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Un’altra serata al cinema, questa volta è stato il turno di “Ocean’s 13”.

La mia opinione su questo film non può essere molto obiettiva, dato che, dopo aver passato una giornata intensa (vedi post precedente), nel buio della sala mi sono finalmente rilassata e mi è venuto un sonno bestiale. Ho infilato una serie incredibile di sbadigli, ho faticosamente resistito alla tentazione di accoccolarmi nella poltrona e farmi un bel pisolo, ma non credo fosse colpa del film, ero io ad essere stanca!

Non che il film sia un capolavoro: la storia è sempre la stessa, un gruppo di scanzonati ed organizzatissimi truffatori che mettono nel sacco il cattivo di turno.

Il film è scritto bene, la sceneggiatura all’inizio è un po’ faticosa da seguire, ma poi tutte le tessere del puzzle prendono posto ed ogni cosa acquista un senso.

Il problema è che non c’era nessuna necessità di fare un terzo episodio. Un film senza cuore, fotocopia dei precedenti, una meravigliosa e asettica “macchina per far soldi”.

Le cose che mi sono piaciute? Fotografia e scenografia, che si ispirano allo stile degli anni ‘60 –‘70, tanto che mi aspettavo di veder spuntare un giovane Sean Connery in smoking da dietro ogni angolo.
Una nota di merito alla rediviva Ellen Barkin, unica donna di tutto il cast che ruba la scena ad un Al Pacino che ripete sé stesso all’infinito.
Clooney e Pitt? Non pervenuti. La loro presenza risulta marginale e superflua come i loro personaggi.

…accipicchia che cattiva…non pensavo mi fosse piaciuto così poco…
Sei passato col rosso, ma io , nella mia infinita bontà, ti perdono.

Per una tua leggerezza avremmo potuto farci male, ma non mi arrabbio.

Sceso dalla tua macchina, hai cercato, contro tutte le evidenze, di dare la colpa a me. Hai pensato che urlarmi in faccia mi avrebbe confuso e spaventato.
Se non ci fossero stati i testimoni, probabilmente avresti continuato a negare, negare e negare.

Non solo hai messo in pericolo me e tutti quelli che per sfortuna si fossero trovati sulla tua strada, ma hai anche cercato di farmi fessa, ed è questo che non ti perdono!!!
"Si calmi signorina!" Si calmi? Tesoro caro, non ti ho preso a calci, solo perchè sono una brava persona...io!

E adesso basta, voglio buttarmi questa storia alle spalle, dimenticarmi questo brutto venerdì 13.

Vado avanti, aspettando il verde, come faccio sempre, io!

Parlando dei tennisti degli anni ’90, non potevo certo trascurare il “re della terra rossa” di quel decennio: Thomas Muster .
Austriaco, nato a Leibnitz il 2 ottobre del 1967.
Nella sua carriera vinse uno Slam, il Roland Garros del 1995, 44 tornei dell' ATP in singolare, di cui 8 della Master Series (3 volte Roma e Montecarlo, 1 volta Essen e 1 volta Miami) ed uno in doppio (Bari).
A soli 10 anni, nel 1977, vinse il suo primo torneo; sette anni dopo raggiunse la vetta del ranking juniores e venne convocato nella squadra austriaca di Coppa Davis.
Nel 1985 fece il suo debutto nel professionismo e un anno dopo si aggiudicò la vittoria ad Hilversum (Olanda), entrando subito tra i primi 50 giocatori al mondo.
Il 1988 vide Muster qualificarsi per sei finali, vincendone quattro (Boston, Bordeaux, Praga e Bari) e grazie a questi ottimi risultati raggiunse la Top 20.
L’anno successivo divenne il primo austriaco a qualificarsi alla semifinale degli Australian Open e ad entrare tra i primi 10 al mondo (praticamente un eroe nazionale!)
Allo stesso anno appartiene il momento più brutto della sua carriera: dopo essersi qualificato per la finale di Key Biscayne (ora Miami Masters) venne investito da un automobilista ubriaco, riportando gravi danni al ginocchio sinistro.
Dopo l’intervento subito a Vienna, riprese subito ad allenarsi grazie all’ausilio di una sedia disegnata appositamente per lui e gli bastarono solo sei mesi per ritornare sui campi da tennis, dimostrando un’ incredibile forza di carattere!
Nel 1990, vinse tre titoli: due sulla terra rossa (Roma e Casablanca) e uno sul cemento (Adelaide); arrivò in finale in tre tornei; raggiunse le semifinali del Rolland Garros; e aiutò l’Austria ad approdare alla semifinale di Coppa Davis, per poi essere eliminata dagli Stati Uniti.
Per questi straordinari risultati Muster fu nominato 'Comeback Player of the Year'.
Si aggiudicò altri due titoli nel 1991 (Firenze e Ginevra), e altri tre nel 1992 (Montecarlo, Firenze e Umago).
Nel ‘93 giocò nove finali, vincendone sette (Città del Messico, Firenze, Genova, Kitzbuehl, San marino, Umago e Palermo).
L’anno seguente fece suoi altri tre titoli sulla terra rossa (Città del Messico, Madrid e St.Poelten) e fu protagonista di un leggendario incontro di Coppa Davis, dove sconfisse il tedesco Michael Stich per 12 a 10 al quinto set!
Ma il meglio per Muster doveva ancora arrivare: il 1995 fu l’anno migliore della sua carriera. Oltre a vincere il suo primo ed unico torneo del Grande Slam, aggiudicandosi la finale del Roland Garros contro il campione in carica Michael Chang, si assicurò anche altri 11 titoli (Città del Messico, Estoril, Barcellona, Monte Carlo, Roma, St. Poelten,Stoccarda, San Marino, Umago, Bucarest e Essen). Tra il febbraio e il giugno di quell’anno vinse ben 40 incontri consecutivi sulla terra battuta; ed anche se ciò non rappresenta un record è decisamente un risultato impressionante, che dà l’idea della forma smagliante in cui l’austriaco si trovasse in quel periodo.
Un altro anno indimenticabile fu il successivo, che vide Muster aggiungere al proprio palmares altri sei tornei (Città del Messico, Estoril, Barcellona, Monte Carlo, Roma, Stoccarda e Bogotà) ed occupare la prima posizione nel ranking mondiale. Inizialmente, conservò il numero uno per soli 7 giorni, dal 12 al 18 febbraio del 1996, poi lo riconquistò e lo mantenne per circa un mese, dall’ 11 marzo al 13 aprile dello stesso anno.
Muster è da ritenersi uno dei più atipici tra i primatisti al mondo: ottenne questa posizione grazie ai suoi fenomenali risultati sulla terra rossa, ma sulle altre superfici si dimostrò spesso un tennista mediocre.
Risalgono agli ultimi anni della sua carriera due vittorie sul cemento (Dubai e Miami), una semifinale agli Australian Open, ed il suo unico torneo di doppio (Bari) in coppia con Claudio Panatta.
Thomas Muster si ritirò nel 1999.
L’anno seguente fu onorato con la Goldene Ehrenzeichen della repubblica austriaca per meriti sportivi.

Non si può certo dire che questo straordinario campione sia un uomo pigro: nel 2003 è tornato a giocare nel campionato Seniores; dal febbraio 2004 al settembre 2006, ha rivestito il ruolo di capitano della nazionale austriaca di Coppa Davis; ora produce vino, imbottiglia acqua, ha una linea di abbigliamento sportivo e di racchette, e durante il tempo libero (ma quale?) un milione di hobby, tra cui la pittura,il golf e pilotare il proprio elicottero.

Il link del suo sito ufficiale: http://www.thomasmuster.at.
Nel 1998, cinque infermiere bulgare (Valya Chervenyashka, Snezana Dimitrova, Nasya Nenova, Valentina Siropulo, Kristiana Valeva) e un medico palestinese (Ashraf Ahmad Jum'a ) vennero accusati di aver volontariamente inoculato il virus dell'Aids a 426 bambini libici nell'ospedale Al Fateh di Bengasi. Secondo l’accusa, i bambini erano stati utilizzati come cavie per sperimentare il virus dell'Aids prodotto in laboratorio.
La procura libica chiese la condanna a morte degli imputati, che si dichiarano innocenti.

Nel 2002, la corte annullò il processo per mancanza di prove, ma l'accusa chiese l’apertura di un nuovo procedimento.
Spuntarono fuori anche delle confessioni scritte, probabilmente estorte con torture e maltrattamenti.

Nel 2003, perizie da parte di specialisti francesi dimostrarono ampiamente che l'infezione dei bambini era stata causata dalle precarie condizioni igieniche della struttura ospedaliera, ma questi scomodi risultati non furono mai presi in considerazione dalla giustizia libica.
L'avvocato della difesa Othman Bizanti produsse documenti per provare che nel 1997 , quindi prima che gli imputati arrivassero in Libia, erano già stati registrati a Bengasi 207 casi di contaminazione da virus dell'aids. Anche questa vicenda fu messa a tacere.

Nel 2004 si concluse il secondo processo, che vide le infermiere e il medico condannati a morte.
Poco prima il governo libico si era impegnato a far cadere le accuse, dietro il versamento da parte di Sofia di 10 milioni di dollari per ogni bambino contagiato.
Sofia, ovviamente, aveva rifiutato!

L’anno dopo si concluse anche il processo contro i 10 funzionari libici accusati di aver torturato gli imputati. Assolti!

La corte suprema di Tripoli accolse la richiesta di un nuovo processo avanzata dai condannati a morte.

Nel 2006, la rivista Nature (attraverso una ricerca compiuta da scienziati italiani) dimostrò che il ceppo di Hiv che aveva contaminato i bambini di Bengasi era stato introdotto nell'ospedale prima dell'arrivo degli imputati.

Ma la Libia (o , meglio, Gheddafi) necessitano di un colpevole, e questo ovviamente non può essere il vergognoso stato della sanità del paese.
Di conseguenza, proprio in questi giorni, è stata confermata la sentenza: pena di morte!
Per fortuna, è improbabile che la sentenza diventi definitiva, grazie al recente accordo economico raggiunto con le famiglie dei piccoli.
L'intesa dovrebbe essere presentata al Consiglio superiore libico che potrebbe convertire la pena capitale in detentiva.

Molti bambini sono morti, altri ancora ne moriranno, innocenti dovranno ancora passare molto tempo in prigione e probabilmente non potranno più riprendersi da tutto ciò che hanno dovuto subire in questi anni.
Famiglie libiche e bulgare sono state distrutte.
I veri colpevoli non pagheranno mai!
Stamattina mi è tornata alla mente una vecchia canzone(1998) del gruppo scozzese Manic street preachers: "If you tolerate this your children will be next".
Ispirata e dedicata ai volontari che arrivarono da tutto il mondo per combattere la guerra civile spagnola.

Un testo semplice...

The future teaches you to be alone
The present to be afraid and cold
So if I can shoot rabbits Then I can shoot fascists

Bullets for your brain today
But we'll forget it all again
Monuments put from pen to paper
Turns me into a gutless wonder

And if you tolerate this
Then your children will be next
And if you tolerate this
Then your children will be next
Will be next...

Gravity keeps my head down
Or is it maybe shame
At being so young and being so vain

Holes in your head today
But I'm a pacifist
I've walked La Ramblas
But not with real intent

And if you tolerate this
Then your children will be next
And if you tolerate this
Then your children will be next
Will be next
Will be next..

And on the street tonight an old man plays
With newspaper cuttings of his glory days

And if you tolerate this
Then your children will be next
And if you tolerate this
Then your children will be next
Will be next...


...accompagnato da un video molto efficace

Domenica scorsa, dovendo andare al mare in treno, mi sono attrezzata con le solite riviste per lobotomizzati, perfette per far passare il tempo, senza richiedere nessun impegno o concentrazione.


Il viaggio era breve e lo spazio in borsa poco, quindi ho optato per la versione pocket di Cosmopolitan.
Rivista strabordante di modelle Photoshoppate dalla testa ai piedi e con delle esilaranti rubriche dedicate alla posta del lettore, che fanno apparire l'angolo della posta di "Cioè" una discussione tra intellettuali!

Anche in una rivista così delle volte, sorprendentemente, si possono trovare notiziole di un qualche interesse. Come la segnalazione di un sito http://jacksonpollock.org, dove solo con l'aiuto del mouse potrete lanciarvi nell'imitazione delle opere di Jackson Pollock, il noto pittore newyorkese, esponente fondamentale dell'espressionismo astratto!
Buon divertimento!

Dopo il volo dal balcone “La Riccia” si fece molto più asfissiante. Stava sempre a fissarmi, a controllarmi, avrebbe dovuto trovarsi un hobby!
Ogni volta che provavo a svignarmela, arrivava lei con la sua vocetta stridula: “Boris, dove stai andando?”

Se avessi saputo che mi avrebbe affibbiato un nome così ridicolo, non mi sarei mai fatto portar via da quel negozio.
Stavo in quell’ acquario con altre mille tartarughe come me, quando ho visto arrivare quei due ed ho subito pensato che fosse finalmente giunta l’ora della mia grande occasione.
Non erano certo i primi a presentarsi alla ricerca di “un simpatico amichetto verde”, ma la loro faccia da fessi mi convinse immediatamente che fossero perfetti per il mio scopo: farmi portare fuori da lì, godermi un po’ di riposo e cibo gratis, e poi svignarmela!

I due allocchi volevano una tartaruga vivace: perfetto!
Misi in atto la scena del capino fuori dal guscio, con sorriso e ammiccatine…ci cascarono con tutte le scarpe! Ero libero!

Dai loro discorsi capì immediatamente che sarei andato a casa con la femmina della coppia.
Durante la mia permanenza al negozio avevo imparato a distinguere chi è che depone le uova nella specie umana. All’inizio non è facile, ci vuole un’ occhio allenato, questi orridi mammiferi sembrano tutti uguali, ma dopo un po’ ho stabilito tre semplici caratteristiche da usare per la distinzione:
- il maschio possiede una pelliccia più folta della femmina, ma quest’ultima è dotata di criniera;
- il verso del maschio è più profondo di quello della femmina, ma quest’ultima usa il proprio “richiamo” continuamente;
- i maschi attuano il rituale di accoppiamento mostrando grandi carapaci dai colori sgargianti, mentre le femmine gonfiano il petto, agitano la criniera e mostrano orgogliose la loro pelle rosa e umidiccia.

Mi facevano un po’ senso, ma ero disposto a convivere con questa specie così fastidiosa, pur di potermi guadagnare nuovamente la libertà!
Mi dovetti anche abituare alla mia nuova casa: una vaschetta più piccola dell’acquario del negozio, che, oltretutto, dovevo condividere con una morta di sonno (tale Alice), meno di compagnia della palma di plastica!
Come gran finale “La Riccia” dichiarò: “Lo chiamerò Boris”….

…il mio spirito di sopportazione era già al limite, dovevo svignarmela in fretta!

…to be continued

Io e Boris (quarta parte)
La scorsa notte ho sognato il mio matrimonio.

Il vestito era orribile, di qualità scadente, sembrava preso al supermercato.
Tutto andava storto, chi doveva arrivare non arrivava, chi doveva esserci non c’era.

Le Vibrazioni avevano un contrattempo e non potevano venire a suonare al ricevimento…era un sogno, avrei potuto puntare in alto, spararla grossa. Elton John alla cerimonia e gli U2 al ricevimento, oppure i Police che festeggiano la loro reunion con me! E invece no! Mi sogno le Vibrazioni che, tra l’altro, mi danno pure buca!

Ma il bello deve ancora arrivare: io il mio futuro sposo non lo conoscevo affatto, come nella trama di un film di fantascienza, avevo preso il posto della sua fidanzata, nessuno sembrava rendersene conto, o meglio, tutti sembravano saperlo, ma preferivano ignorarlo.

Io ero felice di sposarmi, mentre mi vestivo ero addirittura euforica!
Poi, improvvisamente, mi si insinua il dubbio: “Non posso sposarlo, non lo conosco, sarebbe una farsa, non saremmo mai felici…certo forse col tempo, conoscendoci…ma cosa dico? Se mi devo sposare devo farlo con qualcuno che amo”…a questo punto in un angolino del mio inconscio ha preso corpo l’immagine del mio compagno, e mi sono svegliata.

Che significa un sogno del genere?

Hai rivissuto la tua decisione di lasciare E. perché avevi capito di non voler andare a vivere con lui, di non amarlo abbastanza , di non averlo mai amato abbastanza….direbbe Meruccia.

Ti stai rendendo conto che dovresti lasciare quello lì, che non potrà mai renderti felice, che stai sbagliando tutto….insisterebbe mia madre.

Tutta la tua vita ti sembra una farsa, sei stanca di fingere di essere ciò che non sei, di partecipare ad una cerimonia che non ti appartiene, il tuo posto è un altro…sentenzierebbe Mati.

Dato che, come diceva Jung (o forse era Freud), noi siamo i migliori interpreti dei nostri sogni, io so già qual è la risposta.
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