Io e Boris (quinta parte)


Dopo il volo dal balcone “La Riccia” si fece molto più asfissiante. Stava sempre a fissarmi, a controllarmi, avrebbe dovuto trovarsi un hobby!
Ogni volta che provavo a svignarmela, arrivava lei con la sua vocetta stridula: “Boris, dove stai andando?”

Se avessi saputo che mi avrebbe affibbiato un nome così ridicolo, non mi sarei mai fatto portar via da quel negozio.
Stavo in quell’ acquario con altre mille tartarughe come me, quando ho visto arrivare quei due ed ho subito pensato che fosse finalmente giunta l’ora della mia grande occasione.
Non erano certo i primi a presentarsi alla ricerca di “un simpatico amichetto verde”, ma la loro faccia da fessi mi convinse immediatamente che fossero perfetti per il mio scopo: farmi portare fuori da lì, godermi un po’ di riposo e cibo gratis, e poi svignarmela!

I due allocchi volevano una tartaruga vivace: perfetto!
Misi in atto la scena del capino fuori dal guscio, con sorriso e ammiccatine…ci cascarono con tutte le scarpe! Ero libero!

Dai loro discorsi capì immediatamente che sarei andato a casa con la femmina della coppia.
Durante la mia permanenza al negozio avevo imparato a distinguere chi è che depone le uova nella specie umana. All’inizio non è facile, ci vuole un’ occhio allenato, questi orridi mammiferi sembrano tutti uguali, ma dopo un po’ ho stabilito tre semplici caratteristiche da usare per la distinzione:
- il maschio possiede una pelliccia più folta della femmina, ma quest’ultima è dotata di criniera;
- il verso del maschio è più profondo di quello della femmina, ma quest’ultima usa il proprio “richiamo” continuamente;
- i maschi attuano il rituale di accoppiamento mostrando grandi carapaci dai colori sgargianti, mentre le femmine gonfiano il petto, agitano la criniera e mostrano orgogliose la loro pelle rosa e umidiccia.

Mi facevano un po’ senso, ma ero disposto a convivere con questa specie così fastidiosa, pur di potermi guadagnare nuovamente la libertà!
Mi dovetti anche abituare alla mia nuova casa: una vaschetta più piccola dell’acquario del negozio, che, oltretutto, dovevo condividere con una morta di sonno (tale Alice), meno di compagnia della palma di plastica!
Come gran finale “La Riccia” dichiarò: “Lo chiamerò Boris”….

…il mio spirito di sopportazione era già al limite, dovevo svignarmela in fretta!

…to be continued

Io e Boris (quarta parte)

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