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Il Salone Internazionale del libro è un evento irrinunciabile, una via di mezzo tra il paese dei balocchi, dove i sogni diventano realtà, e il decimo girone dell'inferno, dove i dannati sono costretti a condividere gli spazi con scolaresche moleste e sovraeccitate.

Io ci vado ogni anno piena di buone intenzioni e voglia di perdermi nel folle delirio, ma ogni anno faccio qualche errore che mi compromette il divertimento. Lo scorso maggio, ad esempio, ho indossato i tacchi. Pessima decisione. Alla fine della giornata ho fatto il tragitto verso la metropolitana strisciando sulle ginocchia come durante un pellegrinaggio. La Madonna non mi è apparsa ma innumerevoli santi sono stati ripetutamente interpellati.

La cosa che amo di più del mio "sacro" appuntamento annuale al Salone è girare tra le piccole e medie case editrici, ed acquistare opere prime di emeriti sconosciuti. Mi lascio attrarre da una bella copertina, un titolo accattivante o semplicemente il caso più assoluto.
Nel 2011 mi sono portata a casa due libri selezionati in questo modo.
Di uno, per correttezza ed evitare querele, non vi dirò nulla, tranne che la trama era fiacca, la scrittura dilettantistica ed il lavoro editoriale inesistente. Refusi ed errori pacchiani come se piovesse. Un insulto a qualsiasi lettore che dovrebbe avere almeno il diritto di mettere le mani su un "prodotto" curato e finito.
Dell'altro mio acquisto invece voglio raccontarvi tutto, con dovizia di particolari. Inizialmente sono stata attratta dalla copertina: un cespo d'insalata con i paraorecchi. Paraorecchi a forma di pecora, per la precisione. Poi dal titolo: Come l'insalata sotto la neve. Infine dal fatto che l'autore, Luca Gallo, fosse torinese.
Quindi, spinta dall'ammirazione per l'involucro accattivante e influenzata da un poco di sano campanilismo, ho acquistato questa opera prima edita da Intermezzi.

Dopo mesi e mesi d'attesa, dopo che il cespo di lattuga è stato accantonato in favore di altri titoli la cui lettura mi pareva più urgente, finalmente ho trovato il tempo per immergermi anche in questo libro. E, lo dico con grande soddisfazione, ho fatto bene perché mi è piaciuto. Mi è piaciuto davvero. L'ho letto, bevuto, mangiato con entusiasmo e divertimento, con passione e tenerezza.

La storia è quella di un preadolescente dalla famiglia disastrata e la grandissima sensibilità. Con un padre da manicomio, una madre repressa ed un fratello maggiore come unico faro.
Lo so cosa state pensando in questo momento: Ammaniti. Ed è vero, in certi frangenti questo romanzo ricorda il suo stile. Ma c'è da dire che lo scrittore romano, che io tra l'altro amo molto, non ha egli stesso inventato niente di nuovo. La letteratura passata e presente, italiana e internazionale, è piena di romanzi di formazione in cui sono riscontrabili questi elementi.
Luca Gallo di suo ci aggiunge ironia ed immagini surreali, speranza ed ottimismo. E lasciatemi dire che l'ambientazione cittadina torinese regala al tutto un valore in più. Soprattutto per chi può riconoscerne i luoghi, le immagini ed i colori.

Ogni tanto spunta qualche inevitabile ingenuità ma, secondo me, il ragazzo si farà. Spero proprio che in futuro abbia ancora storie da raccontarci, potrebbero essere altre piacevoli sorprese.

Labbra scarlatte e calze di rayon attendevano impazienti baffi sottili e scarpe bicolore.
"Sono arrabbiata con la maestra", disse la bambina con gli occhiali grandi e tondi e le gambette da ragnetto.
"Oggi ci ha fatto fare i biglietti di Natale per mamma e papà. Abbiamo dovuto scrivere tutti le stesse cose. Quelle che ci diceva lei. Ma come faccio io a spiegare quello che sento davvero nel cuore se me lo dice lei? Lei che ne sa?"

La bambina sulla Metro mi ha regalato un sorriso e tanta fiducia nel futuro. Molta meno nella sua maestra.
spacchettati
Avete già deciso i regali per questo Natale? Che bravi.
Io invece, com'è nel mio stile di procrastinatrice olimpionica, sono ancora in alto mare.
Solo per Ciccio ho un'idea che mi frulla nella capoccia da un po'. E che idea!
Vorrei regalargli una capra. Una bella capra di quelle che ti guardano fisso negli occhi e sembra che stiano per farti qualche grande filosofica rivelazione sulla vita.
No, non sono impazzita. E no, non ho messo su una fattoria. Ma sì, come avrete già capito, vi sto solo prendendo un poco in giro. Ma solo un poco. Sono una blogger burlona ma non troppo.
In realtà ciò di cui vorrei parlarvi è un'iniziativa dal nome folle e simpatico ma l'obiettivo nobile e il metodo, a parer mio, molto efficace: "Con Oxfam la capra canta!"
Avete mai sentito parlare di Oxfam? E' un'associazione umanitaria costituita da 15 organizzazioni attive in 98 paesi. Lo scopo che si prefigge è quello di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più in difficoltà, ed il principio base che la muove è ottenere questo risultato dando alle popolazioni stesse il potere e soprattutto le risorse per esercitare i propri diritti.
Dovete fare un regalo a chi ha già tutto? Siete alla ricerca di qualcosa di veramente divertente ed originale e non l'avete ancora trovato? Oppure, data l'infelice congiuntura economica, avete un po' di pudore a spendere anche quest'anno soldi in fesserie che finiranno dimenticate nel fondo di un cassetto? Qualunque sia lo scrupolo o la difficoltà che ancora non vi ha portato a scegliere tutti i pacchetti da mettere sotto l'albero, io ho la soluzione giusta per voi. O meglio, Oxfam ce l'ha!
Andate sul sito de Gli Spacchettati, oppure telefonate al numero verde 800 99 13 99. Scegliete un dono tra i tanti disponibili e dedicatelo a chi volete.
Il regalo attraverserà montagne ed oceani per giungere da chi ne ha davvero bisogno mentre al vostro destinatario, oltre che la piacevole consapevolezza di essere stato "involontario complice" di un gesto bello ed utile, giungeranno i vostri buffi auguri personalizzati tramite e-card o cartolina postale, E così sarete tutti felici. Anche la capra, che canterà, eccome se canterà!
Si può scegliere tra tanti doni: quaderni, condom, semi, tende ed anche animali. Sì, persino una capra, non me lo sono inventato. Ma attenzione, ovviamente i regali sono solo simbolici e rappresentano le attività dell'organizzazione che, con il vostro contributo, aiuterete a finanziare.


E se volete "tenere d'occhio" Gli Spacchettati e i benefici di questi doni nelle diverse parti del mondo basta che li seguiate sulla loro pagina facebook.
Che ne dite allora? La mia idea regalo per Ciccio non è fantastica?


Articolo sponsorizzato
Che poi una passa giorni a ballare felice con la leggiadria di un'otaria spiaggiata.
Che poi una vorrebbe pure cantare a squarcia gola e non lo fa solo perché ha un minimo di pudore e conosce i propri limiti e soprattutto quelli delle proprie corde vocali.
Che poi una è consapevole di avere dei gusti musicali dozzinali ma chissenefrega.
Che poi una decide: "ora scrivo un post su questa canzone che mi piace tanto e mi riempie d'energia!"
Che poi una cerca il video in rete, lo trova, lo guarda e le cadono le braccia.

Che poi Beyoncé sarà pure bella come il sole e con la voce di un usignolo ma quell'orrido cappello tutto stellette e mostrine, che sembra trafugato dal guardaroba di un libico colonnello passato a miglior vita, è una roba così brutta che grida vendetta.

Non ci posso credere.
Risale a solo una settimana fa il post in cui ricordavo Francesco Azzarà e la sua condizione di sequestrato. Post in cui mi ripromettevo di riprendere questa vicenda almeno una volta a settimana: in modo da poter, nel mio piccolo, mantenere viva l'attenzione.

Oggi avevo intenzione di scriverne ancora. Volevo dare il giusto risalto al commento lasciatomi da Ross e segnalarvi anche ciò che aveva scritto Lumaca a 1000 sul proprio blog.
E invece, a quanto pare, non ce ne sarà bisogno.

Francesco è stato liberato!
Qua si piange, si ride e ci si autoconvince di portare un po' fortuna.
Africa che tutti ha fatto nascere, anche noi, sbiaditi dal tempo e dalla nebbia.
(letteredalucca.wordpress.com)

In una rete dove a dominare sono i social network, con la comunicazione stereotipata di facebook o quella creativa ed essenziale di twitter, sembra esserci sempre meno spazio ed attenzione per i blog. Troppo dispersivi. Troppo impegnativi. Troppo faticosi da leggere e da scrivere.

Poi però trovi un post di una penna felice e un'anima grande. Di una donna che mi onoro di conoscere, anche se solo attraverso la sua scrittura, e che spero un giorno di poter incontare per guardarci occhi negli occhi e raccontarci anche a voce.

Il giorno dopo la follia che è accaduta a Firenze Lucia ha scritto un post che è un gioiello e che vi farà comprendere perché lei "mi garba " così tanto.
A Firenze, il giorno dopo.
In questi giorni dal blog "Ma Che Davvero?" è nata un'iniziativa particolarmente sfiziosa. Wonderland, giovane mamma biondo crinita, che una ne fa e cento ne pensa, per domani, 14 dicembre, si è inventata il giorno di #leaveamessage.
E che è? Direte voi.
Mo ve lo spiego. Dico io.

Leave a message: lasciate un messaggio!
Lasciate in giro per la città una traccia positiva. Uno o più biglietti recanti frasi ispiranti ed ispirate. Scrivete ciò che a voi stessi piacerebbe leggere: un invito a vedere il bicchiere mezzo pieno, a non abbandonare i propri sogni, a farsi una bella risata perché tanto nella cacca già ci siamo e almeno stiamo al calduccio.
Si possono citare autori famosi o, meglio ancora, spargere a piene mani la farina del proprio sacco.

E perché tutto ciò?
Ma che ne so!
Perché è una cosa carina. Perché è divertente. Perché da ragazzini abbiamo scritto tutti qualcosa su un biglietto da mille lire, attaccato un messaggio a un palloncino, o addirittura provato le brezza di buttare tra i flutti una bottiglia con dentro una lettera.

E poi il periodo è quello che è, e donare un sorriso a qualcuno non può essere certo un male.

Nel caso siate dei patiti di twitter, dopo aver piazzato da qualche parte i messaggi, potreste anche scriverlo sulla timeline ed invitare i vostri sfaccendati follower ad una vera e propria caccia al tesoro.

Io, nonostante adori il cinguettante social network, mi limiterò solo a lasciare dei biglietti in giro, sperando che capitino tra le mani di qualcuno che sappia apprezzarli.

Per leggere a fondo dell'iniziativa vi invito a dare un'occhiata al post da cui tutto ha avuto inizio: #leaveamessage.
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