via! La scelta della meta fu altrettanto rapida: Germania, la terra di Boris Becker, il mio grande sogno d’amore. Del resto, da ragazzina avevo sempre affermato che, non potendo avere lui, avrei comunque sposato un tedesco. Ormai era giunto il momento di andare a cercare il mio futuro consorte. 

Non dissi niente ai miei genitori: mia madre è sempre stata molto ansiosa e non volevo farla agitare prima del necessario. Tutto sommato le possibilità di essere presa non mi parevano molte. 

Ricevetti la notizia per telefono, un pomeriggio: “Sono uscite le graduatorie, complimenti, vai a Berlino!”

Continua...
"Uno scrittore è un idiota che, non contento di aver annoiato chi ha vissuto con lui, insiste a voler annoiare le generazioni future"
Charles Louis de Montesquieu

Questa frase, ai giorni nostri, può essere mutata in :
"Un blogger è un idiota che, non contento di annoiare quotidianamente amici e parenti, decide di annoiare anche gli sconosciuti"
Jane Cole

Adesso che Boris era tornato sano e salvo a casa, la mia vigilanza sulle due tartarughe si fece molto più stretta.
Yu era ancora troppo piccola per tentare la grande fuga, ma l'imperatore della vaschetta aveva dimostrato di essere perfettamente in grado di farmi fessa!
Per questo motivo, quando le portavo sul balcone a prendere il sole, le andavo periodicamente a controllare. Boris se ne era accorto, ed ogni volta che vedeva spuntare il mio testone riccio, assumeva la sua tipica espressione: "Arieccola!!!...ma non ha niente di meglio da fare? Questa ragazza dovrebbe trovarsi un hobby!"

Ovviamente, il fatto che io fossi diventata più severa non gli impediva di tentare ancora di darsela a gambe, si era semplicemente fatto più furbo.
A vederci dall'esterno sembrava che ci stessimo preparando per uno sketch comico: lui provava ad arrampicarsi, io lo guardavo, lui si blocava in posizione plastica; lui era già con la zampona fuori dalla vaschetta, io lo richiamavo all'ordine, lui fingeva di essere intento a fare acqua gym; lui era già per terra, diretto verso il balcone, io entravo nella stanza, e lui fingeva di essersi perso, guardandomi con due occhioni smarriti....il falsoooooo!!!

Boris contava di battermi per sfinimento. Sapeva che prima o poi mi sarei distratta, avrei ricevuto l'ennesima telefonata zuccherosa del mio fidanzatino, sarei andata a fare shopping con le amiche, qualcosa mi avrebbe tenuta lontana abbastanza a lungo da permettergli di "spiccare il volo" (letteralmente!)

Un pomeriggio l'inevitabile accadde...Boris fuggì nuovamente.
Quando me ne resi conto, richiamai la "task force" della prima volta ed insieme iniziammo a controllare il giardino: cm per cm, filo d'erba per filo d'erba.
Ma il risultato fu nullo, esattamente come per la prima fuga. Forse, oltre a controllare meglio la mia tartaruga, avrei dovuto anche cambiare il mio team di ricerca!
Questa volta non ero particolarmente spaventata, davo per scontato che avremmo ritrovato Boris molto presto, esattamente com'era successo in precedenza.
Ma le mie previsioni, ancora una volta, si rivelarono errate.
Passavano i giorni e della mia ninja turtle non vi era traccia.
Anche Yu appariva un po' preoccupata e, soprattutto, annoiata. Nuotava intorno all'isolotto in senso orario, in senso antiorario, a stile libero, a dorso, rana, delfino...provò anche con il nuoto sincronizzato, ma da sola non era un grande spattacolo!
Io mi rifiutavo categoricamente di prenderle un nuovo amichetto. Boris sarebbe tornato, doveva tornare, ero sicura che, in fondo in fondo, sentisse la mancanza della sua piccola "allieva"(Yu), della sua mammina (Io) e, soprattutto, di cibo abbondante e di qualità, gratis e a tutte le ore.

Le mie certezze andarono via via affievolendosi, mentre diventavano sempre più frequenti i momenti di reale preoccupazione circa la sorte toccata al mio tartarugone preferito. La mia immaginazione ormai andava a briglia sciolta cercando di figurarsi tutti i possibili scenari in cui il fuggitivo poteva trovarsi...

...quando ormai avevo perso ogni speranza, dopo 15 lunghissimi giorni, Boris tornò.
Lo ritrovammo, o meglio, si fece ritrovare a mollo in una pozzanghera in giardino!
Ma dov'era stato tutto questo tempo?
Aveva trascorso due settimane vivendo di espedienti nel cortile del mio palazzo?
Si era messo a capo di una banda di gatti randagi, con i quali scippava vecchiette?
Oppure....

...to be continued

Prima parte

Seconda parte

Terza parte
Il 27 luglio 2007 uscirà nelle sale di mezzo mondo l'attesissima trasposizione cinematografica dei Simpson.
Noi, in Italia, dovremo aspettare....come sempre... fino al 21 settembre....per fortuna esiste Youtube e nell'attesa si può ingannare il tempo con gli spassosissimi trailer già in circolazione!

Il primo....



Il secondo...



Anche il terzo....



...e poi non dite che non vi coccolo!
Una volta si smetteva di andare al cinema a maggio: la calura estiva non invitava a chiudersi in una sala a fare la sauna per due ore! Ma adesso, che l'aria condizionata ce l'hanno "cani e porci" (ce l'ho pure io, che oltre ad essere povera e tirchia, sono anche freddolosa!), andare a vedersi un film a fine giugno è diventato normale.
Il problema è che i distributori in Italia non sembrano essersene ancora accorti e, più si avvicina l'estate, più diventa difficile trovare dei titoli degni di essere visti!

Ieri sono andata a vedere uno dei pochissimi film validi ancora in circolazione in questo periodo: "Il destino nel nome" di Mira Nair.
La regista indiana descrive la distanza esistente tra la sua cultura e quella americana, e gli inevitabili scontri tra figli americani di origine indiana e genitori indiani, trasferitisi in America.
Una pellicola che, in definitiva, racconta la ricerca della propria identità.

Il protagonista, figlio di due genitori indiani, ma nato negli Stati Uniti, passerà la prima parte della propria vita a "negare" le proprie origini, sentendosi estraneo ad una cultura a cui non sente di appartenere.
Poi si butterà tutto alle spalle per riabbracciare la sua "parte" bengalese, negando ciò che era stato fino a quel momento.
Solo alla fine della vicenda, finalmente libero, potrà essere sè stesso: un po' indiano ed un po' americano, un mix delle due culture.



(Foto tratte dai siti: celluloidportraits e film)
Una notizia interessante (per il mio blog una vera rarità!) e positiva...
vi linko direttamente il blog dove l'ho letta:
DiarioNotturno
Devo essere messa proprio male se mi metto a citare Morgan, (ex)cantante dei Bluvertigo, ma ho appena letto una sua intervista sul sito del Tgcom (anche questo dà l'idea di come io stia messa!!!) e mi sono imbattuta in una sua affermazione molto interessante.

In realtà non ho ancora deciso se sono d'accordo o meno con ciò che dice, ma il fatto che io ci stia ancora a ragionare sopra, a distanza di ore, è indice del fatto che, almeno, non mi abbia lasciata indifferente, scivolandomi addosso come molte cose che leggo.

" E la situazione politica attuale come la descriverebbe?
Io penso che se un politico è impopolare sta facendo la cosa giusta. I politici di oggi non sono commerciali. Per fare una citazione 'se si lasciano troppe cose al popolo poi vince Barabba'
".....

....dichiaro la mia assoluta ed imbarazzante ignoranza, ma se qualche anima buona mi dicesse chi è stato il primo a dire questa frase mi farebbe un vero piacere!....grasssie

Morgan, durante la sua intervista, ha citato anche la sua figlioletta...

"Un giorno con la sua manina faceva avanti e indietro sulle veneziane che avevamo a casa. E mi ha detto 'papà senti? Questo è il rumore della casa...'. Aveva solo due anni!"

.....amore di papà...piccole anime poetiche crescono!
Aspettando che Walter Veltroni venga ingurgitato dal partito democratico, per poi essere sputacchiato fuori a brandelli, io mi sono letta il suo primo romanzo: "La scoperta dell'alba", edito da Rizzoli.

Un bel libro, che mescola svariati generi, con una trama che, pur basandosi su un presupposto inverosimile, risulta ben studiata e credibile.

Il protagonista è un uomo di mezza età, il cui padre scomparve durante gli anni di piombo, quando lui era ancora un ragazzino.
Una ferita ancora aperta, un interrogativo irrisolto che ne ha inevitabilmente condizionato la vita.
Una mattina, trovandosi nella vecchia casa di campagna riuscirà a mettersi in contatto con il suo passato: un telefono gli permetterà di superare i limiti del tempo. Da qui inizierà un'indagine, che lo porterà finalmente alla verità, scomoda, dolorosa, ma necessaria.

"Ecco, ora ho finito il mio diario. Queste sono le ultime parole scritte su Giovanni Astengo. Ora si stamperà questa storia. Qualcuno la leggerà, la riassumerà, la archivierà. E così, finalmente, avrò vissuto davvero"
("La scoperta dell'alba", Walter Veltroni, Rizzoli, pag 150)
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