Alla prima riunione degli Erasmus di medicina ci venne chiesto se ci fosse qualcuno in difficoltà con la lingua tedesca.
Due timide mani si alzarono, la mia e quella di un'altra ragazza, entrambe italiane. Della serie: facciamoci subito riconoscere.
Gitte (Brigitte), la nostra responsabile, ci consigliò di cercare un corso intensivo, mentre lei avrebbe organizzato gli orari delle nostre lezioni in modo da riuscire a fare incastrare il tutto.
Miracoli dell'efficienza teutonica.
In preda ad ansia da prestazione mi iscrissi a due scuole contemporaneamente.
Una si trovava nella "Berlino bene" tra le villette ed i giardini fioriti.
L'altra nella parte turco-proletaria della città.
Il primo corso consisteva in sei ore settimanali, tenute in un bel palazzo da insegnanti vistosamente incompetenti.
L'umanità che popolava la mia classe era varia ed interessante. Io ne ricordo soprattutto alcuni.
Giuseppe, studente Erasmus iscritto a veterinaria.
A suo dire egli aveva bisogno solo di un ripasso delle regole di grammatica per migliorare un tedesco già eccellente. Intanto, però, necessitava di un tutor anche per prendere un caffè alla macchinetta.
"Cosa significa mit Zucker?"
"Con zucchero"
"E ohne Zucker???????"
"Senza zucchero"
"Ah già, lo sapevo. Me ne ero dimenticato. Come sono distratto."
"Già, certo."
Thomas, au pair franco-canadese.
Dolce, carino ed educato, ma un po' molesto con l'insegnante.
"Ma davvero in tedesco si dice così? Che strano. In francese diciamo diversamente.
Ma davvero in tedesco quella cosa è femminile? In francese è maschile! Strano!
Ma davvero..."
"Taci!!! Non ce ne frega niente di come si dice in francese. Questo è un corso di tedesco: t-e-d-e-s-c-o!!!"
Susan, casalinga statunitense.
Trascinata dall'altra parte del mondo dal lavoro del marito.
Lei soffriva per la nostalgia del proprio paese, della propria famiglia e soprattutto della propria lingua e soffocava la tristezza cucinando deliziosi muffin per tutti quanti.
Wi, pittore cinese.
Si espresse a gesti per la durata di tutto il corso e ci mise due mesi per imparare a dire
"Wo ist die Toilette?"
Il secondo corso consisteva in 12 ore settimanali, tenute in una scuola elementare sotto la guida di un'insegnate fantastica, che avrebbe potuto far parlare tedesco anche ad un chihuahua.
Nella mia classe vi erano musicisti, giunti da varie parti del mondo per migliorare la propria formazione, ed un folto gruppo di donne turche, che avevano lasciato il proprio paese ed il proprio lavoro per seguire i mariti in terra germanica.
C'era
Pier, bassista francese, molesto quanto il ragazzo canadese e con l'aggravante di essere simpatico e piacevole quanto un attacco di colite.
Anna, chitarrista ucraina, che sembrava avere a cuore tre cose in particolare: suonare, sposare il grande amore che la stava aspettando in patria e trovarmi un fidanzato.
"Ma davvero non hai un ragazzo?"
"No"
"E come mai?"
"Perché no"
"Ti piacciono le donne?"
"No!!!"
"Se vuoi te lo trovo io un fidanzato"
"No, grazie"
"Guarda che per me non è un problema: ho tanti amici!"
"No, grazie, faccio da sola. Se poi cambio idea ti chiamo, ok?"
Rafael, percussionista brasiliano, che sognava di portare le figlie e la bella moglie in Europa.
Aida, sempre con il velo ed un vestito nero, timida e riservata, ma con un talento per la lingua tedesca che me la faceva invidiare ed ammirare tantissimo.
E la moderna e spensierata
Sibel. Un ingegnere che non vedeva l'ora di imparare il tedesco, per poter iscriversi all'università ed aver la possibilità di fare il proprio lavoro anche in Europa.
Per due mesi e mezzo seguì i due corsi, continuando anche a frequentare le lezioni all'università. Durante quei giorni intensi venni a contatto con culture diverse, conobbi persone straordinarie, capì di essere una privilegiata e , incredibilmente, iniziai anche a parlare tedesco.
Continua...Prologo,
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